Zampa di legno
Zampa di legno
- Chi arriva ultimo è una checca!
I ragazzini si lanciarono giù per la scarpata tra rocce e sterpaglie gridando a perdifiato. Stefano fece qualche passo fino all’orlo del precipizio e guardò giù asciugandosi il naso con il dorso della mano. I suoi amici erano già arrivati alla spiaggia e si stavano spogliando per fare il bagno. Uno di loro alzò gli occhi e lo vide.
- Guardate zampa di legno! – Gridò. – Non ci ha neanche provato!
Tutti risero, poi si dimenticarono di lui e si gettarono nel blu per rinfrescarsi.
Stefano tornò a casa a testa bassa, la gamba gli faceva male perché non aveva fatto gli esercizi che gli aveva consigliato il medico. Del resto, non sarebbero serviti a rendergli la funzionalità dell’arto, avrebbero solo limitato i danni dell’incidente.
Si sdraiò sul letto e guardò le pale che giravano sul soffitto con i pesci di legno che pendevano e si rincorrevano come in una giostra. Non era affranto né avvilito: era arrabbiato. La gamba non gli permetteva di fare tutte le cose che faceva prima, ma era ancora lo stesso bambino che giocava a pallone e che aveva sollevato la coppa della scuola.
Gli altri non riuscivano più a vedere quanto fosse forte e temerario, vedevano solo lo storpio. Zampa di legno. Un perdente.
Quella notte non riuscì a dormire, c’era la luna piena e il chiarore, attraverso le imposte, si rifletteva sul soffitto. Il vento prese a soffiare forte portando l’odore del mare e dei fiori selvatici che crescevano sulla scogliera.
Si alzò a fatica, la gamba gli faceva ancora male e si era gonfiata vicino al ginocchio. Allontanò il tutore con le stecche metalliche e si infilò la felpa con il cappuccio. Uscì e vide che la luna era più grande del solito: sembrava un enorme occhio nel cielo nero.
Si diresse verso la scarpata zoppicando, trafitto dalle raffiche del vento, bagnato dalla bruma, rallentato da rocce e rovi. A ogni passo il dolore aumentava, ma nello stesso tempo aumentava anche la sua determinazione, diventava più forte.
Quando arrivò sul picco più alto, guardò il mare e lo vide ammantato d’argento, come se fosse ricoperto di scaglie. Gli sembrava di avere la febbre perché bruciava come se qualcuno gli avesse acceso un braciere nel petto. Cominciò a scendere con cautela rischiando di inciampare e rotolare a ogni passo, ma le mani erano forti e si aggrappavano saldamente a ogni appiglio.
Raggiunse la spiaggia e si tolse le scarpe. Il dolore della gamba era lancinante e quasi non lo faceva respirare. Si trascinò fino alla risacca e lasciò che il lento respiro del mare spingesse le onde fino a lui.
L’acqua gli lambiva le caviglie e pareva alleviare il male che lo affliggeva.
Il tenue chiarore del mattino annunciò il nuovo giorno e Stefano restò ancora un poco, perché voleva essere il primo a vedere l’alba.
I ragazzini si lanciarono giù per la scarpata tra rocce e sterpaglie gridando a perdifiato. Stefano fece qualche passo fino all’orlo del precipizio e guardò giù asciugandosi il naso con il dorso della mano. I suoi amici erano già arrivati alla spiaggia e si stavano spogliando per fare il bagno. Uno di loro alzò gli occhi e lo vide.
- Guardate zampa di legno! – Gridò. – Non ci ha neanche provato!
Tutti risero, poi si dimenticarono di lui e si gettarono nel blu per rinfrescarsi.
Stefano tornò a casa a testa bassa, la gamba gli faceva male perché non aveva fatto gli esercizi che gli aveva consigliato il medico. Del resto, non sarebbero serviti a rendergli la funzionalità dell’arto, avrebbero solo limitato i danni dell’incidente.
Si sdraiò sul letto e guardò le pale che giravano sul soffitto con i pesci di legno che pendevano e si rincorrevano come in una giostra. Non era affranto né avvilito: era arrabbiato. La gamba non gli permetteva di fare tutte le cose che faceva prima, ma era ancora lo stesso bambino che giocava a pallone e che aveva sollevato la coppa della scuola.
Gli altri non riuscivano più a vedere quanto fosse forte e temerario, vedevano solo lo storpio. Zampa di legno. Un perdente.
Quella notte non riuscì a dormire, c’era la luna piena e il chiarore, attraverso le imposte, si rifletteva sul soffitto. Il vento prese a soffiare forte portando l’odore del mare e dei fiori selvatici che crescevano sulla scogliera.
Si alzò a fatica, la gamba gli faceva ancora male e si era gonfiata vicino al ginocchio. Allontanò il tutore con le stecche metalliche e si infilò la felpa con il cappuccio. Uscì e vide che la luna era più grande del solito: sembrava un enorme occhio nel cielo nero.
Si diresse verso la scarpata zoppicando, trafitto dalle raffiche del vento, bagnato dalla bruma, rallentato da rocce e rovi. A ogni passo il dolore aumentava, ma nello stesso tempo aumentava anche la sua determinazione, diventava più forte.
Quando arrivò sul picco più alto, guardò il mare e lo vide ammantato d’argento, come se fosse ricoperto di scaglie. Gli sembrava di avere la febbre perché bruciava come se qualcuno gli avesse acceso un braciere nel petto. Cominciò a scendere con cautela rischiando di inciampare e rotolare a ogni passo, ma le mani erano forti e si aggrappavano saldamente a ogni appiglio.
Raggiunse la spiaggia e si tolse le scarpe. Il dolore della gamba era lancinante e quasi non lo faceva respirare. Si trascinò fino alla risacca e lasciò che il lento respiro del mare spingesse le onde fino a lui.
L’acqua gli lambiva le caviglie e pareva alleviare il male che lo affliggeva.
Il tenue chiarore del mattino annunciò il nuovo giorno e Stefano restò ancora un poco, perché voleva essere il primo a vedere l’alba.
Uno scrittore è un mondo intrappolato in una persona (Victor Hugo)
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Re: Zampa di legno
Ciao, Angela! :)
Il tuo racconto, perfettamente aderente alla tematica, è molto commovente e sei riuscita in pieno a coinvolgere il lettore nella sofferenza del protagonista. Il finale mi ha lasciata un po’ perplessa. Non ho capito esattamente perché Zampa di legno vuole arrivare fino al mare, e perché rimane sulla risacca fino al mattino. E’ semplicemente un tentativo di alleviare il dolore fisico? O c’è qualcosa di più? Non ho nulla da eccepire riguardo alla forma, che è ottima. Complimenti! :)
Il tuo racconto, perfettamente aderente alla tematica, è molto commovente e sei riuscita in pieno a coinvolgere il lettore nella sofferenza del protagonista. Il finale mi ha lasciata un po’ perplessa. Non ho capito esattamente perché Zampa di legno vuole arrivare fino al mare, e perché rimane sulla risacca fino al mattino. E’ semplicemente un tentativo di alleviare il dolore fisico? O c’è qualcosa di più? Non ho nulla da eccepire riguardo alla forma, che è ottima. Complimenti! :)
Re: Zampa di legno
Grazie per il commento, Veronica. Come al solito lascio libera interpretazione al lettore nel finale, però posso dirti il mio punto di vista. Il ragazzino aveva un conto in sospeso con quella scarpata, il pensiero di non aver accettato la sfida non lo faceva dormire la notte. Ha dimostrato a sé stesso che poteva farcela a scendere, anche in quelle condizioni. Non era arrivato primo, ma sarebbe stato comunque il primo a vedere l'alba. Forse è una magra consolazione, ma quando le cose cambiano, devi cambiare punto di vista per non impazzire.
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- AmbraStancampiano
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Re: Zampa di legno
Ciao Angela,
il tuo racconto, soprattutto nel finale, mi ricorda un po' "Ciaula scopre la Luna" di Pirandello; il tema è più o meno lo stesso: emergere da un pozzo (che può essere una miniera, uno stato d'animo, una malattia) e scoprire il bello.
Sei stata molto brava, e non ho appunti da farti.
Alla prossima!
il tuo racconto, soprattutto nel finale, mi ricorda un po' "Ciaula scopre la Luna" di Pirandello; il tema è più o meno lo stesso: emergere da un pozzo (che può essere una miniera, uno stato d'animo, una malattia) e scoprire il bello.
Sei stata molto brava, e non ho appunti da farti.
Alla prossima!
Qui giace il mio cervello, che poteva fare tanto e ha deciso di fare lo stronzo.
Re: Zampa di legno
Un ragazzino indipendente, forse troppo. Entra ed esce di casa e dei genitori neppure l'ombra, neppure nei suoi pensieri, quasi non esistessero. Un qualcosa lo seminerei, così come seminerei qualche indizio sull'incidente, chissà non possa essere utile anche a livello tematico oltre che per completezza di contesto.
La scogliera si sente e si vede, sei molto brava nel farla vivere. Ottimo anche l'inizio con la superficiale freddezza con cui i ragazzini interpretano la realtà. Anche se più giusti sarebbero i bambini (e infatti proprio per quello ho avuto la sensazione mancassero le figure genitoriali).
Penso ci sia ancora da lavorarci, su questo racconto. Ha tante potenzialità ancora inespresse. Sulla forma nulla da eccepire, davvero di alto livello. Sullo sviluppo, invece, qualcosa va fatto.
In ogni caso, ci tengo a precisarlo: racconto molto buono già così anche se, parere mio, ancora da completare e rifinire (a livello sviluppo interno).
La scogliera si sente e si vede, sei molto brava nel farla vivere. Ottimo anche l'inizio con la superficiale freddezza con cui i ragazzini interpretano la realtà. Anche se più giusti sarebbero i bambini (e infatti proprio per quello ho avuto la sensazione mancassero le figure genitoriali).
Penso ci sia ancora da lavorarci, su questo racconto. Ha tante potenzialità ancora inespresse. Sulla forma nulla da eccepire, davvero di alto livello. Sullo sviluppo, invece, qualcosa va fatto.
In ogni caso, ci tengo a precisarlo: racconto molto buono già così anche se, parere mio, ancora da completare e rifinire (a livello sviluppo interno).
Re: Zampa di legno
Grazie ragazzi per i commenti; è vero che le figure genitoriali non appaiono, ma in tremila caratteri bisogna fare delle scelte: introdurre nuovi personaggi-meteora o concentrarsi sui protagonisti. Per quanto mi riguarda, non amo le accelerazioni e mi piace dare un certo spazio a ogni cosa, per questo ho evitato di introdurre "comparse". Forse ho sbagliato a scegliere questo tipo di soggetto per un racconto breve. Mi fa piacere che lo stile sia migliorato, le critiche sono servite :P
Uno scrittore è un mondo intrappolato in una persona (Victor Hugo)
Re: Zampa di legno
Nono, lo spazio è giusto. Credo che con un paio d'ore di lavoro in più o anche meno ci possa stare tutto. Ricordati che non ci sono regole predefinite che impongono cosa può starci e cosa no in un determinato spazio e che se si sente la mancanza di qualcosa magari è solo di un accenno e non di un paragrafo intero infodump ;)
Re: Zampa di legno
Ahahaha, ok, avrei dovuto aggiungere questo paragrafo: "I genitori di Stefano avevano preso un sonnifero potentissimo che li avrebbe fatti dormire fino alla fine del racconto". LOL!
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- Andrea Partiti
- Messaggi: 1047
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Re: Zampa di legno
Il tuo racconto riesce a empatizzare molto bene con il protagonista e il suo dolore.
Leggendolo pensavo che andasse in una direzione completamente diversa, e che decidesse di raggiungere la spiaggia sotto alla scogliera in maniera molto più drastica e drammatica, lanciandosi nel vuoto. Preferisco il tuo finale aperto e pacifico in cui riesce a vincere la sua sfida personale, anziché arrendersi. Non mi sembra vago come finale, anzi. C'è una sfida precisa, la rimanda ma decide di accettarla e riesce a vincerla. Che resti fino al mattino in spiaggia non mi sembra strano, anche da un punto di vista pratico, visto che si è sfinito già a scendere, risalire non sarà una cosa da poco.
Ripenserei la frase "non sarebbero serviti a rendergli la funzionalità dell’arto, avrebbero solo limitato i danni dell’incidente" in modo più infantile. La terza persona che usi comunque è una voce interna del protagonista, e mi sembra ricercato come linguaggio per lui, poco arrabbiato e troppo distaccato.
I genitori sarebbe carino inserirli per evitare vuoti narrativi, ma basta anche solo mandarli in vacanza o via per lavoro. Sono sicuro che il sentirsi abbandonato funzionerebbe bene con lo stato d'animo generale di Zampa di Legno!
Leggendolo pensavo che andasse in una direzione completamente diversa, e che decidesse di raggiungere la spiaggia sotto alla scogliera in maniera molto più drastica e drammatica, lanciandosi nel vuoto. Preferisco il tuo finale aperto e pacifico in cui riesce a vincere la sua sfida personale, anziché arrendersi. Non mi sembra vago come finale, anzi. C'è una sfida precisa, la rimanda ma decide di accettarla e riesce a vincerla. Che resti fino al mattino in spiaggia non mi sembra strano, anche da un punto di vista pratico, visto che si è sfinito già a scendere, risalire non sarà una cosa da poco.
Ripenserei la frase "non sarebbero serviti a rendergli la funzionalità dell’arto, avrebbero solo limitato i danni dell’incidente" in modo più infantile. La terza persona che usi comunque è una voce interna del protagonista, e mi sembra ricercato come linguaggio per lui, poco arrabbiato e troppo distaccato.
I genitori sarebbe carino inserirli per evitare vuoti narrativi, ma basta anche solo mandarli in vacanza o via per lavoro. Sono sicuro che il sentirsi abbandonato funzionerebbe bene con lo stato d'animo generale di Zampa di Legno!
- angelo.frascella
- Messaggi: 729
Re: Zampa di legno
Ciao Angela.
Bel racconto il tuo, con la sofferenza di questo bambino offeso nel corpo e nello spirito dalla vita e privo di amici. Bello, ma imperfetto, dal punto di vista dell’ambientazione. Non è chiaro, infatti, come sia possibile che un ragazzino, oltretutto con un serio problema fisico, sembri vivere da solo. Non capisco neppure in che tipo di paese si svolga il racconto, per essere lui così vicino a una scarpata sul mare, in una zona isolata e che parrebbe quasi fuori dalla civiltà moderna (mentre alcuni dettagli come il tutore fanno capire che siamo nel presente). Mi viene quasi da immaginarmelo su uno schermo televisivo. Faccio fatica insomma a dare concretezza a una storia, sotto altri punti di vista (stile, resa della sofferenza del ragazzo, ecc.) molto ben scritta. In ogni caso un buon lavoro.
A rileggerci
Angelo
Bel racconto il tuo, con la sofferenza di questo bambino offeso nel corpo e nello spirito dalla vita e privo di amici. Bello, ma imperfetto, dal punto di vista dell’ambientazione. Non è chiaro, infatti, come sia possibile che un ragazzino, oltretutto con un serio problema fisico, sembri vivere da solo. Non capisco neppure in che tipo di paese si svolga il racconto, per essere lui così vicino a una scarpata sul mare, in una zona isolata e che parrebbe quasi fuori dalla civiltà moderna (mentre alcuni dettagli come il tutore fanno capire che siamo nel presente). Mi viene quasi da immaginarmelo su uno schermo televisivo. Faccio fatica insomma a dare concretezza a una storia, sotto altri punti di vista (stile, resa della sofferenza del ragazzo, ecc.) molto ben scritta. In ogni caso un buon lavoro.
A rileggerci
Angelo
Re: Zampa di legno
In realtà (lo scrivo solo ora), questo racconto è un tributo ad Andrea Pellegrini, medaglia d'oro alle paraolimpiadi di Atene nel 2004. Andrea vive nella mia città, era un ragazzo come tanti altri che prendeva il treno ogni mattina per andare a Roma. Quel giorno, forse perché aveva fatto tardi, ha preso il terno in corsa ed è scivolato finendo con una gamba sotto le rotaie. La gamba è stata tranciata di netto ma almeno era salvo. Il terribile incidente non lo ha cambiato, ha sempre avuto un carattere forte, io me lo ricordo in tante occasioni; accettava ogni sfida, non si è mai tirato indietro e amava lo sport e le moto sopra ogni altra cosa. Nonosante l'incidente, ha continuato ad allenarsi con la stessa tenacia di sempre e nel 2004 si è presentato ad Atene insieme ai migliori atleti del Mondo. L'oro che ha vinto per le Paraolimpiadi è stato solo il primo di tanti successi sia a livello Nazionale che Europeo. Andrea è l'orgoglio di Ladispoli (RM), io me lo ricordo giovanissimo quando frequentavamo la stessa discoteca, era bellissimo, speciale. Ho voluto dare al protagonista del mio racconto un po' di lui, ma Andrea è sempre stato una persona eccezionale, assolutamente unico.
Uno scrittore è un mondo intrappolato in una persona (Victor Hugo)
Re: Zampa di legno
Ciao Angela, ben trovata.
La storia è interessante e ricca di sentimento. Non mi interessa se non ci sono accenni sui genitori, quello è un particolare che puoi liquidare con una battuta qualsiasi. Invece non mi piacciono alcuni passaggi:
Trovo questo passaggio innaturale, lungo e articolato. Non dirmi che la gamba gli fa male; fallo zoppicare. E non fargli dire nemmeno: perché non aveva fatto gli esercizi… Lì deve sentirsi in colpa (e io con lui), perché sa cosa deve fare, ma non lo fa. E la definizione: funzionalità dell’arto mi sembra esagerata per un ragazzino. Insomma, questo passaggio non i è piaciuto.
Ho anche un dubbio: il “né” non dev'essere sempre doppi? Né uno né l'altro?
Nel complesso hai scritto una storia che merita d'essere letta, ma su cui devi lavorarci.
Ciao e alla prossima.
La storia è interessante e ricca di sentimento. Non mi interessa se non ci sono accenni sui genitori, quello è un particolare che puoi liquidare con una battuta qualsiasi. Invece non mi piacciono alcuni passaggi:
Stefano tornò a casa a testa bassa, la gamba gli faceva male perché non aveva fatto gli esercizi che gli aveva consigliato il medico. Del resto, non sarebbero serviti a rendergli la funzionalità dell’arto, avrebbero solo limitato i danni dell’incidente.
Trovo questo passaggio innaturale, lungo e articolato. Non dirmi che la gamba gli fa male; fallo zoppicare. E non fargli dire nemmeno: perché non aveva fatto gli esercizi… Lì deve sentirsi in colpa (e io con lui), perché sa cosa deve fare, ma non lo fa. E la definizione: funzionalità dell’arto mi sembra esagerata per un ragazzino. Insomma, questo passaggio non i è piaciuto.
Ho anche un dubbio: il “né” non dev'essere sempre doppi? Né uno né l'altro?
Nel complesso hai scritto una storia che merita d'essere letta, ma su cui devi lavorarci.
Ciao e alla prossima.
- maria rosaria
- Messaggi: 687
Re: Zampa di legno
Ciao Angela.
Mi piacciono sempre le storie in cui i bambini sono protagonisti. E molto spesso i bambini sanno essere veramente cattivi...
Nel tuo racconto ho apprezzato molto la scelta di raccontare di un "ultimo" che non si arrende e, nonostante tutto, vuole essere il "primo", anche fosse solo per vedere l'alba. Il racconto è ben scritto e, a parte quella "funzionalità dell'arto" che già vedo ti hanno fatto notare, fila tutto liscio.
Brava!
Mi piacciono sempre le storie in cui i bambini sono protagonisti. E molto spesso i bambini sanno essere veramente cattivi...
Nel tuo racconto ho apprezzato molto la scelta di raccontare di un "ultimo" che non si arrende e, nonostante tutto, vuole essere il "primo", anche fosse solo per vedere l'alba. Il racconto è ben scritto e, a parte quella "funzionalità dell'arto" che già vedo ti hanno fatto notare, fila tutto liscio.
Brava!
Maria Rosaria
- beppe.roncari
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Re: Zampa di legno
Ciao Angela, ben trovata.
Gli ultimi saranno i primi? Questa è l'interpretazione che do per vedere il tuo racconto come aderente al tema. Che sarebbe il problema maggiore.
Una storia di rivincita, nata dalla rabbia, ho sentito molto vicino il tuo protagonista e vivido, mi piace.
Semmai questa è più "una scena" che un racconto compiuto. Manca una vera conclusione della trama. In un film sarebbe il momento di self revelation ma manca ancora qualcosa.
Soprattutto nei racconti brevi, devi colpire al cuore e uccidere, con l'ultima frase.
Brava comunque, alla prossima!
Gli ultimi saranno i primi? Questa è l'interpretazione che do per vedere il tuo racconto come aderente al tema. Che sarebbe il problema maggiore.
Una storia di rivincita, nata dalla rabbia, ho sentito molto vicino il tuo protagonista e vivido, mi piace.
Semmai questa è più "una scena" che un racconto compiuto. Manca una vera conclusione della trama. In un film sarebbe il momento di self revelation ma manca ancora qualcosa.
Soprattutto nei racconti brevi, devi colpire al cuore e uccidere, con l'ultima frase.
Brava comunque, alla prossima!
Ultima modifica di beppe.roncari il giovedì 12 novembre 2015, 16:02, modificato 2 volte in totale.
Re: Zampa di legno
Grazie per il commento, Beppe, ma io amo i finali aperti e quasi tutto ciò che scrivo termina senza frasi ad effetto, tranne rari casi.
Uno scrittore è un mondo intrappolato in una persona (Victor Hugo)
- raffaele.marra
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Re: Zampa di legno
Una storia semplice e ben scritta, che non pretende di stupire ma che coinvolge il lettore in un’attesa crescente. “Gli ultimi saranno i primi” e, in questo caso, sembra davvero essere così. Ma il tutto avviene con molto realismo, senza colpi eclatanti né colpi di scena. Semplicemente c’è la volontà di un “ultimo” che, pur sapendo di non poter superare il proprio limite, non si arrende e fa tutto ciò che è in suo potere per essere, almeno in qualcosa, il “primo”. Mi è piaciuto.
Re: Zampa di legno
Grazie Raffaele, è esattamente il messaggio che volevo trasmettere con il testo. Non serve stupire quando si scrive, perché scrivere è prima di tutto comunicare.
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- beppe.roncari
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Re: Zampa di legno
Una cosa è il finale aperto, un'altra è il non-finale perché non "succede" nulla, non c'è trama fatta di punto di partenza, prove, finale. ;-)
- erika.adale
- Messaggi: 304
Re: Zampa di legno
Ciao Angela, il tuo racconto è impreziosito da un'ottima caratterizzazione e dalla grazia e l'accuratezza della descrizione psicologica del protagonista. Anch'io amo i finali aperti, inteso le situazioni in cui si intravede un bivio ( o un trivio) senza che venga definita la strada che prenderà il personaggio. In questo caso però vi è una sospensione che mi impedisce di vedere qualunque possibile strada. Non c'è epifania, passaggio emotivo, cambiamento. O, almeno, io non colgo. E un pò mi manca.
Re: Zampa di legno
Capisco le vostre motivazioni, ma questo è esattamente ciò di cui volevo scrivere. So di andare contro corrente, ma a me piacciono questo tipo di testi: pennellate, momenti, focalizzazioni. Mi spiace se non accontento il lettore e temo che troverete molti altri testi di questo tipo, tranne rari casi. Del resto scrivere è un' esigenza personale e la prima persona che devo accontentare quando scrivo, sono io. LOL
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Re: Zampa di legno
Chiedo infinitamente scusa per il ritardo, purtroppo ieri sono rimasto sconfitto da un malditesta molto forte e alla fine non ho consegnato la classifica… e avevo scritto tutti i miei inutili commenti. Maurizio mi ha convinto a postarli ugualmente anche se con un giorno di ritardo quindi ecco il mio.
Bella storia, bel tema, anche tu forse avresti avuto bisogno di più spazio, 3000 caratteri sono pochi e mi pare che hai fatto una scelta valida nel non inserire le figure dei genitori… come nei peanuts.
Bello il finale, decide di fare una cosa per sè, la fa e se la gode. Brava.
Da un punto di vista della tecnica invece avrei preferito meno descrizione e più punto di vista interiore, il classico show don’t tell in sostanza, sarebbe stato di grandissimo impatto emotivo che invece la descrizione dall’esterno smorza un poco.
Bella storia, bel tema, anche tu forse avresti avuto bisogno di più spazio, 3000 caratteri sono pochi e mi pare che hai fatto una scelta valida nel non inserire le figure dei genitori… come nei peanuts.
Bello il finale, decide di fare una cosa per sè, la fa e se la gode. Brava.
Da un punto di vista della tecnica invece avrei preferito meno descrizione e più punto di vista interiore, il classico show don’t tell in sostanza, sarebbe stato di grandissimo impatto emotivo che invece la descrizione dall’esterno smorza un poco.
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