La soffitta (prefazione di Giorgia Tribuiani)

NB: nell’approcciarvi alla lettura di questi racconti tenete bene a mente che gli stessi sono stati scritti dai loro autori in un tempo molto limitato e con un limite di caratteri fissato a un massimo di tremila. In seguito, gli autori non hanno potuto, da regolamento, operare correzioni. Perdonerete quindi eventuali refusi mentre potrete apprezzare la straordinaria capacità di creare queste storie dal nulla e in condizioni molto variabili che possono andare dai genitori che scrivono mentre cantano le ninne nanne ai loro bambini ai pendolari che digitano dagli smartphone rientrando, la sera tardi, dal lavoro. Pura potenza, insomma.

 
Quando Maurizio Bertino mi ha proposto di partecipare come “Guest Star” alla nuova edizione del contest principale del mondo di Minuti Contati, e quindi di sceglierne il tema e in un secondo momento di stilare la classifica dei racconti finalisti, sono stata subito entusiasta: leggere i racconti che sarebbero nati dalla mia proposta, conoscendo le limitazioni di Minuti Contati in termini di tempo e caratteri, mi è apparso fin da subito stimolante e divertente: ho sempre guardato con interesse e curiosità alle estemporanee di pittura, e di fatto Minuti Contati mi stava chiamando a partecipare attivamente – ma dal lato degli organizzatori – a un’estemporanea di scrittura.
 
“La soffitta” non è stato il primo tema a cui ho pensato. In un primo momento, lo ammetto, mi sono lasciata trasportare dal gusto personale: avevo immaginato infatti di proporre “Il perturbante”, quel mostruoso che si annida negli oggetti quotidiani e che li trasforma in qualcosa di sconosciuto, di ingestibile mentalmente, o in alternativa “L’esperimento”, “La cavia”, sempre nell’ottica di leggere racconti di trasformazione, di narrativa disturbante.
La competizione, tuttavia, in questo modo sarebbe stata falsata dalle mie preferenze personali: avrei favorito gli appassionati di narrativa horror, a prescindere dalle capacità narrative e dalla raffinatezza linguistica. Non era quello che desideravo. Volevo proporre un tema in grado di offrire a tutti la possibilità di esprimersi al meglio con il proprio immaginario.
 
E allora ho pensato: quale modo migliore, per saggiare le capacità di ognuno, se non quello di restringere il più possibile lo spazio fisico a disposizione, costringendo di fatto gli autori a espanderlo e modellarlo usando le proprie armi narrative e il proprio immaginario?
Perché, anziché scegliere un vero e proprio tema, non proporre invece delle limitazioni, come la necessità di ambientare ogni storia in una soffitta (adattissima tanto all’horror quanto al racconto di avventura, tanto alle storie legate ai ricordi e alla memoria quanto al racconto storico), impedendo ai personaggi di uscire durante tutta la durata del racconto?
Dall’unità di spazio di Aristotele alle limitazioni di Perec, tutto sembrava fare il tifo per il nuovo tema: “La soffitta”.
 
Leggere i racconti è stato poi molto bello, e devo ammettere che – considerando anche che sono stati scritti tutti nell’arco di quattro ore, senza che gli autori conoscessero il tema in anticipo, e con un limite piuttosto stretto di battute – sono stata piacevolmente sorpresa dalla qualità delle storie giunte in finale.
Sono stata inoltre molto contenta di aver scelto un tema concettualmente aperto, perché quest’ultimo mi ha permesso di godermi racconti molto diversi tra loro: dalla storia ipnotica in cui l’orrore vive nelle paure più profonde del protagonista (Dado da venti) a quella malinconica e con un bellissimo sottotesto legato al ricordare (Trappola di legno), dal racconto storico con colpo di scena (Aspettami in soffitta) alla narrazione metaletteraria basata sul dialogo (Zero ispirazionale assoluto), dalla storia di bambini che scivola dolcemente verso il fantastico (La stella cadente) al racconto incentrato sul senso dell’udito e su quello dell’olfatto (Il sorriso di Marta).
Anche il gioco di espansione della soffitta è stato brillantemente gestito, per esempio con un ottimo uso dei flashback (Semi tra le fiamme e Il male) o attraverso la creazione di un palazzo mastodontico dotato di conseguenza di un’altrettanto mastodontica soffitta (Il condominio).
 
La parte più difficile di questa mia partecipazione come Guest Star, dunque, lo ammetto, è stata quella della selezione, della preparazione di una classifica: la scelta è stata sofferta, anche perché racconti molto differenti tra loro presentavano punti di forza altrettanto diversi, e tutte le immaginazioni mi erano apparse centrate e intelligenti.
Così centrate e così intelligenti che spesso ho proposto anche delle revisioni, delle espansioni; di tornare, in un secondo momento, a lavorare sui racconti, perché in molti di questi c’è del potenziale, e sarebbe un vero peccato lasciarli in un cassetto, o portarli – ehm – dove sono cominciati: cioè in soffitta.
 
Giorgia Tribuiani

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