Vieni con me

Appuntamento fissato per le 21.00 di lunedì 20 gennaio con un tema di Giorgia D'Aversa e 4000 caratteri a disposizione per scrivere un racconto in quattro ore!
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MatteoMantoani
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Vieni con me

Messaggio#1 » lunedì 20 gennaio 2025, 23:02

La mia tuta protettiva disattiva lo stato di animazione sospesa, mi sveglio immerso a otto metri di profondità nella terra fredda di un bosco di Tarvisio.
Ho insistito per condurre l’esperimento vicino a casa mia: con la mia terra sento un certo legame che non so spiegare e se devo essere io a mettere piede nell’ignoto per primo, allora voglio farlo qui.
La tuta proietta dati direttamente sulla mia retina attraverso le palpebre chiuse: una spia indica un piccolo guasto nel sistema di sintesi dell’aria: non importa, l’esperimento deve andare avanti, riesco a respirare senza difficoltà quindi non ha senso interrompere.
Nel lasso di tempo in cui sono rimasto sepolto e addormentato, l’albero mi ha circondato con sottilissime radici simili a terminazioni nervose venute a esplorare il nuovo arrivato. La rete micotica che collega il sottosuolo come una rete di cavi elettrici funge da trasmettitore di segnali chimici, e i sensori della mia tuta li captano con efficienza permettendomi di calibrare il traduttore.
Non devo fare altro che iniziare la conversazione.
Il cuore mi batte forte, sono il primo umano a mettersi in contatto con una razza di viventi che non nessuno immaginava essere autocosciente. Formulo il messaggio. «C’è qualcuno?» Il traduttore invia una serie di ioni minerali alle radici che mi circondano. Ci vuole tempo: i messaggi chimici sono più lenti di quelli dei tessuti nervosi animali.
Sulla mia retina si disegna la risposta: «Ti salutiamo, Andrea.»
Smetto di respirare e sento il sudore correre a rivoli sotto la tuta. «Conosci il mio nome?»
«Lui sa chi sei.»
Stringo con la mano una zolla di terra e mi agito un poco, ma il terreno mi stringe nella sua morsa e mi impedisce di muovermi. «Chi è lui?»
La risposta non tarda ad arrivare. «Lui è Timmy.»
Timmy. Non è questo il nome del gatto che avevo sepolto non troppo lontano quando ero ragazzo? Avevo pianto per lui, mentre infilavo il suo corpo morto in una buca ai piedi di una farnia.
Come sa del mio gatto? Anche se l’albero deve per forza essere in contatto, tramite rete micotica, con gli altri alberi della zona, il modo con cui questi abbiano appreso l’identità di Timmy è inspiegabile. «Come sei entrato in contatto con lui?»
«Guarda pure.»
Una spia luminosa della tuta mi fa intendere che i sensori stanno entrando in sovraccarico, alcune immagini compaiono da sole da “dietro” i miei occhi come a volte succede prima di addormentarsi.
Vedo Timmy che corre verso di me con la coda pelosa e morbida ritta all’insù, gli occhi vispi e intelligenti vogliono dirmi qualcosa.
Il mio cuore sussulta, lascio che le lacrime sgorghino da sotto le palpebre.
Il gatto si volta, raggiunge una poltrona e salta per atterrare con grazia sulle ginocchia di un uomo seduto.
Non riesco a respirare, la terra mi comprime il torace, il rumore di un allarme della tuta mi segnala che sto consumando troppo ossigeno.
Quello sulla sedia è mio nonno, le sue labbra si muovono come al rallentatore: «Abbiamo parlato con lui. Il suo cervello era morto, ma siamo comunque entrati in contatto.» Sorride sereno. «Così abbiamo anche conosciuto tuo nonno quando è stato sepolto nella nuda terra al cimitero di Tarvisio: ci ha parlato di te, di quanto fossi un bravo ragazzo, uno che studiava e che sarebbe diventato uno scienziato.»
Quando è morto ero a scuola, non mi sono mai perdonato di non essere stato al suo fianco per dirgli addio. Sapere che non ce l’ha con me mi riempie di gioia ma anche di tristezza: vorrei parlargli, sentire la sua presenza.
Al primo allarme se ne aggiungono altri, la tuta non riesce più a sintetizzare ossigeno e sta andando in avaria.
«Noi siamo Timmy, siamo tuo nonno, siamo i tuoi parenti defunti.» Il gatto dirige i suoi occhi verdi su di me, il nonno sospira e allunga la mano. «Siamo venuti per dirti di non aver paura.»
La tuta ormai ha smesso di funzionare, una spia intermittente si spegne insieme ai battiti del mio cuore.
Con gli occhi pieni di lacrime, afferro la mano del nonno e lascio che mi guidi.
Ultima modifica di MatteoMantoani il lunedì 20 gennaio 2025, 23:30, modificato 1 volta in totale.



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antico
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Re: Vieni con me

Messaggio#2 » lunedì 20 gennaio 2025, 23:06

Ed ecco il leader del Rank: ciao Matteo! Tutto ok con i parametri, divertiti in questa GIORGIA D'AVERSA EDITION!

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MatteoMantoani
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Re: Vieni con me

Messaggio#3 » lunedì 20 gennaio 2025, 23:11

Grazie Maurizio: tocco ferro, legno... plutonio, uranio, tutto tutto quanto!

alexandra.fischer
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Re: Vieni con me

Messaggio#4 » martedì 21 gennaio 2025, 10:07

Tema centrato. Nel racconto ci sono elementi originali: i sensori collegati alle radici di un albero. E il protagonista è lì, e ritrova il gatto che tanto amava e il nonno defunto. Le radici si estendono dai piedi dell’albero al cimitero. Il finale è agrodolce, perché il protagonista viene condotto via dal nonno e l’esperimento si interrompe come la sua vita. Ottima la scrittura e bella l’atmosfera che hai creato.

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matt_heels
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Re: Vieni con me

Messaggio#5 » giovedì 23 gennaio 2025, 19:36

MatteoMantoani ha scritto:La mia tuta protettiva disattiva lo stato di animazione sospesa, mi sveglio immerso a otto metri di profondità nella terra fredda di un bosco di Tarvisio.
Ho insistito per condurre l’esperimento vicino a casa mia: con la mia terra sento un certo legame che non so spiegare e se devo essere io a mettere piede nell’ignoto per primo, allora voglio farlo qui.
La tuta proietta dati direttamente sulla mia retina attraverso le palpebre chiuse: una spia indica un piccolo guasto nel sistema di sintesi dell’aria: non importa, l’esperimento deve andare avanti, riesco a respirare senza difficoltà quindi non ha senso interrompere.
Nel lasso di tempo in cui sono rimasto sepolto e addormentato, l’albero mi ha circondato con sottilissime radici simili a terminazioni nervose venute a esplorare il nuovo arrivato. La rete micotica che collega il sottosuolo come una rete di cavi elettrici funge da trasmettitore di segnali chimici, e i sensori della mia tuta li captano con efficienza permettendomi di calibrare il traduttore.
Non devo fare altro che iniziare la conversazione.
Il cuore mi batte forte, sono il primo umano a mettersi in contatto con una razza di viventi che non nessuno immaginava essere autocosciente. Formulo il messaggio. «C’è qualcuno?» Il traduttore invia una serie di ioni minerali alle radici che mi circondano. Ci vuole tempo: i messaggi chimici sono più lenti di quelli dei tessuti nervosi animali.
Sulla mia retina si disegna la risposta: «Ti salutiamo, Andrea.»
Smetto di respirare e sento il sudore correre a rivoli sotto la tuta. «Conosci il mio nome?»
«Lui sa chi sei.»
Stringo con la mano una zolla di terra e mi agito un poco, ma il terreno mi stringe nella sua morsa e mi impedisce di muovermi. «Chi è lui?»
La risposta non tarda ad arrivare. «Lui è Timmy.»
Timmy. Non è questo il nome del gatto che avevo sepolto non troppo lontano quando ero ragazzo? Avevo pianto per lui, mentre infilavo il suo corpo morto in una buca ai piedi di una farnia.
Come sa del mio gatto? Anche se l’albero deve per forza essere in contatto, tramite rete micotica, con gli altri alberi della zona, il modo con cui questi abbiano appreso l’identità di Timmy è inspiegabile. «Come sei entrato in contatto con lui?»
«Guarda pure.»
Una spia luminosa della tuta mi fa intendere che i sensori stanno entrando in sovraccarico, alcune immagini compaiono da sole da “dietro” i miei occhi come a volte succede prima di addormentarsi.
Vedo Timmy che corre verso di me con la coda pelosa e morbida ritta all’insù, gli occhi vispi e intelligenti vogliono dirmi qualcosa.
Il mio cuore sussulta, lascio che le lacrime sgorghino da sotto le palpebre.
Il gatto si volta, raggiunge una poltrona e salta per atterrare con grazia sulle ginocchia di un uomo seduto.
Non riesco a respirare, la terra mi comprime il torace, il rumore di un allarme della tuta mi segnala che sto consumando troppo ossigeno.
Quello sulla sedia è mio nonno, le sue labbra si muovono come al rallentatore: «Abbiamo parlato con lui. Il suo cervello era morto, ma siamo comunque entrati in contatto.» Sorride sereno. «Così abbiamo anche conosciuto tuo nonno quando è stato sepolto nella nuda terra al cimitero di Tarvisio: ci ha parlato di te, di quanto fossi un bravo ragazzo, uno che studiava e che sarebbe diventato uno scienziato.»
Quando è morto ero a scuola, non mi sono mai perdonato di non essere stato al suo fianco per dirgli addio. Sapere che non ce l’ha con me mi riempie di gioia ma anche di tristezza: vorrei parlargli, sentire la sua presenza.
Al primo allarme se ne aggiungono altri, la tuta non riesce più a sintetizzare ossigeno e sta andando in avaria.
«Noi siamo Timmy, siamo tuo nonno, siamo i tuoi parenti defunti.» Il gatto dirige i suoi occhi verdi su di me, il nonno sospira e allunga la mano. «Siamo venuti per dirti di non aver paura.»
La tuta ormai ha smesso di funzionare, una spia intermittente si spegne insieme ai battiti del mio cuore.
Con gli occhi pieni di lacrime, afferro la mano del nonno e lascio che mi guidi.


Ciao Matteo!

Racconto davvero bello e interessante. Ottima l'idea di declinare il tema, affrontando l'idea dell'autocoscienza vegetale/fungina che si lega alla tematica familiare che è centralissima in questa edizione. La prosa scorre bene, hai utilizzato i caratteri con sapienza per spiegare quello che c'era da spiegare, compreso il "traduttore" che rende realistico il linguaggio "colloquiale" delle piante. Bella anche l'immagine, affascinante e spaventosa, di una terra che ingloba tutto e diventa tutto. Il finale funziona e tutto è ben calibrato. Complimenti!

Gaia Peruzzo
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Re: Vieni con me

Messaggio#6 » venerdì 24 gennaio 2025, 20:04

Ciao Matteo, il racconto è come sempre di alto livello stilistico e scorre molto bene. Mi è piaciuto molto il colpo di scena di Timmy perché non l’ho saputo prevedere, e pensavo che rispondesse con il nome dell’entità sotterranea. Ha reso il tutto molto particolare e significativo, sia per il protagonista, sia per me che mi sono ritrovata a chiedermi che cosa ci fosse davvero nel sottosuolo. Come consiglio ti direi che forse avresti potuto migliorare il passaggio in cui la tuta va in avaria. Non sono riuscita a percepire la paura di Andrea, il suo senso di soffocamento. E mi è parso come se lui volesse in qualche maniera morire. E magari le figure che gli vengono proiettate negli occhi potrebbero sfarfallare o diventare annebbiate, sia per le lacrime, sia per la conseguenza della morte imminente. O le spie e le luci degli allarmi potrebbero sovrapporsi ai ricordi, in modo da far risultare quel passaggio meno schematico. Non so se riesco a spiegarmi bene, però avrei tipo messo la luce della spia sulla testa del nonno.
Forse ci sarebbe stata anche una comunicazione con l'esterno? Magari con un’equipe che seguiva l'esperimento? E che tenta di tirarlo fuori? Anche se non so se ci saresti stato con i caratteri. E molto probabilmente avrebbe complicato tutto.
Infine avrei aggiunto qualche particolare che rendesse più forte la scelta del Tarvisio, perché è vero che il racconto è ambientato nel sottosuolo ma allo stesso tempo rimane solo un nome identificativo. Magari il nonno poteva dirgli qualcosa in dialetto. Ricordo che una volta avevi scritto un racconto con i personaggi che lo parlavano.
L’idea comunque mi piace molto e hai svolto il tema in un modo che mi sembra molto originale.
In bocca al lupo per la gara!

Frankestissimo
Messaggi: 69

Re: Vieni con me

Messaggio#7 » martedì 28 gennaio 2025, 19:10

Ciao Matteo!

Il racconto mi è piaciuto, e il tema dell’entità che conosce qualcuno attraverso i ricordi dei suoi cari morti è intrigante e fa molto “mente alveare”.
Lo stile scorre bene, anche se in alcune frasi avrei preferito un uso meno "libero" della virgola a favore dei punti.
Riguardo al tema, lo trovo centrato forse più letteralmente che metaforicamente. Se ci fosse stato un legame tra il passato di Andrea e la ragione per cui doveva morire forse avresti preso due piccioni con una fava (che so, il nonno era un boscaiolo pazzo e l'albero si vendica). Invece così, se l'alieno non fosse un albero, sarebbe la storia di un organismo che ha avuto accesso ai ricordi di animali e persone care al protagonista e li usa per parlargli...e per ucciderlo. Ma mi manca un po' il perché. Al netto di tutto, direi una bella prova :)

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jimjams
Messaggi: 736

Re: Vieni con me

Messaggio#8 » martedì 28 gennaio 2025, 19:58

Ciao, Matteo.

Felice di leggerti e commentarti. Un approccio originale al tema delle radici che le radici le prende sia alla lettera che in senso lato. Mi è piaciuto molto sia dal punto di vista della storia che per il modo in cui l'hai scritta. C'è un po' di tecnologia e tu la usi come piace a me, non come fine della storia ma come strumento per creare le condizioni che ti permettono di dire quello che vuoi dire. Bello anche stilisticamente. Complimenti.

Driu_GP&S
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Re: Vieni con me

Messaggio#9 » martedì 28 gennaio 2025, 21:02

Ciao Matteo, piacere di leggerti:

Il tema e’ stato centrato. Oltre a quello che mostri e racconti; l’esperimento dello scienziato Andrea che decide di condurre il suo esperimento per entrare in contatto con il sistema radicale della sua terra, scoprendo che le radici hanno conoscenza di tutto, e tutti gli esseri viventi che hanno accolto. Correggimi se sbaglio, ho percepito anche le radici figurative della curiosità e del rimorso che affondano in Andrea così in profondità da fargli ignorare gli allarmi della sua tuta e condurlo cosi alla morte. Un riunirsi a quanto gli è più caro e che aveva trascurato per il suo lavoro. Buono lo stile, appropriato il lessico e scorrevole il ritmo.

Buona Edition!

loredana
Messaggi: 69

Re: Vieni con me

Messaggio#10 » mercoledì 29 gennaio 2025, 16:06

wow! tema centrato, emozioni altissime! Ti vedevo, sotto terra, pur non riuscendo a immaginare bene la tuta, ma ti "vedevo" comunicare con le radici che ti circondavano, sottili, attorcigliate...direi ottimo lavoro, davvero. Quanto ho ancora da imparare, leggendo tutti voi! Bel racconto, originale e coinvolgente non ostante non sia a lieto fine; mi piace anche l'immagine del tuo gatto sulle ginocchia di tuo nonno, credo che un po' a tutti piaccia immaginare un "aldilà" dove ricongiungersi con i nostri cari. Bravo!

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CristianoSaccoccia
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Re: Vieni con me

Messaggio#11 » mercoledì 29 gennaio 2025, 21:58

Ciao Matteo racconto interessante e ben eseguito, il tema ovviamente centrato. Per mio gusto personale mi aspettavo di più, topoi eco-fantascientifici già visti ma sfruttati in ottica funzionale. Diciamo che a livello emotivo non mi ha scosso, lo valuto come un esercizio fino a se stesso. Seppur piacevole. Forse sembra un commento critico, ma non lo è. Aspetto di leggerti al massimo della forma.

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antico
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Re: Vieni con me

Messaggio#12 » sabato 1 febbraio 2025, 16:22

Un racconto che esplora un'idea molto interessante e lo fa anche bene, pur con alcune limitazioni che ne inficiano la massima resa. Manca un po' di contesto perché un esperimento è pur sempre un esperimento e ci sarà stato qualcuno ad analizzare i dati. Vero che per farsi avvolgere in tal modo dalle radici sarà passato un fracco di tempo, però ne va resa l'idea, cosa che tu decidi di non affrontare. Il dialogo stesso con l'entita penso sia andato avanti per lungo tempo, ben più velocemente della semplice lettura, magari giorni o mesi, ma anche qui non ne vedo traccia. Lato empatia: la sfiori, non saprei come altro definire la sensazione che mi ha lasciato la lettura. Lettura ottima, sottolineo. Tema declinato al top. Per me un pollice quasi su per tanti motivi, ma con la sensazione che manchi quel quid.

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