Male non fare
Male non fare
«Falli entrare», dissi al Samei Plus, dispositivo Touch Screen e Bluetooth che in realtà si limitava alla semplice funzione di permettermi di comunicare con la segretaria oltre alla porta a vetri del mio ufficio.
I sindacati erano l’ultima della mie preoccupazioni, soprattutto nel giorno della riunione con il CdA che mi voleva mettere sulla graticola per i fatti di Rena, ma non potevo rinviare oltre quell’incontro, che avrebbe potuto trasformarsi da semplice routine a fastidioso intralcio: dovevano comunicarmi come ogni mese le loro rimostranze, che – modestamente – negli ultimi anni si erano ridotte a piccoli appunti sulle esigenze vegane della mensa e al rispetto delle minoranze nelle assunzioni. Di mio avrei avanzato l’idea di allargare la palestra interna, un piccolo gesto che mi sarebbe tornato utile quando avrei dovuto fargli digerire il ridimensionamento del reparto hardware di Gavi: ora che non potevo più nascondere i tagli nel budget sicurezza, mi sarei dovuto arrangiare con il vecchio trucco della delocalizzazione, da cui avrei trovato anche i fondi per sistemare il casino.
Mi alzai per aprirgli personalmente la porta e trattarli da pari, nonostante io vestissi Brioni e loro Decathlon: «Male non fare», salutarono Frangia e Mento. Il motto dell’azienda era diventato da qualche mese il saluto ufficiale tra i miei dipendenti, un’iniziativa che non avevo avallato e che mi faceva salire ogni volta un brivido lungo la schiena, ma che mi sentivo costretto ad assecondare. «Paura non avere», risposi con il sorriso migliore.
Continuai a sorridere anche quando dietro i due entrò un terzo che non avevo mai visto e, mentre già gli stringevo la mano, me lo presentarono come un operaio di Rena.
Niente piccole cose stavolta, Frangia e Mento andarono dritti al sodo: l’incidente e il destino dei familiari delle vittime. Mi aggrappai al discorso che avevo preparato per il CdA: «E’ stata una tragedia che ci ha colpiti tutti. Non abbandoneremo nessuno, presenterò un fondo speciale che sosterrà i familiari delle vittime integrando l’assicurazione. Lo so che è solo un supporto monetario, ma siamo pronti a sentire le vostre ulteriori esigenze e…» niente, l’uomo di Rena mi continuava a fissare inespressivo, le palpebre immobili, le pupille leggermente arrossate, labbra secche e serrate in un’espressione indecifrabile: i sindacalisti mi spiegarono che era sconvolto per quello che aveva visto, che i compagni erano morti tra le sue braccia, che era lì per raccontarmi tutto.
Continuai in automatico con il mio discorso sulla solidarietà – morti - e l’avvio di una commissione di inchiesta – braccia - ma dentro mi rimbombavano quelle parole: morti tra le sue braccia.
Promisi loro di ascoltarli dopo la riunione del CdA e li accompagnai alla porta, chiudendola frettolosamente alle loro spalle. Tirai subito fuori l’iPhone e mossi velocemente i pollici fino ad arrivare all'email che cercavo:
CONFIDENZIALE
...chiudere la zona…avvertire le autorità locali…possibile contagio.
I sindacati erano l’ultima della mie preoccupazioni, soprattutto nel giorno della riunione con il CdA che mi voleva mettere sulla graticola per i fatti di Rena, ma non potevo rinviare oltre quell’incontro, che avrebbe potuto trasformarsi da semplice routine a fastidioso intralcio: dovevano comunicarmi come ogni mese le loro rimostranze, che – modestamente – negli ultimi anni si erano ridotte a piccoli appunti sulle esigenze vegane della mensa e al rispetto delle minoranze nelle assunzioni. Di mio avrei avanzato l’idea di allargare la palestra interna, un piccolo gesto che mi sarebbe tornato utile quando avrei dovuto fargli digerire il ridimensionamento del reparto hardware di Gavi: ora che non potevo più nascondere i tagli nel budget sicurezza, mi sarei dovuto arrangiare con il vecchio trucco della delocalizzazione, da cui avrei trovato anche i fondi per sistemare il casino.
Mi alzai per aprirgli personalmente la porta e trattarli da pari, nonostante io vestissi Brioni e loro Decathlon: «Male non fare», salutarono Frangia e Mento. Il motto dell’azienda era diventato da qualche mese il saluto ufficiale tra i miei dipendenti, un’iniziativa che non avevo avallato e che mi faceva salire ogni volta un brivido lungo la schiena, ma che mi sentivo costretto ad assecondare. «Paura non avere», risposi con il sorriso migliore.
Continuai a sorridere anche quando dietro i due entrò un terzo che non avevo mai visto e, mentre già gli stringevo la mano, me lo presentarono come un operaio di Rena.
Niente piccole cose stavolta, Frangia e Mento andarono dritti al sodo: l’incidente e il destino dei familiari delle vittime. Mi aggrappai al discorso che avevo preparato per il CdA: «E’ stata una tragedia che ci ha colpiti tutti. Non abbandoneremo nessuno, presenterò un fondo speciale che sosterrà i familiari delle vittime integrando l’assicurazione. Lo so che è solo un supporto monetario, ma siamo pronti a sentire le vostre ulteriori esigenze e…» niente, l’uomo di Rena mi continuava a fissare inespressivo, le palpebre immobili, le pupille leggermente arrossate, labbra secche e serrate in un’espressione indecifrabile: i sindacalisti mi spiegarono che era sconvolto per quello che aveva visto, che i compagni erano morti tra le sue braccia, che era lì per raccontarmi tutto.
Continuai in automatico con il mio discorso sulla solidarietà – morti - e l’avvio di una commissione di inchiesta – braccia - ma dentro mi rimbombavano quelle parole: morti tra le sue braccia.
Promisi loro di ascoltarli dopo la riunione del CdA e li accompagnai alla porta, chiudendola frettolosamente alle loro spalle. Tirai subito fuori l’iPhone e mossi velocemente i pollici fino ad arrivare all'email che cercavo:
CONFIDENZIALE
...chiudere la zona…avvertire le autorità locali…possibile contagio.
Ultima modifica di Rionero il martedì 20 giugno 2017, 0:49, modificato 1 volta in totale.
Re: Male non fare
Ciao Claudio e benvenuto in questa CENTESIMA! Tutto ok con i parametri, divertiti!
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Re: Male non fare
Ciao e complimenti.
Un bel racconto con un paio di dettagli che non mi sconfinferano.
La prima frase, innanzitutto: ugh. Forzatissima, come se Touch Screen e Bluetooth fossero chissà che lusso o innovazione tecnologica, e non aggiunge nulla al racconto.
Inoltre, l'ultima è un po' troppo lineare e finisce per non sottolineare emotivamente il vero dato di interesse (possibile contagio).
Per il resto, la voce del protagonista è chiara e viva, senza dubbio il punto di forza del testo, il tono è buono, poggiato su una trama leggerissima, e il tema c'è dritto e di rovescio.
Un bel racconto con un paio di dettagli che non mi sconfinferano.
La prima frase, innanzitutto: ugh. Forzatissima, come se Touch Screen e Bluetooth fossero chissà che lusso o innovazione tecnologica, e non aggiunge nulla al racconto.
Inoltre, l'ultima è un po' troppo lineare e finisce per non sottolineare emotivamente il vero dato di interesse (possibile contagio).
Per il resto, la voce del protagonista è chiara e viva, senza dubbio il punto di forza del testo, il tono è buono, poggiato su una trama leggerissima, e il tema c'è dritto e di rovescio.
Il Crocicchio è un punto tra le cose. Qui si incontrano Dei e Diavoli e si stringono patti. Qui, dopo aver trapassato i vampiri e averli inchiodati a terra, decapitati, bruciati, si gettano al vento le loro ceneri.
Il Crocicchio è un luogo di possibilità.
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Re: Male non fare
Ciao Rionero! Vediamo di commentare il tuo racconto ^^
Tema: Onestamente ho fatto un pochino fatica a trovarlo. Le uniche cose che mi suggerisci sono tagli al budget della sicurezza e possibile contagio, quindi potrei ritrovarvi il Male inquadrando il protagonista come un amministratore incurante e indifferente, che ha di fatto permesso che accadesse una tragedia. In tal caso, tema centrato!
Stile: Scorrevole, puntuale, adatto. Mi limito solo a riproporti le stesse considerazioni fatte da Daniel in merito a Touchscreen - bluetooth e all'ultima frase.
Chiarezza dei contenuti: Tutto bene, rendi bene il personaggio, il suo ruolo e il suo modo di agire.
Idea: Sicuramente ricercata, è un'interpretazione decisamente originale del tema. Per di più anche ben resa.
Conclusioni: Bel racconto, mi è piaciuto.
In bocca al lupo!
Tema: Onestamente ho fatto un pochino fatica a trovarlo. Le uniche cose che mi suggerisci sono tagli al budget della sicurezza e possibile contagio, quindi potrei ritrovarvi il Male inquadrando il protagonista come un amministratore incurante e indifferente, che ha di fatto permesso che accadesse una tragedia. In tal caso, tema centrato!
Stile: Scorrevole, puntuale, adatto. Mi limito solo a riproporti le stesse considerazioni fatte da Daniel in merito a Touchscreen - bluetooth e all'ultima frase.
Chiarezza dei contenuti: Tutto bene, rendi bene il personaggio, il suo ruolo e il suo modo di agire.
Idea: Sicuramente ricercata, è un'interpretazione decisamente originale del tema. Per di più anche ben resa.
Conclusioni: Bel racconto, mi è piaciuto.
In bocca al lupo!
- giancarmine trotta
- Messaggi: 383
Re: Male non fare
Ciao Rionero,
ciò che mi è piaciuto di più del tuo racconto è stata la narrazione in generale e in particolare nella parte centrale. Ogni parola è ben incastonata nel contesto e il tutto si legge bene.
La parte iniziale, con i nomi, bluetooth, ecc.. risulta un po' faticosa alla lettura e il testo ne risente. Sul tema ci siamo anche perché parli in prima persona di un atto malefico ed è proprio quello che il tema richiedeva. Penso che l'attualità di certi contesti (anche italiani, purtroppo) non sia molto lontana da quello che hai raccontato. Magari con stratagemmi diversi, ma con le stesse finalità.
In definitiva un racconto riuscito, positivo, con pochi punti migliorabili.
Alla prossima,
G.
ciò che mi è piaciuto di più del tuo racconto è stata la narrazione in generale e in particolare nella parte centrale. Ogni parola è ben incastonata nel contesto e il tutto si legge bene.
La parte iniziale, con i nomi, bluetooth, ecc.. risulta un po' faticosa alla lettura e il testo ne risente. Sul tema ci siamo anche perché parli in prima persona di un atto malefico ed è proprio quello che il tema richiedeva. Penso che l'attualità di certi contesti (anche italiani, purtroppo) non sia molto lontana da quello che hai raccontato. Magari con stratagemmi diversi, ma con le stesse finalità.
In definitiva un racconto riuscito, positivo, con pochi punti migliorabili.
Alla prossima,
G.
- marco.roncaccia
- Messaggi: 559
- Contatta:
Re: Male non fare
Ciao Rionero,
il punto di forza del tuo racconto sta nella voce narrante, abbastanza convincente e che si segue senza difficoltà. Il tema è bene declinato. Il male è la direzione aziendale che si cela dietro delle iniziative progressiste per tenere buoni i sindacati e che taglia il budget sulla sicurezza. Come non vederci tragedie reali più o meno recenti?
Ci sono solo alcuni passaggi in cui la terminologia sembra affettata e poco convincente (l’incipit come ti è già stato fatto notare). Comunque, una buona prova.
il punto di forza del tuo racconto sta nella voce narrante, abbastanza convincente e che si segue senza difficoltà. Il tema è bene declinato. Il male è la direzione aziendale che si cela dietro delle iniziative progressiste per tenere buoni i sindacati e che taglia il budget sulla sicurezza. Come non vederci tragedie reali più o meno recenti?
Ci sono solo alcuni passaggi in cui la terminologia sembra affettata e poco convincente (l’incipit come ti è già stato fatto notare). Comunque, una buona prova.
- erika.adale
- Messaggi: 304
Re: Male non fare
Non sto a ripetere i commenti ( che condivido) alle frasi iniziali, che sono un peccato perché l'inciampo sull'incipit non predispone a una lettura equanime.
Eppure la voce narrante prende presto spessore e realismo; ottimo il parallelo fra il disatteso motto dell'azienda e l'atteggiamento del protagonista. Sarebbe stato interessante far balenare, oltre al nervosismo, un filo di paura nei suoi pensieri a conseguenza del male fatto.
Eppure la voce narrante prende presto spessore e realismo; ottimo il parallelo fra il disatteso motto dell'azienda e l'atteggiamento del protagonista. Sarebbe stato interessante far balenare, oltre al nervosismo, un filo di paura nei suoi pensieri a conseguenza del male fatto.
- Jacopo Berti
- Messaggi: 441
Re: Male non fare
Ciao, piacere di rileggerti.
Scegliere un dirigente d'azienda come un simbolo del male è abbastanza facile, ma efficace. La voce narrante, come ti hanno già sottolinato, è molto buona e quasi sempre convincente, tranne nell'incipit.
A meno che non mi sia perso qualcosa di fondamentale, non ci sono però grandi idee a parte la conclusione convincente, e ho l'impressione che il racconto si limiti a "funzionare", senza slanci e arretramenti.
La trovo una prova tra il discreto e il buono.
Scegliere un dirigente d'azienda come un simbolo del male è abbastanza facile, ma efficace. La voce narrante, come ti hanno già sottolinato, è molto buona e quasi sempre convincente, tranne nell'incipit.
A meno che non mi sia perso qualcosa di fondamentale, non ci sono però grandi idee a parte la conclusione convincente, e ho l'impressione che il racconto si limiti a "funzionare", senza slanci e arretramenti.
La trovo una prova tra il discreto e il buono.
«Se avessimo anche una Fantastica, come una Logica, sarebbe scoperta l'arte di inventare» (Novalis, Frammenti)
Re: Male non fare
Grazie a tutti per i commenti che sono decisamente più buoni di quanto meritasse questo racconto: concordo che si limita a funzionare e non ha veri spunti (come ben dice
In effetti da quando sto scrivendo qui su Minuti Contati ho lavorato molto sulla pulizia del mio stile, ma ora devo ritrovare un po' di brio..
Concordo inoltre sull'inizio:è stato effettivamente utile a me per entrare nel personaggio, ma una volta scritto dovevo eliminarlo dalla versione finale per dedicare più spazio al fine. Avrei per esempio voluto che passasse più il senso di paura che finalmente inizia ad intaccare il dirigente quando capisce da dove arriva il terzo...
), purtroppo ultimamente per esigenze personali di esercizio di scrittura mi sto allenando ad entrare nei personaggi ma mi sento terribilmente arruginito sull'originalità delle trame, devo cercare di sbloccarmi per la prossima volta:OJacopo Berti ha scritto:non ci sono però grandi idee e ho l'impressione che il racconto si limiti a "funzionare", senza slanci e arretramenti
In effetti da quando sto scrivendo qui su Minuti Contati ho lavorato molto sulla pulizia del mio stile, ma ora devo ritrovare un po' di brio..
Concordo inoltre sull'inizio:è stato effettivamente utile a me per entrare nel personaggio, ma una volta scritto dovevo eliminarlo dalla versione finale per dedicare più spazio al fine. Avrei per esempio voluto che passasse più il senso di paura che finalmente inizia ad intaccare il dirigente quando capisce da dove arriva il terzo...
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