La tavola perfetta
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La tavola perfetta
La tavola era apparecchiata di tutto punto. Ellen scelse con cura le posate, in argento, disponendole secondo l'ordine previsto dal galateo. Mise estrema attenzione nell'abbinamento del colore della tovaglia con quello del servizio in porcellana Bone China, i cui meravigliosi piatti, leggermente trasparenti se osservati controluce, erano di una delicata e raffinata tonalità ne' troppo bianca ne' troppo poco bianca. L'elegante effetto ton sur ton dava pieno risalto alle posate, impreziosendole ulteriormente. I calici erano in sottilissimo cristallo di Boemia, impalpabili e leggeri e, con la loro assoluta trasparenza, non creavano alcuna discromia. Il tutto era completato da un centrotavola composto da piccoli fiori bianchi, privi di odore per non disturbare le narici degli invitati, poichè un odore troppo aggressivo avrebbe potuto alterare la percezione gustativa delle pietanze previste per la cena.
Intorno alla tavola erano disposte otto sedie equidistanti tra di loro, eccezion fatta per le postazioni a capotavola destinate ai due padroni di casa. Un lieve sentore di muschio bianco aleggiava per la casa: Ellen ebbe cura di non far trapelare l'odore di cibo dalla cucina, sarebbe risultato volgare.
L'ampia sala da pranzo era illuminata al centro da una imponente, alta e arcuata lampada che, con la sua cupola in acciaio, sovrastava la tavola pronta per il convivio. La luce si rifletteva lievemente sul soffitto obliquo che, nonostante l'appartamento fosse in una soffitta, risultava piuttosto alto. Era tutto perfetto in ogni minimo dettaglio: il pavimento in legno scuro rifletteva il mobilio come uno specchio e ogni oggetto nella stanza aveva un preciso intento nella sua disposizione, creando un infinito numero di scenari fatti di accostamenti stilistici e cromatici. Ellen guardò l'orologio sulla parete che segnava le 9. Mancava soltanto un'ora all'arrivo degli invitati. Percorse la stanza lentamente, camminando intorno alla tavola. Passò una mano sulla tovaglia per verificare che fosse liscia e priva di grinze: un lieve sorriso increspò il suo volto bianco e levigato. Era sicura che sarebbe stata una cena perfetta, il menù fu curato nei minimi dettagli e ogni piatto era intimamente legato al precedente e al successivo: tutto, come la sua casa, in perfetta armonia.
Ellen si recò in cucina per gli ultimi preparativi. Le pietanze erano pronte, gli antipasti impiattati. La caraffa dove avrebbe preparato il margarita era sul piano in acciaio inox della cucina: cinque decimi di tequila, tre decimi di triple sec, due decimi di succo di lime, arsenico. Preparò i bicchieri inumidendone i bordi e capovolgendoli su un cumulo di sale fino. Guardò la caraffa. Un lieve sorriso increspò il suo volto bianco e levigato. Riempí i bicchieri con il cocktail. Il delitto sarebbe stato in perfetta armonia con la cena, con la tavola, con tutto quanto: come la sua casa.
Intorno alla tavola erano disposte otto sedie equidistanti tra di loro, eccezion fatta per le postazioni a capotavola destinate ai due padroni di casa. Un lieve sentore di muschio bianco aleggiava per la casa: Ellen ebbe cura di non far trapelare l'odore di cibo dalla cucina, sarebbe risultato volgare.
L'ampia sala da pranzo era illuminata al centro da una imponente, alta e arcuata lampada che, con la sua cupola in acciaio, sovrastava la tavola pronta per il convivio. La luce si rifletteva lievemente sul soffitto obliquo che, nonostante l'appartamento fosse in una soffitta, risultava piuttosto alto. Era tutto perfetto in ogni minimo dettaglio: il pavimento in legno scuro rifletteva il mobilio come uno specchio e ogni oggetto nella stanza aveva un preciso intento nella sua disposizione, creando un infinito numero di scenari fatti di accostamenti stilistici e cromatici. Ellen guardò l'orologio sulla parete che segnava le 9. Mancava soltanto un'ora all'arrivo degli invitati. Percorse la stanza lentamente, camminando intorno alla tavola. Passò una mano sulla tovaglia per verificare che fosse liscia e priva di grinze: un lieve sorriso increspò il suo volto bianco e levigato. Era sicura che sarebbe stata una cena perfetta, il menù fu curato nei minimi dettagli e ogni piatto era intimamente legato al precedente e al successivo: tutto, come la sua casa, in perfetta armonia.
Ellen si recò in cucina per gli ultimi preparativi. Le pietanze erano pronte, gli antipasti impiattati. La caraffa dove avrebbe preparato il margarita era sul piano in acciaio inox della cucina: cinque decimi di tequila, tre decimi di triple sec, due decimi di succo di lime, arsenico. Preparò i bicchieri inumidendone i bordi e capovolgendoli su un cumulo di sale fino. Guardò la caraffa. Un lieve sorriso increspò il suo volto bianco e levigato. Riempí i bicchieri con il cocktail. Il delitto sarebbe stato in perfetta armonia con la cena, con la tavola, con tutto quanto: come la sua casa.
Re: La tavola perfetta
Ciao Marta e benvenuta su Minuti Contati! Tutto ok con caratteri e tempo, ma essendo nuova dovresti presentarti con nome e cognome (a meno che non ti chiami Marta Emme). Se intendi rimanere anonima puoi scrivermi su peter7413@gmail.com, sono Maurizio Bertino. In alternativa, se non hai problemi con l'identità, t'invito a entrare nel gruppo fb per goderti al meglio l'edizione e interagire al 100% con la community :)
Re: La tavola perfetta
Il racconto mi sembra un poco fuori tema: difficile immaginare un appartamento intero e tanto raffinato in una soffitta. Un sottotetto, al limite. Ma per soffitta si intende un’altra cosa, uno spazio grezzo dove si tengono le cose e i mobili vecchi. Anche i limiti di orario sono poco espliciti: la cena dovrebbe iniziare alle 10, ma chi ci garantisce (e perché) la strage da avvelenamento proprio all’una di notte? Soprattutto resta senza risposta, nemmeno ipotetica, la domanda che il lettore non può fare a meno di farsi: chi sono questi invitati? E perché l’ospite vuole farli fuori?
A presto e grazie per la lettura.
A presto e grazie per la lettura.
- Luca Nesler
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Re: La tavola perfetta
[premessa: per il rispetto di tutti e, sapendo che ognuno preferisce le critiche ai complimenti, ho deciso di commentare senza leggere gli altri commenti e di accantonare qualunque filtro cortese. Ti prego di non confondere questo atteggiamento con mancanza di stima e di ricordare che giudico il racconto e non l'autore/autrice.]
Ciao Marta! Piacere di conoscerti e spero che non mi giudicherai male. Preferisco commentare al massimo delle mie possibilità, col rischio di sbagliare (che valuterai tu) piuttosto che non fornire possibilità di riflessione e di crescita.
Veniamo alla trama:
Vediamo una donna, Ellen, che ha una cura maniacale nel preparare (in realtà l'ha già preparata) una cena che sarà teatro di un delitto. La trama ha tre problemi:
1- è un testo unicamente descrittivo e, anche se ben fatto, risulta pesante e poco attraente.
2- non si conoscono i dettagli del delitto: ucciderà tutti, una persona sola, omicidio suicidio? Perché compie un delitto? Perché tiene tanto che sia in armonia col resto e ci tiene tanto? Non so nulla, quindi non arriva ad interessare.
3- Essendo un testo puramente descrittivo e non infarcito di motivazioni, quando arriva la notizia che ci sarà un delitto, non ottiene un colpo di scena, ma una sorta di chiarificazione che non turba né emoziona. Diverso sarebbe stato se il testo prima avesse condotto il lettore verso una direzione diversa, invece qui c'è solo attesa di scoprire cosa c'è dietro questa cena.
Sulla tecnica:
- "ne' troppo bianca ne' troppo poco bianca" immagino che gli apostrofi siano dovuti a una tastiera particolare. Comunque, su questa frase io avrei usato qualcosa tipo "né troppo bianca né troppo opaca" o qualcosa di simile per evitare la ridondanza che inceppa un po' la lettura di quella parte.
- "Passò una mano sulla tovaglia per verificare che fosse liscia e priva di grinze: il suo volto bianco e levigato" levigato ricorda il legno o l'argilla. O c'è qualcosa che non ho capito della protagonista o non penso che sia adatto. Inoltre dire che il viso è bianco dà l'idea di un pallore estremo e inquietante, tipo cadavere. Ho pensato fosse per il fatto che la donna non sia mai uscita dalla soffitta, ma non colgo alcun nesso nella trama perché questa cosa sia significativa. Ho riflettuto molto, quindi, se non è una tua necessità narrativa, penso che sarebbe stato più agile dire "pallido". Inoltre ti segnalo i due punti. In questa parte il sorriso non è una spiegazione della parte precedente, quindi penso che sarebbe stato più adeguato un punto fermo.
- " il menù fu curato nei minimi dettagli" Il menù era curato nei minimi dettagli o era stato curato.
- "piatto era intimamente legato al precedente e al successivo: tutto, come la sua casa, in perfetta armonia" l'avverbio "intimamente" potrebbe essere eccessivo e rallenta la lettura. Inoltre non so se semanticamente si adatta alla circostanza: qual è l'intimità o la natura intima di una pietanza? Poi accenni al fatto che la sua casa sia perfetta, ma noi abbiamo visto solo la tavola e la sala da pranzo. Se volevi far collimare tutta la descrizione in questo paragone, credo che sarebbe stato più efficace dire "come la sala da pranzo" o "come la tavola". Hai capito.
- "Ellen si recò in cucina..." come ho scritto a Laura, questo è il mio pallino della scelta di determinate parole. Recò è un sinonimo inusuale per espressioni molto usate. Un vocabolo che dia meno nell'occhio funzionerebbe meglio rendendo la lettura più fluida.
- "sorriso sul volto bianco e levigato" qui richiami alla parte sopra, ma non vedo il motivo di un richiamo letterale. Non c'è un sottotesto che lo giustifichi, come un nuovo significato.
Ciao Marta! Piacere di conoscerti e spero che non mi giudicherai male. Preferisco commentare al massimo delle mie possibilità, col rischio di sbagliare (che valuterai tu) piuttosto che non fornire possibilità di riflessione e di crescita.
Veniamo alla trama:
Vediamo una donna, Ellen, che ha una cura maniacale nel preparare (in realtà l'ha già preparata) una cena che sarà teatro di un delitto. La trama ha tre problemi:
1- è un testo unicamente descrittivo e, anche se ben fatto, risulta pesante e poco attraente.
2- non si conoscono i dettagli del delitto: ucciderà tutti, una persona sola, omicidio suicidio? Perché compie un delitto? Perché tiene tanto che sia in armonia col resto e ci tiene tanto? Non so nulla, quindi non arriva ad interessare.
3- Essendo un testo puramente descrittivo e non infarcito di motivazioni, quando arriva la notizia che ci sarà un delitto, non ottiene un colpo di scena, ma una sorta di chiarificazione che non turba né emoziona. Diverso sarebbe stato se il testo prima avesse condotto il lettore verso una direzione diversa, invece qui c'è solo attesa di scoprire cosa c'è dietro questa cena.
Sulla tecnica:
- "ne' troppo bianca ne' troppo poco bianca" immagino che gli apostrofi siano dovuti a una tastiera particolare. Comunque, su questa frase io avrei usato qualcosa tipo "né troppo bianca né troppo opaca" o qualcosa di simile per evitare la ridondanza che inceppa un po' la lettura di quella parte.
- "Passò una mano sulla tovaglia per verificare che fosse liscia e priva di grinze: il suo volto bianco e levigato" levigato ricorda il legno o l'argilla. O c'è qualcosa che non ho capito della protagonista o non penso che sia adatto. Inoltre dire che il viso è bianco dà l'idea di un pallore estremo e inquietante, tipo cadavere. Ho pensato fosse per il fatto che la donna non sia mai uscita dalla soffitta, ma non colgo alcun nesso nella trama perché questa cosa sia significativa. Ho riflettuto molto, quindi, se non è una tua necessità narrativa, penso che sarebbe stato più agile dire "pallido". Inoltre ti segnalo i due punti. In questa parte il sorriso non è una spiegazione della parte precedente, quindi penso che sarebbe stato più adeguato un punto fermo.
- " il menù fu curato nei minimi dettagli" Il menù era curato nei minimi dettagli o era stato curato.
- "piatto era intimamente legato al precedente e al successivo: tutto, come la sua casa, in perfetta armonia" l'avverbio "intimamente" potrebbe essere eccessivo e rallenta la lettura. Inoltre non so se semanticamente si adatta alla circostanza: qual è l'intimità o la natura intima di una pietanza? Poi accenni al fatto che la sua casa sia perfetta, ma noi abbiamo visto solo la tavola e la sala da pranzo. Se volevi far collimare tutta la descrizione in questo paragone, credo che sarebbe stato più efficace dire "come la sala da pranzo" o "come la tavola". Hai capito.
- "Ellen si recò in cucina..." come ho scritto a Laura, questo è il mio pallino della scelta di determinate parole. Recò è un sinonimo inusuale per espressioni molto usate. Un vocabolo che dia meno nell'occhio funzionerebbe meglio rendendo la lettura più fluida.
- "sorriso sul volto bianco e levigato" qui richiami alla parte sopra, ma non vedo il motivo di un richiamo letterale. Non c'è un sottotesto che lo giustifichi, come un nuovo significato.
- Wladimiro Borchi
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Re: La tavola perfetta
La tavola perfetta - Marta Emme
Con l'espediente di infilare l'appartamento in soffitta, hai fatto in modo di "rispettare il tema" con un racconto che, di fatto, poteva svolgersi in qualsiasi abitazione.
Il "virgolettato" è d'obbligo.
Sinceramente avrei aggiunto una motivazione forte per cui la nostra serial-killer, ossessionata dalla perfezione, nel proprio delirio ossessivo compulsivo, abiti in una soffitta. In assenza, secondo me, è un espediente narrativo un po' fine a sé stesso, per costringere il "commentatore" a dire che, formalmente, "la soffitta" c'è.
In realtà, però, della soffitta manca tutto: la polvere, l'odore di legno e stantio, le ragnatele e lo zampettare nascosto di piccoli roditori.
Immagino che la nostra guest star volesse proprio quello (o qualcosa di molto simile).
Nel complesso lo stile che hai utilizzato mi è piaciuto molto e la descrizione, seppur esageratamente minuziosa, aveva un senso perché utile a far capire al lettore il disturbo compulsivo della dolce Ellen. Non credo, quindi, che si possa parlare di "infodump" in questo caso.
La cosa che manca del tutto è quella di poter empatizzare in qualche modo con le future vittime.
Mi torna che sia irrilevante, forse, per Ellen dare un motivo alla loro morte. Un personaggio del genere le potrebbe avere scelte unicamente perché il colore della loro pelle si intonava a quello della tovaglia su cui sarebbero stramazzati. Ma non sapere niente niente di loro, alla fine del racconto, ci lascia con il senso di una bella descrizione e poco più.
L'idea (fuori tema) è comunque molto buona e con un respiro più ampio (aggiungendo altrettante battute) ne potrebbe venir fuori un racconto davvero interessante.
A rileggerci presto.
Wladimiro
Con l'espediente di infilare l'appartamento in soffitta, hai fatto in modo di "rispettare il tema" con un racconto che, di fatto, poteva svolgersi in qualsiasi abitazione.
Il "virgolettato" è d'obbligo.
Sinceramente avrei aggiunto una motivazione forte per cui la nostra serial-killer, ossessionata dalla perfezione, nel proprio delirio ossessivo compulsivo, abiti in una soffitta. In assenza, secondo me, è un espediente narrativo un po' fine a sé stesso, per costringere il "commentatore" a dire che, formalmente, "la soffitta" c'è.
In realtà, però, della soffitta manca tutto: la polvere, l'odore di legno e stantio, le ragnatele e lo zampettare nascosto di piccoli roditori.
Immagino che la nostra guest star volesse proprio quello (o qualcosa di molto simile).
Nel complesso lo stile che hai utilizzato mi è piaciuto molto e la descrizione, seppur esageratamente minuziosa, aveva un senso perché utile a far capire al lettore il disturbo compulsivo della dolce Ellen. Non credo, quindi, che si possa parlare di "infodump" in questo caso.
La cosa che manca del tutto è quella di poter empatizzare in qualche modo con le future vittime.
Mi torna che sia irrilevante, forse, per Ellen dare un motivo alla loro morte. Un personaggio del genere le potrebbe avere scelte unicamente perché il colore della loro pelle si intonava a quello della tovaglia su cui sarebbero stramazzati. Ma non sapere niente niente di loro, alla fine del racconto, ci lascia con il senso di una bella descrizione e poco più.
L'idea (fuori tema) è comunque molto buona e con un respiro più ampio (aggiungendo altrettante battute) ne potrebbe venir fuori un racconto davvero interessante.
A rileggerci presto.
Wladimiro
IMBUTO!!!
- zorrozagni
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Re: La tavola perfetta
Ciao, una veloce precisazione visto che sono nuovo e non mi conoscete: quando faccio editing o commento un testo mi concentro sui punti deboli, credo sia questo il servizio più gradito per chi si vuole migliorare. Per questo i miei commenti potranno sembrare forse critici, ma non c’è nessun intento denigratorio, solo analitico.
Commento:
Questo racconto l’ho trovato troppo descrittivo. A livello formale sembra si sia cercato di impreziosire, seppur con sbavature (“ne' troppo bianca ne' troppo poco bianca. “), una trama assente, che arriva solo alla fine completamente sganciata dal resto. Mi pare anche un po’ forzato il vincolo di contesto, sia come orario sia come luogo. Altro punto debole, se il veleno sta nel’aperitivo, come mai preparare un’intera cena con così tanta cura? Sicuramente ci metterà un po’ a fare effetto, ma le due parti del racconto (tavola e omicidi) sembrano estranei l’uno all’altro.
Commento:
Questo racconto l’ho trovato troppo descrittivo. A livello formale sembra si sia cercato di impreziosire, seppur con sbavature (“ne' troppo bianca ne' troppo poco bianca. “), una trama assente, che arriva solo alla fine completamente sganciata dal resto. Mi pare anche un po’ forzato il vincolo di contesto, sia come orario sia come luogo. Altro punto debole, se il veleno sta nel’aperitivo, come mai preparare un’intera cena con così tanta cura? Sicuramente ci metterà un po’ a fare effetto, ma le due parti del racconto (tavola e omicidi) sembrano estranei l’uno all’altro.
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Re: La tavola perfetta
Buongiorno Marta.
Il racconto è indubbiamente ben scritto, con uno stile chiaro che porti avanti con semplicità. È tutto una descrizione, molto ben fatta, ma l'avrei apprezzata ancora di più se fosse stata intramezzata da scene che facessero presagire, o spiegassero in qualche modo, perché di lì a breve ci sarebbe stata una strage. Il tema "soffitta" credo sia stato un po' forzato, così è arrivato a me. La tua scrittura sembra poco faticosa ed è una cosa che apprezzo molto in un testo. Una sola, stupida, postilla: i piatti quasi trasparenti, e i bicchieri trasparenti. Avrei cercato un sinonimo. Certo che coi minuti contati è dura stare attenti a tutto!
Grazie
Isa
Il racconto è indubbiamente ben scritto, con uno stile chiaro che porti avanti con semplicità. È tutto una descrizione, molto ben fatta, ma l'avrei apprezzata ancora di più se fosse stata intramezzata da scene che facessero presagire, o spiegassero in qualche modo, perché di lì a breve ci sarebbe stata una strage. Il tema "soffitta" credo sia stato un po' forzato, così è arrivato a me. La tua scrittura sembra poco faticosa ed è una cosa che apprezzo molto in un testo. Una sola, stupida, postilla: i piatti quasi trasparenti, e i bicchieri trasparenti. Avrei cercato un sinonimo. Certo che coi minuti contati è dura stare attenti a tutto!
Grazie
Isa
Re: La tavola perfetta
Genere: thriller, crime
Partiamo dal tema che purtroppo manca. indicare che la tavola è in soffitta non è sufficiente per centrarlo, sembra veramente messo solo per la formalità della cosa.
Una lunga descrizione di come è stato preparato il luogo di un delitto seriale, la descrizione minuziosa e progressiva non è affatto male, manca però il resto.
Tralasciando alcuni singoli termini che possono essere aggiustati successivamente il problema è la mancanza totale di elementi che facciano capire chi è e perché la protagonista presenta i sintomi di una psicosi o ha fatto una scelta estrema per i suoi invitati.
La descrizione andava inframmentata da elementi non descrittivi, dei flashback, dei pensieri, che dessero modo di empatizzare con lei o con gli invitati.
Il finale, lineare con il resto della descrizione arriva non come un colpo di scena ma come una normale conclusione della descrizione. Se precedentemente ci fosse stato modo di scegliere da che parte stare funzionerebbe senza problemi, così com'è concorre solo al raggiungimento delle parole.
Nel complesso il racconto è carino, scorre bene, si legge facilmente anche se non dà nulla al lettore per renderlo memorabile.
Partiamo dal tema che purtroppo manca. indicare che la tavola è in soffitta non è sufficiente per centrarlo, sembra veramente messo solo per la formalità della cosa.
Una lunga descrizione di come è stato preparato il luogo di un delitto seriale, la descrizione minuziosa e progressiva non è affatto male, manca però il resto.
Tralasciando alcuni singoli termini che possono essere aggiustati successivamente il problema è la mancanza totale di elementi che facciano capire chi è e perché la protagonista presenta i sintomi di una psicosi o ha fatto una scelta estrema per i suoi invitati.
La descrizione andava inframmentata da elementi non descrittivi, dei flashback, dei pensieri, che dessero modo di empatizzare con lei o con gli invitati.
Il finale, lineare con il resto della descrizione arriva non come un colpo di scena ma come una normale conclusione della descrizione. Se precedentemente ci fosse stato modo di scegliere da che parte stare funzionerebbe senza problemi, così com'è concorre solo al raggiungimento delle parole.
Nel complesso il racconto è carino, scorre bene, si legge facilmente anche se non dà nulla al lettore per renderlo memorabile.
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Re: La tavola perfetta
Ciao Marta, sfortunatamente un testo che, mio limite, davvero non ho capito. Una lunga descrizione, devo dire un po eccessiva, e in troppi casi anche molto tecnica, che non lascia il fiato di respirare e che svela la reale storia nell'arco delle ultime due frasi e con letteralmente solo due parole chiave "arsenico" e "omicidio". E se da un lato immagino che l'intenzione fosse di una rivelazione, il risultato è più di una lunga corsa verso un traguardo, corsa talmente veloce che si rischia di mancare il traguardo se ci si perde quelle uniche parole, specie dopo tutto il tecnicismo precedente. Insomma no, non mi sento di poter esprimere a livello personale un parere positivo sulla realizzazione, così come sull'idea in realtà, non perché sgradevole ma perché non riesce a suonarmi bene l'idea di una tavola così imbandita per una cena così elegante, tutto in una Soffitta. Per il resto, l'idea poteva funzionare, se però realizzata in un contesto differente, magari che mostrasse la donna prendere dalla soffitta gli utensili necessari all'omicidio, che ci lasciasse degli accenni su chi è questa donna e quali sono i motivi del suo gesto.
Re: La tavola perfetta
RACCONTO SQUALIFICATO IN QUANTO LA SUA AUTRICE NON HA POSTATO COMMENTI E CLASSIFICA. MARTA EMME SARA' INOLTRE SQUALIFICATA ANCHE PER LA PROSSIMA EDIZIONE.
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