ULTIMO FOTOGRAMMA
- Shanghai Kid
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ULTIMO FOTOGRAMMA
ULTIMO FOTOGRAMMA
Chi lo avrebbe detto che alla fine saresti stato tu?
Tra tutti, se mi avessero detto di farci su una scommessa di quelle che ti puoi giocarci anche la casa, la macchina e i guadagni di una vita intera, io, su di te, non ci avrei puntato neanche un centesimo.
Ma che dico, neanche una caccola, ci avrei giocato.
Spingo la mano sull’addome e la sento bagnata. Un bruciore dilaniante mi trapassa. La stacco. La guardo. Mi scappa un sorriso.
Non hai mai avuto carattere. Figuriamoci fare una cosa del genere.
Ma non lo dico così per dire. Un vero uomo dice sempre e solo una cosa: la verità.
La lurida, schifosa, sporca verità.
E io la so dire, la lurida, schifosa, sporca verità e sai perchè la so dire? Perchè, a differenza tua, io sono un uomo.
Il sangue macchia il pavimento e si spinge fino alle tue All Star bianche. Fai due passi indietro, per non sporcarle.
Velocissima mi scorre davanti agli occhi la scena di te che scarti il regalo e poi vieni ad abbracciarmi. “Gli abbracci li danno le femminucce!”. Rivivo nel ricordo quella faccia da debole che hai fatto. Forse hai anche frignato. “Gli uomini non piangono!”.
Ho sempre pensato che eri un uomo solo di facciata, mica uno vero, come me.
Almeno, questo lo pensavo fino a qualche minuto fa. Di te che non sei un uomo, ma una femminuccia, intendo. Quello che penso di me non è mai cambiato e non cambia di certo adesso.
Il bruciore si fa sempre più intenso, come se un fuoco mi bruciasse dentro lo stomaco, mentre il lago del sangue dilaga sul pavimento che ha pulito la mamma. Dietro di te, appoggiato allo stipite, vedo sfuocato lo spazzettone: lo lascia sempre lì!
Chi altro può dire lo stesso, proprio nel momento in cui tutta la vita gli scorre davanti agli occhi.
Chi può, dico, dire: “Cazzo! Sono proprio sempre stato un uomo, persino ora! Che grand uomo che sei!”
E ti dirò di più, grazie a te, so ancora di più di essere un uomo vero. Perché già lo sapevo, senza troppi se nè troppi ma, ma ora che so che non sei una femminuccia, che non sei uno smidollato, ora sì, Cristo!, che so di essere fino in fondo un uomo vero. Così vero da averne tirato su un altro, di uomo vero. Mica una femminuccia!
E allora lo vedi che quelle botte sono servite? E tu che mi imploravi di smettere. Ma guarda ora che uomo sei: un uomo vero!
Premo ancora più forte con entrambe le mani contro la ferita, ma mi sforzo di non perdere il tuo sguardo. Ti voglio guardare negli occhi. Non ci avevo mai visto dentro tanto disprezzo e tanta fermezza: finalmente!
Che gran fortuna finire la propria vita così, con te stesso più giovane davanti a te - lo dicono tutti che c’hai la mia faccia, ma io dicevo “Le palle, no, però. Le palle no!”, ma oggi devo ricredermi figliolo: tutto suo padre. Ho fatto un buon lavoro.
Ho sentito dire che quando muori ti scorre tutta la vita davanti, e chi lo avrebbe detto che quelle cazzate sono vere? Tutta l’ho vista. E, per Dio!, posso proprio dire di essere sempre stato un vero uomo. Ma nessuno ti dice che l’ultimo fotogramma di ‘sto film fottuto che è la vita ti rimane bloccato lì, negli occhi, per un istante eterno.
Nessuno te lo dice che da lì non se ne andrà mai più, ma che ti si incide nella pupilla o nell’iride, non lo so, non ne so nulla di anatomia! Insomma, ti resta lì, impresso per sempre, quell’ultimo fotogramma.
E io sono così fiero che sia il tuo ritratto. Il ritratto di un vero uomo!
Oh, oh. Non fare cazzate, eh! Non tremare. Non fare la femminuccia proprio ora!
Non lo avrei mai detto che saresti stato tu, ma, vederti lì, con quella pistola puntata: sono proprio fiero di te, figlio mio!
Chi lo avrebbe detto che alla fine saresti stato tu?
Tra tutti, se mi avessero detto di farci su una scommessa di quelle che ti puoi giocarci anche la casa, la macchina e i guadagni di una vita intera, io, su di te, non ci avrei puntato neanche un centesimo.
Ma che dico, neanche una caccola, ci avrei giocato.
Spingo la mano sull’addome e la sento bagnata. Un bruciore dilaniante mi trapassa. La stacco. La guardo. Mi scappa un sorriso.
Non hai mai avuto carattere. Figuriamoci fare una cosa del genere.
Ma non lo dico così per dire. Un vero uomo dice sempre e solo una cosa: la verità.
La lurida, schifosa, sporca verità.
E io la so dire, la lurida, schifosa, sporca verità e sai perchè la so dire? Perchè, a differenza tua, io sono un uomo.
Il sangue macchia il pavimento e si spinge fino alle tue All Star bianche. Fai due passi indietro, per non sporcarle.
Velocissima mi scorre davanti agli occhi la scena di te che scarti il regalo e poi vieni ad abbracciarmi. “Gli abbracci li danno le femminucce!”. Rivivo nel ricordo quella faccia da debole che hai fatto. Forse hai anche frignato. “Gli uomini non piangono!”.
Ho sempre pensato che eri un uomo solo di facciata, mica uno vero, come me.
Almeno, questo lo pensavo fino a qualche minuto fa. Di te che non sei un uomo, ma una femminuccia, intendo. Quello che penso di me non è mai cambiato e non cambia di certo adesso.
Il bruciore si fa sempre più intenso, come se un fuoco mi bruciasse dentro lo stomaco, mentre il lago del sangue dilaga sul pavimento che ha pulito la mamma. Dietro di te, appoggiato allo stipite, vedo sfuocato lo spazzettone: lo lascia sempre lì!
Chi altro può dire lo stesso, proprio nel momento in cui tutta la vita gli scorre davanti agli occhi.
Chi può, dico, dire: “Cazzo! Sono proprio sempre stato un uomo, persino ora! Che grand uomo che sei!”
E ti dirò di più, grazie a te, so ancora di più di essere un uomo vero. Perché già lo sapevo, senza troppi se nè troppi ma, ma ora che so che non sei una femminuccia, che non sei uno smidollato, ora sì, Cristo!, che so di essere fino in fondo un uomo vero. Così vero da averne tirato su un altro, di uomo vero. Mica una femminuccia!
E allora lo vedi che quelle botte sono servite? E tu che mi imploravi di smettere. Ma guarda ora che uomo sei: un uomo vero!
Premo ancora più forte con entrambe le mani contro la ferita, ma mi sforzo di non perdere il tuo sguardo. Ti voglio guardare negli occhi. Non ci avevo mai visto dentro tanto disprezzo e tanta fermezza: finalmente!
Che gran fortuna finire la propria vita così, con te stesso più giovane davanti a te - lo dicono tutti che c’hai la mia faccia, ma io dicevo “Le palle, no, però. Le palle no!”, ma oggi devo ricredermi figliolo: tutto suo padre. Ho fatto un buon lavoro.
Ho sentito dire che quando muori ti scorre tutta la vita davanti, e chi lo avrebbe detto che quelle cazzate sono vere? Tutta l’ho vista. E, per Dio!, posso proprio dire di essere sempre stato un vero uomo. Ma nessuno ti dice che l’ultimo fotogramma di ‘sto film fottuto che è la vita ti rimane bloccato lì, negli occhi, per un istante eterno.
Nessuno te lo dice che da lì non se ne andrà mai più, ma che ti si incide nella pupilla o nell’iride, non lo so, non ne so nulla di anatomia! Insomma, ti resta lì, impresso per sempre, quell’ultimo fotogramma.
E io sono così fiero che sia il tuo ritratto. Il ritratto di un vero uomo!
Oh, oh. Non fare cazzate, eh! Non tremare. Non fare la femminuccia proprio ora!
Non lo avrei mai detto che saresti stato tu, ma, vederti lì, con quella pistola puntata: sono proprio fiero di te, figlio mio!
Re: ULTIMO FOTOGRAMMA
Ecco la vicecampionessa d'Era in carica! Ciao Elisa! Caratteri e tempo ok, divertiti in questa BEPPE RONCARI EDITION!
Re: ULTIMO FOTOGRAMMA
Ciao! Le mie considerazioni, postate anche nel thread del gruppo Lucia:
Ammetto di non aver ben capito la dinamica: c'è un padre violento e autoritario, i cui pensieri vediamo in corsivo, mentre in tondo presumo sia il figlio che ha sparato - dato che parla di "pavimento pulito da mamma". Mi sfugge però perché sia ferito anche il figlio.
I pensieri del padre violento sono ottimi nella parte finale, mi hanno convinto meno alcuni precedenti.
Qui passi in seconda mentre il resto è in prima: "Il sangue macchia il pavimento e si spinge fino alle tue All Star bianche. Fai due passi indietro, per non sporcarle."
Scritto bene, asciutto, dritto al punto. Attinente al tema. Ben gestito i cambi fra uno e l'altro, sebbene lo spazio fosse poco.
Ammetto di non aver ben capito la dinamica: c'è un padre violento e autoritario, i cui pensieri vediamo in corsivo, mentre in tondo presumo sia il figlio che ha sparato - dato che parla di "pavimento pulito da mamma". Mi sfugge però perché sia ferito anche il figlio.
I pensieri del padre violento sono ottimi nella parte finale, mi hanno convinto meno alcuni precedenti.
Qui passi in seconda mentre il resto è in prima: "Il sangue macchia il pavimento e si spinge fino alle tue All Star bianche. Fai due passi indietro, per non sporcarle."
Scritto bene, asciutto, dritto al punto. Attinente al tema. Ben gestito i cambi fra uno e l'altro, sebbene lo spazio fosse poco.
I miei romanzi: https://www.fabioscalini.com
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- Messaggi: 187
Re: ULTIMO FOTOGRAMMA
Ciao Elisa,
complimenti per il racconto.
Aspetti che ho trovato positivi:
un’interpretazione originale del tema;
un’alternanza ben gestita tra le azioni e i pensieri del protagonista;
sei riuscita a farmi detestare il protagonista e a farmi fare il tifo per suo figlio, nonostante quest’ultimo sia divenuto un assassino, e in pochi caratteri ci fai immaginare tutta una vita di soprusi, abusi e maltrattamenti e a caratterizzare bene il padre (un po meno il figlio, ma ci sta).
Aspetti meno positivi:
Qualche piccolo refuso e qualche piccola scelta stilistica che secondo me appesantisce la lettura (per esempio quel “lo” senza apostrofo proprio nella prima linea);
I pensieri del padre sono talmente lunghi e articolati che a momenti mi sono risultati inverosimili considerando che questo tizio ha un buco nella pancia e si sta dissanguando al punto che ha la vista sfocata.
Ma in generale il mio giudizio è molto positivo!
Buona edizione!
complimenti per il racconto.
Aspetti che ho trovato positivi:
un’interpretazione originale del tema;
un’alternanza ben gestita tra le azioni e i pensieri del protagonista;
sei riuscita a farmi detestare il protagonista e a farmi fare il tifo per suo figlio, nonostante quest’ultimo sia divenuto un assassino, e in pochi caratteri ci fai immaginare tutta una vita di soprusi, abusi e maltrattamenti e a caratterizzare bene il padre (un po meno il figlio, ma ci sta).
Aspetti meno positivi:
Qualche piccolo refuso e qualche piccola scelta stilistica che secondo me appesantisce la lettura (per esempio quel “lo” senza apostrofo proprio nella prima linea);
I pensieri del padre sono talmente lunghi e articolati che a momenti mi sono risultati inverosimili considerando che questo tizio ha un buco nella pancia e si sta dissanguando al punto che ha la vista sfocata.
Ma in generale il mio giudizio è molto positivo!
Buona edizione!
- Mauro Bennici
- Messaggi: 173
Re: ULTIMO FOTOGRAMMA
Ciao Elisa,
Il racconto è terrificante quanto basta. La visione malata del padre è chiara e arriva in modo intenso.
Lo stile è scorrevole, forse anche troppo visto che a parlare è un uomo che sta andando incontro alla morte. L'ultimo paragrafo lo avrei immaginato composto da frasi piccolissime. A spezzare il ritmo, finezze.
Così come "la mamma" mi ha stonato, non so perché i miei occhi si aspettavano un "tua madre".
Complimenti e alla prossima!
Il racconto è terrificante quanto basta. La visione malata del padre è chiara e arriva in modo intenso.
Lo stile è scorrevole, forse anche troppo visto che a parlare è un uomo che sta andando incontro alla morte. L'ultimo paragrafo lo avrei immaginato composto da frasi piccolissime. A spezzare il ritmo, finezze.
Così come "la mamma" mi ha stonato, non so perché i miei occhi si aspettavano un "tua madre".
Complimenti e alla prossima!
- SalvatoreStefanelli
- Messaggi: 376
Re: ULTIMO FOTOGRAMMA
Elisa,
eccomi qua anch'io a dirti la mia sul tuo racconto.
Devo confessarti che le primissime frasi mi sembravano di non facile interpretazione, ma già dalle successive il quadro era tutto ben chiaro. Una storia scritta bene, tranne alcune piccolezze, poche (tipo questo "giocarci", che trovo fastidioso e avrei preferito "giocare": "che ti puoi giocarci anche la casa"). Il tema è centrato e lo sviluppo ha mostrato una strada inusuale e questo è un bene.
Come qualcuno ha notato, i pensieri del padre sono un po' troppo lunghi e lineari per un uomo ferito a morte e in fin di vita.
Trovo che, invece, il "lo" iniziale non apostrofato, che qualcuno ti ha fatto notare come poco scorrevole, sia né pesante e né sbagliato.
Concludendo, un buon racconto, particolare, anche se non proprio nelle mie corde.
Rileggendolo mi sono accorto di una cosa che ora ti dico e che inficia ancora di più il racconto, second me. C'è una incongruenza forte quando il padre parla della verità e dice che lui, a differenza del figlio è un uomo perché sa dire la verità, poi, poco dopo, dice che il figlio è un uomo perché lo ha ucciso. Non ha senso, si contraddice in pochi attimi e non sta bene.
eccomi qua anch'io a dirti la mia sul tuo racconto.
Devo confessarti che le primissime frasi mi sembravano di non facile interpretazione, ma già dalle successive il quadro era tutto ben chiaro. Una storia scritta bene, tranne alcune piccolezze, poche (tipo questo "giocarci", che trovo fastidioso e avrei preferito "giocare": "che ti puoi giocarci anche la casa"). Il tema è centrato e lo sviluppo ha mostrato una strada inusuale e questo è un bene.
Come qualcuno ha notato, i pensieri del padre sono un po' troppo lunghi e lineari per un uomo ferito a morte e in fin di vita.
Trovo che, invece, il "lo" iniziale non apostrofato, che qualcuno ti ha fatto notare come poco scorrevole, sia né pesante e né sbagliato.
Concludendo, un buon racconto, particolare, anche se non proprio nelle mie corde.
Rileggendolo mi sono accorto di una cosa che ora ti dico e che inficia ancora di più il racconto, second me. C'è una incongruenza forte quando il padre parla della verità e dice che lui, a differenza del figlio è un uomo perché sa dire la verità, poi, poco dopo, dice che il figlio è un uomo perché lo ha ucciso. Non ha senso, si contraddice in pochi attimi e non sta bene.
Ultima modifica di SalvatoreStefanelli il domenica 27 ottobre 2024, 21:54, modificato 1 volta in totale.
Re: ULTIMO FOTOGRAMMA
Ciao Elisa, piacere di rileggerti!
Declinazione del tema molto interessante, con un protagonista spregevole che assapora la vittoria incurante del fatto che proprio quella vittoria ha portato alla sua morte. Molto bello. Forse un po' inverosimile il tono e la lucidità con la quale si esprime in questa condizione, ecco, non c'è sofferenza, ma da un lato ci sta se consideriamo l'effetto anestetico che ha questa vittoria su di lui.
Stilisticamente ti confermi sempre una gran bella penna, avrei evitato giusto qualche percettivo, ma sono sottigliezze.
Gruppo tosto, sono già molto indeciso tra quattro racconti che ho già commentato e me ne resta uno dal quale pure mi aspetto belle cose.
In bocca al lupo per l'edition e a rileggerti presto!
Declinazione del tema molto interessante, con un protagonista spregevole che assapora la vittoria incurante del fatto che proprio quella vittoria ha portato alla sua morte. Molto bello. Forse un po' inverosimile il tono e la lucidità con la quale si esprime in questa condizione, ecco, non c'è sofferenza, ma da un lato ci sta se consideriamo l'effetto anestetico che ha questa vittoria su di lui.
Stilisticamente ti confermi sempre una gran bella penna, avrei evitato giusto qualche percettivo, ma sono sottigliezze.
Gruppo tosto, sono già molto indeciso tra quattro racconti che ho già commentato e me ne resta uno dal quale pure mi aspetto belle cose.
In bocca al lupo per l'edition e a rileggerti presto!
- gcdaddabbo
- Messaggi: 410
Re: ULTIMO FOTOGRAMMA
Ciao, Elisa! Ho letto il tuo racconto più volte. Tutto chiaro. Un uomo violento sta morendo perché il figlio che riteneva una femminuccia gli ha sparato all’addome. La scena si allarga dalla ferita all’autore del delitto. Il padre, nel momento in cui è costretto ad affrontare la fine, rivede la sua vita ed i rapporti con il ragazzo, contento per aver scoperto ora che ha le palle.
Il PdV è quello del morente. Il tema è sostanzialmente centrato. I due protagonisti sono riconoscibili, ma li ho sentiti lontani. Non ho partecipato né della sofferenza né della soddisfazione. Mi hanno colpito solo il sangue che scorre senza dolore sul pavimento verso quelle scarpe e quei termini da maschiaccio.
Avrei preferito percepire il travaglio interiore di un uomo nel momento della fine.
Buona Beppe Roncari Edition!
Il PdV è quello del morente. Il tema è sostanzialmente centrato. I due protagonisti sono riconoscibili, ma li ho sentiti lontani. Non ho partecipato né della sofferenza né della soddisfazione. Mi hanno colpito solo il sangue che scorre senza dolore sul pavimento verso quelle scarpe e quei termini da maschiaccio.
Avrei preferito percepire il travaglio interiore di un uomo nel momento della fine.
Buona Beppe Roncari Edition!
Re: ULTIMO FOTOGRAMMA
Ciao, Shangai e piacere di leggerti.
Allora, il racconto è abbastanza classico, gli ultimi momenti di un padre maschilista e violento che viene ucciso dal figlio che riteneva un incompetente. La storia sarebbe anche carina, ma è minata da una serie di problematiche. In particolare, a livello visivo, non ho ben compreso il perché hai alternato parti in corsivo e parti normali... ho pensato fossero i pensieri del POV, ma anche nella parte normale il POV si esprimono pensieri, quindi sono confuso.
Poi ci sono alcune espressioni non molto efficaci a livello stilistico, tipo "Spingo la mano sull'addome" (spingere? In che senso?) o "Il lago di sangue dilaga sul pavimento" che rendono ancora più debole la parte narrata, che dovrebbe costituire la spina dorsale del racconto.
Insomma, è evidente che è stato un lavoro partito da una premessa interessante, ma ha incontrato la fretta dovuta alle poche ore di Minuti Contati e purtroppo non ha potuto brillare al meglio.
Alla prossima!
Allora, il racconto è abbastanza classico, gli ultimi momenti di un padre maschilista e violento che viene ucciso dal figlio che riteneva un incompetente. La storia sarebbe anche carina, ma è minata da una serie di problematiche. In particolare, a livello visivo, non ho ben compreso il perché hai alternato parti in corsivo e parti normali... ho pensato fossero i pensieri del POV, ma anche nella parte normale il POV si esprimono pensieri, quindi sono confuso.
Poi ci sono alcune espressioni non molto efficaci a livello stilistico, tipo "Spingo la mano sull'addome" (spingere? In che senso?) o "Il lago di sangue dilaga sul pavimento" che rendono ancora più debole la parte narrata, che dovrebbe costituire la spina dorsale del racconto.
Insomma, è evidente che è stato un lavoro partito da una premessa interessante, ma ha incontrato la fretta dovuta alle poche ore di Minuti Contati e purtroppo non ha potuto brillare al meglio.
Alla prossima!
- Gabriele Dolzadelli
- Messaggi: 374
- Contatta:
Re: ULTIMO FOTOGRAMMA
Ciao Elisa. Ben ritrovata.
Devo giudicarti per la seconda volta di fila. Se l'altra volta avevo messo sul podio il tuo racconto, questa volta penso di metterlo a metà classifica. Perché la scrittura è sicuramente degna di nota e non posso che invidiarla, ma l'idea mi è sembrata viaggiare sulla sufficienza, con il punto di vista di un padre ucciso dal figlio.
Certo, ci sono molte tematiche all'interno, dalla violenza domestica al maschilismo, ma ho avuto la sensazione che un concetto già chiaro dalle prime righe sia stato disteso oltre il necessario (la ripetizione è sicuramente madre della memoria).
Sicuramente rispetta la traccia e grazie allo stile eccellente lo metto davanti a diversi altri racconto. Però rimane lì, nella zona del limbo.
A rileggerci!
Devo giudicarti per la seconda volta di fila. Se l'altra volta avevo messo sul podio il tuo racconto, questa volta penso di metterlo a metà classifica. Perché la scrittura è sicuramente degna di nota e non posso che invidiarla, ma l'idea mi è sembrata viaggiare sulla sufficienza, con il punto di vista di un padre ucciso dal figlio.
Certo, ci sono molte tematiche all'interno, dalla violenza domestica al maschilismo, ma ho avuto la sensazione che un concetto già chiaro dalle prime righe sia stato disteso oltre il necessario (la ripetizione è sicuramente madre della memoria).
Sicuramente rispetta la traccia e grazie allo stile eccellente lo metto davanti a diversi altri racconto. Però rimane lì, nella zona del limbo.
A rileggerci!
Re: ULTIMO FOTOGRAMMA
Buonasera, Elisa.
Non mi è chiaro se il punto di vista insolito sia quello dell'uomo morente a terra o, forse più probabile, quel fotogramma destinato a rimanere negli occhi del morto per sempre. In ogni caso hai descritto molto bene i pensieri di questo personaggio, un classico padre macho, magari con un figlio che non corrispondere al suo ideale di maschio. Riesci a farmi immaginare una vita di continui soprusi, di rifiuto. E l'atto finale, quello in cui il povero ragazzo si distrugge facendo l'atto più innaturale possibile, uccidere un genitore, e facendolo paradossalmente si riscatta come uomo agli occhi del padre. Follia che sposa follia insomma. Qualche refuso forse, o forse è un modo di centrare il personaggio anche nel linguaggio non proprio perfetto. Non avrei usato il doppio binario con il corsivo, credo che possa confondere il lettore più che aiutare, visto che il POV rimane sempre quello dell'uomo morente.
Non mi è chiaro se il punto di vista insolito sia quello dell'uomo morente a terra o, forse più probabile, quel fotogramma destinato a rimanere negli occhi del morto per sempre. In ogni caso hai descritto molto bene i pensieri di questo personaggio, un classico padre macho, magari con un figlio che non corrispondere al suo ideale di maschio. Riesci a farmi immaginare una vita di continui soprusi, di rifiuto. E l'atto finale, quello in cui il povero ragazzo si distrugge facendo l'atto più innaturale possibile, uccidere un genitore, e facendolo paradossalmente si riscatta come uomo agli occhi del padre. Follia che sposa follia insomma. Qualche refuso forse, o forse è un modo di centrare il personaggio anche nel linguaggio non proprio perfetto. Non avrei usato il doppio binario con il corsivo, credo che possa confondere il lettore più che aiutare, visto che il POV rimane sempre quello dell'uomo morente.
Re: ULTIMO FOTOGRAMMA
Allora, il punto debole di questo racconto mi è parso chiaro fin dalla prima lettura. L'idea è buona, ma in fase di svolgimento non disveli il contesto rimanendo passiva sul sviluppare un unico concetto: sei uomo in quanto mi hai ucciso, bravo. Il problema, appunto, è che fai pensare tantissimo il protagonista, ma non ci infili semina se non quella, elementare, che sarà stato violento nei confronti del figlio e che lo avrà vessato per tutta la vita. La chiusa sembrava andare nella brillante direzione del doversi rimangiare ogni cosa in quanto il figlio sembrava avere un ripensamento, ma non l'hai sviluppata e anche qui è evidente come, con l'assenza della semina che avresti potuto infilarci, ci avresti potuto raccontare una storia ben più ricca e tridimensionale. Detto questo, il mio giudizio è cmq un pollice tendente al positivo in modo solido e quasi brillante, ma non fa il salto in più perché si ferma praticamente al primo livello di lettura.
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