Testudo - Mario Pacchiarotti
Testudo - Mario Pacchiarotti
Marco guardò gli uomini e sentì un tuffo al cuore. Erano mal messi, stanchi, demoralizzati.
Girò lo sguardo intorno, ora che il nemico era schierato capiva perché gli unni avevano riconsegnato loro le armi.
«Non abbiamo nessuna possibilità…» mormorò Valerio.
Corrugò la fronte, sarebbe dunque finita così? Fece un gesto nervoso, come a cacciar via un insetto.
Si girò verso gli uomini, poco meno di cinque centurie, aspettavano lui.
«A Carre abbiamo perso l’onore e avuta salva la vita, forse oggi è il giorno in cui per riconquistare quello dovremo perderla.» Fece una lunga pausa. «Siete ancora con me?» urlò.
Gli rispose il suono metallico delle armi che cozzavano.
«Le nostre case sono lontane, non le rivedremo mai più…» mormorò uno di loro.
«È vero – esclamò Valerio – tanto vale allora far vedere a questi barbari come combattono i legionari.»
Marco piegò le labbra in un sorriso sbilenco, intanto le trombe dal campo avversario annunciavano l’inizio della battaglia.
«Testudo» gridò, quando vide i nemici caricare.
«Portami altri gamberi» ordinò il generale Cheng mentre osservava le sue truppe ingaggiare il nemico.
Sospese la masticazione per qualche istante, poi fece un cenno alle staffette. Sussurrò loro degli ordini e li guardò partire al galoppo.
Dopo qualche minuto da sud entrò in campo un grosso gruppo di cavalieri che con rapide incursioni gettavano il panico tra le fila nemiche.
Sorrise soddisfatto, batté le mani e attese la portata successiva.
«Prima di un’ora avremo tra le mani la resa del comandante Unno» commentò uno degli ufficiali.
«Sarà così – concordò – d’altra parte un soldato Han vale cinque barbari del nord!»
Si lavò le mani e tornò a scrutare il campo di battaglia. Tutto procedeva come previsto, o quasi. Sull'ala destra del fronte c’era un manipolo di nemici che teneva la posizione, mentre il resto del fronte era ormai allo sbando. Osservò meglio, c’era qualcosa di strano, sembrava di vedere un pesce formato dagli scudi.
«Che modo di combattere è quello?»
Il comandante scrollò le spalle.
Il generale cambiò espressione, buttò via il piatto e con un guizzo salì su un cavallo e si lanciò al galoppo.
Avevano respinto un’altra carica, ma Marco sapeva che era una delle ultime. Il cerchio si stringeva, sarebbero morti con onore.
Poi, vide arrivare un cavaliere, non l’avanguardia di una carica, da solo. Scese da cavallo a una ventina di metri da loro e gridò qualcosa in quella lingua impossibile.
I gruppi di armati che li circondavano si spostarono battendo i piedi e si aprirono creando uno spazio tra di loro.
Il cavaliere prese uno stendardo e lo piantò in terra, poi si rivolse verso di loro e fece un gesto perentorio.
«Vuole che ci arrendiamo» disse Valerio.
Marco scosse la testa.
«Sciogliete la testudo» ordinò, quindi li guidò marciando in formazione per prendere posto dove era stato loro indicato.
Il generale Cheng sorrise compiaciuto, aveva guadagnato dei combattenti che valevano cinque volte i barbari del nord.
Forse anche sei.
Girò lo sguardo intorno, ora che il nemico era schierato capiva perché gli unni avevano riconsegnato loro le armi.
«Non abbiamo nessuna possibilità…» mormorò Valerio.
Corrugò la fronte, sarebbe dunque finita così? Fece un gesto nervoso, come a cacciar via un insetto.
Si girò verso gli uomini, poco meno di cinque centurie, aspettavano lui.
«A Carre abbiamo perso l’onore e avuta salva la vita, forse oggi è il giorno in cui per riconquistare quello dovremo perderla.» Fece una lunga pausa. «Siete ancora con me?» urlò.
Gli rispose il suono metallico delle armi che cozzavano.
«Le nostre case sono lontane, non le rivedremo mai più…» mormorò uno di loro.
«È vero – esclamò Valerio – tanto vale allora far vedere a questi barbari come combattono i legionari.»
Marco piegò le labbra in un sorriso sbilenco, intanto le trombe dal campo avversario annunciavano l’inizio della battaglia.
«Testudo» gridò, quando vide i nemici caricare.
«Portami altri gamberi» ordinò il generale Cheng mentre osservava le sue truppe ingaggiare il nemico.
Sospese la masticazione per qualche istante, poi fece un cenno alle staffette. Sussurrò loro degli ordini e li guardò partire al galoppo.
Dopo qualche minuto da sud entrò in campo un grosso gruppo di cavalieri che con rapide incursioni gettavano il panico tra le fila nemiche.
Sorrise soddisfatto, batté le mani e attese la portata successiva.
«Prima di un’ora avremo tra le mani la resa del comandante Unno» commentò uno degli ufficiali.
«Sarà così – concordò – d’altra parte un soldato Han vale cinque barbari del nord!»
Si lavò le mani e tornò a scrutare il campo di battaglia. Tutto procedeva come previsto, o quasi. Sull'ala destra del fronte c’era un manipolo di nemici che teneva la posizione, mentre il resto del fronte era ormai allo sbando. Osservò meglio, c’era qualcosa di strano, sembrava di vedere un pesce formato dagli scudi.
«Che modo di combattere è quello?»
Il comandante scrollò le spalle.
Il generale cambiò espressione, buttò via il piatto e con un guizzo salì su un cavallo e si lanciò al galoppo.
Avevano respinto un’altra carica, ma Marco sapeva che era una delle ultime. Il cerchio si stringeva, sarebbero morti con onore.
Poi, vide arrivare un cavaliere, non l’avanguardia di una carica, da solo. Scese da cavallo a una ventina di metri da loro e gridò qualcosa in quella lingua impossibile.
I gruppi di armati che li circondavano si spostarono battendo i piedi e si aprirono creando uno spazio tra di loro.
Il cavaliere prese uno stendardo e lo piantò in terra, poi si rivolse verso di loro e fece un gesto perentorio.
«Vuole che ci arrendiamo» disse Valerio.
Marco scosse la testa.
«Sciogliete la testudo» ordinò, quindi li guidò marciando in formazione per prendere posto dove era stato loro indicato.
Il generale Cheng sorrise compiaciuto, aveva guadagnato dei combattenti che valevano cinque volte i barbari del nord.
Forse anche sei.
Re: Testudo - Mario Pacchiarotti
Mario, bentornato!!! Tutto ok con i parametri, buona Franco Forte Edition!
Ps: ti ricordo che puoi modificare il racconto fino alle 00.59 senza incorrere in malus. Occhio a modificarlo dalle 01.00 alle 01.33 perché in tal caso lo considererò postato fuori tempo e quindi in malus. Ovviamente ripasserò per ricontrollare i caratteri in caso di tue modifiche.
Ps: ti ricordo che puoi modificare il racconto fino alle 00.59 senza incorrere in malus. Occhio a modificarlo dalle 01.00 alle 01.33 perché in tal caso lo considererò postato fuori tempo e quindi in malus. Ovviamente ripasserò per ricontrollare i caratteri in caso di tue modifiche.
Re: Testudo - Mario Pacchiarotti
Ciao, Mario.
Non è facile dare forma a una trama come questa in così poco spazio a disposizione e non condivido in pieno la tua scelta.
Quello che non condivido è il cambio di prospettiva che se da un lato ci offre una visuale sul campo di battaglia dall'altro molla la presa sui veri protagonisti, quelli che mostrano il coraggio, abbandonati dalla narrazione proprio nel momento di mettere in atto questo "coraggio". Penso che tutto sarebbe stato più efficace mantenendo, in questo caso, un unico punto di vista.
La trama in sé mi pare piuttosto fantasiosa: 5 centurie romane fatte prigioniere dagli unni e portate in guerra. È probabile sia una leggenda, leggende del genere stanno facendo la fortuna di chi scrive oggi sull'antica Roma (scritture che personalmente non apprezzo se non ben ancorate alla storia, ovvero per me un romanzo storico DEVE essere storico). Quel che voglio dire è che non potendomi riallacciare a una realtà conosciuta e partendo, per forza di cose, nella lettura con quanto è venuto prima nella storia dato per scontato, ho fatto davvero fatica a inquadrare la situazione. All'inizio non capivo se i romani si trovassero a combattere contro gli unni e, solo alla fine, ho compreso che in realtà stavano al loro fianco. Il finale è un poco tirato per le orecchie, con un tacito accordo, un cambio di bandiera pattuito attraverso degli sguardi, che difficilmente mi immagino in un campo di battaglia.
Insomma ti sto esponendo la mia insoddisfazione da lettore, ritenendo che una narrazione del genere si sarebbe adattata meglio a un racconto/romanzo di ben più ampio respiro nella quale avrei avuto più tempo e più dettagli per entrare nel vivo della storia. Posta in questo modo, la storia non mi ha colpito come avrebbe potuto.
Spero di esserti stato utile, quanto meno.
Un'ultima cosa:
" entrò in campo un grosso gruppo di cavalieri che con rapide incursioni gettavano"
Qui il soggetto è "gruppo" quindi il verbo va coniugato di conseguenza: gettava. Metterei poi tra virgole "con rapide incursioni" che mi pare un evidente inciso.
Non è facile dare forma a una trama come questa in così poco spazio a disposizione e non condivido in pieno la tua scelta.
Quello che non condivido è il cambio di prospettiva che se da un lato ci offre una visuale sul campo di battaglia dall'altro molla la presa sui veri protagonisti, quelli che mostrano il coraggio, abbandonati dalla narrazione proprio nel momento di mettere in atto questo "coraggio". Penso che tutto sarebbe stato più efficace mantenendo, in questo caso, un unico punto di vista.
La trama in sé mi pare piuttosto fantasiosa: 5 centurie romane fatte prigioniere dagli unni e portate in guerra. È probabile sia una leggenda, leggende del genere stanno facendo la fortuna di chi scrive oggi sull'antica Roma (scritture che personalmente non apprezzo se non ben ancorate alla storia, ovvero per me un romanzo storico DEVE essere storico). Quel che voglio dire è che non potendomi riallacciare a una realtà conosciuta e partendo, per forza di cose, nella lettura con quanto è venuto prima nella storia dato per scontato, ho fatto davvero fatica a inquadrare la situazione. All'inizio non capivo se i romani si trovassero a combattere contro gli unni e, solo alla fine, ho compreso che in realtà stavano al loro fianco. Il finale è un poco tirato per le orecchie, con un tacito accordo, un cambio di bandiera pattuito attraverso degli sguardi, che difficilmente mi immagino in un campo di battaglia.
Insomma ti sto esponendo la mia insoddisfazione da lettore, ritenendo che una narrazione del genere si sarebbe adattata meglio a un racconto/romanzo di ben più ampio respiro nella quale avrei avuto più tempo e più dettagli per entrare nel vivo della storia. Posta in questo modo, la storia non mi ha colpito come avrebbe potuto.
Spero di esserti stato utile, quanto meno.
Un'ultima cosa:
" entrò in campo un grosso gruppo di cavalieri che con rapide incursioni gettavano"
Qui il soggetto è "gruppo" quindi il verbo va coniugato di conseguenza: gettava. Metterei poi tra virgole "con rapide incursioni" che mi pare un evidente inciso.
Re: Testudo - Mario Pacchiarotti
Callagan ha scritto:Ciao, Mario.
Non è facile dare forma a una trama come questa in così poco spazio a disposizione e non condivido in pieno la tua scelta.
...
" entrò in campo un grosso gruppo di cavalieri che con rapide incursioni gettavano"
Qui il soggetto è "gruppo" quindi il verbo va coniugato di conseguenza: gettava. Metterei poi tra virgole "con rapide incursioni" che mi pare un evidente inciso.
Lo leggevo stamattina a mente fresca e ho fatto le tue stesse considerazioni sulla portata del racconto, ci si potrebbe fare un romanzo in effetti, non so se tenterò, non ho mai preso in considerazione lo storico come genere possibile. Lo spazio era poco e mi piaceva l'idea del cambio di punto di vista: da una parte i legionari temprati dalle guerre, trascinati a migliaia di chilometri da casa, prigionieri degli unni che concedono loro le armi solo nella disperazione di una battaglia impossibile. Dall'altra una civiltà del tutto diversa, un generale al tempo stesso intriso dagli usi delle corti, apparentemente rammollito ma invece attento alla battaglia e pronto a riconoscere il valore e accoglierlo. Ecco, la cosa ci stava, e se non sono riuscito a renderlo bene è un problema di capacità mia temo, non tanto di mancanza di spazio, o almeno non solo.
La storia in effetti prende spunto da leggende e dicerie, non smentite del tutto né confermate, sulla presenza di legionari romani, reduci dalla sconfitta di Corra, in una battaglia svoltasi tra gli unni e le truppe Han guidate dal generale Cheng Tang. Nelle cronache è riportato l'episodio che ho tentato di ricostruire a modo mio, una compagnia che creava una formazione a squame di pesce (la testudo romana con gli scudi).
Ho provato a immaginare una situazione in cui questo generale abbia accolto nelle sue fila questi stranieri. Ora mi rendo conto che a noi può sembrare del tutto irreale, ma un tempo le battaglie per quanto sanguinose e caotiche avevano tempi e modi di procedere diversi da ora. Penso non sia del tutto irreale che di fronte a una truppa circondata e schierata in struttura difensiva come la testuggine ci sia stato spazio per intavolare una trattativa, a gesti, simbolica, come quella che ho descritto troppo sinteticamente.
Insomma, già stamattina avrei voluto riscriverla, ma non mi pento dell'idea, secondo me molto accattivante e che apre la strada a una narrazione divertente, radicata nella storia ma con gradi di libertà enormi. Immagina il viaggio, la prigionia degli unni, la battaglia qui descritta che segna una svolta, il servizio presso gli Han, fino al momento in cui questi legionari si stabilizzano nella città di Liquian. C'è da divertirsi, anche molto da studiare, ma di certo tanto da inventare.
- Polly Russell
- Messaggi: 812
Re: Testudo - Mario Pacchiarotti
La narrazione mi piace. È coinvolgente e fluida. Ma non ho capito dove si stia andando a parare. Il cambio repentino nel finale, è talmente repentino che non ho capito cosa sia successo!
Perché le cinque legioni si sono alleate con Cheng? Probabilmente c'è qualche passaggio storico che mi manca e non riesco a collegarei fatti. Mi manca però anche qualche passaggio letterario. Cheng parlava una lingua incomprensibile. Come si son compresi? :)
Perché le cinque legioni si sono alleate con Cheng? Probabilmente c'è qualche passaggio storico che mi manca e non riesco a collegarei fatti. Mi manca però anche qualche passaggio letterario. Cheng parlava una lingua incomprensibile. Come si son compresi? :)
Polly
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Re: Testudo - Mario Pacchiarotti
TESTUDO di MARIO PACCHIAROTTI il titolo del racconto immerge subito il lettore nell’atmosfera guerresca della storia. Mario e Valerio sono due combattenti romani (la testudo è la formazione a testuggine, ossia con gli scudi rivolti verso l’alto, copiata dai romani dall’esercito macedone). Marco ricorda a Valerio la sconfitta a Carre. I loro avversari appartengono all’esercito cinese (il loro generale si chiama Cheng). Il coraggio mostrato dai romani è quello di mostrare la loro tecnica di combattimento prima di arrendersi. Lo stile ha qualcosa di Valerio Massimo Manfredi e della sua Armata Perduta.
Re: Testudo - Mario Pacchiarotti
L'ho dovuto rileggere un paio di volte perché, confesso la mia ignoranza, il riferimento a Carre non l'avevo assolutamente compreso. Ho letto anche i commenti che mi hanno chiarito ulteriormente la situazione. Insomma, colpa della mia ignoranza se ho dovuto "studiare" per apprezzare. A studi finiti riconosco la tua bravura!
Re: Testudo - Mario Pacchiarotti
@jimjams
Mario, scusa la mia tardiva risposta.
Ho letto con piacere come tu sia rimasto coinvolto dalla tua idea e dalla vicenda che hai riesumato. A questo punto, sarebbe davvero un peccato non continuare a scrivere.
D'altro canto, scrivere è anche divertimento!
Daje!
Buona edizione!
Mario, scusa la mia tardiva risposta.
Ho letto con piacere come tu sia rimasto coinvolto dalla tua idea e dalla vicenda che hai riesumato. A questo punto, sarebbe davvero un peccato non continuare a scrivere.
D'altro canto, scrivere è anche divertimento!
Daje!
Buona edizione!
- eleonora.rossetti
- Messaggi: 553
Re: Testudo - Mario Pacchiarotti
Ciao Mario!
Condivido le osservazioni di chi mi ha preceduto: rimanere sul pezzo dei legionari mentre combattono e, appunto, sfoderano il loro coraggio sarebbe stato meglio, anche perché prima parlano di riconquistare l'onore e poi oscuri l'unico momento in cui lo fanno. Capisco i motivi, a posteriori, leggendo il tuo commento, ma secondo me in uno spazio così breve non rende l'idea appieno, almeno non a immediata comprensione.
Anche il finale mi sembra frettoloso, una sola occhiata d'intesa in un conflitto è un po' "forzatino".
Comunque condivido l'interesse a renderlo un romanzo. E ti dirò: "TESTUDO" sarebbe un titolo proprio d'effetto.
Condivido le osservazioni di chi mi ha preceduto: rimanere sul pezzo dei legionari mentre combattono e, appunto, sfoderano il loro coraggio sarebbe stato meglio, anche perché prima parlano di riconquistare l'onore e poi oscuri l'unico momento in cui lo fanno. Capisco i motivi, a posteriori, leggendo il tuo commento, ma secondo me in uno spazio così breve non rende l'idea appieno, almeno non a immediata comprensione.
Anche il finale mi sembra frettoloso, una sola occhiata d'intesa in un conflitto è un po' "forzatino".
Comunque condivido l'interesse a renderlo un romanzo. E ti dirò: "TESTUDO" sarebbe un titolo proprio d'effetto.
Uccidi scrivendo.
Re: Testudo - Mario Pacchiarotti
Ciao,
non credo di aver capito bene il finale. In pratica i tuoi legionari sono stati prima sconfitti a Carre e inglobati nell'esercito unno, e adesso vengono sconfitti e inglobati nell'esercito di Chen? Se è così direi che portano un po' sfiga questi legionari, fossi in Cheng ci farei un pensierino in più a prendermeli meco.
Troppo stretti 3k per uno sviluppo del genere e, come altri che mi hanno preceduto, avrei preferito anche io che il focus rimanesse sui legionari, magari inserendo qualche elemento sulla loro "lealtà" o "disprezzo" per la loro condizione di prigionieri/mercenari/traditori ecc
non credo di aver capito bene il finale. In pratica i tuoi legionari sono stati prima sconfitti a Carre e inglobati nell'esercito unno, e adesso vengono sconfitti e inglobati nell'esercito di Chen? Se è così direi che portano un po' sfiga questi legionari, fossi in Cheng ci farei un pensierino in più a prendermeli meco.
Troppo stretti 3k per uno sviluppo del genere e, come altri che mi hanno preceduto, avrei preferito anche io che il focus rimanesse sui legionari, magari inserendo qualche elemento sulla loro "lealtà" o "disprezzo" per la loro condizione di prigionieri/mercenari/traditori ecc
Re: Testudo - Mario Pacchiarotti
Vastatio ha scritto:Ciao,
non credo di aver capito bene il finale. In pratica i tuoi legionari sono stati prima sconfitti a Carre e inglobati nell'esercito unno, e adesso vengono sconfitti e inglobati nell'esercito di Chen? Se è così direi che portano un po' sfiga questi legionari, fossi in Cheng ci farei un pensierino in più a prendermeli meco.
Troppo stretti 3k per uno sviluppo del genere e, come altri che mi hanno preceduto, avrei preferito anche io che il focus rimanesse sui legionari, magari inserendo qualche elemento sulla loro "lealtà" o "disprezzo" per la loro condizione di prigionieri/mercenari/traditori ecc
ahaha, no, gli unni li tengono prigionieri e li deportano verso oriente, in questo frangente li liberano e concedono loro le armi proprio perché si trovano di fronte un nemico molto superiore e che probabilmente non farebbe molta differenza tra unni e romani. Così combattono e alla fine il valore che dimostrano (gli altri se la danno a gambe e loro invece tengono posizione) impressiona il generale che decide di "arruolarli".
Sì, a conti fatti lo spazio era troppo poco per questa vicenda e infatti sono arrivato a 3000 con troppi tagli (partivo dal doppio quasi). Forse potevo tagliare di più sulla figura del generale, ma sul momento mi piaceva troppo la figura a metà tra vigore guerriero e cortigiano che mi ero inventato. Era meglio mantenere il focus sui legionari e farla vedere tutta dal loro punto di vista.
Per quanto riguarda farne un romanzo, dovrei prima andare a cercare bene se già non è stato fatto, si tratta di una leggenda ben conosciuta con qualche velleità di essere almeno in parte vera e mi parrebbe strano che non sia stata già sfruttata come ambientazione.
- maria rosaria
- Messaggi: 687
Re: Testudo - Mario Pacchiarotti
Ciao Mario.
Innanzitutto complimenti per questo storico in tremila caratteri.
L'ho dovuto rileggere più volte per comprendere l'esatta situazione, ovvero chi combatte e contro chi.
Però, dopo aver letto la tua spiegazione mi si è chiarito molto, tutto tranne il finale che tu hai spiegato bene nei commenti ma che nel racconto io, purtroppo, trovo ancora confuso.
Ad ogni modo il tema è centrato e la scrittura ottima.
Innanzitutto complimenti per questo storico in tremila caratteri.
L'ho dovuto rileggere più volte per comprendere l'esatta situazione, ovvero chi combatte e contro chi.
Però, dopo aver letto la tua spiegazione mi si è chiarito molto, tutto tranne il finale che tu hai spiegato bene nei commenti ma che nel racconto io, purtroppo, trovo ancora confuso.
Ad ogni modo il tema è centrato e la scrittura ottima.
Maria Rosaria
- TinaCaramanico1
- Messaggi: 43
Re: Testudo - Mario Pacchiarotti
Ciao Mario. Alcune cose di questo racconto mi piacciono, ad esempio la capacità di far immaginare un personaggio in pochissime battute. D’altra parte, però, concordo con altri commenti sul fatto che il racconto è troppo breve per consentire lo sviluppo ottimale della vicenda; anche i punti di riferimento storici e narrativi (omessi o sottintesi per questione di spazio) sfuggono e non rendono immediatamente chiara la posizione dei legionari romani in questa battaglia tra Unni e Cinesi.
Anche la scena principale, quella della battaglia, in effetti manca. Secondo me è un racconto da rivedere e, possibilmente, ampliare.
Anche la scena principale, quella della battaglia, in effetti manca. Secondo me è un racconto da rivedere e, possibilmente, ampliare.
Re: Testudo - Mario Pacchiarotti
maria rosaria ha scritto:Ciao Mario.
Innanzitutto complimenti per questo storico in tremila caratteri.
L'ho dovuto rileggere più volte per comprendere l'esatta situazione, ovvero chi combatte e contro chi.
Però, dopo aver letto la tua spiegazione mi si è chiarito molto, tutto tranne il finale che tu hai spiegato bene nei commenti ma che nel racconto io, purtroppo, trovo ancora confuso.
Ad ogni modo il tema è centrato e la scrittura ottima.
Il problema è che non dovrebbe servire la spiegazione :-)
Il che conferma che mi sono allargato troppo, non era una cosa da riuscire a ridurre in questo spazio, volevo dare uno spicchio di un'idea che mi pare carina, ma era meglio ai fini di questa amichevole competizione se rimanevo focalizzato sul gruppo dei legionari.
Re: Testudo - Mario Pacchiarotti
TinaCaramanico1 ha scritto:Ciao Mario. Alcune cose di questo racconto mi piacciono, ad esempio la capacità di far immaginare un personaggio in pochissime battute. D’altra parte, però, concordo con altri commenti sul fatto che il racconto è troppo breve per consentire lo sviluppo ottimale della vicenda; anche i punti di riferimento storici e narrativi (omessi o sottintesi per questione di spazio) sfuggono e non rendono immediatamente chiara la posizione dei legionari romani in questa battaglia tra Unni e Cinesi.
Anche la scena principale, quella della battaglia, in effetti manca. Secondo me è un racconto da rivedere e, possibilmente, ampliare.
Grazie Tina, ci penserò, è un lavoro piuttosto grosso, volendolo fare, ma potrebbe essere una divertente variazione dai soliti processi mentali di cui mi occupo in genere.
Re: Testudo - Mario Pacchiarotti
Mi è piaciuta l’ambientazione storica di questo racconto, anche se ovviamente soffre per il limite di caratteri. L’ho trovato di piacevole lettura, e la reazione dei legionari di fronte al panico che ha ormai preso il controllo dell’esercito unno da’ una bella idea di coraggio ed eroismo, anche se la loro resa finale spezza un po’ questo concetto. Lo trovo anche ben scritto, per me è una bella prova!
Non so scrivere, ma ho bisogno di farlo.
- Jacopo Berti
- Messaggi: 441
Re: Testudo - Mario Pacchiarotti
Ciao Mario,
sono contento di rileggerti, dopo tanto tempo che non partecipavo e nemmeno seguivo MC.
Mi hai sorpreso con questo testo, perché non è certamente il tuo genere, e nemmeno il mio, e forse non è nemmeno nelle mie corde. La scrittura, come tuo solito, è agile e piacevole, ma quando uno sa scrivere e non fa sciocchezze è difficile che perda il tocco.
Il tuo testo mi ha riportato ai pensieri di quando stavo progettando il mio. Ho pensato anche io al tema eroico e guerresco, ma ho rinunciato. Chi dice che non mostri l'atto di coraggio, dice cosa vera, ma forse è un bene: il coraggio epico "mostrato" va bene per un film, ma per un racconto sembra scontato e banale. Insomma, è stata una scelta (o una necessità) giusta.
Complessivamente non mi entusiasma, però fino ad ora è quello meglio confezionato.
sono contento di rileggerti, dopo tanto tempo che non partecipavo e nemmeno seguivo MC.
Mi hai sorpreso con questo testo, perché non è certamente il tuo genere, e nemmeno il mio, e forse non è nemmeno nelle mie corde. La scrittura, come tuo solito, è agile e piacevole, ma quando uno sa scrivere e non fa sciocchezze è difficile che perda il tocco.
Il tuo testo mi ha riportato ai pensieri di quando stavo progettando il mio. Ho pensato anche io al tema eroico e guerresco, ma ho rinunciato. Chi dice che non mostri l'atto di coraggio, dice cosa vera, ma forse è un bene: il coraggio epico "mostrato" va bene per un film, ma per un racconto sembra scontato e banale. Insomma, è stata una scelta (o una necessità) giusta.
Complessivamente non mi entusiasma, però fino ad ora è quello meglio confezionato.
«Se avessimo anche una Fantastica, come una Logica, sarebbe scoperta l'arte di inventare» (Novalis, Frammenti)
Re: Testudo - Mario Pacchiarotti
Lo dici tu stesso: "Il problema è che non dovrebbe servire la spiegazione". Dalla lettura non ho capito chi fossero gli unni che avevavo dovuto cedere le armi, non ho compreso che il legionari fossero con gli unni e che i nemici fossero cinesi l'ho inteso dal nome del generale. Insomma, manca roba. E aggiungo: se i romani volevano dare dimostrazione di coraggio dovevano andare fino in fondo e non cedere alla prima richiesta di nuovo ingaggio. Non credo che non avresti potuto fare capire tutto in 3000 caratteri, ma solo che la strategia da te scelta non sia stata la più funzionale, proverei a pormi la sfida di sistemarlo proprio mantenendo il limite di caratteri, ma ripensandolo. Pollice ni allo stato attuale.
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