Notturno op. 17 No. 12
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Notturno op. 17 No. 12
Notturno op. 17 No. 12
di Tiziana Valentino
Chi se lo sarebbe mai immaginato di provare ancora tensione in mezzo a tutta questa adrenalina. Non ci si crede, non ci si abitua. Il cuore pompa come a volermi tramortire, mi sembra quasi di sentire il sangue scorrere frenetico e incessante in tutto il corpo. Le braccia tremano, muovo le spalle al ritmo del respiro pesante.
Sono tutte sensazioni autentiche e ne sono sollevato: come mi ha chiesto lei, ho scelto ancora una volta la vita.
Sto per salire sul mio palcoscenico, mi beo ancora per qualche istante del buio che mi avvolge prima di iniziare lo show. Sento urlare chiaramente il mio nome, nonostante il suono sia attutito dalle pareti che ancora ci dividono. Mi muovo sicuro nonostante la mancanza di luce e con precisione afferro l’impugnatura del mio strumento preferito. È una serata importante e deve essere tutto perfetto. Ora si è aggiunta anche la preoccupazione?
Sono tutte sensazioni autentiche e ne sono sollevato: come mi ha chiesto lei, ho scelto ancora una volta la vita.
Finalmente la mia Musa sarà presente a questa serata. Sarà fantastico averla accanto e l’eccitazione mi fa sfuggire una breve risata. Il volto si solleva automatico, abbasso le palpebre anche se non ce ne sarebbe bisogno. Ho deciso: se tutto andrà bene passeremo l’eternità insieme. Il pensiero mi fa sudare, saltello sul posto e tento di asciugarmi la mano libera sui jeans. La faccio scorrere lenta verso l’alto, mi soffermo un attimo di troppo sul cavallo dei pantaloni e poi su, fino al petto. Il cuore è fuori controllo, giura a ogni battito di farmi perdere i sensi. Questa è la vera gioia e devo cavalcarla.
Sono tutte sensazioni autentiche e ne sono sollevato: come mi ha chiesto lei, ho scelto ancora una volta la vita.
Le urla sfumano fino a cessare. Il silenzio è il mio segnale ed è in quel momento che il demone dell’insicurezza mi paralizza. Capita ogni volta in questo preciso istante e lo affronto a muso duro, osservandolo con sfida. Poi scuoto la testa, mi incammino in avanti e mi spingo sul mio palco senza più altre esitazioni. La luce mi acceca ma vado avanti verso il mio obiettivo. Le urla ricominciano e io sorrido in estasi.
Sono tutte sensazioni autentiche e ne sono sollevato: come mi ha chiesto lei, ho scelto ancora una volta la vita.
La mia Musa mi guarda con gli occhi sbarrati. È riuscita a staccare un lembo di nastro adesivo dalla bocca, nonostante le braccia legate al lettino, e urla forte e sconclusionata, vestendo i panni di un pubblico intero in visibilio. Non importa, la perdono, amo da sempre che non voglia arrendersi mai. Non lo farà nemmeno oggi. Il suo terrore mi elettrizza, stringo ancora di più tra le dita il manico della mannaia. Le sorrido e le prometto che questa sera entriamo nella leggenda. Spero di riuscire a trasmetterle questa mia speranza.
Sono tutte sensazioni autentiche e ne sono sollevato: come mi ha chiesto lei, ho scelto ancora una volta la v-
Calo la lama, inizia il mio spettacolo. Epico, irripetibile, memorabile.
di Tiziana Valentino
Chi se lo sarebbe mai immaginato di provare ancora tensione in mezzo a tutta questa adrenalina. Non ci si crede, non ci si abitua. Il cuore pompa come a volermi tramortire, mi sembra quasi di sentire il sangue scorrere frenetico e incessante in tutto il corpo. Le braccia tremano, muovo le spalle al ritmo del respiro pesante.
Sono tutte sensazioni autentiche e ne sono sollevato: come mi ha chiesto lei, ho scelto ancora una volta la vita.
Sto per salire sul mio palcoscenico, mi beo ancora per qualche istante del buio che mi avvolge prima di iniziare lo show. Sento urlare chiaramente il mio nome, nonostante il suono sia attutito dalle pareti che ancora ci dividono. Mi muovo sicuro nonostante la mancanza di luce e con precisione afferro l’impugnatura del mio strumento preferito. È una serata importante e deve essere tutto perfetto. Ora si è aggiunta anche la preoccupazione?
Sono tutte sensazioni autentiche e ne sono sollevato: come mi ha chiesto lei, ho scelto ancora una volta la vita.
Finalmente la mia Musa sarà presente a questa serata. Sarà fantastico averla accanto e l’eccitazione mi fa sfuggire una breve risata. Il volto si solleva automatico, abbasso le palpebre anche se non ce ne sarebbe bisogno. Ho deciso: se tutto andrà bene passeremo l’eternità insieme. Il pensiero mi fa sudare, saltello sul posto e tento di asciugarmi la mano libera sui jeans. La faccio scorrere lenta verso l’alto, mi soffermo un attimo di troppo sul cavallo dei pantaloni e poi su, fino al petto. Il cuore è fuori controllo, giura a ogni battito di farmi perdere i sensi. Questa è la vera gioia e devo cavalcarla.
Sono tutte sensazioni autentiche e ne sono sollevato: come mi ha chiesto lei, ho scelto ancora una volta la vita.
Le urla sfumano fino a cessare. Il silenzio è il mio segnale ed è in quel momento che il demone dell’insicurezza mi paralizza. Capita ogni volta in questo preciso istante e lo affronto a muso duro, osservandolo con sfida. Poi scuoto la testa, mi incammino in avanti e mi spingo sul mio palco senza più altre esitazioni. La luce mi acceca ma vado avanti verso il mio obiettivo. Le urla ricominciano e io sorrido in estasi.
Sono tutte sensazioni autentiche e ne sono sollevato: come mi ha chiesto lei, ho scelto ancora una volta la vita.
La mia Musa mi guarda con gli occhi sbarrati. È riuscita a staccare un lembo di nastro adesivo dalla bocca, nonostante le braccia legate al lettino, e urla forte e sconclusionata, vestendo i panni di un pubblico intero in visibilio. Non importa, la perdono, amo da sempre che non voglia arrendersi mai. Non lo farà nemmeno oggi. Il suo terrore mi elettrizza, stringo ancora di più tra le dita il manico della mannaia. Le sorrido e le prometto che questa sera entriamo nella leggenda. Spero di riuscire a trasmetterle questa mia speranza.
Sono tutte sensazioni autentiche e ne sono sollevato: come mi ha chiesto lei, ho scelto ancora una volta la v-
Calo la lama, inizia il mio spettacolo. Epico, irripetibile, memorabile.
Re: Notturno op. 17 No. 12
Ciao Tiziana e benvenuta nell'Arena! Tutto ok con i parametri, buona LUCA NESLER EDITION!
- Giovanni Attanasio
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Re: Notturno op. 17 No. 12
Ciao.
Mi ha preso, in parte, l'idea di giocare sul termine strumento, visto anche l'accoppiamento col titolo che fa pensare a una performance d'altro genere di quella che si verifica nel finale. A tratti il narrato è appesantito, rallenta, può starci se consideriamo l'indecisione del personaggio, ma in questo contesto sono tutti caratteri extra che forse si potevano sfruttare in altro modo. Il contrario sul finale purtroppo mi sfiora, cioè capisco l'intento, ma non riesce ad afferrarmi: è mancato qualcosa.
Mi ha preso, in parte, l'idea di giocare sul termine strumento, visto anche l'accoppiamento col titolo che fa pensare a una performance d'altro genere di quella che si verifica nel finale. A tratti il narrato è appesantito, rallenta, può starci se consideriamo l'indecisione del personaggio, ma in questo contesto sono tutti caratteri extra che forse si potevano sfruttare in altro modo. Il contrario sul finale purtroppo mi sfiora, cioè capisco l'intento, ma non riesce ad afferrarmi: è mancato qualcosa.
"Scrivo quello che voglio e come voglio. Fatevelo piacere."
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Re: Notturno op. 17 No. 12
Ciao.
Mi ha preso, in parte, l'idea di giocare sul termine strumento, visto anche l'accoppiamento col titolo che fa pensare a una performance d'altro genere di quella che si verifica nel finale. A tratti il narrato è appesantito, rallenta, può starci se consideriamo l'indecisione del personaggio, ma in questo contesto sono tutti caratteri extra che forse si potevano sfruttare in altro modo. Il contrario sul finale purtroppo mi sfiora, cioè capisco l'intento, ma non riesce ad afferrarmi: è mancato qualcosa.
Ciao Giovanni,
piacere di conoscerti e grazie per essere passato a commentare. Mi dispiace non averti convinto e non averti trasmesso ciò che avrei voluto, lavorerò di più su questo punto. Sono però contenta che l'idea di partenza sia buona. Tu come avresti sfruttato i caratteri a disposizione? Giusto per capire meglio il tuo punto di vista.
Grazie ancora, alla prossima!
- Giovanni Attanasio
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Re: Notturno op. 17 No. 12
TizianaOtter ha scritto:Ciao Giovanni,
piacere di conoscerti e grazie per essere passato a commentare. Mi dispiace non averti convinto e non averti trasmesso ciò che avrei voluto, lavorerò di più su questo punto. Sono però contenta che l'idea di partenza sia buona. Tu come avresti sfruttato i caratteri a disposizione? Giusto per capire meglio il tuo punto di vista.
Grazie ancora, alla prossima!
Come ho detto in un commento alla mia storia, credo che il tema del contest chiami molto un setup "Inizio(esposizione)>Sviluppo>Ribaltamento", che non è necessariamente l'unica strada, ma è quella che in qualche modo stanno usando la maggior parte dei racconti che ho letto e che in qualche modo è presente anche qui. Forse avrei tenuto la parte "inizio" più compatta, per esempio iniziando direttamente dal terzo paragrafo con "Sto per salire...", aggiungendo in questa sezione degli elementi— non necessiamente fisici o visibili, ma pure di narrato o pensiero— che comunicassero l'indecisione. Da lì ti direi che lo "sviluppo" ci sta, viene introdotta la Musa e si inizia a creare l'equivoco che porta al ribaltamento finale; possibilmente si poteva introdurre qualcosa sulla Musa in sé, non saprei, oppure introdurre il fatto che lei fosse lì, ma senza rivelare la questione del nastro e il fatto che sia credo legata. Questo perché il "ribaltamento" arriva un po' diluito, sapendo da prima che lei è legata, a questo punto ti aspetti che succederà l'ovvio: diciamo che scoprire il setup che c'è dietro un paragrafo prima del ribaltamento finale brucia un po' la sorpresa. Se il reveal dei colpi di mannaia fosse arrivato in quasi simultaneità col reveal di lei legata, le due cose si sarebbero sommate. Più o meno l'idea è questa, coi dati che ho a disposizione.
Detto questo, avrai capito che sono minuzie e che c'è anche un discorso di preferenze proprie. Una tecnica che uso io, e questa è la parte del consiglio non richiesto, è che quando pianifico un racconto o una storia più lunga, mi metto davanti una lista di domande a cui rispondere. Imperative sono come e perché, più altre mirate su personaggi, tema, setting e via dicendo. Fin quando la maggior parte delle domande non ottengono risposta, non inizio a scrivere (nel caso di Minuti Contati il tempo è poco, quindi le domande le tengo più generali).
"Scrivo quello che voglio e come voglio. Fatevelo piacere."
- BruceLagogrigio
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Re: Notturno op. 17 No. 12
In prima persona. Tempo verbale: presente. Ambientazione: non definita con precisione, ma evocativa di uno scenario chiuso e buio, forse una stanza privata. Genere: thriller psicologico. Tema: centrato.
Ciao Tiziana piacere di leggerti,
Il tema del contest, "Alla fine è il contrario," è gestito con un efficace ribaltamento delle aspettative: il lettore, indotto a credere che il protagonista sia un artista o un musicista, scopre invece di trovarsi di fronte a un assassino che vive l’omicidio come un’esibizione teatrale.
Il racconto riesce a coniugare forma e contenuto, offrendo un’esperienza intensa e disturbante. L’immersione nel personaggio è eccellente: la narrazione in prima persona permette di entrare nella mente dell’assassino, facendoci vivere il suo distorto punto di vista.
Alla prossima.
Bruce.
Ciao Tiziana piacere di leggerti,
Il tema del contest, "Alla fine è il contrario," è gestito con un efficace ribaltamento delle aspettative: il lettore, indotto a credere che il protagonista sia un artista o un musicista, scopre invece di trovarsi di fronte a un assassino che vive l’omicidio come un’esibizione teatrale.
Il racconto riesce a coniugare forma e contenuto, offrendo un’esperienza intensa e disturbante. L’immersione nel personaggio è eccellente: la narrazione in prima persona permette di entrare nella mente dell’assassino, facendoci vivere il suo distorto punto di vista.
Alla prossima.
Bruce.
L'uomo prudente, con una frase elegante, si cava fuori da ogni garbuglio, e sa usar la lingua con la leggerezza di una piuma. Umberto Eco
Re: Notturno op. 17 No. 12
Ciao Tiziana,
Affascinante l’idea di farci entrare nella mente di un cattivo. Il racconto segue la percezione alterata e distorta del suo personaggio fino ad arrivare ad una conclusione inaspettata. In certi punti ho avvertito la mancanza di specificità e descrizioni a tratti generiche. In altri punti, ad esempio: “sento urlare il mio nome nonostante fosse attutito”, la costruzione mi è parsa leggermente macchinosa, ma lasciano intendere l’ego del protagonista e offrono una buona semina per il colpo di scena che verrà dopo.
Il finale mi ha sorpreso e mi è piaciuto come non sia stato per niente didascalico. Non si perde il punto di vista malato del protagonista, eppure si fa intendere al lettore cosa stia realmente accadendo.
Giusta l’idea di ripetere più volte una frase, mi ha fatto intendere gradualmente che qualcosa nella testa del protagonista non andava e la ripetizione me l’ha fatto entrare in testa (poteva anche essere ripetuta una volta in meno visto il limite di caratteri del testo, ma va bene).
Veramente un bel testo, calarsi nel protagonista è stato “scomodo”, ma molto interessante.
Affascinante l’idea di farci entrare nella mente di un cattivo. Il racconto segue la percezione alterata e distorta del suo personaggio fino ad arrivare ad una conclusione inaspettata. In certi punti ho avvertito la mancanza di specificità e descrizioni a tratti generiche. In altri punti, ad esempio: “sento urlare il mio nome nonostante fosse attutito”, la costruzione mi è parsa leggermente macchinosa, ma lasciano intendere l’ego del protagonista e offrono una buona semina per il colpo di scena che verrà dopo.
Il finale mi ha sorpreso e mi è piaciuto come non sia stato per niente didascalico. Non si perde il punto di vista malato del protagonista, eppure si fa intendere al lettore cosa stia realmente accadendo.
Giusta l’idea di ripetere più volte una frase, mi ha fatto intendere gradualmente che qualcosa nella testa del protagonista non andava e la ripetizione me l’ha fatto entrare in testa (poteva anche essere ripetuta una volta in meno visto il limite di caratteri del testo, ma va bene).
Veramente un bel testo, calarsi nel protagonista è stato “scomodo”, ma molto interessante.
Re: Notturno op. 17 No. 12
Ciao Tiziana, piacere di leggerti!
Racconto scorrevole, buono lo stile, funziona molto bene l'immedesimazione nella voce narrante. Ero indeciso inizialmente se non si trattasse di un suicida (il pubblico potevano essere le persone di sotto che gli urlavano di non buttarsi) poi e comprarlo l'arnese del mestiere: ecco, lì hai un po' giocato sporco, nel senso che se narri in prima persona è un po scorretto verso il lettore descrivere un oggetto come 'il mio oggetto preferito", se lui lo vede e sa cos'è, essendo nella sua testa, dovremmo esserlo anche noi. Avresti potuto giocare magari su un inganno interpretabile in un modo per lui e in un altro per noi (che ne so, trovare delle caratteristiche simili in un coltello e in un microfono o un violino o che ne so, citare quelle e ingannare così il lettore).
A parte questo, l'unico dubbio è sul tema: non ci vedo un "contrario", fai intendere che lui sia un artista mentre invece è un assassino, c'è un twist, ma non ci vedo un "contrario", altrimenti qualsiasi Racconto con un twist finale andrebbe bene per il tema... ho solo questo dubbio.
Per il resto bel racconto, buona sia l'idea sia l'esecuzione. L'ho letto volentieri.
Alla prossima e in bocca al lupo per l'edition!
Racconto scorrevole, buono lo stile, funziona molto bene l'immedesimazione nella voce narrante. Ero indeciso inizialmente se non si trattasse di un suicida (il pubblico potevano essere le persone di sotto che gli urlavano di non buttarsi) poi e comprarlo l'arnese del mestiere: ecco, lì hai un po' giocato sporco, nel senso che se narri in prima persona è un po scorretto verso il lettore descrivere un oggetto come 'il mio oggetto preferito", se lui lo vede e sa cos'è, essendo nella sua testa, dovremmo esserlo anche noi. Avresti potuto giocare magari su un inganno interpretabile in un modo per lui e in un altro per noi (che ne so, trovare delle caratteristiche simili in un coltello e in un microfono o un violino o che ne so, citare quelle e ingannare così il lettore).
A parte questo, l'unico dubbio è sul tema: non ci vedo un "contrario", fai intendere che lui sia un artista mentre invece è un assassino, c'è un twist, ma non ci vedo un "contrario", altrimenti qualsiasi Racconto con un twist finale andrebbe bene per il tema... ho solo questo dubbio.
Per il resto bel racconto, buona sia l'idea sia l'esecuzione. L'ho letto volentieri.
Alla prossima e in bocca al lupo per l'edition!
- renton_simo
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Re: Notturno op. 17 No. 12
Ciao, Tiziana!
Parto subito col dirti che gli incipit “introspettivi”, come quello che hai usato qui – in cui non viene dato quasi alcun indizio sul contesto, ma viene esplorato un mix di sensazioni/emozioni la cui causa resta fumosa – purtroppo non mi piacciono, ahimè. Faccio mea culpa, sono sicuro di averne usato uno anche io almeno una volta; solo che, trovandomi ora dall’altra parte come lettore, devo ammettere che non cattura l’attenzione come un incipit dovrebbe fare. Potrebbe ancora funzionare, forse, se l’espediente si limitasse a una frase o due, e poi si passasse subito a dare qualche appiglio al lettore per orientarsi. Ma siccome qui si protrae per tutto il primo paragrafo (e per la frase che fa da ritornello – ahimè, nemmeno questa figura retorica mi fa impazzire) mi sono sentito di spenderci qualche parola in più.
Dopodiché, quel “sto per salire sul mio palcoscenico” promette di dare una svolta alla situazione, perché contiene la menzione di un luogo fisico che può essere visualizzato. Purtroppo, quel “mio” mi ha messo subito un po’ in allarme: sarà davvero un luogo fisico, o è solo un’altra figura retorica per parlare ancora delle emozioni del protagonista?
E infatti. Dopo breve ho trovato quel “mio strumento preferito”, che ha fugato qualunque dubbio: da lì ho avuto la conferma che la voce narrante stava cercando di trarmi in inganno e che non dovevo fidarmi di ciò che diceva. A posteriori, non ho creduto più nemmeno al palcoscenico e al pubblico che acclama.
Spiego: come dice un utente sopra di me, la narrazione è in prima persona; quindi, se fosse stato, che so… il suo violino, avrebbe detto “il mio violino”. Perché non lo dice? Perché sta cercando di sviare. Il trucco è troppo riconoscibile. È un po’ come quando uno non vuole esporsi, e quindi si mette a dire che sta frequentando “““una persona”””… Siamo tutti d’accordo che è l’equivalente del tatuarsi un arcobaleno in fronte, sì? Suppongo di sì.
C’è di buono, però, che a questo punto del racconto avevo ormai capito di essere dentro a un gioco, quindi mi è sorta la curiosità di capire di che gioco si trattasse. In altre parole, volevo scoprire cosa fosse, in realtà, lo “strumento preferito” che lui impugnava.
Non dirò la prima opzione a cui ho pensato. Non sarebbe elegante. La seconda però è stata un pugnale. Ed era una mannaia, alla fine, ma poco cambiava: si era creata l’aspettativa dell’arma da taglio e da quel momento in poi ho cominciato a cercare altri indizi nel testo che confermassero quest’idea: “passeremo l’eternità insieme”, le “urla” che ricominciavano e che ormai potevano essere associate al terrore, gli “occhi sbarrati”, il “nastro adesivo”, le “braccia legate al lettino”. Tutte le altre di contorno, invece, erano frasi che cercavano di mantenere la doppiezza tra omicidio e performance musicale, col risultato di non comunicare nulla di specifico e di tornare nella fumosità.
In conclusione. Ci sono guizzi interessanti nell’introspezione del protagonista, specie nella seconda parte in cui cominci a rivelare più apertamente la situazione. Tipo, mi è piaciuto il dettaglio del soffermarsi “un attimo di troppo” sul cavallo dei pantaloni, perché suggerisce una connessione tra volontà di uccidere e libidine sessuale che francamente ci sta con un personaggio del genere.
Tuttavia, è stato un po’ come risolvere un gioco di enigmistica. Il testo, senz’altro, suggerisce prima una cosa e poi ne rivela un’altra, ma lo fa attraverso trucchi un po’ sleali. In linea generale, penso che sia meglio non usarli, perché quando il lettore se ne accorge si distacca emotivamente dal testo, come è successo a me.
Comunque, ammetto che mi piacerebbe leggere una versione di questo racconto priva di tutta la parte ingannevole. In altre parole, solo il macellaio mitomane, che fa quello che deve, senza filtri. Perché la scena è bella (per così dire) quando capisci di cosa si tratta.
Parto subito col dirti che gli incipit “introspettivi”, come quello che hai usato qui – in cui non viene dato quasi alcun indizio sul contesto, ma viene esplorato un mix di sensazioni/emozioni la cui causa resta fumosa – purtroppo non mi piacciono, ahimè. Faccio mea culpa, sono sicuro di averne usato uno anche io almeno una volta; solo che, trovandomi ora dall’altra parte come lettore, devo ammettere che non cattura l’attenzione come un incipit dovrebbe fare. Potrebbe ancora funzionare, forse, se l’espediente si limitasse a una frase o due, e poi si passasse subito a dare qualche appiglio al lettore per orientarsi. Ma siccome qui si protrae per tutto il primo paragrafo (e per la frase che fa da ritornello – ahimè, nemmeno questa figura retorica mi fa impazzire) mi sono sentito di spenderci qualche parola in più.
Dopodiché, quel “sto per salire sul mio palcoscenico” promette di dare una svolta alla situazione, perché contiene la menzione di un luogo fisico che può essere visualizzato. Purtroppo, quel “mio” mi ha messo subito un po’ in allarme: sarà davvero un luogo fisico, o è solo un’altra figura retorica per parlare ancora delle emozioni del protagonista?
E infatti. Dopo breve ho trovato quel “mio strumento preferito”, che ha fugato qualunque dubbio: da lì ho avuto la conferma che la voce narrante stava cercando di trarmi in inganno e che non dovevo fidarmi di ciò che diceva. A posteriori, non ho creduto più nemmeno al palcoscenico e al pubblico che acclama.
Spiego: come dice un utente sopra di me, la narrazione è in prima persona; quindi, se fosse stato, che so… il suo violino, avrebbe detto “il mio violino”. Perché non lo dice? Perché sta cercando di sviare. Il trucco è troppo riconoscibile. È un po’ come quando uno non vuole esporsi, e quindi si mette a dire che sta frequentando “““una persona”””… Siamo tutti d’accordo che è l’equivalente del tatuarsi un arcobaleno in fronte, sì? Suppongo di sì.
C’è di buono, però, che a questo punto del racconto avevo ormai capito di essere dentro a un gioco, quindi mi è sorta la curiosità di capire di che gioco si trattasse. In altre parole, volevo scoprire cosa fosse, in realtà, lo “strumento preferito” che lui impugnava.
Non dirò la prima opzione a cui ho pensato. Non sarebbe elegante. La seconda però è stata un pugnale. Ed era una mannaia, alla fine, ma poco cambiava: si era creata l’aspettativa dell’arma da taglio e da quel momento in poi ho cominciato a cercare altri indizi nel testo che confermassero quest’idea: “passeremo l’eternità insieme”, le “urla” che ricominciavano e che ormai potevano essere associate al terrore, gli “occhi sbarrati”, il “nastro adesivo”, le “braccia legate al lettino”. Tutte le altre di contorno, invece, erano frasi che cercavano di mantenere la doppiezza tra omicidio e performance musicale, col risultato di non comunicare nulla di specifico e di tornare nella fumosità.
In conclusione. Ci sono guizzi interessanti nell’introspezione del protagonista, specie nella seconda parte in cui cominci a rivelare più apertamente la situazione. Tipo, mi è piaciuto il dettaglio del soffermarsi “un attimo di troppo” sul cavallo dei pantaloni, perché suggerisce una connessione tra volontà di uccidere e libidine sessuale che francamente ci sta con un personaggio del genere.
Tuttavia, è stato un po’ come risolvere un gioco di enigmistica. Il testo, senz’altro, suggerisce prima una cosa e poi ne rivela un’altra, ma lo fa attraverso trucchi un po’ sleali. In linea generale, penso che sia meglio non usarli, perché quando il lettore se ne accorge si distacca emotivamente dal testo, come è successo a me.
Comunque, ammetto che mi piacerebbe leggere una versione di questo racconto priva di tutta la parte ingannevole. In altre parole, solo il macellaio mitomane, che fa quello che deve, senza filtri. Perché la scena è bella (per così dire) quando capisci di cosa si tratta.
- Andrea Furlan
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Re: Notturno op. 17 No. 12
Ciao Tiziana e benvenuta nell’Arena!
Un racconto abbastanza classico con plot twist finale, parzialmente riuscito: a mio avviso avresti dovuto insistere di più su immagini che potessero richiamare un musicista, come hai suggerito nel titolo. Dettagli come “il mio strumento preferito” invece di indicare il nome dello strumento, “pulirsi la mano sui jeans” invece di un completo elegante da palcoscenico e le urla anticipano troppo la rivelazione e rovinano un po’ l’effetto sorpresa. La ripetizione della frase ricorrente non mi è sembrata un valore aggiunto: forse l’avrei usata una, massimo due volte. L’immedesimazione nel protagonista funziona, ma come ti hanno fatto notare altri poteva essere più leggera ed efficace, usando meno testo.
Un racconto abbastanza classico con plot twist finale, parzialmente riuscito: a mio avviso avresti dovuto insistere di più su immagini che potessero richiamare un musicista, come hai suggerito nel titolo. Dettagli come “il mio strumento preferito” invece di indicare il nome dello strumento, “pulirsi la mano sui jeans” invece di un completo elegante da palcoscenico e le urla anticipano troppo la rivelazione e rovinano un po’ l’effetto sorpresa. La ripetizione della frase ricorrente non mi è sembrata un valore aggiunto: forse l’avrei usata una, massimo due volte. L’immedesimazione nel protagonista funziona, ma come ti hanno fatto notare altri poteva essere più leggera ed efficace, usando meno testo.
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Re: Notturno op. 17 No. 12
Come ho detto in un commento alla mia storia, credo che il tema del contest chiami molto un setup "Inizio(esposizione)>Sviluppo>Ribaltamento", che non è necessariamente l'unica strada, ma è quella che in qualche modo stanno usando la maggior parte dei racconti che ho letto e che in qualche modo è presente anche qui. Forse avrei tenuto la parte "inizio" più compatta, per esempio iniziando direttamente dal terzo paragrafo con "Sto per salire...", aggiungendo in questa sezione degli elementi— non necessiamente fisici o visibili, ma pure di narrato o pensiero— che comunicassero l'indecisione. Da lì ti direi che lo "sviluppo" ci sta, viene introdotta la Musa e si inizia a creare l'equivoco che porta al ribaltamento finale; possibilmente si poteva introdurre qualcosa sulla Musa in sé, non saprei, oppure introdurre il fatto che lei fosse lì, ma senza rivelare la questione del nastro e il fatto che sia credo legata. Questo perché il "ribaltamento" arriva un po' diluito, sapendo da prima che lei è legata, a questo punto ti aspetti che succederà l'ovvio: diciamo che scoprire il setup che c'è dietro un paragrafo prima del ribaltamento finale brucia un po' la sorpresa. Se il reveal dei colpi di mannaia fosse arrivato in quasi simultaneità col reveal di lei legata, le due cose si sarebbero sommate. Più o meno l'idea è questa, coi dati che ho a disposizione.
Detto questo, avrai capito che sono minuzie e che c'è anche un discorso di preferenze proprie. Una tecnica che uso io, e questa è la parte del consiglio non richiesto, è che quando pianifico un racconto o una storia più lunga, mi metto davanti una lista di domande a cui rispondere. Imperative sono come e perché, più altre mirate su personaggi, tema, setting e via dicendo. Fin quando la maggior parte delle domande non ottengono risposta, non inizio a scrivere (nel caso di Minuti Contati il tempo è poco, quindi le domande le tengo più generali).
Ciao Giovanni, eccomi di ritorno.
Ci tengo a ringraziarti nuovamente per i tuoi consigli, cercherò di lavorarci su dopo le feste. Sì, ovviamente entra sempre in gioco il gusto personale e metodologia, mi piacerebbe riuscire a ragionare come fai tu di solito. Grazie ancora, davvero!
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Re: Notturno op. 17 No. 12
In prima persona. Tempo verbale: presente. Ambientazione: non definita con precisione, ma evocativa di uno scenario chiuso e buio, forse una stanza privata. Genere: thriller psicologico. Tema: centrato.
Ciao Tiziana piacere di leggerti,
Il tema del contest, "Alla fine è il contrario," è gestito con un efficace ribaltamento delle aspettative: il lettore, indotto a credere che il protagonista sia un artista o un musicista, scopre invece di trovarsi di fronte a un assassino che vive l’omicidio come un’esibizione teatrale.
Il racconto riesce a coniugare forma e contenuto, offrendo un’esperienza intensa e disturbante. L’immersione nel personaggio è eccellente: la narrazione in prima persona permette di entrare nella mente dell’assassino, facendoci vivere il suo distorto punto di vista.
Alla prossima.
Bruce.
Ciao Bruce,
piacere di conoscerti, grazie per essere passato a commentare. Ti ringrazio molto per i tuoi commenti, sono contenta di essere riuscita a colpirti. Buona Luca Nesler Edition, ci si becca in giro!
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Re: Notturno op. 17 No. 12
Ciao Tiziana,
Affascinante l’idea di farci entrare nella mente di un cattivo. Il racconto segue la percezione alterata e distorta del suo personaggio fino ad arrivare ad una conclusione inaspettata. In certi punti ho avvertito la mancanza di specificità e descrizioni a tratti generiche. In altri punti, ad esempio: “sento urlare il mio nome nonostante fosse attutito”, la costruzione mi è parsa leggermente macchinosa, ma lasciano intendere l’ego del protagonista e offrono una buona semina per il colpo di scena che verrà dopo.
Il finale mi ha sorpreso e mi è piaciuto come non sia stato per niente didascalico. Non si perde il punto di vista malato del protagonista, eppure si fa intendere al lettore cosa stia realmente accadendo.
Giusta l’idea di ripetere più volte una frase, mi ha fatto intendere gradualmente che qualcosa nella testa del protagonista non andava e la ripetizione me l’ha fatto entrare in testa (poteva anche essere ripetuta una volta in meno visto il limite di caratteri del testo, ma va bene).
Veramente un bel testo, calarsi nel protagonista è stato “scomodo”, ma molto interessante.
Ciao Mardox,
piacere di conoscerti, grazie per essere passato a commentare.
Sono felice di leggere il tuo parere e contenta di averti intrattenuto. Cercherò di affinare le parti un po' macchinose.
Buona Luca Nesler Edition, ci si becca in giro!
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Re: Notturno op. 17 No. 12
Ciao Tiziana, piacere di leggerti!
Racconto scorrevole, buono lo stile, funziona molto bene l'immedesimazione nella voce narrante. Ero indeciso inizialmente se non si trattasse di un suicida (il pubblico potevano essere le persone di sotto che gli urlavano di non buttarsi) poi e comprarlo l'arnese del mestiere: ecco, lì hai un po' giocato sporco, nel senso che se narri in prima persona è un po scorretto verso il lettore descrivere un oggetto come 'il mio oggetto preferito", se lui lo vede e sa cos'è, essendo nella sua testa, dovremmo esserlo anche noi. Avresti potuto giocare magari su un inganno interpretabile in un modo per lui e in un altro per noi (che ne so, trovare delle caratteristiche simili in un coltello e in un microfono o un violino o che ne so, citare quelle e ingannare così il lettore).
A parte questo, l'unico dubbio è sul tema: non ci vedo un "contrario", fai intendere che lui sia un artista mentre invece è un assassino, c'è un twist, ma non ci vedo un "contrario", altrimenti qualsiasi Racconto con un twist finale andrebbe bene per il tema... ho solo questo dubbio.
Per il resto bel racconto, buona sia l'idea sia l'esecuzione. L'ho letto volentieri.
Alla prossima e in bocca al lupo per l'edition!
Ciao Daniele!
Piacere mio, grazie per essere passato a commentare!
Molto interessante la questione dell'oggetto, sul momento sinceramente non ho pensato che potesse essere una scorrettezza e lavorerò sul testo per cercare una buona alternativa più leale, diciamo.
Per quanto riguarda il "mio" contrario, sta nella dualità di vita e morte: ho immaginato un artista, che è generalmente associato a qualcosa di positivo e che splende come una star sul palcoscenico davanti ai fan. Ma un artista, come qualsiasi essere umano, ha anche i suoi lati oscuri, che lo portano a prendere scelte discutibili e a volte senza ritorno. Da lì la ripetizione della stessa frase (che può essere interpretata come ritornello) che insegue la vita per poi distorcersi sul finale, quando cala la lama, sottintendendo la morte. Spero di essere stata chiara, nel caso sono a disposizione!
Grazie davvero per i commenti positivi e i consigli, auguro anche a te una buona Luca Nesler Edition!
PS: il suicida me lo tengo buono per il futuro!
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Re: Notturno op. 17 No. 12
Ciao, Tiziana!
Parto subito col dirti che gli incipit “introspettivi”, come quello che hai usato qui – in cui non viene dato quasi alcun indizio sul contesto, ma viene esplorato un mix di sensazioni/emozioni la cui causa resta fumosa – purtroppo non mi piacciono, ahimè. Faccio mea culpa, sono sicuro di averne usato uno anche io almeno una volta; solo che, trovandomi ora dall’altra parte come lettore, devo ammettere che non cattura l’attenzione come un incipit dovrebbe fare. Potrebbe ancora funzionare, forse, se l’espediente si limitasse a una frase o due, e poi si passasse subito a dare qualche appiglio al lettore per orientarsi. Ma siccome qui si protrae per tutto il primo paragrafo (e per la frase che fa da ritornello – ahimè, nemmeno questa figura retorica mi fa impazzire) mi sono sentito di spenderci qualche parola in più.
Dopodiché, quel “sto per salire sul mio palcoscenico” promette di dare una svolta alla situazione, perché contiene la menzione di un luogo fisico che può essere visualizzato. Purtroppo, quel “mio” mi ha messo subito un po’ in allarme: sarà davvero un luogo fisico, o è solo un’altra figura retorica per parlare ancora delle emozioni del protagonista?
E infatti. Dopo breve ho trovato quel “mio strumento preferito”, che ha fugato qualunque dubbio: da lì ho avuto la conferma che la voce narrante stava cercando di trarmi in inganno e che non dovevo fidarmi di ciò che diceva. A posteriori, non ho creduto più nemmeno al palcoscenico e al pubblico che acclama.
Spiego: come dice un utente sopra di me, la narrazione è in prima persona; quindi, se fosse stato, che so… il suo violino, avrebbe detto “il mio violino”. Perché non lo dice? Perché sta cercando di sviare. Il trucco è troppo riconoscibile. È un po’ come quando uno non vuole esporsi, e quindi si mette a dire che sta frequentando “““una persona”””… Siamo tutti d’accordo che è l’equivalente del tatuarsi un arcobaleno in fronte, sì? Suppongo di sì.
C’è di buono, però, che a questo punto del racconto avevo ormai capito di essere dentro a un gioco, quindi mi è sorta la curiosità di capire di che gioco si trattasse. In altre parole, volevo scoprire cosa fosse, in realtà, lo “strumento preferito” che lui impugnava.
Non dirò la prima opzione a cui ho pensato. Non sarebbe elegante. La seconda però è stata un pugnale. Ed era una mannaia, alla fine, ma poco cambiava: si era creata l’aspettativa dell’arma da taglio e da quel momento in poi ho cominciato a cercare altri indizi nel testo che confermassero quest’idea: “passeremo l’eternità insieme”, le “urla” che ricominciavano e che ormai potevano essere associate al terrore, gli “occhi sbarrati”, il “nastro adesivo”, le “braccia legate al lettino”. Tutte le altre di contorno, invece, erano frasi che cercavano di mantenere la doppiezza tra omicidio e performance musicale, col risultato di non comunicare nulla di specifico e di tornare nella fumosità.
In conclusione. Ci sono guizzi interessanti nell’introspezione del protagonista, specie nella seconda parte in cui cominci a rivelare più apertamente la situazione. Tipo, mi è piaciuto il dettaglio del soffermarsi “un attimo di troppo” sul cavallo dei pantaloni, perché suggerisce una connessione tra volontà di uccidere e libidine sessuale che francamente ci sta con un personaggio del genere.
Tuttavia, è stato un po’ come risolvere un gioco di enigmistica. Il testo, senz’altro, suggerisce prima una cosa e poi ne rivela un’altra, ma lo fa attraverso trucchi un po’ sleali. In linea generale, penso che sia meglio non usarli, perché quando il lettore se ne accorge si distacca emotivamente dal testo, come è successo a me.
Comunque, ammetto che mi piacerebbe leggere una versione di questo racconto priva di tutta la parte ingannevole. In altre parole, solo il macellaio mitomane, che fa quello che deve, senza filtri. Perché la scena è bella (per così dire) quando capisci di cosa si tratta.
Ciao Simone!
Piacere di conoscerti e grazie per essere passato a commentare.
Che dire, non so se riuscirò a trasmetterti quanto io ti sia riconoscente per quanto hai scritto. Sono da un lato dispiaciuta, perché avrei voluto offrirti una buona lettura e purtroppo sei incappato in un testo che proprio non può andarti giù. Dall'altro sono commossa, e non sto scherzando, per la dedizione e il tempo che hai impiegato nel farmi cercare di capire il tuo punto di vista.
Ogni parola da te spesa è per me preziosissima per aiutarmi a migliorare e abbandonare quelle diverse ingenuità narrative che per un motivo o per l'altro faccio saltare fuori nei miei scritti. Nel caso specifico, il fattore tempo è stato limitante (i caratteri no, non mi hanno messo in difficoltà sul momento), anche perché ho letto la traccia che erano già le 23.30 e ho pubblicato la storia sullo scadere dell'orario previsto. Nonostante questo ci tenevo a partecipare, perché finalmente dopo tempo immemore che conosco MC ho sentito scattare in mente un'idea che ho buttato giù, riletto finché ho potuto e poi pubblicato. Mi sono forzata a partecipare, DOVEVO partecipare perché in questo momento sento un bisogno fisico di pareri come il tuo che mi spronino a comprendere cosa c'è di buono e cattivo in ciò che scrivo.
Specifico, ora, che il fattore tempo non è assolutamente una giustificazione dietro cui mi voglio nascondere, sto solo ragionando ad alta voce/mettendo per iscritto i miei pensieri: nessuno mi ha puntato contro una mannaia (o forse sì?) affinché pubblicassi. L'ho fatto consapevole che i lettori avrebbero trovato pregi e difetti facendoli emergere. E così è stato.
La questione dello strumento mi ha fatto riflettere, come dicevo in precedenza a Daniele, perché sul momento non ho proprio pensato al fatto che potesse essere una scorrettezza nei confronti del lettore, quindi mi sono già appuntata di risolvere la questione in una maniera più consona.
Sono comunque sollevata e contenta perché hai colto anche degli aspetti positivi, come mi pare di capire, che sono per te interessanti e non fanno della storia un totale disastro. Penso che passerò questi giorni a cavallo tra il 2024 e il 2025 a iniziare a lavorarci su ancora una volta per cercare di migliorarla. Chissà, magari riuscirò a creare qualcosa di più approfondito e meritevole anche ai tuoi occhi.
Infine, ti ringrazio ancora tanto per tutto il tuo discorso e spero di non averti annoiato con il mio.
Ti auguro un grosso in bocca al lupo per la Luca Nesler Edition e spero di cuore di ribeccarti in futuro!
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Re: Notturno op. 17 No. 12
Ciao Tiziana e benvenuta nell’Arena!
Un racconto abbastanza classico con plot twist finale, parzialmente riuscito: a mio avviso avresti dovuto insistere di più su immagini che potessero richiamare un musicista, come hai suggerito nel titolo. Dettagli come “il mio strumento preferito” invece di indicare il nome dello strumento, “pulirsi la mano sui jeans” invece di un completo elegante da palcoscenico e le urla anticipano troppo la rivelazione e rovinano un po’ l’effetto sorpresa. La ripetizione della frase ricorrente non mi è sembrata un valore aggiunto: forse l’avrei usata una, massimo due volte. L’immedesimazione nel protagonista funziona, ma come ti hanno fatto notare altri poteva essere più leggera ed efficace, usando meno testo.
Ciao Andrea!
Piacere di conoscerti e grazie per essere passato a commentare. Ti ringrazio per i tuoi commenti, cercherò di metterli in pratica dedicandomi ancora a questo testo. Devo cercare di capire se può funzionare apportando le modifiche che proponi rimanendo nei limiti dei caratteri richiesti, o se è un'idea che richiede un ulteriore approfondimento per essere davvero compresa. La frase ripetuta l'ho sfruttata come un mantra che ripete il protagonista a sé stesso quando riconosce di stare provando un sentimento che lo fa sentire vivo anziché vicino al concetto di morte, ma se non è necessaria proverò a ridurla. Grazie ancora, buona Luca Nesler Edition, spero di ribeccarti in futuro!
Re: Notturno op. 17 No. 12
Ciao Tiziana, arrivo un po’ in ritardo per commentare la lettura di questo tuo racconto. A me è piaciuta molto la densità di pensieri che seri riuscita ad infilare dentro tremila caratteri, davvero! Il modo in cui dici “tante cose” in poche righe, senza compromettere la struttura, è, secondo me, notevole. Si sposa anche benissimo con il giusto dilatarsi del tempo che un lettore vuole in una storia ricca di su spande. Ti invidio un po’ questo, sinceramente ahahah.
Riporto una cosa che hanno già detto altri segnalandoti alcune cose che, sempre secondo me, è inverosimile associare al pensiero di una persona, come il famigerato “mio strumento” che, sarebbe stato più emozionante scoprire lungo il racconto, magari attraverso il tatto del protagonista. Bella, bella prova però!
Riporto una cosa che hanno già detto altri segnalandoti alcune cose che, sempre secondo me, è inverosimile associare al pensiero di una persona, come il famigerato “mio strumento” che, sarebbe stato più emozionante scoprire lungo il racconto, magari attraverso il tatto del protagonista. Bella, bella prova però!
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Re: Notturno op. 17 No. 12
Ciao Tiziana, arrivo un po’ in ritardo per commentare la lettura di questo tuo racconto. A me è piaciuta molto la densità di pensieri che seri riuscita ad infilare dentro tremila caratteri, davvero! Il modo in cui dici “tante cose” in poche righe, senza compromettere la struttura, è, secondo me, notevole. Si sposa anche benissimo con il giusto dilatarsi del tempo che un lettore vuole in una storia ricca di su spande. Ti invidio un po’ questo, sinceramente ahahah.
Riporto una cosa che hanno già detto altri segnalandoti alcune cose che, sempre secondo me, è inverosimile associare al pensiero di una persona, come il famigerato “mio strumento” che, sarebbe stato più emozionante scoprire lungo il racconto, magari attraverso il tatto del protagonista. Bella, bella prova però!
Ciao Jacopo,
ma figurati, anzi, grazie per essere passato a commentare con la cena della Vigilia alle porte! (almeno, per me)
Ti ringrazio tanto per l'apprezzamento e per i consigli, prometto che ne farò tesoro per il futuro!
Alla prossima, buona Luca Nesler Edition!
- Shanghai Kid
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Re: Notturno op. 17 No. 12
Ciao Tiziana,
piacere di averti letto!
Hai scritto un racconto classico, molto carino, che dal mio punto di vista funziona abbastanza bene. Mi trovo piuttosto concorde con la maggior parte delle critiche che ti sono state mosse e dei suggerimenti che hai ricevuto. Anche io credo si potesse “seminare meglio” e confondere anche di più le acque, perchè a un certo punto risulta un po’ telefonato. Anche a mio avviso l’attinenza con il tema c’è, ma parzialmente: non è propriamente “il contrario”, bensì “un’altra cosa”. Detto questo, anche il tuo è un racconto molto carino.
A rileggerci,
Elisa
piacere di averti letto!
Hai scritto un racconto classico, molto carino, che dal mio punto di vista funziona abbastanza bene. Mi trovo piuttosto concorde con la maggior parte delle critiche che ti sono state mosse e dei suggerimenti che hai ricevuto. Anche io credo si potesse “seminare meglio” e confondere anche di più le acque, perchè a un certo punto risulta un po’ telefonato. Anche a mio avviso l’attinenza con il tema c’è, ma parzialmente: non è propriamente “il contrario”, bensì “un’altra cosa”. Detto questo, anche il tuo è un racconto molto carino.
A rileggerci,
Elisa
Re: Notturno op. 17 No. 12
Nonostante i difettucoli, il racconto va dove vuole andare e questo è sempre un pregio. Però ci sono dei problemi. Partiamo dalla frase ripetuta che non mi sembra avere una funziona precisa e quindi risulta ridondante già al secondo passaggio. Poi citi delle urla che lo acclamano, sottolinei che finalmente la sua musa sarà presente, tutta una serie di precisazioni che poi non chiudi rendendocele passabili nella sua follia ma vincolandone in tal modo la presenza al solo scopo del condurre il lettore verso il finale, ingannandolo. E questo è un problemone. Resta il fatto che lo racconti bene e pertanto il testo è bello da leggere e intrattiene. Per me il tema è centrato. Siamo su un pollice tendente al positivo in modo solidi, ma non brillante.
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Re: Notturno op. 17 No. 12
Ciao Elisa,
grazie mille per i preziosi consigli. Alla prossima!
grazie mille per i preziosi consigli. Alla prossima!
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Re: Notturno op. 17 No. 12
Grazie Antico per le tue parole e per i consigli, spero di poterli mettere a frutto!
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