Profumo di gelsomino
- MatteoMantoani
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Profumo di gelsomino
Devo scendere per prendere aria, fermo la macchina. Selene mi lancia un’occhiata torva dal sedile del passeggero. Fanculo, ne ho abbastanza dei suoi tredici anni.
Sbatto la portiera, mi allontano e mi appoggio al muretto di una casa.
La luna splende e una fredda brezza mi accarezza sotto il bavero del cappotto.
Mi volto, Selene guarda in basso e aspetta silenziosa. Piange. Come darle torto?
Sono suo padre: dovrei confortarla, essere un sostegno per lei, ma l'unica cosa che riesco a fare è appoggiarmi a questo cazzo di muretto.
Dov’è sua madre quando serve? Lei è l’unica che riesce a farci parlare, solo con lei riesco a trovare le parole giuste quando mi fa arrabbiare.
I suoi tredici anni mi stanno logorando. Sta crescendo, diventando la donna che affronterà il mondo a modo suo e sapere che dovrò lasciarla fare senza interferire mi riempie di terrore: è avventata, orgogliosa, testona. Siamo troppo uguali, testardi tutti e due: duri come asini.
Dovrei tornare a parlarle, ma mi sento adeguato come uno di quegli stupidi zaini da campeggio in cui bisogna infilare un sacco a pelo grosso il doppio.
Respiro col cuore che mi batte nelle orecchie, il profumo mi arriva alle narici. Gelsomino. Viene da un cespuglio sul muretto, i fiori bianchi e sottili illuminati dalla luna paiono stelle su un cielo verticale. Accarezzo uno di quei petali e mi tornano alla mente ricordi lontani che avevo dimenticato.
Ero solo un bamboccio, stavo tornando da una festa disastrosa in cui avevo passato il tempo a correre dietro a quella smorfiosetta, come si chiamava?
Tornavo indietro in bici pestando i pedali come un diavolo. C'era un silenzio da fare paura, anche i grilli si rifiutavano di stare svegli. Con la sola lucetta del fanalino della bici l'universo finiva cinquanta centimetri più avanti e solo la memoria poteva illuminarmi il cammino. E così mi ero perso.
All’improvviso, ecco il bagliore di un lampione che mi indicava un'isola di luce in cui approdare per un momento: un piccolo cono di sicurezza in mezzo a quell'ignoto.
Mi fermai per abbracciare il fusto di metallo e lasciarmi cullare dal calore della luce.
Fu così che sentii un dolce profumo di gelsomino che veniva da oltre una staccionata di legno. Il giardino lo conoscevo, era di una casa non troppo distante dalla mia.
Chiusi gli occhi e respirai a fondo. Per un secondo non sentii il freddo di quella notte, ma solo una strana pace.
Riaperti gli occhi presi la bicicletta e proseguii con calma verso casa. Non ero più arrabbiato né impaurito, volevo solo che quel momento di solitudine restasse con me per assaporarne la pace ancora e ancora.
Inspiro il profumo, un altro ricordo mi riaffiora alla memoria.
Erano gli anni dell'università, studiavo con una mia compagna di corso, Elisa, una ragazza i cui occhi azzurri erano il mio tormento da diverso tempo. Ero riuscito per miracolo a rompere il ghiaccio con la scusa di scambiarci gli appunti per l’esame che dovevamo preparare. Ero a casa sua. L’esame di diritto privato era l’indomani, ripassare era utile, ma la nostra mente era così satura di quelle porcherie che non c’era spazio per imparare più niente.
Dopo qualche ora di studio, mi propose una pausa.
Ricordo le sue mani piccoline che mi porgevano la tazza calda: tè al gelsomino.
Chiusi per un momento gli occhi e inspirai. Quando li riaprii lei mi guardava curiosa. Mi sorrideva, non per deridermi, ma come se una barriera fosse crollata per farci finalmente incontrare. In quel momento mi sentii in pace e sintonia con lei come mai prima.
Il giorno dopo superammo l’esame e le chiesi di uscire per festeggiare, e così tutto ebbe inizio.
Alzo lo sguardo, Selene ha smesso di piangere e giace sul sedile come una marionetta a cui hanno tagliato i fili.
Colgo un piccolo fiore e rientro in macchina. Il freddo penetra all'interno, il nostro respiro si condensa in una nuvoletta di vapore.
Il profumo di gelsomino si diffonde.
Gli occhi di Selene sono azzurri come quelli di Elisa: tutte le cose buone le ha prese da lei.
Le racconto la storia dell’esame di diritto privato e del primo appuntamento con sua madre. Mi ascolta, nasconde una grossa lacrima con la mano e io faccio finta di non accorgermene.
Le faccio dono del fiore e le dico che sono sicuro che le darà coraggio come ha fatto con me in diversi momenti della vita.
Lei lo stringe, ne assapora l'aroma.
Le prometto che domani torneremo a trovare sua madre in quella stanza d'ospedale dal sapore di plastica e disinfettanti, le propongo di portarle un po’ di questi fiori, così magari qualche bel ricordo tornerà anche a lei.
Selene si asciuga lacrime che ormai non si dà più pena di nascondere.
Cerca un mio abbraccio. L’accolgo e la stringo.
Eccoci qui: due testardi che, quando serve, si vogliono almeno un po’ di bene.
A quell’età anch’io ero un bambino sperduto in una strada buia, ma lei non è sola, ci sono io: il suo lampione e la sua luce.
Giro la chiave, il rumore del vecchio motore a gasolio è peggio di un elicottero, ma adesso mi appare dolce come il miele.
Torniamo a casa.
Sbatto la portiera, mi allontano e mi appoggio al muretto di una casa.
La luna splende e una fredda brezza mi accarezza sotto il bavero del cappotto.
Mi volto, Selene guarda in basso e aspetta silenziosa. Piange. Come darle torto?
Sono suo padre: dovrei confortarla, essere un sostegno per lei, ma l'unica cosa che riesco a fare è appoggiarmi a questo cazzo di muretto.
Dov’è sua madre quando serve? Lei è l’unica che riesce a farci parlare, solo con lei riesco a trovare le parole giuste quando mi fa arrabbiare.
I suoi tredici anni mi stanno logorando. Sta crescendo, diventando la donna che affronterà il mondo a modo suo e sapere che dovrò lasciarla fare senza interferire mi riempie di terrore: è avventata, orgogliosa, testona. Siamo troppo uguali, testardi tutti e due: duri come asini.
Dovrei tornare a parlarle, ma mi sento adeguato come uno di quegli stupidi zaini da campeggio in cui bisogna infilare un sacco a pelo grosso il doppio.
Respiro col cuore che mi batte nelle orecchie, il profumo mi arriva alle narici. Gelsomino. Viene da un cespuglio sul muretto, i fiori bianchi e sottili illuminati dalla luna paiono stelle su un cielo verticale. Accarezzo uno di quei petali e mi tornano alla mente ricordi lontani che avevo dimenticato.
Ero solo un bamboccio, stavo tornando da una festa disastrosa in cui avevo passato il tempo a correre dietro a quella smorfiosetta, come si chiamava?
Tornavo indietro in bici pestando i pedali come un diavolo. C'era un silenzio da fare paura, anche i grilli si rifiutavano di stare svegli. Con la sola lucetta del fanalino della bici l'universo finiva cinquanta centimetri più avanti e solo la memoria poteva illuminarmi il cammino. E così mi ero perso.
All’improvviso, ecco il bagliore di un lampione che mi indicava un'isola di luce in cui approdare per un momento: un piccolo cono di sicurezza in mezzo a quell'ignoto.
Mi fermai per abbracciare il fusto di metallo e lasciarmi cullare dal calore della luce.
Fu così che sentii un dolce profumo di gelsomino che veniva da oltre una staccionata di legno. Il giardino lo conoscevo, era di una casa non troppo distante dalla mia.
Chiusi gli occhi e respirai a fondo. Per un secondo non sentii il freddo di quella notte, ma solo una strana pace.
Riaperti gli occhi presi la bicicletta e proseguii con calma verso casa. Non ero più arrabbiato né impaurito, volevo solo che quel momento di solitudine restasse con me per assaporarne la pace ancora e ancora.
Inspiro il profumo, un altro ricordo mi riaffiora alla memoria.
Erano gli anni dell'università, studiavo con una mia compagna di corso, Elisa, una ragazza i cui occhi azzurri erano il mio tormento da diverso tempo. Ero riuscito per miracolo a rompere il ghiaccio con la scusa di scambiarci gli appunti per l’esame che dovevamo preparare. Ero a casa sua. L’esame di diritto privato era l’indomani, ripassare era utile, ma la nostra mente era così satura di quelle porcherie che non c’era spazio per imparare più niente.
Dopo qualche ora di studio, mi propose una pausa.
Ricordo le sue mani piccoline che mi porgevano la tazza calda: tè al gelsomino.
Chiusi per un momento gli occhi e inspirai. Quando li riaprii lei mi guardava curiosa. Mi sorrideva, non per deridermi, ma come se una barriera fosse crollata per farci finalmente incontrare. In quel momento mi sentii in pace e sintonia con lei come mai prima.
Il giorno dopo superammo l’esame e le chiesi di uscire per festeggiare, e così tutto ebbe inizio.
Alzo lo sguardo, Selene ha smesso di piangere e giace sul sedile come una marionetta a cui hanno tagliato i fili.
Colgo un piccolo fiore e rientro in macchina. Il freddo penetra all'interno, il nostro respiro si condensa in una nuvoletta di vapore.
Il profumo di gelsomino si diffonde.
Gli occhi di Selene sono azzurri come quelli di Elisa: tutte le cose buone le ha prese da lei.
Le racconto la storia dell’esame di diritto privato e del primo appuntamento con sua madre. Mi ascolta, nasconde una grossa lacrima con la mano e io faccio finta di non accorgermene.
Le faccio dono del fiore e le dico che sono sicuro che le darà coraggio come ha fatto con me in diversi momenti della vita.
Lei lo stringe, ne assapora l'aroma.
Le prometto che domani torneremo a trovare sua madre in quella stanza d'ospedale dal sapore di plastica e disinfettanti, le propongo di portarle un po’ di questi fiori, così magari qualche bel ricordo tornerà anche a lei.
Selene si asciuga lacrime che ormai non si dà più pena di nascondere.
Cerca un mio abbraccio. L’accolgo e la stringo.
Eccoci qui: due testardi che, quando serve, si vogliono almeno un po’ di bene.
A quell’età anch’io ero un bambino sperduto in una strada buia, ma lei non è sola, ci sono io: il suo lampione e la sua luce.
Giro la chiave, il rumore del vecchio motore a gasolio è peggio di un elicottero, ma adesso mi appare dolce come il miele.
Torniamo a casa.
Re: Profumo di gelsomino
Ciao Matteo! Caratteri e tempo ok, buona LUCA FAGIOLO EDITION!
- MatteoMantoani
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Re: Profumo di gelsomino
antico ha scritto:Ciao Matteo! Caratteri e tempo ok, buona LUCA FAGIOLO EDITION!
Un vampiro va al bar, il barista gli offre un'acqua e menta, il vampiro risponde: buon sangue, non mente!
Grazie Antico! Speriamo che il mio racconto sia meglio della cagata che ho scritto sopra ;)
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Re: Profumo di gelsomino
Tema centrato. La storia di Selene e del padre è toccante.
Lei, a tredici anni, dimostra di avere ereditato la cocciutaggine dal padre. Si fermano nella notte accanto a dei gelsomini. Il padre rievoca il proprio passato, dalla prima cotta al grande amore universitario, poi sfociato nel matrimonio e nella nascita di Selene. Molto bella l’evoluzione del personaggio del padre, da ragazzino a giovane uomo sempre con i gelsomini a fare da contorno ai momenti che vive. Da brividi il finale. Stavolta i gelsomini serviranno per la madre, malata in ospedale.
Lei, a tredici anni, dimostra di avere ereditato la cocciutaggine dal padre. Si fermano nella notte accanto a dei gelsomini. Il padre rievoca il proprio passato, dalla prima cotta al grande amore universitario, poi sfociato nel matrimonio e nella nascita di Selene. Molto bella l’evoluzione del personaggio del padre, da ragazzino a giovane uomo sempre con i gelsomini a fare da contorno ai momenti che vive. Da brividi il finale. Stavolta i gelsomini serviranno per la madre, malata in ospedale.
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Re: Profumo di gelsomino
Ciao Matteo, il colpo di scena con l'acqua e menta non me lo aspettavo proprio. Scherzi a parte…
Mi è piaciuto molto il perno di far girare tutto attorno al profumo che evoca i ricordi. Tra l’altro hai scelto una fragranza che è molto distinguibile e quando hai iniziato a descrivere la pianta mi sono sentita sempre più coinvolta dalla storia. Non ho ben capito, a una prima lettura, cosa c'entrasse il primo ricordo, quello con la staccionata. Nel senso di dove volesse andare a parare, ma arrivando al finale ho collegato che forse serviva anche come attacco per la metafora del lampione e della luce.
Hai scritto un racconto molto toccante e ho apprezzato molto i paragoni per nulla scontati, come quello dello zaino da campeggio.
L’unica nota che, secondo me, è stonata è il fatto che lui si chieda all'inizio “Dov’è sua madre quando serve?”. Dato che sul finale scopriamo che la madre non è in una situazione chissà quanto positiva e il punto di vista sa benissimo dov'è. Posso capire che lui sia in crisi per il momento di rabbia e confusione nel dover trattare il dolore della figlia. Però avrei evitato questa frase, trasformandola più in un qualcosa come “vorrei che Elisa fosse qui.”
Per il resto il finale mi ha molto emozionato.
Bravo! E in bocca al lupo per la gara!
Mi è piaciuto molto il perno di far girare tutto attorno al profumo che evoca i ricordi. Tra l’altro hai scelto una fragranza che è molto distinguibile e quando hai iniziato a descrivere la pianta mi sono sentita sempre più coinvolta dalla storia. Non ho ben capito, a una prima lettura, cosa c'entrasse il primo ricordo, quello con la staccionata. Nel senso di dove volesse andare a parare, ma arrivando al finale ho collegato che forse serviva anche come attacco per la metafora del lampione e della luce.
Hai scritto un racconto molto toccante e ho apprezzato molto i paragoni per nulla scontati, come quello dello zaino da campeggio.
L’unica nota che, secondo me, è stonata è il fatto che lui si chieda all'inizio “Dov’è sua madre quando serve?”. Dato che sul finale scopriamo che la madre non è in una situazione chissà quanto positiva e il punto di vista sa benissimo dov'è. Posso capire che lui sia in crisi per il momento di rabbia e confusione nel dover trattare il dolore della figlia. Però avrei evitato questa frase, trasformandola più in un qualcosa come “vorrei che Elisa fosse qui.”
Per il resto il finale mi ha molto emozionato.
Bravo! E in bocca al lupo per la gara!
- MatteoMantoani
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Re: Profumo di gelsomino
Gaia Peruzzo ha scritto:Ciao Matteo, il colpo di scena con l'acqua e menta non me lo aspettavo proprio. Scherzi a parte…
Ciao Gaia, eh sì, sto cercando di imparare a capire come rendere i miei racconti più incisivi dal punto di vista emotivo ;)
Gaia Peruzzo ha scritto:Mi è piaciuto molto il perno di far girare tutto attorno al profumo che evoca i ricordi. Tra l’altro hai scelto una fragranza che è molto distinguibile e quando hai iniziato a descrivere la pianta mi sono sentita sempre più coinvolta dalla storia. Non ho ben capito, a una prima lettura, cosa c'entrasse il primo ricordo, quello con la staccionata. Nel senso di dove volesse andare a parare, ma arrivando al finale ho collegato che forse serviva anche come attacco per la metafora del lampione e della luce.
Hai scritto un racconto molto toccante e ho apprezzato molto i paragoni per nulla scontati, come quello dello zaino da campeggio.
L’unica nota che, secondo me, è stonata è il fatto che lui si chieda all'inizio “Dov’è sua madre quando serve?”. Dato che sul finale scopriamo che la madre non è in una situazione chissà quanto positiva e il punto di vista sa benissimo dov'è. Posso capire che lui sia in crisi per il momento di rabbia e confusione nel dover trattare il dolore della figlia. Però avrei evitato questa frase, trasformandola più in un qualcosa come “vorrei che Elisa fosse qui.”
Per il resto il finale mi ha molto emozionato.
Bravo! E in bocca al lupo per la gara!
Uhm.. sì, la tua osservazione ci può stare, io avevo appunto immaginato a un impeto di rabbia in cui lui dice quella cosa senza pensarci a fondo.
Grazie del commento e delle note positive :) e alla prossima!
- MatteoMantoani
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Re: Profumo di gelsomino
alexandra.fischer ha scritto:Tema centrato. La storia di Selene e del padre è toccante.
Lei, a tredici anni, dimostra di avere ereditato la cocciutaggine dal padre. Si fermano nella notte accanto a dei gelsomini. Il padre rievoca il proprio passato, dalla prima cotta al grande amore universitario, poi sfociato nel matrimonio e nella nascita di Selene. Molto bella l’evoluzione del personaggio del padre, da ragazzino a giovane uomo sempre con i gelsomini a fare da contorno ai momenti che vive. Da brividi il finale. Stavolta i gelsomini serviranno per la madre, malata in ospedale.
Grazie mille Alexandra per il commento positivo e per il piazzamento, buona gara e alla prossima!
- Manuel Marinari
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Re: Profumo di gelsomino
Ciao Matteo, racconto molto bello, che tocca delle corde emotive forti. Il legame tra padre e figlia che nel momento di difficoltà di entrambi, ognuno nel proprio dolore e nella propria gestione della sofferenza, fa riaffiorare momenti dell'adolescenza del protagonista e l'incontro con Elisa, la mamma di Selene. Mi sono piaciuti molto gli elementi percettivi, dal profumo evocativo dei fiori a quello asettico dell'ospedale. Li hai seminati bene e gestiti perfettamente.
Mi è piaciuta la parte in cui il protagonista ragazzo, riesce a calmarsi e godere del momento di solitudine dopo il disorientamento sulla strada e esistenziale. Se ho colto la metafora, complimenti.
Ti evidenzio una frase che secondo avresti potuto gestire meglio: "Dov’è sua madre quando serve?" Scopriamo alla fine che la madre di Selene è ricoverata in ospedale. Dalla frase che hai scritto, il pdv la incolpa di non essere presente, mentre lei soffre ed è impossibilitata a esserci. Se provo a mettermi nei suoi panni, non riuscirei a pensare quella frase se mia moglie stesse male. Credo che un uomo, tra l'altro empatico e sensibile come il protagonista, possa e debba mostrare empatia in quella situazione. Sarebbe stato meglio scrivere una roba tipo "vorrei che fosse qui" oppure "mi crolla il mondo addosso da quando non sei con noi" oppure "mi manca la sensazione della sua mano sulla mia mentre viaggiamo in auto". Te le butto lì, spero che ti possano aiutare questi suggerimenti nella gestione coerente delle emozioni del pdv.
Complimenti, buona edition.
Mi è piaciuta la parte in cui il protagonista ragazzo, riesce a calmarsi e godere del momento di solitudine dopo il disorientamento sulla strada e esistenziale. Se ho colto la metafora, complimenti.
Ti evidenzio una frase che secondo avresti potuto gestire meglio: "Dov’è sua madre quando serve?" Scopriamo alla fine che la madre di Selene è ricoverata in ospedale. Dalla frase che hai scritto, il pdv la incolpa di non essere presente, mentre lei soffre ed è impossibilitata a esserci. Se provo a mettermi nei suoi panni, non riuscirei a pensare quella frase se mia moglie stesse male. Credo che un uomo, tra l'altro empatico e sensibile come il protagonista, possa e debba mostrare empatia in quella situazione. Sarebbe stato meglio scrivere una roba tipo "vorrei che fosse qui" oppure "mi crolla il mondo addosso da quando non sei con noi" oppure "mi manca la sensazione della sua mano sulla mia mentre viaggiamo in auto". Te le butto lì, spero che ti possano aiutare questi suggerimenti nella gestione coerente delle emozioni del pdv.
Complimenti, buona edition.
Manuel Marinari
Re: Profumo di gelsomino
Storia molto delicata e di atmosfera, si vede il lavoro fatto per gestire i rimandi fra le varie parti della vita del padre. Forse un po' idilliaca la conclusione con la figlia, prima descritta come testarda, che non si oppone in maniera visibile ai modi pur gentili del padre. Penso avrei percepito come più realistico il suo personaggio se avesse mostrato più rabbia e meno tristezza (per il ragionamento per cui spesso le persone, soprattutto se adolescenti, non mostrano apertamente le loro vere emozioni) ma mi rendo pure conto che lo spazio è limitato. A livello formale ho apprezzato molto lo stile e i paragoni utilizzati, concordo poi anch'io col discorso del pensiero lanciato alla madre all'inizio che effettivamente sembra un po' cozzare con quello che si scopre poi. Aggiungo un'altra finezza, cioè che la parola smorfiosetta l'ho avvertita un po' vecchiotta ma soprattutto ironica. Rende sì l'idea di un padre con un lessico da padre che parla di una ragazzina, però l'ho comunque percepita come straniante, tanto che mi ha per qualche secondo fatto pensare "ma chi è che parla così". Per un mio imprinting personale poi, per qualche motivo collegavo l'elemento del profumo a un elemento soprannaturale (come i fiori di zagara in Profumo di Capuana). Questo mi ha creato un'aspettativa narrativa disattesa (un ragazzino va in bici nell'oscurità, trova una luce e sente uno strano profumo: lui prova calma, ma io mi aspetto inevitabilmente che compaia un mostro ad attaccarlo) ma penso che dipenda più da me che dalla tua scrittura. A livello di stile tutto davvero molto curato, se non metterò questa storia al primo posto (ma comunque poco più in là) penso sarà solo per una questione di gusto personale e per le aspettative di cui parlavo.
- MatteoMantoani
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Re: Profumo di gelsomino
Manuel Marinari ha scritto:Ciao Matteo, racconto molto bello, che tocca delle corde emotive forti. Il legame tra padre e figlia che nel momento di difficoltà di entrambi, ognuno nel proprio dolore e nella propria gestione della sofferenza, fa riaffiorare momenti dell'adolescenza del protagonista e l'incontro con Elisa, la mamma di Selene. Mi sono piaciuti molto gli elementi percettivi, dal profumo evocativo dei fiori a quello asettico dell'ospedale. Li hai seminati bene e gestiti perfettamente.
Mi è piaciuta la parte in cui il protagonista ragazzo, riesce a calmarsi e godere del momento di solitudine dopo il disorientamento sulla strada e esistenziale. Se ho colto la metafora, complimenti.
Ti evidenzio una frase che secondo avresti potuto gestire meglio: "Dov’è sua madre quando serve?" Scopriamo alla fine che la madre di Selene è ricoverata in ospedale. Dalla frase che hai scritto, il pdv la incolpa di non essere presente, mentre lei soffre ed è impossibilitata a esserci. Se provo a mettermi nei suoi panni, non riuscirei a pensare quella frase se mia moglie stesse male. Credo che un uomo, tra l'altro empatico e sensibile come il protagonista, possa e debba mostrare empatia in quella situazione. Sarebbe stato meglio scrivere una roba tipo "vorrei che fosse qui" oppure "mi crolla il mondo addosso da quando non sei con noi" oppure "mi manca la sensazione della sua mano sulla mia mentre viaggiamo in auto". Te le butto lì, spero che ti possano aiutare questi suggerimenti nella gestione coerente delle emozioni del pdv.
Complimenti, buona edition.
Ciao Manuel, grazie del commento positivo. Quella frase rabbiosa del padre me la state segnalando tutti.. Ahia.. Mi sa che devo un secondo curare quest'aspetto. Ci sta :) grazie
- MatteoMantoani
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Re: Profumo di gelsomino
srcm ha scritto:Storia molto delicata e di atmosfera, si vede il lavoro fatto per gestire i rimandi fra le varie parti della vita del padre. Forse un po' idilliaca la conclusione con la figlia, prima descritta come testarda, che non si oppone in maniera visibile ai modi pur gentili del padre. Penso avrei percepito come più realistico il suo personaggio se avesse mostrato più rabbia e meno tristezza (per il ragionamento per cui spesso le persone, soprattutto se adolescenti, non mostrano apertamente le loro vere emozioni) ma mi rendo pure conto che lo spazio è limitato. A livello formale ho apprezzato molto lo stile e i paragoni utilizzati, concordo poi anch'io col discorso del pensiero lanciato alla madre all'inizio che effettivamente sembra un po' cozzare con quello che si scopre poi. Aggiungo un'altra finezza, cioè che la parola smorfiosetta l'ho avvertita un po' vecchiotta ma soprattutto ironica. Rende sì l'idea di un padre con un lessico da padre che parla di una ragazzina, però l'ho comunque percepita come straniante, tanto che mi ha per qualche secondo fatto pensare "ma chi è che parla così". Per un mio imprinting personale poi, per qualche motivo collegavo l'elemento del profumo a un elemento soprannaturale (come i fiori di zagara in Profumo di Capuana). Questo mi ha creato un'aspettativa narrativa disattesa (un ragazzino va in bici nell'oscurità, trova una luce e sente uno strano profumo: lui prova calma, ma io mi aspetto inevitabilmente che compaia un mostro ad attaccarlo) ma penso che dipenda più da me che dalla tua scrittura. A livello di stile tutto davvero molto curato, se non metterò questa storia al primo posto (ma comunque poco più in là) penso sarà solo per una questione di gusto personale e per le aspettative di cui parlavo.
Ahah :D ma racconti come questo non piacciono neanche a me! Altroché se mi prudevano le mani quando il tipo è solo al buio, un mostrone che salta fuori all'improvviso ci stava benissimo :) ma sto cercando di imparare a scrivere anche per gli altri, e questi racconti sentimentali vanno a manetta, quindi devo riuscire a padroneggiarli anche io, poi magari fonderò le cose per studiare come scrivere qualcosa di horror/fantascienza che abbia anche gli elementi sentimentali che piacciono a tutti. Insomma, questo racconto è un esperimento per capire cosa piace agli altri, ci sta di incontrare qualcuno che ha gusti diversi, come me, d'altronde XD
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Re: Profumo di gelsomino
MatteoMantoani ha scritto:Ciao Gaia, eh sì, sto cercando di imparare a capire come rendere i miei racconti più incisivi dal punto di vista emotivo ;)
Secondo me, anche se non ti piace scriverli, sei sulla buona strada. Sì ho letto delle altre risposte. Se vuoi continuare a tentare potresti anche provare a unire le due cose. Magari con un'ambientazione che ti piace di più. Oppure con dei personaggi più oscuri. Anche i mostri possono essere emotivi ahah, forse, almeno credo. Beh sarebbe un colpo di scena.
- SalvatoreStefanelli
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Re: Profumo di gelsomino
La maestria non si può nascondere e tu la mostri dosando i passaggi, descrivendo le scene, persino trasmettendo i sentimenti, per cui questa storia regge bene, emoziona, si vive sulla pelle come se fossimo noi i protagonisti, com'è giusto che sia. Un ottimo lavoro a mio modesto parere, nonostante non ci siano colpi di scena particolari e nonostante il ritmo sia dolce (penso perfetto per una storia del genere). Questo è il primo racconto che leggo in questo gruppo e se il livello rimarrà tale, mi sarà molto difficile fare una classifica.
Dimenticavo, sulla frase segnalata da tutti, in effetti è sembrata strana anche a me, una volta letto della madre in ospedale, ma ci sta una nota stonata in tenta armonia: la perfezione non esiste ma ci si può avvicinare, così andrà meglio la prossima volta.
Dimenticavo, sulla frase segnalata da tutti, in effetti è sembrata strana anche a me, una volta letto della madre in ospedale, ma ci sta una nota stonata in tenta armonia: la perfezione non esiste ma ci si può avvicinare, così andrà meglio la prossima volta.
- MatteoMantoani
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Re: Profumo di gelsomino
Gaia Peruzzo ha scritto:MatteoMantoani ha scritto:Ciao Gaia, eh sì, sto cercando di imparare a capire come rendere i miei racconti più incisivi dal punto di vista emotivo ;)
Secondo me, anche se non ti piace scriverli, sei sulla buona strada. Sì ho letto delle altre risposte. Se vuoi continuare a tentare potresti anche provare a unire le due cose. Magari con un'ambientazione che ti piace di più. Oppure con dei personaggi più oscuri. Anche i mostri possono essere emotivi ahah, forse, almeno credo. Beh sarebbe un colpo di scena.
Eh ma tu l'hai fatto, qualche edizione fa, vero? Era anche venuto un racconto molto bello giustamente valorizzato in fase finale. Voglio riuscirci anche io :) e trovare il mio modo di esprimere cose simili, e voi siete le mie cavie XD vostro malgrado
- MatteoMantoani
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Re: Profumo di gelsomino
SalvatoreStefanelli ha scritto:La maestria non si può nascondere e tu la mostri dosando i passaggi, descrivendo le scene, persino trasmettendo i sentimenti, per cui questa storia regge bene, emoziona, si vive sulla pelle come se fossimo noi i protagonisti, com'è giusto che sia. Un ottimo lavoro a mio modesto parere, nonostante non ci siano colpi di scena particolari e nonostante il ritmo sia dolce (penso perfetto per una storia del genere). Questo è il primo racconto che leggo in questo gruppo e se il livello rimarrà tale, mi sarà molto difficile fare una classifica.
Dimenticavo, sulla frase segnalata da tutti, in effetti è sembrata strana anche a me, una volta letto della madre in ospedale, ma ci sta una nota stonata in tenta armonia: la perfezione non esiste ma ci si può avvicinare, così andrà meglio la prossima volta.
Un commentone come ne ho ricevuti pochi! Grazie mille per la tua generosità :) e buona gara a te
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Re: Profumo di gelsomino
MatteoMantoani ha scritto:Gaia Peruzzo ha scritto:MatteoMantoani ha scritto:Ciao Gaia, eh sì, sto cercando di imparare a capire come rendere i miei racconti più incisivi dal punto di vista emotivo ;)
Secondo me, anche se non ti piace scriverli, sei sulla buona strada. Sì ho letto delle altre risposte. Se vuoi continuare a tentare potresti anche provare a unire le due cose. Magari con un'ambientazione che ti piace di più. Oppure con dei personaggi più oscuri. Anche i mostri possono essere emotivi ahah, forse, almeno credo. Beh sarebbe un colpo di scena.
Eh ma tu l'hai fatto, qualche edizione fa, vero? Era anche venuto un racconto molto bello giustamente valorizzato in fase finale. Voglio riuscirci anche io :) e trovare il mio modo di esprimere cose simili, e voi siete le mie cavie XD vostro malgrado
Ah sì, nella Polly Russell edition è vero. Ahah. Grazie per avermelo ricordato. Questo forum poi è perfetto per sperimentare!
Re: Profumo di gelsomino
Ciao Matteo, il tuo è il primo racconto che leggo del gruppo e, come ti hanno già fatto notare, se il livello è questo farò grandissima fatica. Il finale mi ha commosso, sinceramente.
Devo dire che, da quella frase incriminata, pensavo che madre e padre avessero un rapporto in crisi, una separazione imminente e che il racconto portasse lì. Invece mi ha portato in un punto dove il mio “disagio” è addirittura aumentato.
Io cambierei solo alcune ripetizioni, ma tieni conto che il commento viene da un signor nessuno :)
Per esempio, all’inizio ripeti due volte in poche righe che ha 13 anni, magari uno dei due potrebbe essere sostituito dal concetto di adolescenza.
Nel primo ricordo scrivi due volte “tornavo indietro / stavo tornando” e “chiudo gli occhi / riapro gli occhi”. Infine, l’immagine di aprire e chiudere gli occhi si ripete uguale identica nei due ricordi, non so se sia una cosa voluta o meno, però si nota.
Ripeto, sono minuscoli granelli di sabbia in un ingranaggio spettacolare, davvero complimenti ancora.
Devo dire che, da quella frase incriminata, pensavo che madre e padre avessero un rapporto in crisi, una separazione imminente e che il racconto portasse lì. Invece mi ha portato in un punto dove il mio “disagio” è addirittura aumentato.
Io cambierei solo alcune ripetizioni, ma tieni conto che il commento viene da un signor nessuno :)
Per esempio, all’inizio ripeti due volte in poche righe che ha 13 anni, magari uno dei due potrebbe essere sostituito dal concetto di adolescenza.
Nel primo ricordo scrivi due volte “tornavo indietro / stavo tornando” e “chiudo gli occhi / riapro gli occhi”. Infine, l’immagine di aprire e chiudere gli occhi si ripete uguale identica nei due ricordi, non so se sia una cosa voluta o meno, però si nota.
Ripeto, sono minuscoli granelli di sabbia in un ingranaggio spettacolare, davvero complimenti ancora.
Re: Profumo di gelsomino
Ciao Matteo, ti dico subito che questo racconto mi ha fortemente emozionato. Hai curato così bene l’atmosfera, e i collegamenti tenuti insieme dal profumo del gelsomino!
C’è qualche piccola incongruenza che ti hanno già fatto notare che sicuramente avresti limato se avessi avuto più tempo a disposizione, ma non inficiano per niente il risultato finale che secondo la mia opinione è ottimo!
Il tema è centrato, la scrittura è curata, la trama ben strutturata, cosa posso dire più? Buona edition!
C’è qualche piccola incongruenza che ti hanno già fatto notare che sicuramente avresti limato se avessi avuto più tempo a disposizione, ma non inficiano per niente il risultato finale che secondo la mia opinione è ottimo!
Il tema è centrato, la scrittura è curata, la trama ben strutturata, cosa posso dire più? Buona edition!
- BruceLagogrigio
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Re: Profumo di gelsomino
In prima persona. Tempo verbale: Prevalentemente passato remoto/imperfetto, con qualche incursione nel presente. Ambientazione: Strada. Attuale Genere: Realistico.
Ciao Matteo piacere di rileggerti. Per prima cosa devo ammettere che dimostri sempre di essere un ottimo scrittore, con uno stile invidiabile. Devo dire che ho preferito molto questo racconto rispetto al piccolo Gneur e potrebbe avere risultati migliori nella finale. La frase che ti hanno già segnalato dire un po’ aiuta il colpo di scena nel finale (che poteva anche starci anche nel momento di rabbia, certo rimane il problema politicy correct).
D'altro canto forse ho preferito il tuo primo racconto (che era stilisticamente più debole) ma per il solo fatto che avevi osato di più. Questo risulta essere un classico racconto di MC (con dinamiche familiari / malattia) ma credo che sai meglio di me cosa intenda. Detto ciò non toglie il valore intrinseco del racconto con ottimi riferimenti e di spiccata sensibilità.
Alla prossima!
Bruce.
Ciao Matteo piacere di rileggerti. Per prima cosa devo ammettere che dimostri sempre di essere un ottimo scrittore, con uno stile invidiabile. Devo dire che ho preferito molto questo racconto rispetto al piccolo Gneur e potrebbe avere risultati migliori nella finale. La frase che ti hanno già segnalato dire un po’ aiuta il colpo di scena nel finale (che poteva anche starci anche nel momento di rabbia, certo rimane il problema politicy correct).
D'altro canto forse ho preferito il tuo primo racconto (che era stilisticamente più debole) ma per il solo fatto che avevi osato di più. Questo risulta essere un classico racconto di MC (con dinamiche familiari / malattia) ma credo che sai meglio di me cosa intenda. Detto ciò non toglie il valore intrinseco del racconto con ottimi riferimenti e di spiccata sensibilità.
Alla prossima!
Bruce.
L'uomo prudente, con una frase elegante, si cava fuori da ogni garbuglio, e sa usar la lingua con la leggerezza di una piuma. Umberto Eco
- MatteoMantoani
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Re: Profumo di gelsomino
Nihal ha scritto:Ciao Matteo, il tuo è il primo racconto che leggo del gruppo e, come ti hanno già fatto notare, se il livello è questo farò grandissima fatica. Il finale mi ha commosso, sinceramente.
Devo dire che, da quella frase incriminata, pensavo che madre e padre avessero un rapporto in crisi, una separazione imminente e che il racconto portasse lì. Invece mi ha portato in un punto dove il mio “disagio” è addirittura aumentato.
Io cambierei solo alcune ripetizioni, ma tieni conto che il commento viene da un signor nessuno :)
Per esempio, all’inizio ripeti due volte in poche righe che ha 13 anni, magari uno dei due potrebbe essere sostituito dal concetto di adolescenza.
Nel primo ricordo scrivi due volte “tornavo indietro / stavo tornando” e “chiudo gli occhi / riapro gli occhi”. Infine, l’immagine di aprire e chiudere gli occhi si ripete uguale identica nei due ricordi, non so se sia una cosa voluta o meno, però si nota.
Ripeto, sono minuscoli granelli di sabbia in un ingranaggio spettacolare, davvero complimenti ancora.
Grazie mille per il commento positivo, certamente un po' di correzioni ci stanno, forse alcune delle ripetizioni che indichi possono essere modificate, la distanza mi pareva sufficiente e, a volte, ripetere la stessa cosa serve a dare enfasi. Ci rifletto. Grazie ancora
- MatteoMantoani
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Re: Profumo di gelsomino
Debora ha scritto:Ciao Matteo, ti dico subito che questo racconto mi ha fortemente emozionato. Hai curato così bene l’atmosfera, e i collegamenti tenuti insieme dal profumo del gelsomino!
C’è qualche piccola incongruenza che ti hanno già fatto notare che sicuramente avresti limato se avessi avuto più tempo a disposizione, ma non inficiano per niente il risultato finale che secondo la mia opinione è ottimo!
Il tema è centrato, la scrittura è curata, la trama ben strutturata, cosa posso dire più? Buona edition!
Grazie mille Debora :) complimenti anche a te per il risultato che hai ottenuto nel tuo girone. A presto!
- MatteoMantoani
- Messaggi: 1216
Re: Profumo di gelsomino
BruceLagogrigio ha scritto:In prima persona. Tempo verbale: Prevalentemente passato remoto/imperfetto, con qualche incursione nel presente. Ambientazione: Strada. Attuale Genere: Realistico.
Ciao Matteo piacere di rileggerti. Per prima cosa devo ammettere che dimostri sempre di essere un ottimo scrittore, con uno stile invidiabile. Devo dire che ho preferito molto questo racconto rispetto al piccolo Gneur e potrebbe avere risultati migliori nella finale. La frase che ti hanno già segnalato dire un po’ aiuta il colpo di scena nel finale (che poteva anche starci anche nel momento di rabbia, certo rimane il problema politicy correct).
D'altro canto forse ho preferito il tuo primo racconto (che era stilisticamente più debole) ma per il solo fatto che avevi osato di più. Questo risulta essere un classico racconto di MC (con dinamiche familiari / malattia) ma credo che sai meglio di me cosa intenda. Detto ciò non toglie il valore intrinseco del racconto con ottimi riferimenti e di spiccata sensibilità.
Alla prossima!
Bruce.
Ciao Bruce, grazie mille per il commento positivo e per il piazzamento in classifica. Anche a me piacciono di più i racconti cupi e a tinte horror o grottesco, ma sto cercando appunto di capire cosa piace di più ai lettori e storie come queste, sebbene possano sembrare meno originali, sono comunque difficili da fare (almeno per me) quindi per me è tutto esercizio utile. Alla prossima :)
Re: Profumo di gelsomino
Ciao Matteo, questo è il mio primo commento :D
(non sono nessuno, perciò qualsiasi cosa scrivo è unicamente ciò che penso, nient'altro)
La lettura del tuo racconto è stata per me un crescendo: alle prime frasi non provavo niente di particolare, ma più leggevo e più avevo voglia di andare avanti, e più andavo avanti, più si creavano diverse emozioni. Iniziando con un senso di preoccupazione, per non conoscere ancora l'accaduto; poi un senso di tenerezza per la piccola Selene e per la storia del gelsomino; terminando con un gioco di perfetta armonia tra tristezza e sollievo, rispettivamente dovute all'apice del significato del profumo di gelsomino, con Elisa, e alla consapevolezza che la piccola Selene non sarà mai sola, in un modo o nell'altro.
Insomma, grazie per questa magnifica lettura!
(non sono nessuno, perciò qualsiasi cosa scrivo è unicamente ciò che penso, nient'altro)
La lettura del tuo racconto è stata per me un crescendo: alle prime frasi non provavo niente di particolare, ma più leggevo e più avevo voglia di andare avanti, e più andavo avanti, più si creavano diverse emozioni. Iniziando con un senso di preoccupazione, per non conoscere ancora l'accaduto; poi un senso di tenerezza per la piccola Selene e per la storia del gelsomino; terminando con un gioco di perfetta armonia tra tristezza e sollievo, rispettivamente dovute all'apice del significato del profumo di gelsomino, con Elisa, e alla consapevolezza che la piccola Selene non sarà mai sola, in un modo o nell'altro.
Insomma, grazie per questa magnifica lettura!
Francesco Michele Forciniti
- MatteoMantoani
- Messaggi: 1216
Re: Profumo di gelsomino
frafo ha scritto:Ciao Matteo, questo è il mio primo commento :D
(non sono nessuno, perciò qualsiasi cosa scrivo è unicamente ciò che penso, nient'altro)
La lettura del tuo racconto è stata per me un crescendo: alle prime frasi non provavo niente di particolare, ma più leggevo e più avevo voglia di andare avanti, e più andavo avanti, più si creavano diverse emozioni. Iniziando con un senso di preoccupazione, per non conoscere ancora l'accaduto; poi un senso di tenerezza per la piccola Selene e per la storia del gelsomino; terminando con un gioco di perfetta armonia tra tristezza e sollievo, rispettivamente dovute all'apice del significato del profumo di gelsomino, con Elisa, e alla consapevolezza che la piccola Selene non sarà mai sola, in un modo o nell'altro.
Insomma, grazie per questa magnifica lettura!
Ciao Francesco, benvenuto tra noi! Grazie mille per essere passato a leggere e a commentare il mio racconto, e non sentirti di doverti giustificare, qui nell'Arena di Minuti Contati siamo tutti alla pari, e ci commentiamo gli uni gli altri nell'ottica di imparare a migliorarci. Il racconto che hai letto, infatti, è per me un esperimento, qualcosa che ho scritto tenendo conto delle lezioni ottenute grazie all'aiuto degli altri, e ogni parere è prezioso.
Ci vediamo alla prossima edizione, mi raccomando di partecipare ;)
Re: Profumo di gelsomino
Livello molto alto con un piccolo, ma fondamentale, problema: la risoluzione con la figlia è, mio parere, troppo veloce. Il fatto è che non le dedichi lo spazio sufficiente, ma che la tua decisione è pienamente giustificata dal dover incentrare il focus sul padre. A quel punto avrei rinunciato alla risoluzione puntando il tutto sul ritrovamento del coraggio da parte di lui con conseguente ritorno in macchina, dove nel frattempo aveva notato che la figlia stava piangendo, e susseguente abbraccio con frase per svelare dove si trova la madre e partenza verso casa. Non serve che lui le racconti del passato con Elisa (o, meglio, servirebbe, ma se si avesse più spazio a disposizione per non limitarsi a un cenno dopo che hai dipinto così bene fino a quel punto), basta che lui si faccia forza ed è sufficiente un abbraccio ben piazzato al momento giusto. Il tema c'è, anche se magari non così principale. Per me un pollice quasi su.
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