L'INFERNO di Giuseppe De Micheli
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L'INFERNO di Giuseppe De Micheli
L’INFERNO.
Di solito il mio risveglio comincia dal naso, la prima cosa che sento è l’odore delizioso del caffè che la cameriera mi serve in camera Poi avverto i suoni di tazzine, piattini, cucchiaini e ciabatte, e della pendola che batte le sette. Percepisco il calore, si risveglia il tatto e il corpo prende consistenza. Prima del settimo rintocco apro gli occhi e schizzo giù dal letto.
Subito dopo il cronometro entra in azione e comanda ogni attività: spogliarsi, lavarsi, sbarbarsi, colazione, denti, vestirsi, uscire. L’auto mi attende con il motore acceso, la portiera aperta, l’autista al volante. I giornali li leggo durante il percorso. Poi scendo, attraverso l’atrio, saluto, salgo in ufficio, porgo soprabito, ombrello e cappello, ricevo la posta e i comunicati notturni; il computer elenca già le mail e le news rilevanti, la segretaria è pronta a registrare ogni mio verbo, sul suo tablet.
Ma non questa mattina. Questa mattina mi sono svegliato in un colpo solo, naso, orecchie e occhi tutti assieme, e ho avvertito immediatamente che il tempo si era fermato. Mi sono trovato inglobato e immobilizzato in un unico istante. Era rimasto solo lo spazio, nella sua antica forma euclidea, a tre dimensioni, ma era scomparso il tempo.
Poi -ma che senso ha dire poi nel senza tempo?- provo terrore: intrappolato in un istante vuol dire essere intrappolato per l’eternità. L’universo senza tempo è dunque l’inferno?
Io, che fino a ieri divoravo il tempo, ora sono obbligato a restare fermo per sempre. Ma qual è il peccato che devo scontare? Forse è la fretta? Ma che peccato è la fretta? Il tempo è limitato. Non possiamo permetterci di sprecarlo. Nemmeno per riflettere.
Riflettere? Tutte le superfici di quest’inferno cristallizzato riflettono. Riflettono il mio volto tirato in un’espressione perennemente severa, la fronte spinta indietro e il mento avanti per guardare tutti in tralice. Riflettono le mie spalle tirate indietro per tenere le distanze. Riflettono il nodo della cravatta, la riga dei pantaloni, la caduta della giacca, tutti perfetti. Mi rimandano lo sguardo perennemente glaciale, e il sorriso artefatto di quando, raramente, elogio, incoraggio, promuovo. Sono una macchina a gettone: schiaccio il bottone dell’ira e scatta l’espressione dell’ira, premo quello del sorriso e salta fuori… una smorfia. Mai una volta che abbia azionato il pulsante dell’empatia. Mi vedo brutto. E per sempre mi sarei visto brutto, infinite volte, in infiniti specchi.
Sospirai. Nel naso e nella bocca, assieme all’aria, entrò il profumo del caffè, la pendola batté armoniosamente le sette, il corpo si stiracchiò voluttuosamente. Il rito del risveglio si stava ripetendo regolarmente. Ma questa volta mi girai sull’altro fianco. Oggi sarei andato tardi in ufficio. Mi riaddormentai.
Di solito il mio risveglio comincia dal naso, la prima cosa che sento è l’odore delizioso del caffè che la cameriera mi serve in camera Poi avverto i suoni di tazzine, piattini, cucchiaini e ciabatte, e della pendola che batte le sette. Percepisco il calore, si risveglia il tatto e il corpo prende consistenza. Prima del settimo rintocco apro gli occhi e schizzo giù dal letto.
Subito dopo il cronometro entra in azione e comanda ogni attività: spogliarsi, lavarsi, sbarbarsi, colazione, denti, vestirsi, uscire. L’auto mi attende con il motore acceso, la portiera aperta, l’autista al volante. I giornali li leggo durante il percorso. Poi scendo, attraverso l’atrio, saluto, salgo in ufficio, porgo soprabito, ombrello e cappello, ricevo la posta e i comunicati notturni; il computer elenca già le mail e le news rilevanti, la segretaria è pronta a registrare ogni mio verbo, sul suo tablet.
Ma non questa mattina. Questa mattina mi sono svegliato in un colpo solo, naso, orecchie e occhi tutti assieme, e ho avvertito immediatamente che il tempo si era fermato. Mi sono trovato inglobato e immobilizzato in un unico istante. Era rimasto solo lo spazio, nella sua antica forma euclidea, a tre dimensioni, ma era scomparso il tempo.
Poi -ma che senso ha dire poi nel senza tempo?- provo terrore: intrappolato in un istante vuol dire essere intrappolato per l’eternità. L’universo senza tempo è dunque l’inferno?
Io, che fino a ieri divoravo il tempo, ora sono obbligato a restare fermo per sempre. Ma qual è il peccato che devo scontare? Forse è la fretta? Ma che peccato è la fretta? Il tempo è limitato. Non possiamo permetterci di sprecarlo. Nemmeno per riflettere.
Riflettere? Tutte le superfici di quest’inferno cristallizzato riflettono. Riflettono il mio volto tirato in un’espressione perennemente severa, la fronte spinta indietro e il mento avanti per guardare tutti in tralice. Riflettono le mie spalle tirate indietro per tenere le distanze. Riflettono il nodo della cravatta, la riga dei pantaloni, la caduta della giacca, tutti perfetti. Mi rimandano lo sguardo perennemente glaciale, e il sorriso artefatto di quando, raramente, elogio, incoraggio, promuovo. Sono una macchina a gettone: schiaccio il bottone dell’ira e scatta l’espressione dell’ira, premo quello del sorriso e salta fuori… una smorfia. Mai una volta che abbia azionato il pulsante dell’empatia. Mi vedo brutto. E per sempre mi sarei visto brutto, infinite volte, in infiniti specchi.
Sospirai. Nel naso e nella bocca, assieme all’aria, entrò il profumo del caffè, la pendola batté armoniosamente le sette, il corpo si stiracchiò voluttuosamente. Il rito del risveglio si stava ripetendo regolarmente. Ma questa volta mi girai sull’altro fianco. Oggi sarei andato tardi in ufficio. Mi riaddormentai.
Re: L'INFERNO di Giuseppe De Micheli
E bis anche per te, Giuseppe! Tutto a posto con i parametri!
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Re: L'INFERNO di Giuseppe De Micheli
Ciao Giuseppe,
Mi è piaciuta molto l'idea del tuo racconto, ma ho due osservazioni a livello di resa:
- Il tempo passato remoto nell'ultimo capoverso, quando il resto della narrazione è al presente o passato prossimo. Stona e non riesco a capirne il motivo.
- Forse sono io che prendo più alla lettera di quanto dovrei, ma se tutto si immobilizza nel momento del risveglio, perché si vede riflesso in giacca e cravatta?
Sono senz'altro aspetti minori e facilmente correggibili, ma per il momento mi hanno un po' rovinato il piacere della lettura, e questo è davvero un peccato perché la storia meritava.
Mi è piaciuta molto l'idea del tuo racconto, ma ho due osservazioni a livello di resa:
- Il tempo passato remoto nell'ultimo capoverso, quando il resto della narrazione è al presente o passato prossimo. Stona e non riesco a capirne il motivo.
- Forse sono io che prendo più alla lettera di quanto dovrei, ma se tutto si immobilizza nel momento del risveglio, perché si vede riflesso in giacca e cravatta?
Sono senz'altro aspetti minori e facilmente correggibili, ma per il momento mi hanno un po' rovinato il piacere della lettura, e questo è davvero un peccato perché la storia meritava.
- maria rosaria
- Messaggi: 687
Re: L'INFERNO di Giuseppe De Micheli
Ciao, Giuseppe.
Il tempo si ferma e il protagonista ha modo di riflettere su ciò/chi è veramente e prendere coscienza che forse è tempo di cambiare.
Un'idea non particolarmente originale ma che hai saputo gestire bene.
Peccato quel finale con un tempo verbale che proprio non mi piace.
Prova a riscrivere questo paragrafo con un tempo presente e nota poi quanto ne guadagna il tutto:
Alla prossima
Il tempo si ferma e il protagonista ha modo di riflettere su ciò/chi è veramente e prendere coscienza che forse è tempo di cambiare.
Un'idea non particolarmente originale ma che hai saputo gestire bene.
Peccato quel finale con un tempo verbale che proprio non mi piace.
Prova a riscrivere questo paragrafo con un tempo presente e nota poi quanto ne guadagna il tutto:
mezzomatto ha scritto:Sospirai. Nel naso e nella bocca, assieme all’aria, entrò il profumo del caffè, la pendola batté armoniosamente le sette, il corpo si stiracchiò voluttuosamente. Il rito del risveglio si stava ripetendo regolarmente. Ma questa volta mi girai sull’altro fianco. Oggi sarei andato tardi in ufficio. Mi riaddormentai.
Alla prossima
Maria Rosaria
Re: L'INFERNO di Giuseppe De Micheli
Ciao, Giuseppe!
Parlo come sempre di punteggiatura, e ti dico che normalmente un testo così continuativo mi infastidisce, ma la tua situazione è invece ideale: del resto il peccato del protagonista è la fretta. Quindi complimenti per il ritmo, che rallenta e accelera in corrispondenza del risveglio, del rito mattutino, della macchina e dei compiti che lo aspettano. Trovo piacevole anche la rivelazione, quel momento in cui riesce a vedersi in un attimo cristallizzato, e quel che vede non gli piace. La smorfia piuttosto che il sorriso, la severità gratuita e obbligata che gli sta stretta. La soluzione che trova per non vedersi brutto per sempre, quel suo rimettersi a dormire e lasciare la fretta almeno per questa volta, è molto azzeccata. C'è però un inceppo di tempi verbali nel penultimo paragrafo.
Devo dire anche che il racconto, per quanto piacevole, mi suona un po' fuori tema, forse sono io che non vedo questa sua decisione come sufficiente a introdurre un nuovo presente per sempre, o quel momento cristallizzato come un presente che rischia di essere eterno.
Ad ogni modo penso che tu abbia descritto un inferno molto personale e realistico!
Gat
Parlo come sempre di punteggiatura, e ti dico che normalmente un testo così continuativo mi infastidisce, ma la tua situazione è invece ideale: del resto il peccato del protagonista è la fretta. Quindi complimenti per il ritmo, che rallenta e accelera in corrispondenza del risveglio, del rito mattutino, della macchina e dei compiti che lo aspettano. Trovo piacevole anche la rivelazione, quel momento in cui riesce a vedersi in un attimo cristallizzato, e quel che vede non gli piace. La smorfia piuttosto che il sorriso, la severità gratuita e obbligata che gli sta stretta. La soluzione che trova per non vedersi brutto per sempre, quel suo rimettersi a dormire e lasciare la fretta almeno per questa volta, è molto azzeccata. C'è però un inceppo di tempi verbali nel penultimo paragrafo.
Devo dire anche che il racconto, per quanto piacevole, mi suona un po' fuori tema, forse sono io che non vedo questa sua decisione come sufficiente a introdurre un nuovo presente per sempre, o quel momento cristallizzato come un presente che rischia di essere eterno.
Ad ogni modo penso che tu abbia descritto un inferno molto personale e realistico!
Gat
- giancarmine trotta
- Messaggi: 383
Re: L'INFERNO di Giuseppe De Micheli
Ciao Giuseppe,
hai costruito una buona storia, sensata, ben strutturata, ma sei caduto sulle classiche bucce di banana. MC e la fretta delle quattro ore (per chi le ha a disposizione...) fanno di questi scherzi. Ti hanno già detto dei verbi (non posso che confermare le perplessità espresse negli altri commenti) e ti volevo far notare una cosa: già alla prima frase la virgola non mi convince --Di solito il mio risveglio comincia dal naso, la prima cosa che sento è l’odore delizioso del caffè che la cameriera mi serve in camera--
Io avrei visto una e congiunzione o un punto.
E' una virgola, ma essendo alla prima frase, mi ha colpito.
L'idea è buona e lo sviluppo discreto ma migliorabile.
Alla prossima lettura,
G.
hai costruito una buona storia, sensata, ben strutturata, ma sei caduto sulle classiche bucce di banana. MC e la fretta delle quattro ore (per chi le ha a disposizione...) fanno di questi scherzi. Ti hanno già detto dei verbi (non posso che confermare le perplessità espresse negli altri commenti) e ti volevo far notare una cosa: già alla prima frase la virgola non mi convince --Di solito il mio risveglio comincia dal naso, la prima cosa che sento è l’odore delizioso del caffè che la cameriera mi serve in camera--
Io avrei visto una e congiunzione o un punto.
E' una virgola, ma essendo alla prima frase, mi ha colpito.
L'idea è buona e lo sviluppo discreto ma migliorabile.
Alla prossima lettura,
G.
- eleonora.rossetti
- Messaggi: 553
Re: L'INFERNO di Giuseppe De Micheli
Ciao Giuseppe,
ho un po' faticato a trovare il tema, al principio, poi ho capito - se non erro - che lo consideri il tempo cristallizzato in cui lui ha questa "epifania" in cui vede, una proiezione di sé nel futuro e, logicamente, si spaventa sapendo dove andrà a parare.
Mi sono piaciute le descrizioni delle fasi del risveglio e la cadenza della canonica giornata, un po' meno nella seconda parte la pesante presenza degli avverbi che mi hanno appesantito la narrazione. Non dico che siano il male assoluto, ma così tanti in poco spazio mi ha molto "rallentato" nella lettura.
Un racconto tutto sommato discreto, anche se perfettibile.
A rileggerci!
ho un po' faticato a trovare il tema, al principio, poi ho capito - se non erro - che lo consideri il tempo cristallizzato in cui lui ha questa "epifania" in cui vede, una proiezione di sé nel futuro e, logicamente, si spaventa sapendo dove andrà a parare.
Mi sono piaciute le descrizioni delle fasi del risveglio e la cadenza della canonica giornata, un po' meno nella seconda parte la pesante presenza degli avverbi che mi hanno appesantito la narrazione. Non dico che siano il male assoluto, ma così tanti in poco spazio mi ha molto "rallentato" nella lettura.
Un racconto tutto sommato discreto, anche se perfettibile.
A rileggerci!
Uccidi scrivendo.
- TinaCaramanico1
- Messaggi: 43
Re: L'INFERNO di Giuseppe De Micheli
L’aderenza al tema c’è: il protagonista scopre di aver fino a quel momento sprecato il suo tempo, e quindi ripartirà dopo questa rivelazione più consapevole verso “un altro presente”. Il racconto mi piace, mi piace soprattutto come hai reso prima il ritmo convulso della vita quotidiana del protagonista e poi, nella seconda parte, il fermo-immagine di questo presente che si dilata all’infinito. Una cosa però non mi ha soddisfatta: il finale. Mi pare un po’ tirato via, risolve in modo frettoloso e piuttosto ovvio la riflessione precedente, che mi aveva fatto sperare qualcosa di più, di meno scontato. Io proprio mi inventerei un altro finale, più originale e incisivo.
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- Messaggi: 65
Re: L'INFERNO di Giuseppe De Micheli
Ciao Giuseppe.
Ma perchè un uomo così pressato dagli affari della vita, ha il tempo di scandire e frammentare il proprio quotidiano risveglio in una summa di piccoli insignificanti particolari? Non ce lo vedo proprio!
A parte questa riflessione ilare, ci troviamo di fronte ad una riflessione esistenziale, un momento di epifania, più che ad un vero e proprio racconto. E come tutti i veri momenti di epifania si rivelano in maniera improvvisa, quasi cataclismatica, in grado di sovvertire l'ordine del mondo e del tempo di chi li vive.
In quest'ottica apprezzo l'idea alla base dello stile del racconto, pur dovendo sottolineare il sapore un po' troppo didascalico dell'insieme, che va' ad inficiarne l'incisività e la godibilità complessiva.
Ma perchè un uomo così pressato dagli affari della vita, ha il tempo di scandire e frammentare il proprio quotidiano risveglio in una summa di piccoli insignificanti particolari? Non ce lo vedo proprio!
A parte questa riflessione ilare, ci troviamo di fronte ad una riflessione esistenziale, un momento di epifania, più che ad un vero e proprio racconto. E come tutti i veri momenti di epifania si rivelano in maniera improvvisa, quasi cataclismatica, in grado di sovvertire l'ordine del mondo e del tempo di chi li vive.
In quest'ottica apprezzo l'idea alla base dello stile del racconto, pur dovendo sottolineare il sapore un po' troppo didascalico dell'insieme, che va' ad inficiarne l'incisività e la godibilità complessiva.
- raffaele.marra
- Messaggi: 397
Re: L'INFERNO di Giuseppe De Micheli
Sebbene non sia affatto originale, l'idea di partenza è sicuramente affascinante e genera attenzione e curiosità nel lettore. La descrizione dell'inferno cristallizzato in un attimo eterno, una sorta di perenne presente, è efficace e ben sostenuta da uno stile attento. Il racconto, però, non riesce ad andare oltre questo fascino insito nell'idea di fondo. Ho l'impressione che risenta un po', nella parte finale, della fretta o della carenza di caratteri.
Re: L'INFERNO di Giuseppe De Micheli
mezzomatto ha scritto:L’INFERNO.
Di solito il mio risveglio comincia dal naso, la prima cosa che sento è l’odore delizioso del caffè.
Vi prego appena svegli meglio l'odore del Napalm che quello del caffè..
A parte questa piccola risibile nota personale il tuo racconto è carino, simpatico, efficace nella sua oppressività, ma a parte l'invidia per il fatto che vorrei io potermi girare nel letto e restare a dormire- tipo tutte le mattine che Dio mi ha dato - non mi comunica molto. Il tema è centratissimo, ma non mi sale l'emozione. Mettici che sei capitato in un gruppo dove ci sono almeno già 4 racconti meritevolissimi e perfetti e lo slittamento è servito :( sarà per la prossima!
#AbbassoIlTerzoPuntino #NonSmerigliateLeBalle
#LicenzaPoeticaGrammatica
Adoro le critiche, ma -ve prego!- che siano costruttive!!
#LicenzaPoeticaGrammatica
Adoro le critiche, ma -ve prego!- che siano costruttive!!
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