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- giulio.palmieri
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– Quando si vince un appalto bisogna restare in cantiere per mesi – le aveva detto poco prima di girare per la Valle, lì dove i fari del Quartiere dei Giochi lampeggiavano sull’acqua scura del lago, attirando gli stranieri come falene. – E allora. Settimana scorsa ho preso la cassa, e sono scappato. Non sanno neanche quanti soldi ci sono dentro. Lo so solo io, che ho fatto i conti ogni giorno, per vent’anni, mentre quelli stavano dietro le scrivanie.
– Quanto tempo abbiamo? – aveva fatto lei, spirando nell’abitacolo dell’Audi un soffio caldo di fumo. Aveva detto di chiamarsi Zora, come la vampira dei fumetti. Dario l’aveva trovata tre giorni prima presso il ponte Alto sull’autostrada, allo svincolo di Xwfjl, il tre di giugno, in mezzo alle risaie che sembravano tavoli da gioco tanto erano verdi, sotto il cielo splendente. Si era fermato e lei era salita nella macchina, le labbra rosse, il corpo flessuoso stretto in un vestito di velluto sporco, le scarpe da ginnastica infangate.
– Tre giorni saranno sufficienti – aveva risposto lui.
In appartamento, la guardò andare dalla cucina alla camera da letto, indosso una vestaglia di flanella che aderiva ai lombi, fino alle ginocchia, in mano una micro-pistola di sei e trentacinque millimetri, long rifle, trafugata chissà come da un’armeria di Roma.
– Non si sa mai, un giorno trovo il mio ex-marito, so come fargliela pagare.
– Ti ha fatto male?
– Mi ha reso quella che sono. Non mi vedi?
Male, non era male, con quel fascino che spirava dagli occhi color cenere, le gambe forti, i fianchi stretti. Tra una giocata e l’altra, la guardava in mezzo ai tavoli, l’aria satura dei suoni delle slot machine. Le sembrava stessero insieme da sempre, che dovessero superare assieme solo quei giorni.
– Carta? – fece il mazziere al banco.
– Carta – ripeté lui, contando ad ogni passaggio le fiches sul tavolo. Come in cantiere, anche lì doveva prendere decisioni immediate, a volte razionali, a volte d’istinto.
– Lei è un uomo fortunato, monsieur – sospirò a un certo punto un uomo calvo, dai lunghi baffi vicino a lui. Sembrava un diplomatico, dalla posa, dall’elegante abito da sera, dal modo in cui stringeva la pipa.
Dario contò all’istante le colonne di fiches in suo possesso. Settantacinque milioni di lire. – Non capita spesso di fare così tanti black jack. E…
– Monsieur, per carità. Intendevo: per la sua accompagnatrice.
Dario volse lo sguardo a Zora, seduta più in là, in mezzo a due tavoli da poker.
– Non dovrei dirglielo, ma, se l’ha trovata per caso, qualcuno verrà a riprendersela.
– É una minaccia?
– Oh oh, monsieur. Lei è geloso? Da quanto la conosce?
– Da almeno vent’anni – rispose Dario, alzandosi dal tavolo. Fissò gli occhi scuri del francese, che sorrideva, i denti guasti sotto i larghi baffi affusolati, come uno che abbia compreso un segreto. – Lei continui a stare qui. Noi ce ne andiamo. E ti prego, levati quel sorriso idiota dalla faccia.
– Carta? – fece ancora il mazziere.
Dario si girò, e dopo un ultimo sguardo minaccioso al francese, che non rideva più, andò da Zora, chiedendole di tornare in albergo.
– Forse, ci ha riconosciuti? Forse…
– Ho ritirato i soldi. Andiamo via.
– Dove?
– A Biarritz. O in Inghilterra. In un luogo dove non ci conosce nessuno.
– Non vuoi tornare a casa?
– No. Ho lavorato per vent’anni in cantiere. Basta.
– E la tua famiglia? I tuoi amici?
– É tutto finito. Te lo immagini cosa sarebbe la nostra vita se tornassimo indietro?
– Io ho un marito.
– Anche tu sei scappata?
– Sì – fece lei, abbassando lo sguardo.
Quella mattina le aveva comprato un vestito da sera, scarpe nuove. Lei indossava il vestito nuovo e le scarpe nuove, e sembrava più bella di quando l’aveva trovata la sera prima.
– Vieni con me? – fece Dario, dopo qualche istante.
Le valigie in mano, nella hall dell’Hotel trovarono il francese. Parlottava un uomo anziano alla reception, e quando lei si fece avanti, lui disse:
– Elise. Ti ho cercata a lungo.
Di tutta risposta, Dario la vide introdurre una mano in una tasca del vestito, per estrarre la long rifle di sei e trentacinque millimetri, e puntarla dritta al viso di quell’uomo calvo, stanco, dai denti guasti, che l’aveva seguita in quei giorni e che pareva trovarsi lì come per un appuntamento.
– Se spari – fece Dario posando le valigie sul tappeto dell’hotel – non si torna più indietro.
– Elise. Io non vado via senza di te. Abbassa la pistola - fece ancora l'uomo, con voce tremante.
– Dario – fece lei. – Sei con me? O contro di me?
Dario, in un’istante pensò alla sua casa, fredda, vicino al cantiere; alla polvere che respirava ogni giorno; a tutta la strada, a tutto il fango che aveva superato per arrivare fino a quel momento. Con la mano le sfiorò le spalle, poi si mise dietro di lei, stringendole la mano che teneva alzata la pistola.
– Te lo immagini cosa sarebbe la nostra vita se tornassimo indietro? – ripeté. Poi, premendo il grilletto, fecero fuoco.
– Quanto tempo abbiamo? – aveva fatto lei, spirando nell’abitacolo dell’Audi un soffio caldo di fumo. Aveva detto di chiamarsi Zora, come la vampira dei fumetti. Dario l’aveva trovata tre giorni prima presso il ponte Alto sull’autostrada, allo svincolo di Xwfjl, il tre di giugno, in mezzo alle risaie che sembravano tavoli da gioco tanto erano verdi, sotto il cielo splendente. Si era fermato e lei era salita nella macchina, le labbra rosse, il corpo flessuoso stretto in un vestito di velluto sporco, le scarpe da ginnastica infangate.
– Tre giorni saranno sufficienti – aveva risposto lui.
In appartamento, la guardò andare dalla cucina alla camera da letto, indosso una vestaglia di flanella che aderiva ai lombi, fino alle ginocchia, in mano una micro-pistola di sei e trentacinque millimetri, long rifle, trafugata chissà come da un’armeria di Roma.
– Non si sa mai, un giorno trovo il mio ex-marito, so come fargliela pagare.
– Ti ha fatto male?
– Mi ha reso quella che sono. Non mi vedi?
Male, non era male, con quel fascino che spirava dagli occhi color cenere, le gambe forti, i fianchi stretti. Tra una giocata e l’altra, la guardava in mezzo ai tavoli, l’aria satura dei suoni delle slot machine. Le sembrava stessero insieme da sempre, che dovessero superare assieme solo quei giorni.
– Carta? – fece il mazziere al banco.
– Carta – ripeté lui, contando ad ogni passaggio le fiches sul tavolo. Come in cantiere, anche lì doveva prendere decisioni immediate, a volte razionali, a volte d’istinto.
– Lei è un uomo fortunato, monsieur – sospirò a un certo punto un uomo calvo, dai lunghi baffi vicino a lui. Sembrava un diplomatico, dalla posa, dall’elegante abito da sera, dal modo in cui stringeva la pipa.
Dario contò all’istante le colonne di fiches in suo possesso. Settantacinque milioni di lire. – Non capita spesso di fare così tanti black jack. E…
– Monsieur, per carità. Intendevo: per la sua accompagnatrice.
Dario volse lo sguardo a Zora, seduta più in là, in mezzo a due tavoli da poker.
– Non dovrei dirglielo, ma, se l’ha trovata per caso, qualcuno verrà a riprendersela.
– É una minaccia?
– Oh oh, monsieur. Lei è geloso? Da quanto la conosce?
– Da almeno vent’anni – rispose Dario, alzandosi dal tavolo. Fissò gli occhi scuri del francese, che sorrideva, i denti guasti sotto i larghi baffi affusolati, come uno che abbia compreso un segreto. – Lei continui a stare qui. Noi ce ne andiamo. E ti prego, levati quel sorriso idiota dalla faccia.
– Carta? – fece ancora il mazziere.
Dario si girò, e dopo un ultimo sguardo minaccioso al francese, che non rideva più, andò da Zora, chiedendole di tornare in albergo.
– Forse, ci ha riconosciuti? Forse…
– Ho ritirato i soldi. Andiamo via.
– Dove?
– A Biarritz. O in Inghilterra. In un luogo dove non ci conosce nessuno.
– Non vuoi tornare a casa?
– No. Ho lavorato per vent’anni in cantiere. Basta.
– E la tua famiglia? I tuoi amici?
– É tutto finito. Te lo immagini cosa sarebbe la nostra vita se tornassimo indietro?
– Io ho un marito.
– Anche tu sei scappata?
– Sì – fece lei, abbassando lo sguardo.
Quella mattina le aveva comprato un vestito da sera, scarpe nuove. Lei indossava il vestito nuovo e le scarpe nuove, e sembrava più bella di quando l’aveva trovata la sera prima.
– Vieni con me? – fece Dario, dopo qualche istante.
Le valigie in mano, nella hall dell’Hotel trovarono il francese. Parlottava un uomo anziano alla reception, e quando lei si fece avanti, lui disse:
– Elise. Ti ho cercata a lungo.
Di tutta risposta, Dario la vide introdurre una mano in una tasca del vestito, per estrarre la long rifle di sei e trentacinque millimetri, e puntarla dritta al viso di quell’uomo calvo, stanco, dai denti guasti, che l’aveva seguita in quei giorni e che pareva trovarsi lì come per un appuntamento.
– Se spari – fece Dario posando le valigie sul tappeto dell’hotel – non si torna più indietro.
– Elise. Io non vado via senza di te. Abbassa la pistola - fece ancora l'uomo, con voce tremante.
– Dario – fece lei. – Sei con me? O contro di me?
Dario, in un’istante pensò alla sua casa, fredda, vicino al cantiere; alla polvere che respirava ogni giorno; a tutta la strada, a tutto il fango che aveva superato per arrivare fino a quel momento. Con la mano le sfiorò le spalle, poi si mise dietro di lei, stringendole la mano che teneva alzata la pistola.
– Te lo immagini cosa sarebbe la nostra vita se tornassimo indietro? – ripeté. Poi, premendo il grilletto, fecero fuoco.
Re: Scelte
Ciao Giulio! Caratteri ok, malus minimo tempo per te, buona LUCA FAGIOLO EDITION!
Re: Scelte
Ciao Giulio!
Mi è piaciuta l'atmosfera del tuo racconto che mi ha ricordato "Casinò Ryale" di Fleming: la protagonista riporta vagamente alla mente Vesper Lynd. I dialoghi funzionano e anche la narrazione prosegue senza inceppi. Il finale abbastanza prevedibile non riesce a lasciare il lettore di stucco. Un buon racconto, di buona fattura, lineare: manca un po' di pepe.
Bella la scena finale e le ultime battute.
Buon contest e alla prossima!
Mi è piaciuta l'atmosfera del tuo racconto che mi ha ricordato "Casinò Ryale" di Fleming: la protagonista riporta vagamente alla mente Vesper Lynd. I dialoghi funzionano e anche la narrazione prosegue senza inceppi. Il finale abbastanza prevedibile non riesce a lasciare il lettore di stucco. Un buon racconto, di buona fattura, lineare: manca un po' di pepe.
Bella la scena finale e le ultime battute.
Buon contest e alla prossima!
Elena.B
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Re: Scelte
Ciao Giulio,
Racconto che probabilmente avrebbe avuto bisogno di qualche giro di rilettura, perché ci sono un po’ di refusi (“le sembrava stessero insieme da sempre” - a meno che non sia un cambio di soggetto improvviso; un paio di E maiuscole con l’accento al contrario; misto di lei e tu nella battuta di Dario al francese “lei continui a stare qui … ti prego, levati”; “parlottava un uomo anziano alla reception”). All’inizio pensavo che Zora fosse davvero una vampira, e che si riferisse a quello quando dice che il marito “l’ha resa quella che è”, ma poi la questione non viene sviluppata, quindi suppongo di no. A questo punto, mi sembra che manchi il riferimento al tema, ma correggimi se me lo sono perso io.
Il punto di forza è invece sicuramente il ritmo e l’atmosfera. Si percepisce molto bene il desiderio di entrambi i protagonisti di lasciarsi tutto alla spalle e iniziare una nuova vita, e i dialoghi tra i due funzionano bene.
Racconto che probabilmente avrebbe avuto bisogno di qualche giro di rilettura, perché ci sono un po’ di refusi (“le sembrava stessero insieme da sempre” - a meno che non sia un cambio di soggetto improvviso; un paio di E maiuscole con l’accento al contrario; misto di lei e tu nella battuta di Dario al francese “lei continui a stare qui … ti prego, levati”; “parlottava un uomo anziano alla reception”). All’inizio pensavo che Zora fosse davvero una vampira, e che si riferisse a quello quando dice che il marito “l’ha resa quella che è”, ma poi la questione non viene sviluppata, quindi suppongo di no. A questo punto, mi sembra che manchi il riferimento al tema, ma correggimi se me lo sono perso io.
Il punto di forza è invece sicuramente il ritmo e l’atmosfera. Si percepisce molto bene il desiderio di entrambi i protagonisti di lasciarsi tutto alla spalle e iniziare una nuova vita, e i dialoghi tra i due funzionano bene.
- giulio.palmieri
- Messaggi: 352
Re: Scelte
Ciao Elena e Viviana, grazie per i commenti. Spero che il racconto vi sia piaciuto. Per il tema ho cercato di declinarlo nel personaggio di Zora/Elise, la quale, da buona vampira, porta alla fine il protagonista a schierarsi con lei e a compiere un gesto estremo. Il tema del vampirismo è sempre interessante, in questo racconto ho provato a declinarlo non secondo elementi fantastici, ma appunto nel personaggio (buon sangue non mente, nel senso: un vampiro è sempre un vampiro, e conduce a perdizione le persone che si legano al suo destino). Inizialmente avevo in mente i racconti di Le Fanu a riguardo, poi ho messo il nome di Zora perché più moderno. Ho cercato di usare lo show don't tell come se non ci fosse un domani. Spero di aver risposto. Un saluto e buona edition.
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- Messaggi: 3144
Re: Scelte
Tema centrato. Racconto molto particolare, in cui un imprenditore edile si trasforma in un giocatore d’azzardo e trova una compagna, raccogliendola dalla strada. Ed è in una sala da gioco che ritrovano l’ex marito di lei, un francese anzianotto e distinto. Fanno fuoco con la pistola di lei. Ma non è chiaro che cosa l’ex marito dovesse pagare alla moglie. Un tradimento? Una vita troppo controllata?
I personaggi sono comunque ben congegnati e le descrizioni del lavoro di lui sono credibili.
I personaggi sono comunque ben congegnati e le descrizioni del lavoro di lui sono credibili.
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- Messaggi: 187
Re: Scelte
Ciao Giulio,
Bravo per aver scritto con uno stile originale e molto ambizioso.
Mi sembrava quasi di vedere dei flash che facevano avanzare velocemente la storia.
Tuttavia mi unisco a chi ha rilevato un numero elevato di refusi.
In più un cambio di scena repentino (dalla camera al casinò) senza interruzione ne spiegazione. E in generale trovo che manchi un po’ troppo il contesto. Ci sono tante cose che possiamo intuire, ma tante altre che lasciano dubbi deleteri alla fruizione de racconto. Per esempio, fino alla fine e prima di leggere il tuo commento, pensavo che la protagonista fosse una prostituta. Anche il riferimento ai tre giorni per me non si capisce. Per cosa hanno bisogno di tre giorni?
Infine, non vi ho trovato il tema “buon sangue non mente” e anche la tua spiegazione al riguardo non mi ha convinto (non conosco il personaggio di Zora la vampira a cui ti riferisci).
Buona edizione!
Bravo per aver scritto con uno stile originale e molto ambizioso.
Mi sembrava quasi di vedere dei flash che facevano avanzare velocemente la storia.
Tuttavia mi unisco a chi ha rilevato un numero elevato di refusi.
In più un cambio di scena repentino (dalla camera al casinò) senza interruzione ne spiegazione. E in generale trovo che manchi un po’ troppo il contesto. Ci sono tante cose che possiamo intuire, ma tante altre che lasciano dubbi deleteri alla fruizione de racconto. Per esempio, fino alla fine e prima di leggere il tuo commento, pensavo che la protagonista fosse una prostituta. Anche il riferimento ai tre giorni per me non si capisce. Per cosa hanno bisogno di tre giorni?
Infine, non vi ho trovato il tema “buon sangue non mente” e anche la tua spiegazione al riguardo non mi ha convinto (non conosco il personaggio di Zora la vampira a cui ti riferisci).
Buona edizione!
- Shanghai Kid
- Messaggi: 433
Re: Scelte
Ciao Giulio,
piacere di averti letto.
Allora, per quanto riguarda lo stile, al netto dei refusi che ti sono già stati fatti notare da altri commentatori, non ho molto da dire: mi è piaciuto, scrivi bene, tutto scorre lineare. Dal punto di vista della costruzione della storia ho però qualche perplessità: fatico un po’ a cogliere il senso della tua storia, il passaggio da una scena all’altra sono un po’ repentini e non ho trovato l’attinenza con il tema.
Forse sarebbe bastato dello spazio in più, ma così non mi sembra il racconto funzioni appieno, benchè sia ben scritto.
A rileggerci,
Elisa
piacere di averti letto.
Allora, per quanto riguarda lo stile, al netto dei refusi che ti sono già stati fatti notare da altri commentatori, non ho molto da dire: mi è piaciuto, scrivi bene, tutto scorre lineare. Dal punto di vista della costruzione della storia ho però qualche perplessità: fatico un po’ a cogliere il senso della tua storia, il passaggio da una scena all’altra sono un po’ repentini e non ho trovato l’attinenza con il tema.
Forse sarebbe bastato dello spazio in più, ma così non mi sembra il racconto funzioni appieno, benchè sia ben scritto.
A rileggerci,
Elisa
- CristianoSaccoccia
- Messaggi: 83
Re: Scelte
Ammetto di sentirmi molto distante dal racconto che ho fatto molta fatica a leggere e in primis devo dire che al netto dei refusi ho trovato il testo molto confusionario. Anche se l'idea di fondo mi piace e anche l'ambientazione e i personaggi. Detto questo vorrei rileggere il testo dopo una sessione di editing. Ti consiglio di renderlo più corto perché ho trovato alcuni passaggi dispersivi.
- IL GLADIATORE
- Messaggi: 147
Re: Scelte
Ciao Giulio, il tuo racconto presenta una grossa problematica nella struttura nel senso che il passaggio veloce tra una scena e l’altra penalizza molto la comprensione della storia. Lo stile è buono anche se trovo migliore la seconda parte rispetto alla prima che a volte ha dei passaggi ridondanti ma dello stile non toccherei comunò qui nulla perché si vede che padroneggi abbastanza bene gli strumenti. Un’idea che mi piace e che non sei riuscito a sviluppare bene nei pochi caratteri, un po’ come se avessi dovuto comprimere un po’ troppo per metterci tutto e questo purtroppo viene fuori. Un pollice tendente al positivo un po’ al pelo.
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