Cliché
- Signor_Darcy
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Cliché
Cliché
di Stefano Floccari
Con un orrendo gesto plateale indico Umberto, fermo sull’assito, lo sguardo perso.
“Tu! Sei stato tu!” Nella pessima acustica della sala la mia voce è un tuono attutito. “Come hai potuto?”
Umberto fissa il buio, sembra distratto.
Provo a incalzarlo. “Adalgiso! Come hai potuto?”
Lui gira la testa verso di me, mi guarda, sembra riprendersi. “Proprio tu mi vieni a fare la predica, Guidalberto?” Ha saltato una linea, il cane. Pazienza.
“Non me lo sarei mai aspettato da te”. Piego gli angoli della bocca verso il basso a mostrare il mio disgusto. Per quel vigliacco di Adalgiso. Per quel drogato di Umberto. Per questa merda che dobbiamo recitare.
Lui mi guarda confuso. Tace. Bofonchio un “Dai, cazzo!”
Sospira, ha gli occhi tristi. Allunga un braccio, sfiora il mio: quasi un gesto di affetto. “Perdonami.” Poi raggiunge le quinte con tre passi lunghi quanto questi secondi di imbarazzo.
Diego capisce che qualcosa non va. “Sipario!” Agita la cartelletta col copione. “Svelti, cazzo!”
Qualcuno applaude. Boh, magari vista da fuori ‘sta cosa patetica sta pure in piedi.
Mi siedo al fianco di Umberto. “Che succede? Che è ‘sta storia?”
“È In prima fila”. Sta rispondendo a me, ma parla con nessuno. “L’ho visto.”
“Chi hai visto?” Gli appoggio la mano sul ginocchio.
Gira la testa verso di me. “Quello stronzo!” Gli occhi sono spalancati dal terrore.
“Lo stronzo?” Strizzo gli occhi, dubbioso. “Quello a cui devi mille euro?”
“Non sono mille.”
“Quelli che sono, su”. Provo a sdrammatizzare. “Magari gli piace come reciti”.
“Piantala!” Mi guarda inorridito, poi torna a fissare un punto davanti a lui. “Cazzo. Cazzo. Cazzo!” La voce sempre più acuta, un misolidio di disperazione.
Il siparietto osceno viene interrotto da una santa mano che bussa. “Ohi, cagacazzi, trenta secondi. Sbrigatevi!”
Umberto appoggia la sua mano sulla mia. “Sono fottuto.” Abbassa la testa. “Fottuto”.
“Non farla tragica, su: finiamo ‘sta porcata e poi risolviamo la cosa. Ti aiuto io”. Ci credo poco, ma mi costa niente dirlo.
“Tu non capisci. Quello mi ammazza”.
“No: è Diego che ci ammazza. Tutti e due, se non ci sbrighiamo!”
Il sipario ha compiuto la sua ultima, agonizzante risalita e Adalgiso e Guidalberto stanno recitando le loro linee mediocri senza troppa convinzione. Il pubblico sembra comunque apprezzare. Va be’, è scritta coi piedi, ma tutto sommato la vicenda è appassionante, la classica storia dei due amici che per colpa di una ragazza mandano tutto a puttane e insomma: siamo all’ultimo atto, quello in cui gli spettatori, che sanno che Guidalberto nasconde una pistola nella credenza, si aspettano che noi teatranti diamo il necessario credito a Čechov; e infatti non li deludo: finisco di sciorinare una serie di epiteti poco eleganti e ancor meno ispirati e poi, fingendo – male – una furia irresistibile, apro l’anta. Afferro la pistola, la punto verso Adalgiso e non faccio nemmeno in tempo a rendermi conto che quella che ho in mano non è l’arma di scena che un boato tremendo squarcia la pessima acustica della sala.
di Stefano Floccari
Con un orrendo gesto plateale indico Umberto, fermo sull’assito, lo sguardo perso.
“Tu! Sei stato tu!” Nella pessima acustica della sala la mia voce è un tuono attutito. “Come hai potuto?”
Umberto fissa il buio, sembra distratto.
Provo a incalzarlo. “Adalgiso! Come hai potuto?”
Lui gira la testa verso di me, mi guarda, sembra riprendersi. “Proprio tu mi vieni a fare la predica, Guidalberto?” Ha saltato una linea, il cane. Pazienza.
“Non me lo sarei mai aspettato da te”. Piego gli angoli della bocca verso il basso a mostrare il mio disgusto. Per quel vigliacco di Adalgiso. Per quel drogato di Umberto. Per questa merda che dobbiamo recitare.
Lui mi guarda confuso. Tace. Bofonchio un “Dai, cazzo!”
Sospira, ha gli occhi tristi. Allunga un braccio, sfiora il mio: quasi un gesto di affetto. “Perdonami.” Poi raggiunge le quinte con tre passi lunghi quanto questi secondi di imbarazzo.
Diego capisce che qualcosa non va. “Sipario!” Agita la cartelletta col copione. “Svelti, cazzo!”
Qualcuno applaude. Boh, magari vista da fuori ‘sta cosa patetica sta pure in piedi.
Mi siedo al fianco di Umberto. “Che succede? Che è ‘sta storia?”
“È In prima fila”. Sta rispondendo a me, ma parla con nessuno. “L’ho visto.”
“Chi hai visto?” Gli appoggio la mano sul ginocchio.
Gira la testa verso di me. “Quello stronzo!” Gli occhi sono spalancati dal terrore.
“Lo stronzo?” Strizzo gli occhi, dubbioso. “Quello a cui devi mille euro?”
“Non sono mille.”
“Quelli che sono, su”. Provo a sdrammatizzare. “Magari gli piace come reciti”.
“Piantala!” Mi guarda inorridito, poi torna a fissare un punto davanti a lui. “Cazzo. Cazzo. Cazzo!” La voce sempre più acuta, un misolidio di disperazione.
Il siparietto osceno viene interrotto da una santa mano che bussa. “Ohi, cagacazzi, trenta secondi. Sbrigatevi!”
Umberto appoggia la sua mano sulla mia. “Sono fottuto.” Abbassa la testa. “Fottuto”.
“Non farla tragica, su: finiamo ‘sta porcata e poi risolviamo la cosa. Ti aiuto io”. Ci credo poco, ma mi costa niente dirlo.
“Tu non capisci. Quello mi ammazza”.
“No: è Diego che ci ammazza. Tutti e due, se non ci sbrighiamo!”
Il sipario ha compiuto la sua ultima, agonizzante risalita e Adalgiso e Guidalberto stanno recitando le loro linee mediocri senza troppa convinzione. Il pubblico sembra comunque apprezzare. Va be’, è scritta coi piedi, ma tutto sommato la vicenda è appassionante, la classica storia dei due amici che per colpa di una ragazza mandano tutto a puttane e insomma: siamo all’ultimo atto, quello in cui gli spettatori, che sanno che Guidalberto nasconde una pistola nella credenza, si aspettano che noi teatranti diamo il necessario credito a Čechov; e infatti non li deludo: finisco di sciorinare una serie di epiteti poco eleganti e ancor meno ispirati e poi, fingendo – male – una furia irresistibile, apro l’anta. Afferro la pistola, la punto verso Adalgiso e non faccio nemmeno in tempo a rendermi conto che quella che ho in mano non è l’arma di scena che un boato tremendo squarcia la pessima acustica della sala.
Re: Cliché
Ciao Stefano! Caratteri e tempo ok, benvenuto nella Decima Era e buona FRANCI CONFORTI EDITION!
Re: Cliché
Ciao Stefano,
piacere di leggerti! Anch'io, come te, per questa edition mi sono dato al teatro! Della tua versione, ho apprezzato il taglio sordido e pidocchioso che hai dato alla piéce e ai suoi attori, che non sono celebrità ma poveracci senza talento e con ben altri pensieri che star dietro a un copione. Dal titolo, immagino che il cliché fosse riferito allo scambio di pistola e/o alla ripresa di qualche racconto di Cechov (mostro sacro di cui continuo a rimandare la lettura).
Nel complesso mi ha divertito: non tanto per la trama, che immagino sia stata imbastita con consapevole ricorsività, quanto per la composizione che hai saputo creare con padronanza stilistica.
Alla prossima!
Francesco
piacere di leggerti! Anch'io, come te, per questa edition mi sono dato al teatro! Della tua versione, ho apprezzato il taglio sordido e pidocchioso che hai dato alla piéce e ai suoi attori, che non sono celebrità ma poveracci senza talento e con ben altri pensieri che star dietro a un copione. Dal titolo, immagino che il cliché fosse riferito allo scambio di pistola e/o alla ripresa di qualche racconto di Cechov (mostro sacro di cui continuo a rimandare la lettura).
Nel complesso mi ha divertito: non tanto per la trama, che immagino sia stata imbastita con consapevole ricorsività, quanto per la composizione che hai saputo creare con padronanza stilistica.
Alla prossima!
Francesco
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Re: Cliché
Cliché di Stefano Floccari Tema centrato, ma in modo insolito, perché si presta a due letture. La prima: la parete è quella rappresentata dalla comparsa di un individuo temuto da uno degli attori impegnati a recitare un dramma seguita dalla sorpresa finale della classica pistola checoviana di scena che stavolta spara davvero. Molto realistica la scena della recita teatrale, fiacca per gli attori, ma tutto sommato apprezzata dal pubblico, realismo accentuato anche dall’atteggiamento del commediografo, pronto a far calare il sipario quando serve. Il testo, poi, si presta a un’ulteriore interpretazione. La seconda: e se ci fossero più pareti? Quella costituita dal pubblico, quella degli attori, per arrivare a quella della vita privata del povero Umberto, il quale nasconde ben altro che un debito, se fra il pubblico c’è l’uomo di certo responsabile dello scambio di pistole.
Re: Cliché
Cliché
Ciao Stefano.
Il racconto, lo confesso, mi è proprio piaciuto.
L’ambientazione, un teatro di infimo ordine (ne è prova il pubblico passivo, presumibilmente casuale… hai presente i biglietti che vendono per beneficenza?), calcato da attori da filodrammatica, è suggerita splendidamente, con pochi tratti esaustivi.
Il tormento di Umberto è l’unica cosa vera su quel palcoscenico.
Avrei forse evitato il riferimento esplicito alla “pistola di Checov”, che risulta un po’ forzato (però, nelle ultime righe apprendiamo che il pubblico ne è, correttamente, a conoscenza fin da subito), rendendo il colpo di scena finale appena un po’ telefonato, tuttavia il meccanismo funziona e… si esce dal tuo teatro soddisfatti.
Bravo.
Stefano
Ciao Stefano.
Il racconto, lo confesso, mi è proprio piaciuto.
L’ambientazione, un teatro di infimo ordine (ne è prova il pubblico passivo, presumibilmente casuale… hai presente i biglietti che vendono per beneficenza?), calcato da attori da filodrammatica, è suggerita splendidamente, con pochi tratti esaustivi.
Il tormento di Umberto è l’unica cosa vera su quel palcoscenico.
Avrei forse evitato il riferimento esplicito alla “pistola di Checov”, che risulta un po’ forzato (però, nelle ultime righe apprendiamo che il pubblico ne è, correttamente, a conoscenza fin da subito), rendendo il colpo di scena finale appena un po’ telefonato, tuttavia il meccanismo funziona e… si esce dal tuo teatro soddisfatti.
Bravo.
Stefano
- Signor_Darcy
- Messaggi: 307
Re: Cliché
Grazie a chi ha già commentato, per i complimenti e per gli spunti.
- GiulianoCannoletta
- Messaggi: 536
Re: Cliché
Ciao Stefano, piacere di averti letto.
L'idea di fondo e la tua interpretazione del tema mi sono piaciute molto, sei stato molto abile a tratteggiare l'ambientazione e i personaggi. La cosa che mi ha convinto meno è il paragrafo finale, lì la narrazione accelera e ti concedi qualche spiegazione di troppo al lettore. Temo che i pochi caratteri ti abbiano costretto a comprimere un po' rispetto ai primi paragrafi in cui hai mostrato uno stile più pulito e diluito.
A parte questo, un ottimo racconto!
A rileggerci presto.
Giuliano
L'idea di fondo e la tua interpretazione del tema mi sono piaciute molto, sei stato molto abile a tratteggiare l'ambientazione e i personaggi. La cosa che mi ha convinto meno è il paragrafo finale, lì la narrazione accelera e ti concedi qualche spiegazione di troppo al lettore. Temo che i pochi caratteri ti abbiano costretto a comprimere un po' rispetto ai primi paragrafi in cui hai mostrato uno stile più pulito e diluito.
A parte questo, un ottimo racconto!
A rileggerci presto.
Giuliano
“Uno scrittore argentino che ama molto la boxe mi diceva che in quella lotta che si instaura fra un testo appassionante e il suo lettore, il romanzo vince sempre ai punti, mentre il racconto deve vincere per knock out.”
Julio Cortázar
Julio Cortázar
- Emiliano Maramonte
- Messaggi: 1107
- Contatta:
Re: Cliché
Ciao Stefano! Molto contento di averti riletto.
Sinora ho trovato racconti molto ben scritti e la valutazione, pertanto, si è spostata sui contenuti e sulla buona riuscita della trama. Nel tuo caso, ho dovuto meditare un po' più del solito su ciò che ho letto. Non so se sia un bene o un male, ma evidentemente il testo mi ha lasciato qualcosa. Credo che il tema sia centrato, anzi, in almeno un paio di livelli di lettura: quarta parete con il pubblico e quarta parete con la vita reale. Proprio questo intreccio è la parte vincente del racconto. Vibrante e interessante il tormento di Umberto, e assai gradevole la caratterizzazione degli attorucoli da quattro soldi che devono sfangarla pur non avendo grandi mezzi.
Poco immediato il colpo di scena, almeno nel mio caso. Non mi è stato subito chiaro. Però nel complesso hai fatto un buon lavoro.
In bocca al lupo!
Emiliano.
Sinora ho trovato racconti molto ben scritti e la valutazione, pertanto, si è spostata sui contenuti e sulla buona riuscita della trama. Nel tuo caso, ho dovuto meditare un po' più del solito su ciò che ho letto. Non so se sia un bene o un male, ma evidentemente il testo mi ha lasciato qualcosa. Credo che il tema sia centrato, anzi, in almeno un paio di livelli di lettura: quarta parete con il pubblico e quarta parete con la vita reale. Proprio questo intreccio è la parte vincente del racconto. Vibrante e interessante il tormento di Umberto, e assai gradevole la caratterizzazione degli attorucoli da quattro soldi che devono sfangarla pur non avendo grandi mezzi.
Poco immediato il colpo di scena, almeno nel mio caso. Non mi è stato subito chiaro. Però nel complesso hai fatto un buon lavoro.
In bocca al lupo!
Emiliano.
- Signor_Darcy
- Messaggi: 307
Re: Cliché
GiulianoCannoletta ha scritto:Temo che i pochi caratteri ti abbiano costretto a comprimere un po' rispetto ai primi paragrafi in cui hai mostrato uno stile più pulito e diluito.
Abbastanza, sì, anche se l'accelerazione finale era voluta.
Grazie, anche a Emiliano.
- roberto.masini
- Messaggi: 408
Re: Cliché
Ciao, Stefano.
Anche qui il tema classico teatrale è centrato e l'ambientazione consequenziale è perfetta. Qui, al contrario dell'apparentemente simile racconto di Isabella, la realtà della professionalità degli attori da una parte tra tempi, prove e battute e i problemi di tutti i giorni dall'altra rena sovrana senza fraintendimenti sulla finzione. E il colpo di scena è più blando: gli spettatori se lo aspettano in qualche maniera! Il termine misolìdio ha mandato me, aspirante grecista a vita, decisamente in solluchero!
Anche qui il tema classico teatrale è centrato e l'ambientazione consequenziale è perfetta. Qui, al contrario dell'apparentemente simile racconto di Isabella, la realtà della professionalità degli attori da una parte tra tempi, prove e battute e i problemi di tutti i giorni dall'altra rena sovrana senza fraintendimenti sulla finzione. E il colpo di scena è più blando: gli spettatori se lo aspettano in qualche maniera! Il termine misolìdio ha mandato me, aspirante grecista a vita, decisamente in solluchero!
- Davide_Mannucci
- Messaggi: 434
Re: Cliché
Ciao Stefano, piacere di ritrovarti!
Il tuo racconto è buono. Il tema è centrato in un modo che ho molto apprezzato. Anche ui devo fare un appunto sullo stile che è ottimo ma forse, soprattutto all’inizio, esageratamente spezzato (frasi troppo brevi) per troppa scrittura immersa. Ma è solo una mia opinione. Il racconto to viaggia che è un piacere. Quello che ho trovato gradevole davvero è l’ultimo paragrafo. Ecco....lì sei tornato in te, hai fatto il Floccari, ti sei allontanato dai manuali e mi hai rilassato, facendomi godere di una bella lettura. Una valutazione discreta per la prima parte e davvero ottima per il finale. Direi un lavoro niente male. Bravo!
A presto
Il tuo racconto è buono. Il tema è centrato in un modo che ho molto apprezzato. Anche ui devo fare un appunto sullo stile che è ottimo ma forse, soprattutto all’inizio, esageratamente spezzato (frasi troppo brevi) per troppa scrittura immersa. Ma è solo una mia opinione. Il racconto to viaggia che è un piacere. Quello che ho trovato gradevole davvero è l’ultimo paragrafo. Ecco....lì sei tornato in te, hai fatto il Floccari, ti sei allontanato dai manuali e mi hai rilassato, facendomi godere di una bella lettura. Una valutazione discreta per la prima parte e davvero ottima per il finale. Direi un lavoro niente male. Bravo!
A presto
Davide Mannucci
- Signor_Darcy
- Messaggi: 307
Re: Cliché
Davide_Mannucci ha scritto:Ciao Stefano, piacere di ritrovarti!
Il tuo racconto è buono. Il tema è centrato in un modo che ho molto apprezzato. Anche ui devo fare un appunto sullo stile che è ottimo ma forse, soprattutto all’inizio, esageratamente spezzato (frasi troppo brevi) per troppa scrittura immersa. Ma è solo una mia opinione. Il racconto to viaggia che è un piacere. Quello che ho trovato gradevole davvero è l’ultimo paragrafo. Ecco....lì sei tornato in te, hai fatto il Floccari, ti sei allontanato dai manuali e mi hai rilassato, facendomi godere di una bella lettura. Una valutazione discreta per la prima parte e davvero ottima per il finale. Direi un lavoro niente male. Bravo!
A presto
Grazie. In effetti, nonostante sia stata un po' figlia del limite di caratteri, l'ultima parte mi ha messo più a mio agio in quanto a scrittura.
- Mario Mazzafoglie
- Messaggi: 239
Re: Cliché
Clichè - Stefano Floccari
Ciao Stefano, un piacere leggerti.
Il tuo è un buon racconto, che declina molto bene il tema e lo sviluppa alla grande.
Tanti racconti di questa edition si sviluppano attorno a un teatro, ma tu sei l'unico che ha dato questo taglio da teatro di quart'ordine, al posto del teatro come luogo per ricchi e benestanti. Questa cosa l'ho apprezzata molto perchè crea il contesto giusto per sviluppare la storia che volevi raccontare.
Buone anche le descrizioni.
Per quanto riguarda il colpo di scena, sicuramente poteva venire meglio, ma a me non è dispiaciuto.
A rileggerti.
Ciao Stefano, un piacere leggerti.
Il tuo è un buon racconto, che declina molto bene il tema e lo sviluppa alla grande.
Tanti racconti di questa edition si sviluppano attorno a un teatro, ma tu sei l'unico che ha dato questo taglio da teatro di quart'ordine, al posto del teatro come luogo per ricchi e benestanti. Questa cosa l'ho apprezzata molto perchè crea il contesto giusto per sviluppare la storia che volevi raccontare.
Buone anche le descrizioni.
Per quanto riguarda il colpo di scena, sicuramente poteva venire meglio, ma a me non è dispiaciuto.
A rileggerti.
- L'inquisitore
- Messaggi: 187
Re: Cliché
Ciao Stefano. Hai tratteggiato un'ambientazione credibile che ho apprezzato. Nella prima parte la scrittura è un po' troppo ricca di dettagli ("abbasso gli angoli della bocca" e simili) che rallentano il ritmo, e sono ammassati troppi nomi (tra l'altro un po' assurdi), cosa che rende faticosa la lettura. Il fatto che sia all'inizio rende tutto ancor più problematico.
La seconda parte fila bene, mentre nella terza ti metti più comodo e racconti direttamente cosa sta succedendo. Se anche questa era una rottura della quarta partete nei confronti del lettore l'avrei fatta più marcata, in modo che non si potesse sospettare che si tratti di un calo stilistico involontario o, come suggerisce qualcuno, della fretta di finire.
Il finale con lo sparo mi ha lasciato del tutto freddo. Un po' perché me lo aspettavo (l'80% abbondante dei racconti brevi finiscono col morto) e un po' perché non ho empatizzato per nulla con la situazione di Umberto.
Mi chiedo: avrebbe funzionato meglio se il racconto fosse stato raccontato proprio dal pdv di quest'ultimo?
Personalmente ti do un pollice tendente al positivo di qualche grado per la ricchezza della situazione descritta, ma se la prima parte fosse stata meno caotica avresti sicuramente guadagnato qualche ulteriore grado.
La seconda parte fila bene, mentre nella terza ti metti più comodo e racconti direttamente cosa sta succedendo. Se anche questa era una rottura della quarta partete nei confronti del lettore l'avrei fatta più marcata, in modo che non si potesse sospettare che si tratti di un calo stilistico involontario o, come suggerisce qualcuno, della fretta di finire.
Il finale con lo sparo mi ha lasciato del tutto freddo. Un po' perché me lo aspettavo (l'80% abbondante dei racconti brevi finiscono col morto) e un po' perché non ho empatizzato per nulla con la situazione di Umberto.
Mi chiedo: avrebbe funzionato meglio se il racconto fosse stato raccontato proprio dal pdv di quest'ultimo?
Personalmente ti do un pollice tendente al positivo di qualche grado per la ricchezza della situazione descritta, ma se la prima parte fosse stata meno caotica avresti sicuramente guadagnato qualche ulteriore grado.
- Signor_Darcy
- Messaggi: 307
Re: Cliché
L'inquisitore ha scritto:Mi chiedo: avrebbe funzionato meglio se il racconto fosse stato raccontato proprio dal pdv di quest'ultimo??
Può essere, in effetti. Grazie del commento.
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