SEMPRE VICINO A TE
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SEMPRE VICINO A TE
Ciao lettori e scrittori! Riposto il racconto modificato in base ai vostri preziosissimi feedback. Ringrazio per i consigli, spero che vi piaccia!
SEMPRE VICINO A TE
Schiaccio il pulsante di chiamata dell'ascensore. Dio, fa che arrivi in fretta, non vedo l'ora di uscirmene di qua. È proprio un posto assurdo. Il classico grattacielo super moderno, super freddo, con gli uffici tutti uguali. Pare uscito da una qualsiasi serie tv americana di uomini in carriera.
Un dlin squillante mi fa sobbalzare. Le porte si aprono. Mi fiondo dentro.
Fisso il piccolo display digitale con i numeri blu che scendono tipo conto alla rovescia.
Ventisei, venticinque. Dentro a queste pareti specchiate mi sembra di essere un pesce rosso in una palla di cristallo.
Ventuno, venti. Come mi è venuto in mente di venire a fare un colloquio qua dentro, lo so solo io.
Sedici, quindici. Le faremo sapere. Sì, certo. Nella prossima vita, forse.
Undici.
Il pavimento laccato grigio mi trema sotto i piedi. Anche gli specchi immacolati vibrano. Cos'è, un terremoto?? Le porte sono sempre chiuse. Il numero blu è immobile sul display. «Oh, allora, che succede??»
«Ci siamo fermati»
Oddio, di nuovo! Mi volto verso Riccardo. Se ne sta lì, appoggiato alla parete con le gambe incrociate, bello tranquillo come uno in vacanza. Odioso. Ha sempre addosso la sua maglietta preferita, quella con lo skater a testa in giù, e i soliti jeans chiari strappati sulle ginocchia. Ormai starebbero in piedi anche senza di lui.
Mi sforzo di sorridere. «Eh grazie, questo l'ho capito.»
Lui si afferra un dread biondo platino e se lo rigira tra le dita. «Magari tra poco riparte.»
È quel suo perenne stato di zen che mi fa impazzire. «Come no. Ora ci facciamo una bella preghierina e passa tutto!»
Lui si gratta il mento con aria distratta. «Siamo di buon umore oggi.»
«Una favola!» mi sembra che la bolla del pesce rosso si stia rimpicciolendo sempre di più, «Ci mancava solo questa, cazzo!» faccio qualche passo avanti e indietro. Si sta stretti, troppo stretti.
«Eddai, su, non fare sempre il solito tragico»
Ah, questa poi! «Io tragico??»
«No, Macché! Piuttosto, perché non provi col tasto rosso lì accanto?», indica il display, «Lo vedi? Quello con quella specie di campanella disegnata sopra»
«Certo che lo vedo, non sono idiota», lo premo con tutta la mano aperta. Inizia a lampeggiare. «E ora?»
«E ora aspettiamo»
«Quanto??»
«Non lo so, un po'» incrocia le mani dietro la testa e socchiude gli occhi. Ci manca solo che si metta a fischiettare.
Giuro che se esco vivo da sto posto di merda, non ci metto più piede. Manco se mi richiamano davvero. «Fa un caldo tremendo, tu non hai caldo?» Mi sventolo con la mano. Non basta. Frugo nella tracolla di finta pelle marrone. Ci sarà pure qualcosa di utile? Afferro un pezzo di carta qualsiasi. Il volantino delle auto usate. Meglio che niente.
Riccardo ridacchia. «Mi sa che ti devi dare una calmata.»
Proprio non ci arriva. È incredibile.
Agito il volantino davanti al viso. «Una calmata?? Non sappiamo neanche quanto dobbiamo aspettare!»
«E allora?»
Arrotolo il volantino come un cilindro, inspiro e appoggio le labbra sul bordo. Butto fuori lento lento. Macché, non funziona. «L'ossigeno non basterà per tutti e due.»
Mi guarda con un ghigno strano. «Stai pensando di uccidermi?»
Una fitta mi colpisce in pieno petto. Bastardo, lui e le sue battutine di merda. «Non sei divertente.»
Riccardo dà una scrollata di spalle, «Cerco solo di aiutarti.»
E menomale!
Accartoccio il volantino e lo getto a terra. «Non lo stai facendo.»
«Ma di sicuro consumo meno ossigeno di te», alza le sopracciglia un paio di volte e schiocca le labbra. Vuole farmi venire un infarto o che?
Mi passo una mano sulla fronte. È bagnata. Il sudore sulle dita si asciuga in un lampo, me le lascia tutte appiccicose.
Riccardo scavalla le gambe, «Proviamo a parlare di qualcos'altro», si schiarisce la voce, «Allora, com'è andato il colloquio?»
«Davvero?» appoggio la schiena alla parete. È gelida. Mi fa rabbrividire. «Perché, non l'hai visto?»
Lui si guarda intorno, «Ehm... no?»
«Strano, sembri uno stalker ultimamente»
«Beh, non è certo colpa mia», incrocia le braccia davanti al petto, «Allora, me lo vuoi dire o no??»
Sospiro. Ma quanto manca ancora?? «Di merda, è andato. Sei contento?»
Lui si rabbuia di colpo. Mi guarda con i suoi malinconici occhi verdi. «No, per niente. Perché di merda?»
Questa faccia qua l'avrò vista almeno un miliardo di volte. È quella che gli viene sempre quando è preoccupato per qualcuno. Di solito, me.
Scivolo lungo la parete e mi accuccio. «Mah, sensazioni. Sai quando parli e non ti ascoltano neanche? Ecco.»
Riccardo si siede di fronte a me. «Vabbè, non è detto...»
«Sì, comunque non importa... tanto ultimamente va sempre così»
«Così come??»
«Di merda»
Lui sbuffa e alza gli occhi al soffitto. «Mamma mia, quando ti ci metti sei proprio pesante!»
Per un attimo mi sembra di essere tornati alle elementari. Tolti i rasta, è sempre uguale. Sempre il solito fancazzista cronico. Mi si stringe un nodo in cima allo stomaco. «È tutta colpa tua.»
L'aria è sempre più densa. Riccardo adesso ha la faccia di uno a cui hanno appena distrutto il motorino. «Non l'ho fatto apposta, sai?»
«Lo so.»
Mi punta un dito contro. «Sei tu che non riesci a superarla.»
«Cazzo, lo so, ho detto!»
Vent'anni che ci conosciamo. Quante ore abbiamo passato insieme in tutto questo tempo? Ogni gelato, ogni birretta al parco, ogni schifosissima corsa in skate mi pianta una coltellata altezza cuore. «Come devo fare??» mi prendo la testa con le mani. È così pesante che ho paura mi si stacchi e rotoli via. «Puoi dirmelo? Non hai una risposta per me??»
«No, Ema, non ce l'ho.»
Nessuno ce l'ha. Neanche lo psicologo più cazzuto di tutto l'albo nazionale. Vent'anni di amicizia spazzati via per sempre, e io dovrei accettarlo?? Ma vaffanculo. «Non mi servi a niente!»
«Vuoi che me ne vada?»
Lo voglio davvero? «Sì! No... non lo so!»
Un Dlin metallico proviene dal display. Riparte il conto alla rovescia. Finalmente! Mi rialzo in piedi e mi avvicino al display. Lascio andare le mani lungo i fianchi. Fisso di nuovo i numeri blu.
Dieci, nove. «Come hai potuto farmi questo?? Che amico di merda sei??»
Sei, cinque. «Continuo a vederti sempre vicino a me.»
Tre, due. «Perché io sono sempre vicino a te.»
Dlin dlon. Le porte si aprono. Esco nella fiumana di impiegati in completi neri tutti uguali che sfrecciano lungo il corridoio grigio luce. Mi passano accanto tutti di corsa, tutti assenti.
Speriamo che non ci siano dei microfoni nell'ascensore, sennò altro che Le faremo sapere... qui va a finire che mi danno il TSO!
SEMPRE VICINO A TE
Schiaccio il pulsante di chiamata dell'ascensore. Dio, fa che arrivi in fretta, non vedo l'ora di uscirmene di qua. È proprio un posto assurdo. Il classico grattacielo super moderno, super freddo, con gli uffici tutti uguali. Pare uscito da una qualsiasi serie tv americana di uomini in carriera.
Un dlin squillante mi fa sobbalzare. Le porte si aprono. Mi fiondo dentro.
Fisso il piccolo display digitale con i numeri blu che scendono tipo conto alla rovescia.
Ventisei, venticinque. Dentro a queste pareti specchiate mi sembra di essere un pesce rosso in una palla di cristallo.
Ventuno, venti. Come mi è venuto in mente di venire a fare un colloquio qua dentro, lo so solo io.
Sedici, quindici. Le faremo sapere. Sì, certo. Nella prossima vita, forse.
Undici.
Il pavimento laccato grigio mi trema sotto i piedi. Anche gli specchi immacolati vibrano. Cos'è, un terremoto?? Le porte sono sempre chiuse. Il numero blu è immobile sul display. «Oh, allora, che succede??»
«Ci siamo fermati»
Oddio, di nuovo! Mi volto verso Riccardo. Se ne sta lì, appoggiato alla parete con le gambe incrociate, bello tranquillo come uno in vacanza. Odioso. Ha sempre addosso la sua maglietta preferita, quella con lo skater a testa in giù, e i soliti jeans chiari strappati sulle ginocchia. Ormai starebbero in piedi anche senza di lui.
Mi sforzo di sorridere. «Eh grazie, questo l'ho capito.»
Lui si afferra un dread biondo platino e se lo rigira tra le dita. «Magari tra poco riparte.»
È quel suo perenne stato di zen che mi fa impazzire. «Come no. Ora ci facciamo una bella preghierina e passa tutto!»
Lui si gratta il mento con aria distratta. «Siamo di buon umore oggi.»
«Una favola!» mi sembra che la bolla del pesce rosso si stia rimpicciolendo sempre di più, «Ci mancava solo questa, cazzo!» faccio qualche passo avanti e indietro. Si sta stretti, troppo stretti.
«Eddai, su, non fare sempre il solito tragico»
Ah, questa poi! «Io tragico??»
«No, Macché! Piuttosto, perché non provi col tasto rosso lì accanto?», indica il display, «Lo vedi? Quello con quella specie di campanella disegnata sopra»
«Certo che lo vedo, non sono idiota», lo premo con tutta la mano aperta. Inizia a lampeggiare. «E ora?»
«E ora aspettiamo»
«Quanto??»
«Non lo so, un po'» incrocia le mani dietro la testa e socchiude gli occhi. Ci manca solo che si metta a fischiettare.
Giuro che se esco vivo da sto posto di merda, non ci metto più piede. Manco se mi richiamano davvero. «Fa un caldo tremendo, tu non hai caldo?» Mi sventolo con la mano. Non basta. Frugo nella tracolla di finta pelle marrone. Ci sarà pure qualcosa di utile? Afferro un pezzo di carta qualsiasi. Il volantino delle auto usate. Meglio che niente.
Riccardo ridacchia. «Mi sa che ti devi dare una calmata.»
Proprio non ci arriva. È incredibile.
Agito il volantino davanti al viso. «Una calmata?? Non sappiamo neanche quanto dobbiamo aspettare!»
«E allora?»
Arrotolo il volantino come un cilindro, inspiro e appoggio le labbra sul bordo. Butto fuori lento lento. Macché, non funziona. «L'ossigeno non basterà per tutti e due.»
Mi guarda con un ghigno strano. «Stai pensando di uccidermi?»
Una fitta mi colpisce in pieno petto. Bastardo, lui e le sue battutine di merda. «Non sei divertente.»
Riccardo dà una scrollata di spalle, «Cerco solo di aiutarti.»
E menomale!
Accartoccio il volantino e lo getto a terra. «Non lo stai facendo.»
«Ma di sicuro consumo meno ossigeno di te», alza le sopracciglia un paio di volte e schiocca le labbra. Vuole farmi venire un infarto o che?
Mi passo una mano sulla fronte. È bagnata. Il sudore sulle dita si asciuga in un lampo, me le lascia tutte appiccicose.
Riccardo scavalla le gambe, «Proviamo a parlare di qualcos'altro», si schiarisce la voce, «Allora, com'è andato il colloquio?»
«Davvero?» appoggio la schiena alla parete. È gelida. Mi fa rabbrividire. «Perché, non l'hai visto?»
Lui si guarda intorno, «Ehm... no?»
«Strano, sembri uno stalker ultimamente»
«Beh, non è certo colpa mia», incrocia le braccia davanti al petto, «Allora, me lo vuoi dire o no??»
Sospiro. Ma quanto manca ancora?? «Di merda, è andato. Sei contento?»
Lui si rabbuia di colpo. Mi guarda con i suoi malinconici occhi verdi. «No, per niente. Perché di merda?»
Questa faccia qua l'avrò vista almeno un miliardo di volte. È quella che gli viene sempre quando è preoccupato per qualcuno. Di solito, me.
Scivolo lungo la parete e mi accuccio. «Mah, sensazioni. Sai quando parli e non ti ascoltano neanche? Ecco.»
Riccardo si siede di fronte a me. «Vabbè, non è detto...»
«Sì, comunque non importa... tanto ultimamente va sempre così»
«Così come??»
«Di merda»
Lui sbuffa e alza gli occhi al soffitto. «Mamma mia, quando ti ci metti sei proprio pesante!»
Per un attimo mi sembra di essere tornati alle elementari. Tolti i rasta, è sempre uguale. Sempre il solito fancazzista cronico. Mi si stringe un nodo in cima allo stomaco. «È tutta colpa tua.»
L'aria è sempre più densa. Riccardo adesso ha la faccia di uno a cui hanno appena distrutto il motorino. «Non l'ho fatto apposta, sai?»
«Lo so.»
Mi punta un dito contro. «Sei tu che non riesci a superarla.»
«Cazzo, lo so, ho detto!»
Vent'anni che ci conosciamo. Quante ore abbiamo passato insieme in tutto questo tempo? Ogni gelato, ogni birretta al parco, ogni schifosissima corsa in skate mi pianta una coltellata altezza cuore. «Come devo fare??» mi prendo la testa con le mani. È così pesante che ho paura mi si stacchi e rotoli via. «Puoi dirmelo? Non hai una risposta per me??»
«No, Ema, non ce l'ho.»
Nessuno ce l'ha. Neanche lo psicologo più cazzuto di tutto l'albo nazionale. Vent'anni di amicizia spazzati via per sempre, e io dovrei accettarlo?? Ma vaffanculo. «Non mi servi a niente!»
«Vuoi che me ne vada?»
Lo voglio davvero? «Sì! No... non lo so!»
Un Dlin metallico proviene dal display. Riparte il conto alla rovescia. Finalmente! Mi rialzo in piedi e mi avvicino al display. Lascio andare le mani lungo i fianchi. Fisso di nuovo i numeri blu.
Dieci, nove. «Come hai potuto farmi questo?? Che amico di merda sei??»
Sei, cinque. «Continuo a vederti sempre vicino a me.»
Tre, due. «Perché io sono sempre vicino a te.»
Dlin dlon. Le porte si aprono. Esco nella fiumana di impiegati in completi neri tutti uguali che sfrecciano lungo il corridoio grigio luce. Mi passano accanto tutti di corsa, tutti assenti.
Speriamo che non ci siano dei microfoni nell'ascensore, sennò altro che Le faremo sapere... qui va a finire che mi danno il TSO!
Ultima modifica di Marta Fondi il domenica 5 gennaio 2025, 12:33, modificato 1 volta in totale.
Re: SEMPRE VICINO A TE
Ciao Marta!
Sono nuovo sul forum e questo è il primo commento ad un racconto del laboratorio, spero di esserti utile.
Allora comincio col dire che il racconto mi è piaciuto. La cosa che funziona è il fatto di scoprire gradualmente che l’interlocutore del protagonista sia il suo amico morto per cui lui ancora soffre.
Questa cosa riscrive mentalmente tutta la percezione del racconto che inizialmente avevo visto in modo diverso e mi è piaciuto il modo in cui lo hai fatto.
Prima con il respiro , poi la battuta sull’uccidermi e infine la rivelazione dopo una battuta di dialogo interiore. (Punto forte)
La prima critica che muovo al brano riguarda il personaggio.
Personalmente finché non ho scoperto appunto, che il suo amico era morto, mi era sembrato troppo lamentoso e non mi stava particolarmente simpatico.
secondo me dovresti lavorare meglio sull’empatia nei confronti del tuo protagonista, magari mostrando qualche sua azione specifica che ci possa far conoscere meglio chi è o qualche insicurezza che ci possa sintonizzare meglio con lui.
La seconda critica invece è riferita alle battute di dialogo.
Il dialogo in sé non è male nel senso che non ha nulla di particolarmente sbagliato, ma in diversi casi ho avuto difficoltà a capire chi diceva cosa, questo potresti risolverlo con l’aiuto di qualche beat in più tra una battuta e l’altra la descrizione di qualche espressione giusto per identificare chi sta parlando.
Nel complesso comunque l’ho apprezzato anche se per le due motivazioni che ho detto a volte sono stato sbalzato fuori dall’immersione mentre leggevo.
Spero di essere stato utile ❤️ alla prossima.
Sono nuovo sul forum e questo è il primo commento ad un racconto del laboratorio, spero di esserti utile.
Allora comincio col dire che il racconto mi è piaciuto. La cosa che funziona è il fatto di scoprire gradualmente che l’interlocutore del protagonista sia il suo amico morto per cui lui ancora soffre.
Questa cosa riscrive mentalmente tutta la percezione del racconto che inizialmente avevo visto in modo diverso e mi è piaciuto il modo in cui lo hai fatto.
Prima con il respiro , poi la battuta sull’uccidermi e infine la rivelazione dopo una battuta di dialogo interiore. (Punto forte)
La prima critica che muovo al brano riguarda il personaggio.
Personalmente finché non ho scoperto appunto, che il suo amico era morto, mi era sembrato troppo lamentoso e non mi stava particolarmente simpatico.
secondo me dovresti lavorare meglio sull’empatia nei confronti del tuo protagonista, magari mostrando qualche sua azione specifica che ci possa far conoscere meglio chi è o qualche insicurezza che ci possa sintonizzare meglio con lui.
La seconda critica invece è riferita alle battute di dialogo.
Il dialogo in sé non è male nel senso che non ha nulla di particolarmente sbagliato, ma in diversi casi ho avuto difficoltà a capire chi diceva cosa, questo potresti risolverlo con l’aiuto di qualche beat in più tra una battuta e l’altra la descrizione di qualche espressione giusto per identificare chi sta parlando.
Nel complesso comunque l’ho apprezzato anche se per le due motivazioni che ho detto a volte sono stato sbalzato fuori dall’immersione mentre leggevo.
Spero di essere stato utile ❤️ alla prossima.
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Re: SEMPRE VICINO A TE
Grazie infinite per il tuo tempo! Molto interessante la tua critica sul personaggio, effettivamente non mi ero resa conto di questo aspetto, ci lavorerò su. Anche sui dialoghi hai ragione, devo esercitarmi con i beat, purtroppo tendo ad andare a ruota libera sul botta e risposta! Di nuovo, grazie mille e spero di poter ricambiare presto il favore!
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Re: SEMPRE VICINO A TE
Ciao Marta,
mi è piaciuto. Questo è il parere ridotto all'osso, ma credo sia la cosa più importante quando condividiamo uno scritto.
I dialoghi rendono leggera e scorrevole la lettura, nonostante il tema di fondo sia poi tragico.
Quello che mi è mancato, ma si tratta comunque di gusti personali ovviamente, è la caratterizzazione dei due personaggi. Capisco che dire troppo avrebbe rischiato di svelare tutto prima del dovuto, ma anche il protagonista lo "vedo" poco. Qualche accenno sia nei dialoghi, sia nelle brevi descrizioni (con Riccardo per esempio lo fai quando accenni ai dread) avrebbero trasmesso qualcosa di più.
Ma tranquilla, mi accorgo mentre scrivo di essere caduto nello stesso "errore".
Grazie per avercelo fatto leggere.
mi è piaciuto. Questo è il parere ridotto all'osso, ma credo sia la cosa più importante quando condividiamo uno scritto.
I dialoghi rendono leggera e scorrevole la lettura, nonostante il tema di fondo sia poi tragico.
Quello che mi è mancato, ma si tratta comunque di gusti personali ovviamente, è la caratterizzazione dei due personaggi. Capisco che dire troppo avrebbe rischiato di svelare tutto prima del dovuto, ma anche il protagonista lo "vedo" poco. Qualche accenno sia nei dialoghi, sia nelle brevi descrizioni (con Riccardo per esempio lo fai quando accenni ai dread) avrebbero trasmesso qualcosa di più.
Ma tranquilla, mi accorgo mentre scrivo di essere caduto nello stesso "errore".
Grazie per avercelo fatto leggere.
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Re: SEMPRE VICINO A TE
Ciao Nero Quartese! Hai ragione, devo lavorare sui dettagli e soprattutto sul trovare le scuse giuste per incastrarli senza uscire dal punto di vista. Purtroppo, spesso la paura di dire troppo mi fa dire troppo poco! Grazie mille a te per il tuo tempo, a buon rendere!
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Re: SEMPRE VICINO A TE
Storia scritta molto bene. Credibile il linguaggio e i personaggi sono interessanti. Il primo, dopo un colloquio di lavoro dove gli faranno sapere, è un pessimista cronico. Il suo amico rasta invece è il solito ottimista. Il blocco dell’ascensore da un tocco di tensione che fa acquistare alla storia interesse. Per me è un racconto da Vetrina.
Per favore, quando hai tempo, potresti commentare il mio racconto?
Per favore, quando hai tempo, potresti commentare il mio racconto?
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Re: SEMPRE VICINO A TE
Accidenti, grazie! Questa per me è giusto la prima esercitazione da quando ho cominciato a studiare la scrittura trasparente, mi fa molto piacere che, pur con i suoi problemi, già qualcosa funzioni in qualche modo! Certo, vado subito a leggerlo e ti faccio sapere! Buona giornata!
Re: SEMPRE VICINO A TE
Ciao Marta, allora, l'idea di fondo mi è piaciuto molto e il racconto per me funziona ma - a mio parere - non sfrutta del tutto il suo potenziale. La cosa che mi è piaciuta di più è la gestione dei pensieri del protagonista, riusciamo ad entrare dentro la sua testa. I dialoghi anche mi piacciono abbastanza e riescono a ricreare una certa leggerezza "amichevole".
Quello che mi è piaciuto meno è la gestione della prosa. Durante gli scambi di dialoghi forse è un po' difficile immaginarsi la scena perché non ci vengono date molte indicazioni (anche piccoli gesti qua e là).
A volte il racconto avrebbe beneficiato di qualche dettaglio in più e di descrizioni un po' più precise. Poi nonostante la voce interiore sia resa bene, il legame di empatia col personaggio poteva essere costruito meglio, magari facendocelo sentire un po' più vicino fin dall'inizio.
Detto ciò, secondo me l'idea è veramente buona ed è un tipo di racconto che - con qualche accortezza in più - io leggerei molto volentieri.
la nota simpatica con cui si chiude è molto molto carina, dà quasi l'idea di conciliare il dolore di una perdita con un atteggiamento più leggero.
Ad ogni modo complimenti e spero di esserti stato utile
Ciao :)
Quello che mi è piaciuto meno è la gestione della prosa. Durante gli scambi di dialoghi forse è un po' difficile immaginarsi la scena perché non ci vengono date molte indicazioni (anche piccoli gesti qua e là).
A volte il racconto avrebbe beneficiato di qualche dettaglio in più e di descrizioni un po' più precise. Poi nonostante la voce interiore sia resa bene, il legame di empatia col personaggio poteva essere costruito meglio, magari facendocelo sentire un po' più vicino fin dall'inizio.
Detto ciò, secondo me l'idea è veramente buona ed è un tipo di racconto che - con qualche accortezza in più - io leggerei molto volentieri.
la nota simpatica con cui si chiude è molto molto carina, dà quasi l'idea di conciliare il dolore di una perdita con un atteggiamento più leggero.
Ad ogni modo complimenti e spero di esserti stato utile
Ciao :)
- Manuel Marinari
- Messaggi: 341
Re: SEMPRE VICINO A TE
Ciao Marta, piacere di fare la tua conoscenza. Ho messo, nel laboratorio, il mio racconto che non ha passato il gruppo della Luca Fagiolo edition e sicchè mi faccio un giro di letture e commenti.
Allora, parto col dirti che l'idea mi è piaciuta. Il racconto ha un bel twist finale che non mi aspettavo. Il dialogo immaginario ci stava tutto. Complimenti per l'idea carina. Il punto di forza del racconto è l'idea originale.
Per quanto riguarda la costruzione ci sono diversi punti su cui lavorare. Provo a lasciarti qualche suggerimento.
INCIPIT: ho avuto un iniziale senso di disorientamento. Mi stavo figurando il grattacielo visto dall'esterno, poi, ho capito che il pdv è dentro l'ascensore. Probabilmente ci sarebbe stato bisogno di una descrizione un pò più dettagliata. Essendo scritto in prima persona, bastava proprio poco per inserire qualche altro dettaglio (premo il pulsante T per andarmene veloce da questo ufficio di merda; le porte dell'ascensore si chiudono davanti a me, ecc ecc)
DIALOGHI: allora, anche se si scopre solo alla fine che lui è solo a parlare, ci sarebbe stato bisogno di rendere ancora più realistico il dialogo. Fino a che non scopro che lui è da solo, mi immagino due persone in un ascensore. Purtroppo, però, vedo in scena solo delle teste parlanti. i dialoghi sono molto brevi, botta e risposta. Dà un ritmo rapido. In alcuni punti ci sta bene, perchè dona senso di movimento (ascensore che scende veloce). Sarebbe buono modificare utilizzando dei beat. Ad esempio, i rasta. Se ne sta con le gambe incrociate, ok, gioca con i rasta tra le mani. Ottimo spunto che però sarebbe stato meglio inserire molto prima. Fino a quasi fine testo non lo sapevamo. Giocaci fin dall'inizio con la figurazione estetica dei personaggi.
L'altro problema di questi dialoghi è che non si sa chi dice cosa. In verità è il problema principale.
MIGLIORAMENTI: in sostanza, quelli che ti ho già citato. Riassumendo: utilizzo di beat nel dialoghi, figurazione dei personaggi e ambientazione iniziale da mostrarla meglio.
Ah, anche l'aspetto emotivo del pdv è importantissima. L'amico immaginario è stato un amico di infanzia/adolescenza? Non c'è più? È morto? QUesto è un aspetto importante, doloroso per il pdv. Caratterizzalo, mostra cosa prova a riguardo.
Spero ti sia utile. Avevi chiesto di essere cattivi, spero di non essere stato spietato.
PS. Quando te la sentirai, prova a misurarti anche con il contest mensile. Riceverai molto più feedback e ti allenerai anche a leggere e commentare gli altri.
A presto!
Allora, parto col dirti che l'idea mi è piaciuta. Il racconto ha un bel twist finale che non mi aspettavo. Il dialogo immaginario ci stava tutto. Complimenti per l'idea carina. Il punto di forza del racconto è l'idea originale.
Per quanto riguarda la costruzione ci sono diversi punti su cui lavorare. Provo a lasciarti qualche suggerimento.
INCIPIT: ho avuto un iniziale senso di disorientamento. Mi stavo figurando il grattacielo visto dall'esterno, poi, ho capito che il pdv è dentro l'ascensore. Probabilmente ci sarebbe stato bisogno di una descrizione un pò più dettagliata. Essendo scritto in prima persona, bastava proprio poco per inserire qualche altro dettaglio (premo il pulsante T per andarmene veloce da questo ufficio di merda; le porte dell'ascensore si chiudono davanti a me, ecc ecc)
DIALOGHI: allora, anche se si scopre solo alla fine che lui è solo a parlare, ci sarebbe stato bisogno di rendere ancora più realistico il dialogo. Fino a che non scopro che lui è da solo, mi immagino due persone in un ascensore. Purtroppo, però, vedo in scena solo delle teste parlanti. i dialoghi sono molto brevi, botta e risposta. Dà un ritmo rapido. In alcuni punti ci sta bene, perchè dona senso di movimento (ascensore che scende veloce). Sarebbe buono modificare utilizzando dei beat. Ad esempio, i rasta. Se ne sta con le gambe incrociate, ok, gioca con i rasta tra le mani. Ottimo spunto che però sarebbe stato meglio inserire molto prima. Fino a quasi fine testo non lo sapevamo. Giocaci fin dall'inizio con la figurazione estetica dei personaggi.
L'altro problema di questi dialoghi è che non si sa chi dice cosa. In verità è il problema principale.
MIGLIORAMENTI: in sostanza, quelli che ti ho già citato. Riassumendo: utilizzo di beat nel dialoghi, figurazione dei personaggi e ambientazione iniziale da mostrarla meglio.
Ah, anche l'aspetto emotivo del pdv è importantissima. L'amico immaginario è stato un amico di infanzia/adolescenza? Non c'è più? È morto? QUesto è un aspetto importante, doloroso per il pdv. Caratterizzalo, mostra cosa prova a riguardo.
Spero ti sia utile. Avevi chiesto di essere cattivi, spero di non essere stato spietato.
PS. Quando te la sentirai, prova a misurarti anche con il contest mensile. Riceverai molto più feedback e ti allenerai anche a leggere e commentare gli altri.
A presto!
Manuel Marinari
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Re: SEMPRE VICINO A TE
Ciao Mardox! In effetti, stanno più o meno sorgendo le stesse problematiche in tutti i commenti e sono completamente d'accordo. lo riprenderò sotto mano per lavorare meglio sulla gestualità e sull'incremento di dettagli che rendano più reale la scena, e soprattutto starò più attenta all'attribuzione delle battute. Grazie infinite per il tuo tempo! A buon rendere!
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Re: SEMPRE VICINO A TE
Ciao Manuel! Intanto grazie mille per il tuo tempo! è vero, la parte iniziale va rivista, mi ero accorta che poteva creare confusione inserire un pensiero diretto come prima frase. Cercherò di lavorare su tutte le cose che mi avete scritto e di rendere meglio l'aspetto emotivo. Conto di riprenderlo e rimetterlo poi modificato! Grazie ancora e a buon rendere!
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