L'ultima riparazione
- Andrea Partiti
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L'ultima riparazione
— Ragazzo! Abbiamo un guasto!
Appoggiai il pezzo di metallo che stavo limando e mi girai verso il vecchio Mot. Tutti erano ragazzi, per lui.
— Dove? — gli chiesi.
— Giù al tunnel della Chiesa, — indicò il pannello della rete energetica del villaggio, — è uno dei tubi grossi, dove ci siamo agganciati direttamente alla linea centrale di Sopra.
Sbiancai, ma Mot non lo notò nella penombra.
— È un problema…
— È un problema sì! Se perde pressione se ne accorgeranno pure loro. Dobbiamo ripararlo o far sparire l’allacciamento, — Mot scosse la testa.
— Sapevo che era stupido attaccarsi alla linea centrale. Che bisogno c’era? Avrei volentieri messo su dieci allacciamenti a tubi più piccoli pur di non rischiare.
— Non stava a noi decidere, — disse Mot, mentre recuperava una sacca di attrezzi e me la lanciava.
— Non è mai stata una buona idea rubare il vapore da quelli di Sopra, da in partenza. — Misi al collo gli occhiali protettivi.
— 15:38?
— 15:38, — risposi, dopo aver estratto il mio orologio. Ero sincronizzato.
— Alle 15:50 sgancio il nostro sistema. Hai abbastanza tempo per arrivare sotto alla Chiesa e valutare il danno. Da quando apro le valvole hai un’ora per riparare o isolare il guasto.
— Dammi del filo da saldatura, di quello buono.
— Stagno e argento, — Mot mi lanciò una grossa bobina, — tutte quello che ci resta. Spicciati, o rischiamo che qualcuno da Sopra si insospettisca.
Corsi fuori, lungo la via illuminata da lampade a gas. Tutti erano nei tunnel a caccia o a raccogliere rottami, a quell’ora.
Passando dalla piazza del mercato feci segno all’unica anima presente, un bambino nero come il carbone che trasportava: — Vieni con me, è un’emergenza! — Mi riconobbe, abbandonò il suo carico e mi seguì senza protestare. L’avrei mandato di corsa da Mot in caso di bisogno.
Arrivato al tunnel che cercavo, mi abbassai per evitare il primo arco di mattoni sporgenti e mi lanciai nel buio. Entro poco gli occhi si sarebbero adattati.
Fu facile trovare il condotto che cercavo, mi bastò seguire il fischio stridulo e il calore. All’ultima svolta il suono calò d’intensità diventando tollerabile: Mot aveva sganciato la rete.
Alzati gli occhiali riuscii a valutare meglio la situazione. Un grosso squarcio partiva dalla giunzione. Dovevo tirar giù tutto e chiuderlo.
Sospirai. — Stai indietro, è pericoloso, — dissi al giovane cooptato.
Estrassi un mazzuolo e mi misi al lavoro. Staccato il tubo della rete del villaggio e impilatolo a pezzi in un angolo, tirai fuori delle piastre metalliche dalla sacca. Una volta in forma sarebbero state perfette per riparare il danno.
Annuivo, compiaciuto perché mi restava ancora mezz’ora, quando sentii un un ronzio, una forte luce mi ferì gli occhi. Una voce mi intimò: — Fermo dove sei! Fatti vedere o spariamo!
Obbedii, andai incontro alla voce.
— Criminale! Hai fatto saltare il condotto e te ne stai pure a rimirare il risultato!
Intravidi il ragazzino sparire nel buio.
Annuii per confermare l’accusa, inginocchiandomi di fronte ai moschetti puntati su di me.
Appoggiai il pezzo di metallo che stavo limando e mi girai verso il vecchio Mot. Tutti erano ragazzi, per lui.
— Dove? — gli chiesi.
— Giù al tunnel della Chiesa, — indicò il pannello della rete energetica del villaggio, — è uno dei tubi grossi, dove ci siamo agganciati direttamente alla linea centrale di Sopra.
Sbiancai, ma Mot non lo notò nella penombra.
— È un problema…
— È un problema sì! Se perde pressione se ne accorgeranno pure loro. Dobbiamo ripararlo o far sparire l’allacciamento, — Mot scosse la testa.
— Sapevo che era stupido attaccarsi alla linea centrale. Che bisogno c’era? Avrei volentieri messo su dieci allacciamenti a tubi più piccoli pur di non rischiare.
— Non stava a noi decidere, — disse Mot, mentre recuperava una sacca di attrezzi e me la lanciava.
— Non è mai stata una buona idea rubare il vapore da quelli di Sopra, da in partenza. — Misi al collo gli occhiali protettivi.
— 15:38?
— 15:38, — risposi, dopo aver estratto il mio orologio. Ero sincronizzato.
— Alle 15:50 sgancio il nostro sistema. Hai abbastanza tempo per arrivare sotto alla Chiesa e valutare il danno. Da quando apro le valvole hai un’ora per riparare o isolare il guasto.
— Dammi del filo da saldatura, di quello buono.
— Stagno e argento, — Mot mi lanciò una grossa bobina, — tutte quello che ci resta. Spicciati, o rischiamo che qualcuno da Sopra si insospettisca.
Corsi fuori, lungo la via illuminata da lampade a gas. Tutti erano nei tunnel a caccia o a raccogliere rottami, a quell’ora.
Passando dalla piazza del mercato feci segno all’unica anima presente, un bambino nero come il carbone che trasportava: — Vieni con me, è un’emergenza! — Mi riconobbe, abbandonò il suo carico e mi seguì senza protestare. L’avrei mandato di corsa da Mot in caso di bisogno.
Arrivato al tunnel che cercavo, mi abbassai per evitare il primo arco di mattoni sporgenti e mi lanciai nel buio. Entro poco gli occhi si sarebbero adattati.
Fu facile trovare il condotto che cercavo, mi bastò seguire il fischio stridulo e il calore. All’ultima svolta il suono calò d’intensità diventando tollerabile: Mot aveva sganciato la rete.
Alzati gli occhiali riuscii a valutare meglio la situazione. Un grosso squarcio partiva dalla giunzione. Dovevo tirar giù tutto e chiuderlo.
Sospirai. — Stai indietro, è pericoloso, — dissi al giovane cooptato.
Estrassi un mazzuolo e mi misi al lavoro. Staccato il tubo della rete del villaggio e impilatolo a pezzi in un angolo, tirai fuori delle piastre metalliche dalla sacca. Una volta in forma sarebbero state perfette per riparare il danno.
Annuivo, compiaciuto perché mi restava ancora mezz’ora, quando sentii un un ronzio, una forte luce mi ferì gli occhi. Una voce mi intimò: — Fermo dove sei! Fatti vedere o spariamo!
Obbedii, andai incontro alla voce.
— Criminale! Hai fatto saltare il condotto e te ne stai pure a rimirare il risultato!
Intravidi il ragazzino sparire nel buio.
Annuii per confermare l’accusa, inginocchiandomi di fronte ai moschetti puntati su di me.
Ultima modifica di Andrea Partiti il venerdì 22 luglio 2016, 0:38, modificato 1 volta in totale.
Re: L'ultima riparazione
Parametri tutti rispettati, Andrea! Buona STEAMPUNK EDITION anche a te!
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Re: L'ultima riparazione
Ciao Andrea,
nel tuo racconto crei molto bene l’ambientazione steampunk (con qualche reminiscenza della Londra doppia di Gaiman, credo), però la storia non è granché. Il finale in particolar modo è un po’ anticlimatico. Non che ci debba per forza essere il ‘lieto’ fine, anche se penso si addica alla situazione: manca secondo me qualche avvenimento che vivacizzi il racconto (per esempio una fuga con un paio di ribaltamenti).
L’effetto globale è un po’ quello di Steamboy: ambientazione bella, ma vuota.
Per il resto mi sembra il tema ci sia tutto e il racconto sia scritto ottimamente.
nel tuo racconto crei molto bene l’ambientazione steampunk (con qualche reminiscenza della Londra doppia di Gaiman, credo), però la storia non è granché. Il finale in particolar modo è un po’ anticlimatico. Non che ci debba per forza essere il ‘lieto’ fine, anche se penso si addica alla situazione: manca secondo me qualche avvenimento che vivacizzi il racconto (per esempio una fuga con un paio di ribaltamenti).
L’effetto globale è un po’ quello di Steamboy: ambientazione bella, ma vuota.
Per il resto mi sembra il tema ci sia tutto e il racconto sia scritto ottimamente.
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Re: L'ultima riparazione
L’ULTIMA RIPARAZIONE Di Andrea Partiti
Trovo l’ambientazione molto efficace a partire dalla prima parte del racconto (claustrofobica, con tutti quei tubi. Li ho immaginati come condotti dove passa l’acqua calda che poi si trasforma in vapore). Questo sotterraneo si trova in corrispondenza di una città (alcuni tubi sono collegati al tunnel di una chiesa). Mot e i suoi si sono collegati abusivamente. Per questo il protagonista si trova nei guai. Di qui la sua decisione di arrendersi nel finale. In pratica, lui e i suoi compagni vivono abusivamente (raccattano quel che serve loro dove possono, in netta contrapposizione al Mondo di Sopra). Mi sono piaciuti i particolari vittoriani (lampade a gas, occhialoni, ragazzo del carbone) e anche come hai descritto la riparazione della giunzione. Tema Steampunk rispettato in pieno (soprattutto per la presenza di ribelli all’ordine costituito).
Trovo l’ambientazione molto efficace a partire dalla prima parte del racconto (claustrofobica, con tutti quei tubi. Li ho immaginati come condotti dove passa l’acqua calda che poi si trasforma in vapore). Questo sotterraneo si trova in corrispondenza di una città (alcuni tubi sono collegati al tunnel di una chiesa). Mot e i suoi si sono collegati abusivamente. Per questo il protagonista si trova nei guai. Di qui la sua decisione di arrendersi nel finale. In pratica, lui e i suoi compagni vivono abusivamente (raccattano quel che serve loro dove possono, in netta contrapposizione al Mondo di Sopra). Mi sono piaciuti i particolari vittoriani (lampade a gas, occhialoni, ragazzo del carbone) e anche come hai descritto la riparazione della giunzione. Tema Steampunk rispettato in pieno (soprattutto per la presenza di ribelli all’ordine costituito).
- maria rosaria
- Messaggi: 687
Re: L'ultima riparazione
Ciao Andrea.
Nel mondo attuale si ruba l’energia elettrica, nel tuo racconto si ruba invece il vapore e questa mi sembra un’idea molto carina. Hai anche creato, almeno accennandolo, un mondo fatto di quelli di Sopra e quelli di Sotto, dicotomia e metafora (immagino) delle classi sociali.
Il racconto è ben scritto a parte qualche piccolo refuso (“da in partenza”, “tutte quello che ci resta”).
C’è, poi, secondo me un piccolo errore di Punto di vista all'inizio quando scrivi: “Sbiancai, ma Mot non lo notò nella penombra”. Il protagonista (del quale assumi il PdV) non può saperlo che Mot non l’ha notato. Al massimo può immaginarlo o sperarlo.
Tema e genere rispettati.
Nel mondo attuale si ruba l’energia elettrica, nel tuo racconto si ruba invece il vapore e questa mi sembra un’idea molto carina. Hai anche creato, almeno accennandolo, un mondo fatto di quelli di Sopra e quelli di Sotto, dicotomia e metafora (immagino) delle classi sociali.
Il racconto è ben scritto a parte qualche piccolo refuso (“da in partenza”, “tutte quello che ci resta”).
C’è, poi, secondo me un piccolo errore di Punto di vista all'inizio quando scrivi: “Sbiancai, ma Mot non lo notò nella penombra”. Il protagonista (del quale assumi il PdV) non può saperlo che Mot non l’ha notato. Al massimo può immaginarlo o sperarlo.
Tema e genere rispettati.
Maria Rosaria
Re: L'ultima riparazione
Ciao Andrea, ben trovato.
Finalmente una storia completa con dei bei personaggi e un'ambientazione che osa e riesce ad essere stampunk: grazie.
Il tuo racconto non ha grossi difetti, forse è un po' affrettata la chiusura, ma ci sta comunque con il sacrificio del protagonista per la salvaguardia della comunità.
Senza scadere in infodump sei riuscito a descrivere il tuo mondo in maniera ineccepibile. Dialoghi e caratterizzazione dei protagonisti sono credibili e questo vale moltissimo all'interno di un racconto.
In conclusione: un ottimo racconto che merita i primi posti nel girone. Bravo!
Finalmente una storia completa con dei bei personaggi e un'ambientazione che osa e riesce ad essere stampunk: grazie.
Il tuo racconto non ha grossi difetti, forse è un po' affrettata la chiusura, ma ci sta comunque con il sacrificio del protagonista per la salvaguardia della comunità.
Senza scadere in infodump sei riuscito a descrivere il tuo mondo in maniera ineccepibile. Dialoghi e caratterizzazione dei protagonisti sono credibili e questo vale moltissimo all'interno di un racconto.
In conclusione: un ottimo racconto che merita i primi posti nel girone. Bravo!
- raffaele.marra
- Messaggi: 397
Re: L'ultima riparazione
Un’ottima prima parte, in cui la storia è narrata alla perfezione attraverso il dialogo. Questa caratteristica è, a ben vedere, difficile da ottenere; tu invece dimostri di avere una ottima padronanza della scrittura e riesci ad informare e interessare il lettore alimentando gradatamente la curiosità e la voglia di andare avanti nella lettura. Trovo tuttavia che la seconda parte risulti un tantino deludente, soprattutto perché non ha un finale particolarmente sensazionale; il tutto si conclude in maniera quasi lineare, senza evidenti scossoni né colpi di scena, in maniera un po’ troppo “soft” per l’ambientazione (splendida) e il climax che costruisci con saggezza durante quasi tutto il racconto. Comunque si tratta di una prova positiva.
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- Messaggi: 38
Re: L'ultima riparazione
Ciao Andrea
Un buon racconto, a parte qualche piccolo refuso fisiologico visti i tempi ristretti.
A mio avviso ambientazione c'è, le tematiche un po' meno, se non in maniera molto marginale. Il furto del vapore è una bella idea, sarebbe stato bello capire che uso se ne faceva di quel vapore.
Nel complesso, testo piuttosto scorrevole (cosa di fondamentale importanza), sono curioso di sapere che fine fa il protagonista.
Un saluto
Gabriele
Un buon racconto, a parte qualche piccolo refuso fisiologico visti i tempi ristretti.
A mio avviso ambientazione c'è, le tematiche un po' meno, se non in maniera molto marginale. Il furto del vapore è una bella idea, sarebbe stato bello capire che uso se ne faceva di quel vapore.
Nel complesso, testo piuttosto scorrevole (cosa di fondamentale importanza), sono curioso di sapere che fine fa il protagonista.
Un saluto
Gabriele
Re: L'ultima riparazione
Ciao Andrea,
molto bella l’atmosfera che hai creato, evocativa e claustrofobica contemporaneamente (qualcosa mi ricorda anche il miglior Gainman). Il tema è centrato senza dubbi.
La prima parte, l’incipit, è notevole; il finale risulta un po’ “affrettato”, ma viste le limitazioni in caratteri ci sta', spero di rileggerlo in futuro più sviluppato.
Una nota:
“…Passando dalla piazza del mercato feci segno all’unica anima presente, un bambino nero come il carbone che trasportava: — Vieni con me, è un’emergenza!...”
C’è qualcosa che non va: … che trasportava, ci si aspetta una continuazione, proverei a girare la frase per renderla più comprensibile anche a una prima lettura
Nel complesso ottima prova, bravo!
Ciao
Adriano
molto bella l’atmosfera che hai creato, evocativa e claustrofobica contemporaneamente (qualcosa mi ricorda anche il miglior Gainman). Il tema è centrato senza dubbi.
La prima parte, l’incipit, è notevole; il finale risulta un po’ “affrettato”, ma viste le limitazioni in caratteri ci sta', spero di rileggerlo in futuro più sviluppato.
Una nota:
“…Passando dalla piazza del mercato feci segno all’unica anima presente, un bambino nero come il carbone che trasportava: — Vieni con me, è un’emergenza!...”
C’è qualcosa che non va: … che trasportava, ci si aspetta una continuazione, proverei a girare la frase per renderla più comprensibile anche a una prima lettura
Nel complesso ottima prova, bravo!
Ciao
Adriano
Re: L'ultima riparazione
Ciao Andrea, l'idea del furto di vapore è molto bella e il racconto in generale è scritto bene. A mio parere, però, non si capisce molto che il racconto è ambientato nell'Età Vittoriana. Se avessi detto il motivo per cui i protagonisti tentano di rubare il vapore e allo stesso tempo avessi spiegato che il vapore ha -nel racconto- la stessa funzione che oggi ha l'elettricità, allora sarebbe stato evidente che i fatti narrati avvengono nell'Ottocento. Ad ogni modo questa è una sottigliezza. Ti devo purtroppo segnalare che la parola "chiesa" deve essere scritta con la lettera iniziale minuscola quando ci si riferisce alla costruzione. Comunque rimane un buon lavoro!
- Andrea Partiti
- Messaggi: 1047
- Contatta:
Re: L'ultima riparazione
Grazie a tutti per i commenti!
Vorrei spiegare quello che a posteriori vorrei cambiare del racconto e cosa credo gli manchi.
La scena della riparazione l'ho dovuta tagliare pesantemente, sarebbe dovuta essere più soffocante, calda, piena di vapore. Riparare un tubo che sta attivamente sparando vapore in pressione dovrebbe essere un'esperienza sfiancante e dolorosa, non risolversi in un paio di righe come se niente fosse.
Il finale è sottotono? Sì, ma mi sembrava appropriato. Arrendersi per un bene più grande è una forma di ribellione molto potente e solo una persona con una grande volontà e consapevolezza del suo mondo può riuscirci se presa alla sprovvista.
Penso che più che in altre edizioni quasi tutti abbiamo sofferto della ristrettezza dei caratteri, perché servivano tema, storia E ambientazione.
L'edizione è stata un successo come risposta, ma dovendo ripeterla con un'altra edizione a genere fisso, penso che aumentare il numero di caratteri aiuterebbe tutti i partecipanti senza esperienza specifica (o esperienza esclusivamente da lettore, che funziona marginalmente) e che quindi possono giocare meno con i topos che aiutano invece uno scrittore scafato a evocare le atmosfere giuste senza investirci molte parole.
Lo scrittore esperto avrebbe comunque, come giusto, il vantaggio dei caratteri in più da poter usare come gli pare nella sua storia, e tutti gli altri avrebbero più spazio di manovra.
Vorrei spiegare quello che a posteriori vorrei cambiare del racconto e cosa credo gli manchi.
La scena della riparazione l'ho dovuta tagliare pesantemente, sarebbe dovuta essere più soffocante, calda, piena di vapore. Riparare un tubo che sta attivamente sparando vapore in pressione dovrebbe essere un'esperienza sfiancante e dolorosa, non risolversi in un paio di righe come se niente fosse.
Il finale è sottotono? Sì, ma mi sembrava appropriato. Arrendersi per un bene più grande è una forma di ribellione molto potente e solo una persona con una grande volontà e consapevolezza del suo mondo può riuscirci se presa alla sprovvista.
Penso che più che in altre edizioni quasi tutti abbiamo sofferto della ristrettezza dei caratteri, perché servivano tema, storia E ambientazione.
L'edizione è stata un successo come risposta, ma dovendo ripeterla con un'altra edizione a genere fisso, penso che aumentare il numero di caratteri aiuterebbe tutti i partecipanti senza esperienza specifica (o esperienza esclusivamente da lettore, che funziona marginalmente) e che quindi possono giocare meno con i topos che aiutano invece uno scrittore scafato a evocare le atmosfere giuste senza investirci molte parole.
Lo scrittore esperto avrebbe comunque, come giusto, il vantaggio dei caratteri in più da poter usare come gli pare nella sua storia, e tutti gli altri avrebbero più spazio di manovra.
Re: L'ultima riparazione
Racconto di atmosfera nonostante la grande preponderanza di dialoghi. Il genere c’è e gli elementi del tema anche. Manca forse un maggior equilibrio tra le parti e la secondo, quella finale, patisce i limiti imposti di caratteri e si sente forte. Ho letto la tua riflessione penso sia corretta, credo che in altre special simili a questa si potrebbe dare un maggior numero di caratteri (anche se, questo lo sottolineo, l’esercizio rimane con ogni size e il rispettarlo fa parte della sfida). Pollice tendente all’alto per me.
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