Ghiande di Daniela Battistini
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Ghiande di Daniela Battistini
«Sono stanco. Novant’anni sono tanti, non ce la faccio più.»
Ti ho abbracciato forte, zio, e ti ho dato la torta che avevo preparato per il tuo compleanno: un ciambellone sbilenco che continuava a scivolare nella scatola troppo grande. Dio, quanto ero furiosa con me stessa! Non potevo immaginare che non ti avrei mai più rivisto.
Un grido belluino si unisce al pianoforte di Ludovico Einaudi. Fuori la notte è limpida, ma dentro l’abitacolo piove a dirotto. Sterzo di colpo per evitare una lepre spuntata dal nulla e mi fermo in uno spiazzo poco distante. Non piangevo così forte da quando, a quattro anni, mi ruppi il braccio. E tu, come sempre, eri lì al mio fianco a rassicurarmi. Ci sei sempre stato.
Inspiro, espiro. Sto annegando.
«Cal-ma-ti!» mi impongo singhiozzando, levandomi lacrime e muco dalla faccia con un gesto rabbioso dell’avambraccio. Il mio cuore si sta frantumando in mille pezzi. Mi costringo ad arrivare a casa, prosciugata da tutti i miei fluidi. Qualche abbraccio frettoloso, un pianto secco e poi via, a rinchiudermi nell’appartamento che io e te abbiamo condiviso, finché non hai scelto di entrare in struttura. La tua camera è pitturata di fresco e i mobili vecchi sono spariti, ma il tuo odore di borotalco resiste ancora.
***
Il giorno del funerale sono rigida e assente, come se fossi morta anche io. Camillo mi si struscia tra le gambe. Lo prendo in braccio e affondo la faccia nel suo mantello felino, caldo e polveroso, mentre il carro funebre sfila davanti a casa. Distolgo lo sguardo, non riesco ad affrontare il fatto che tu non ci sia più.
Esco di casa senza chiudere la porta, taglio per i campi fino a raggiungere il vigneto e quelle tre querce che hai piantato quando io non ero ancora nata.
Mi siedo sulla terra screpolata, i gusci si spezzano sotto di me e lo sguardo si perde nei ventagli arancioni e rossi delle foglie di vite, i tralci secchi ormai svuotati dai grappoli succosi.
Mi compari davanti agli occhi nella tua camicia a scacchi rossi e neri, i capelli folti e brizzolati ti coprono la testa come un buffo elmetto. Sorridi, la tua faccia sembra cesellata nel cuoio. Ti metti di fianco a me e sbatti i pedi scalzi sulla terra fino a sbriciolarla, l’orlo dei jeans è grigio di polvere. Ti appoggi al fusto della quercia e fissi la siepe selvaggia di biancospino, i rami carichi di piccoli frutti rossastri di cui eri ghiottissimo. Mi alzo e ne mangio qualcuno: non sanno di niente, sono farinosi e allappano la bocca.
Mi volto e sei ancora lì che mi guardi e vegli su di me, come quando ero piccola.
«S-scusami…» mi fa così male parlare. «Scusa se non ero con te quando ne avevi più bisogno.»
Ovviamente non rispondi, sei solo frutto della mia immaginazione. Sospiro e mi risiedo di fianco alla mia allucinazione. Vorrei chiederti perdono per altri mille motivi: per non essermi presa abbastanza cura di te, per non esserti stata accanto quanto avrei voluto negli ultimi anni. Una volta eravamo inseparabili.
«Ti ricordi,» mi trema la voce, «quando facevamo a gara con lo slittino nei giorni di neve? E quando mi portavi con te al bar e mi compravi le patatine? Quando litigavo con mia sorella e tu eri lì per consolarmi?» Tossisco e mando giù a fatica il bolo di rimpianto che mi serra la gola. «Ti ricordi quando giocavamo a briscola e tu mi battevi sempre? E quando ero triste, trovavi il modo di farmi sorridere ogni volta.»
Mi asciugo le lacrime con i pollici. «Non ti ho mai detto grazie.» La mia testa cade in avanti verso il petto, pesante come un macigno.
Una ghianda mi colpisce, poi un’altra. Mi costringo a guardarti di nuovo: hai una mano protesa nella mia direzione. Mi fai cenno di avvicinarmi e mi lasci cadere una manciata di ghiande nei palmi. Poi ti segni il cuore, sorridi e svanisci nel pomeriggio dorato di fine ottobre.
Mi riempio le tasche di quel tesoro, mentre nel petto qualcosa inizia a crescere vibrando: un seme rimasto dormiente per tanto tempo che ora mette radici. Spero solo di crescere forte e splendente come te.
Ti ho abbracciato forte, zio, e ti ho dato la torta che avevo preparato per il tuo compleanno: un ciambellone sbilenco che continuava a scivolare nella scatola troppo grande. Dio, quanto ero furiosa con me stessa! Non potevo immaginare che non ti avrei mai più rivisto.
Un grido belluino si unisce al pianoforte di Ludovico Einaudi. Fuori la notte è limpida, ma dentro l’abitacolo piove a dirotto. Sterzo di colpo per evitare una lepre spuntata dal nulla e mi fermo in uno spiazzo poco distante. Non piangevo così forte da quando, a quattro anni, mi ruppi il braccio. E tu, come sempre, eri lì al mio fianco a rassicurarmi. Ci sei sempre stato.
Inspiro, espiro. Sto annegando.
«Cal-ma-ti!» mi impongo singhiozzando, levandomi lacrime e muco dalla faccia con un gesto rabbioso dell’avambraccio. Il mio cuore si sta frantumando in mille pezzi. Mi costringo ad arrivare a casa, prosciugata da tutti i miei fluidi. Qualche abbraccio frettoloso, un pianto secco e poi via, a rinchiudermi nell’appartamento che io e te abbiamo condiviso, finché non hai scelto di entrare in struttura. La tua camera è pitturata di fresco e i mobili vecchi sono spariti, ma il tuo odore di borotalco resiste ancora.
***
Il giorno del funerale sono rigida e assente, come se fossi morta anche io. Camillo mi si struscia tra le gambe. Lo prendo in braccio e affondo la faccia nel suo mantello felino, caldo e polveroso, mentre il carro funebre sfila davanti a casa. Distolgo lo sguardo, non riesco ad affrontare il fatto che tu non ci sia più.
Esco di casa senza chiudere la porta, taglio per i campi fino a raggiungere il vigneto e quelle tre querce che hai piantato quando io non ero ancora nata.
Mi siedo sulla terra screpolata, i gusci si spezzano sotto di me e lo sguardo si perde nei ventagli arancioni e rossi delle foglie di vite, i tralci secchi ormai svuotati dai grappoli succosi.
Mi compari davanti agli occhi nella tua camicia a scacchi rossi e neri, i capelli folti e brizzolati ti coprono la testa come un buffo elmetto. Sorridi, la tua faccia sembra cesellata nel cuoio. Ti metti di fianco a me e sbatti i pedi scalzi sulla terra fino a sbriciolarla, l’orlo dei jeans è grigio di polvere. Ti appoggi al fusto della quercia e fissi la siepe selvaggia di biancospino, i rami carichi di piccoli frutti rossastri di cui eri ghiottissimo. Mi alzo e ne mangio qualcuno: non sanno di niente, sono farinosi e allappano la bocca.
Mi volto e sei ancora lì che mi guardi e vegli su di me, come quando ero piccola.
«S-scusami…» mi fa così male parlare. «Scusa se non ero con te quando ne avevi più bisogno.»
Ovviamente non rispondi, sei solo frutto della mia immaginazione. Sospiro e mi risiedo di fianco alla mia allucinazione. Vorrei chiederti perdono per altri mille motivi: per non essermi presa abbastanza cura di te, per non esserti stata accanto quanto avrei voluto negli ultimi anni. Una volta eravamo inseparabili.
«Ti ricordi,» mi trema la voce, «quando facevamo a gara con lo slittino nei giorni di neve? E quando mi portavi con te al bar e mi compravi le patatine? Quando litigavo con mia sorella e tu eri lì per consolarmi?» Tossisco e mando giù a fatica il bolo di rimpianto che mi serra la gola. «Ti ricordi quando giocavamo a briscola e tu mi battevi sempre? E quando ero triste, trovavi il modo di farmi sorridere ogni volta.»
Mi asciugo le lacrime con i pollici. «Non ti ho mai detto grazie.» La mia testa cade in avanti verso il petto, pesante come un macigno.
Una ghianda mi colpisce, poi un’altra. Mi costringo a guardarti di nuovo: hai una mano protesa nella mia direzione. Mi fai cenno di avvicinarmi e mi lasci cadere una manciata di ghiande nei palmi. Poi ti segni il cuore, sorridi e svanisci nel pomeriggio dorato di fine ottobre.
Mi riempio le tasche di quel tesoro, mentre nel petto qualcosa inizia a crescere vibrando: un seme rimasto dormiente per tanto tempo che ora mette radici. Spero solo di crescere forte e splendente come te.
Re: Ghiande di Daniela Battistini
Ciao Daniela! Tutto ok con caratteri e tempo anche per te, buona GIORGIA D'AVERSA EDITION!
- HandyManny_D
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Re: Ghiande di Daniela Battistini
antico ha scritto:Ciao Daniela! Tutto ok con caratteri e tempo anche per te, buona GIORGIA D'AVERSA EDITION!
Grazie Antico, tema bellissimo anche questa volta.
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Re: Ghiande di Daniela Battistini
Tema centrato. Storia dal ritmo veloce, dove la protagonista piange lo zio morto a novant’anni ed è piena di nostalgia per lui. La descrizione del suo dolore è efficace, rivede lo zio sotto forma di allucinazione, almeno così crede lei, perché lo zio le regala alcune ghiande prima di scomparire per sempre e limitarsi a vivere nel suo cuore. Commoventi i ricordi, l’acquisto delle patatine, il gioco delle carte e il ruolo di pacere durante le liti della protagonista con la sorella.
- matt_heels
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Re: Ghiande di Daniela Battistini
HandyManny_D ha scritto:«Sono stanco. Novant’anni sono tanti, non ce la faccio più.»
Ti ho abbracciato forte, zio, e ti ho dato la torta che avevo preparato per il tuo compleanno: un ciambellone sbilenco che continuava a scivolare nella scatola troppo grande. Dio, quanto ero furiosa con me stessa! Non potevo immaginare che non ti avrei mai più rivisto.
Un grido belluino si unisce al pianoforte di Ludovico Einaudi. Fuori la notte è limpida, ma dentro l’abitacolo piove a dirotto. Sterzo di colpo per evitare una lepre spuntata dal nulla e mi fermo in uno spiazzo poco distante. Non piangevo così forte da quando, a quattro anni, mi ruppi il braccio. E tu, come sempre, eri lì al mio fianco a rassicurarmi. Ci sei sempre stato.
Inspiro, espiro. Sto annegando.
«Cal-ma-ti!» mi impongo singhiozzando, levandomi lacrime e muco dalla faccia con un gesto rabbioso dell’avambraccio. Il mio cuore si sta frantumando in mille pezzi. Mi costringo ad arrivare a casa, prosciugata da tutti i miei fluidi. Qualche abbraccio frettoloso, un pianto secco e poi via, a rinchiudermi nell’appartamento che io e te abbiamo condiviso, finché non hai scelto di entrare in struttura. La tua camera è pitturata di fresco e i mobili vecchi sono spariti, ma il tuo odore di borotalco resiste ancora.
***
Il giorno del funerale sono rigida e assente, come se fossi morta anche io. Camillo mi si struscia tra le gambe. Lo prendo in braccio e affondo la faccia nel suo mantello felino, caldo e polveroso, mentre il carro funebre sfila davanti a casa. Distolgo lo sguardo, non riesco ad affrontare il fatto che tu non ci sia più.
Esco di casa senza chiudere la porta, taglio per i campi fino a raggiungere il vigneto e quelle tre querce che hai piantato quando io non ero ancora nata.
Mi siedo sulla terra screpolata, i gusci si spezzano sotto di me e lo sguardo si perde nei ventagli arancioni e rossi delle foglie di vite, i tralci secchi ormai svuotati dai grappoli succosi.
Mi compari davanti agli occhi nella tua camicia a scacchi rossi e neri, i capelli folti e brizzolati ti coprono la testa come un buffo elmetto. Sorridi, la tua faccia sembra cesellata nel cuoio. Ti metti di fianco a me e sbatti i pedi scalzi sulla terra fino a sbriciolarla, l’orlo dei jeans è grigio di polvere. Ti appoggi al fusto della quercia e fissi la siepe selvaggia di biancospino, i rami carichi di piccoli frutti rossastri di cui eri ghiottissimo. Mi alzo e ne mangio qualcuno: non sanno di niente, sono farinosi e allappano la bocca.
Mi volto e sei ancora lì che mi guardi e vegli su di me, come quando ero piccola.
«S-scusami…» mi fa così male parlare. «Scusa se non ero con te quando ne avevi più bisogno.»
Ovviamente non rispondi, sei solo frutto della mia immaginazione. Sospiro e mi risiedo di fianco alla mia allucinazione. Vorrei chiederti perdono per altri mille motivi: per non essermi presa abbastanza cura di te, per non esserti stata accanto quanto avrei voluto negli ultimi anni. Una volta eravamo inseparabili.
«Ti ricordi,» mi trema la voce, «quando facevamo a gara con lo slittino nei giorni di neve? E quando mi portavi con te al bar e mi compravi le patatine? Quando litigavo con mia sorella e tu eri lì per consolarmi?» Tossisco e mando giù a fatica il bolo di rimpianto che mi serra la gola. «Ti ricordi quando giocavamo a briscola e tu mi battevi sempre? E quando ero triste, trovavi il modo di farmi sorridere ogni volta.»
Mi asciugo le lacrime con i pollici. «Non ti ho mai detto grazie.» La mia testa cade in avanti verso il petto, pesante come un macigno.
Una ghianda mi colpisce, poi un’altra. Mi costringo a guardarti di nuovo: hai una mano protesa nella mia direzione. Mi fai cenno di avvicinarmi e mi lasci cadere una manciata di ghiande nei palmi. Poi ti segni il cuore, sorridi e svanisci nel pomeriggio dorato di fine ottobre.
Mi riempio le tasche di quel tesoro, mentre nel petto qualcosa inizia a crescere vibrando: un seme rimasto dormiente per tanto tempo che ora mette radici. Spero solo di crescere forte e splendente come te.
Ciao Daniela!
Un buon racconto, che trasmette bene la disperazione di una nipote e l'accettazione del lutto tramite l'apparizione "metaforica" (o forse paranormale) dello zio. Ho avuto qualche difficoltà a figurarmi l'età della protagonista, che dalla narrazione appare come una ragazza giovane/giovanissima, ma alcune scelte lessicali ricercate (tipo grido belluino) mi hanno fatto sorgere qualche dubbio. Si tratta comunque di un dettaglio. La prosa è buona e anche il flusso, soprattutto nella seconda parte. Il tema, ovviamente, è centrato: legami familiari più albero (fisico e figurato). Ottima prova, brava!
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Re: Ghiande di Daniela Battistini
Ciao Daniela. Come consiglio posso dirti che avrei cambiato alcuni termini in favore di altri più “semplici”. Quando si scrive in prima persona, la narrazione è formata da racconti/pensieri nella testa del personaggio, e secondo me bisognerebbe sempre usare parole comuni. A meno che non ci sia un motivo. Termini come “bolo”, “belluino”, “manto felino” li trovo stonati, e fin troppo ricercati per il pensiero di una persona comune. Altrimenti sembra più una filosofa o una poetessa, o qualcuno che è vissuto in un'epoca passata. Pensala come se il personaggio stesse sempre parlando con qualcuno, suona più strano: “guarda che bel manto felino ha questo gatto!” che un più semplice: “guarda che bel pelo ha questo gatto!”
Però questa è solo una piccola parentesi, perché il racconto mi è piaciuto. Sei fortissima nel creare ambientazioni realistiche e farle vivere anche al lettore. Abito in campagna e il tuo racconto mi ha fatto sentire proprio a casa.
Alla fine c'è solo questo evento paranormale che forse avrebbe meritato due righe in più, perché mi ha lasciata con qualche domanda. Capisco che è un'allucinazione, però prende anche una piega molto reale dato che le cadono un mucchio di ghiande tra le mani. Quindi forse avrei inserito un qualche animale che scuoteva il ramo, per renderlo più realistico, con lei che lo attribuiva comunque allo zio. Però comunque penso che tu abbia fatto un buon lavoro. Hai reso bene il dolore della protagonista, il suo senso di colpa, e il legame con lo zio attraverso quei piccoli ricordi che mi sembrano scelti con cura.
In bocca al lupo per la gara!
Però questa è solo una piccola parentesi, perché il racconto mi è piaciuto. Sei fortissima nel creare ambientazioni realistiche e farle vivere anche al lettore. Abito in campagna e il tuo racconto mi ha fatto sentire proprio a casa.
Alla fine c'è solo questo evento paranormale che forse avrebbe meritato due righe in più, perché mi ha lasciata con qualche domanda. Capisco che è un'allucinazione, però prende anche una piega molto reale dato che le cadono un mucchio di ghiande tra le mani. Quindi forse avrei inserito un qualche animale che scuoteva il ramo, per renderlo più realistico, con lei che lo attribuiva comunque allo zio. Però comunque penso che tu abbia fatto un buon lavoro. Hai reso bene il dolore della protagonista, il suo senso di colpa, e il legame con lo zio attraverso quei piccoli ricordi che mi sembrano scelti con cura.
In bocca al lupo per la gara!
- HandyManny_D
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Re: Ghiande di Daniela Battistini
Ciao,
scusate se rispondo solo ora, ma ho avuto una settimana piuttosto impegnativa ^^
Grazie Alexandra, ottima sintesi, come al solito. Sei arrivata al cuore del messaggio e sono contenta che tua abbia percepito la malinconia dei ricordi semplici e abbia apprezzato la commozione insita dietro a questi.
Grazie Matt,
ammetto che il racconto è autobiografico. Il pov sono io, all'epoca appena trentenne. All'epoca adoravo utilizzare parole desuete. Ogni volta che mi metto a leggere un testo scritto in quel periodo mi viene da ridere. Belluino è uno dei miei aggettivi preferiti di sempre e ho voluto metterlo in questo racconto che ha così tanto di me. Ogni ricordo è vero, ovviamente solo l'apparizione è un espediente letterario. Ogni volta che ripenso a mio zio, lo vedo come l'ho descritto nel racconto. E il suo ricordo ha attecchito così a fondo nel mio cuore che non potevo fare altro che scrivere di lui. (Scusa l'extra-pippone)
Grazie Gaia, bentrovata. Se non sbaglio questa è la terza volta di seguito che devi recensire il mio racconto, il che mi fa molto piacere.
Come ho detto a Matt, il racconto è autobiografico, quindi aluni termini come belluino, bolo, manto felino fanno parte del mio lessico (assieme a coso, bagaglio, lavoro , ma che questo resti tra noi ^^)
Per quanto riguarda la visione, ogni cosa sembra reale agli occhi di una persona che ha subìto il lutto di una persona importante. Hai ragione quando dici che avrei dovuto definire meglio la chiusura dell'allucinazione, magari con un colpo di vento che aiuta la protagonista ad ancorarsi al terreno (e a far cadere le ghiande)
Grazie ancora a tutti per gli ottimi spunti.
Buona Giorgia D'Aversa Edition!
Ci si legge in giro.
scusate se rispondo solo ora, ma ho avuto una settimana piuttosto impegnativa ^^
alexandra.fischer ha scritto:Tema centrato. Storia dal ritmo veloce, dove la protagonista piange lo zio morto a novant’anni ed è piena di nostalgia per lui. La descrizione del suo dolore è efficace, rivede lo zio sotto forma di allucinazione, almeno così crede lei, perché lo zio le regala alcune ghiande prima di scomparire per sempre e limitarsi a vivere nel suo cuore. Commoventi i ricordi, l’acquisto delle patatine, il gioco delle carte e il ruolo di pacere durante le liti della protagonista con la sorella.
Grazie Alexandra, ottima sintesi, come al solito. Sei arrivata al cuore del messaggio e sono contenta che tua abbia percepito la malinconia dei ricordi semplici e abbia apprezzato la commozione insita dietro a questi.
matt_heels ha scritto:Ciao Daniela!
Un buon racconto, che trasmette bene la disperazione di una nipote e l'accettazione del lutto tramite l'apparizione "metaforica" (o forse paranormale) dello zio. Ho avuto qualche difficoltà a figurarmi l'età della protagonista, che dalla narrazione appare come una ragazza giovane/giovanissima, ma alcune scelte lessicali ricercate (tipo grido belluino) mi hanno fatto sorgere qualche dubbio. Si tratta comunque di un dettaglio. La prosa è buona e anche il flusso, soprattutto nella seconda parte. Il tema, ovviamente, è centrato: legami familiari più albero (fisico e figurato). Ottima prova, brava!
Grazie Matt,
ammetto che il racconto è autobiografico. Il pov sono io, all'epoca appena trentenne. All'epoca adoravo utilizzare parole desuete. Ogni volta che mi metto a leggere un testo scritto in quel periodo mi viene da ridere. Belluino è uno dei miei aggettivi preferiti di sempre e ho voluto metterlo in questo racconto che ha così tanto di me. Ogni ricordo è vero, ovviamente solo l'apparizione è un espediente letterario. Ogni volta che ripenso a mio zio, lo vedo come l'ho descritto nel racconto. E il suo ricordo ha attecchito così a fondo nel mio cuore che non potevo fare altro che scrivere di lui. (Scusa l'extra-pippone)
Gaia Peruzzo ha scritto:Ciao Daniela. Come consiglio posso dirti che avrei cambiato alcuni termini in favore di altri più “semplici”. Quando si scrive in prima persona, la narrazione è formata da racconti/pensieri nella testa del personaggio, e secondo me bisognerebbe sempre usare parole comuni. A meno che non ci sia un motivo. Termini come “bolo”, “belluino”, “manto felino” li trovo stonati, e fin troppo ricercati per il pensiero di una persona comune. Altrimenti sembra più una filosofa o una poetessa, o qualcuno che è vissuto in un'epoca passata. Pensala come se il personaggio stesse sempre parlando con qualcuno, suona più strano: “guarda che bel manto felino ha questo gatto!” che un più semplice: “guarda che bel pelo ha questo gatto!”
Però questa è solo una piccola parentesi, perché il racconto mi è piaciuto. Sei fortissima nel creare ambientazioni realistiche e farle vivere anche al lettore. Abito in campagna e il tuo racconto mi ha fatto sentire proprio a casa.
Alla fine c'è solo questo evento paranormale che forse avrebbe meritato due righe in più, perché mi ha lasciata con qualche domanda. Capisco che è un'allucinazione, però prende anche una piega molto reale dato che le cadono un mucchio di ghiande tra le mani. Quindi forse avrei inserito un qualche animale che scuoteva il ramo, per renderlo più realistico, con lei che lo attribuiva comunque allo zio. Però comunque penso che tu abbia fatto un buon lavoro. Hai reso bene il dolore della protagonista, il suo senso di colpa, e il legame con lo zio attraverso quei piccoli ricordi che mi sembrano scelti con cura.
In bocca al lupo per la gara!
Grazie Gaia, bentrovata. Se non sbaglio questa è la terza volta di seguito che devi recensire il mio racconto, il che mi fa molto piacere.
Come ho detto a Matt, il racconto è autobiografico, quindi aluni termini come belluino, bolo, manto felino fanno parte del mio lessico (assieme a coso, bagaglio, lavoro , ma che questo resti tra noi ^^)
Per quanto riguarda la visione, ogni cosa sembra reale agli occhi di una persona che ha subìto il lutto di una persona importante. Hai ragione quando dici che avrei dovuto definire meglio la chiusura dell'allucinazione, magari con un colpo di vento che aiuta la protagonista ad ancorarsi al terreno (e a far cadere le ghiande)
Grazie ancora a tutti per gli ottimi spunti.
Buona Giorgia D'Aversa Edition!
Ci si legge in giro.
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Re: Ghiande di Daniela Battistini
HandyManny_D ha scritto:
Grazie Gaia, bentrovata. Se non sbaglio questa è la terza volta di seguito che devi recensire il mio racconto, il che mi fa molto piacere.
Come ho detto a Matt, il racconto è autobiografico, quindi aluni termini come belluino, bolo, manto felino fanno parte del mio lessico (assieme a coso, bagaglio, lavoro , ma che questo resti tra noi ^^)
Per quanto riguarda la visione, ogni cosa sembra reale agli occhi di una persona che ha subìto il lutto di una persona importante. Hai ragione quando dici che avrei dovuto definire meglio la chiusura dell'allucinazione, magari con un colpo di vento che aiuta la protagonista ad ancorarsi al terreno (e a far cadere le ghiande)
Grazie ancora a tutti per gli ottimi spunti.
Buona Giorgia D'Aversa Edition!
Ci si legge in giro.
Sì, ormai mi sono tesserata al gruppo dove finirai tu ahah. Però è un piacere! Allora forse questo elemento dei termini particolari potrebbe avere un po' di contesto, in modo tale da non straniare troppo il lettore.
Per il resto, spero che in qualche modo scrivere questo racconto ti abbia aiutato. Non so quanto tempo sia passato da quando hai vissuto questa perdita, ma mi viene da ringraziarti per aver messo qui questo pezzo della tua fragilità. E mi dispiace per il senso di colpa che hai provato. Quando succedono questi eventi, pensiamo spesso "ma potevo fare", "ma potevo essere", perché il tempo ci sembra sempre poco e limitato e arrivano più i rimorsi e il bisogno di avere chi abbiamo perso ancora vicino, ma magari appunto per la persona che non c'è più è un "sei stata" senza condimenti di dubbi. È un meccanismo a cui penso, quando appunto mi vengono i rimorsi per le persone che ho perso.
- HandyManny_D
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Re: Ghiande di Daniela Battistini
Gaia Peruzzo ha scritto:
Sì, ormai mi sono tesserata al gruppo dove finirai tu ahah. Però è un piacere! Allora forse questo elemento dei termini particolari potrebbe avere un po' di contesto, in modo tale da non straniare troppo il lettore.
Per il resto, spero che in qualche modo scrivere questo racconto ti abbia aiutato. Non so quanto tempo sia passato da quando hai vissuto questa perdita, ma mi viene da ringraziarti per aver messo qui questo pezzo della tua fragilità. E mi dispiace per il senso di colpa che hai provato. Quando succedono questi eventi, pensiamo spesso "ma potevo fare", "ma potevo essere", perché il tempo ci sembra sempre poco e limitato e arrivano più i rimorsi e il bisogno di avere chi abbiamo perso ancora vicino, ma magari appunto per la persona che non c'è più è un "sei stata" senza condimenti di dubbi. È un meccanismo a cui penso, quando appunto mi vengono i rimorsi per le persone che ho perso.
Hai fatto tipo abbonamento Zona42 ai miei racconti a tua insaputa ^^
Sì, la cosa è vecchia di dieci anni, però il tema era troppo il suo e ti ringrazio per tutte le parole che hai usato. Mi sono ritrovata in ogni frase. Ma l'insegnamento è che, molto spesso, le persone che ci amano in modo sano non hanno nessuna aspettativa nei nostri confronti. Non vedono debito, danno senza sforzo e non si aspettano nulla in cambio. Quindi, nella maggior parte dei casi, i sensi di colpa sono sofferenze autoinflitte. La leggerezza che si prova a rendersi conto di questa cosa è impagabile.
Grazie ancora e alla prossima.
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Re: Ghiande di Daniela Battistini
Ciao Daniela!
Sei riuscita molto bene a descrivere il dolore per il lutto, quindi per questo molto bene! Purtroppo mi è mancato un po' di conflitto. C’è tanto dolore, ma non so se da solo è sufficiente.
Per quanto riguarda il tema, non lo definirei centratissimo, ma potrebbe essere una questione di interpretazioni. Per me voleva riferirsi a qualcosa del passato che ci ha segnato, che ci ha cambiato, che ci ha reso in un modo che anche volendo non possiamo cambiare...e non so se un lutto con un collegamento a un albero è abbastanza, ecco. In generale quindi esecuzione molto buona, qualche guizzo in più a livello di trama l'avrebbe reso più interessante.
Sei riuscita molto bene a descrivere il dolore per il lutto, quindi per questo molto bene! Purtroppo mi è mancato un po' di conflitto. C’è tanto dolore, ma non so se da solo è sufficiente.
Per quanto riguarda il tema, non lo definirei centratissimo, ma potrebbe essere una questione di interpretazioni. Per me voleva riferirsi a qualcosa del passato che ci ha segnato, che ci ha cambiato, che ci ha reso in un modo che anche volendo non possiamo cambiare...e non so se un lutto con un collegamento a un albero è abbastanza, ecco. In generale quindi esecuzione molto buona, qualche guizzo in più a livello di trama l'avrebbe reso più interessante.
Re: Ghiande di Daniela Battistini
Ciao, Daniela.
Molto giocato sulle emozioni questo racconto. Appena l'ho finito di leggere mi sono venute in mente le atmosfere dolce amare che a volte finisco per mettere nelle mie storie. Una in particolare, che non ho mai resa pubblica. E questo per dire che se mi è piaciuto è anche perché in qualche modo hai trovato il modo di fare risuonare in me che leggo le sensazioni che volevi. E questo è sempre un successo per chi scrive. Prova positiva e ditone in su per me, quindi.
Molto giocato sulle emozioni questo racconto. Appena l'ho finito di leggere mi sono venute in mente le atmosfere dolce amare che a volte finisco per mettere nelle mie storie. Una in particolare, che non ho mai resa pubblica. E questo per dire che se mi è piaciuto è anche perché in qualche modo hai trovato il modo di fare risuonare in me che leggo le sensazioni che volevi. E questo è sempre un successo per chi scrive. Prova positiva e ditone in su per me, quindi.
Re: Ghiande di Daniela Battistini
Ciao Daniela, piacere di leggerti.
Il tema e’ stato centrato, soprattutto nella parte finale. Le Ghiande che il nonno ha consegnato alla nipote, dopo essersele portate al cuore, hanno messo radici proprio nel cuore della nipote, con la speranza di far cresce in lei la forza e luce che in vita il nonno gli ha sempre mostrato.
Ho trovato particolarmente forte la descrizione del lutto della protagonista, soprattutto attraverso il dialogo con la figura del nonno così tangibile da sembrarle un’allucinazione. Buono lo stile, appropriato il lessico e scorrevole il ritmo.
Buona Edition!
Il tema e’ stato centrato, soprattutto nella parte finale. Le Ghiande che il nonno ha consegnato alla nipote, dopo essersele portate al cuore, hanno messo radici proprio nel cuore della nipote, con la speranza di far cresce in lei la forza e luce che in vita il nonno gli ha sempre mostrato.
Ho trovato particolarmente forte la descrizione del lutto della protagonista, soprattutto attraverso il dialogo con la figura del nonno così tangibile da sembrarle un’allucinazione. Buono lo stile, appropriato il lessico e scorrevole il ritmo.
Buona Edition!
Re: Ghiande di Daniela Battistini
sinceramente non mi hai proprio emozionata, non mi piace "grido belluino" (non so proprio che significa), trovo che il tema avrebbe dato più spazio al coinvolgimento emotivo che, invece, non c'è. Il giorno del funerale non è mai così distante a quello del decesso...come puoi sederti su terra secca quando pioveva addirittura nell'abitacolo dell'auto? (altra incongruenza), se le foglie di vite sono rosse o arancioni non possono essere secchi i tralci privati dai grappoli; sono piccole cose che però hanno reso "pesante" la lettura. So di avere molto da imparare e non riesco a giudicare con competenza tecnica per cui ti lascio un commento di pancia.
- HandyManny_D
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Re: Ghiande di Daniela Battistini
Frankestissimo ha scritto:Ciao Daniela!
Sei riuscita molto bene a descrivere il dolore per il lutto, quindi per questo molto bene! Purtroppo mi è mancato un po' di conflitto. C’è tanto dolore, ma non so se da solo è sufficiente.
Per quanto riguarda il tema, non lo definirei centratissimo, ma potrebbe essere una questione di interpretazioni. Per me voleva riferirsi a qualcosa del passato che ci ha segnato, che ci ha cambiato, che ci ha reso in un modo che anche volendo non possiamo cambiare...e non so se un lutto con un collegamento a un albero è abbastanza, ecco. In generale quindi esecuzione molto buona, qualche guizzo in più a livello di trama l'avrebbe reso più interessante.
Ciao,
sì, ho pensato anche io a posteriori che fosse una cosa più centrata sul lutto, ma il tema penso di averlo abbracciato comunque in termini di emozioni ed eredità emotive che riesce a lasciare una persona. Il conflitto è esclusivamente interno.
Comunque ti ringrazio molto per i feedback e per aver letto il mio racconto.
Buona Giorgia D'Aversa Edition!
- HandyManny_D
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Re: Ghiande di Daniela Battistini
jimjams ha scritto:Ciao, Daniela.
Molto giocato sulle emozioni questo racconto. Appena l'ho finito di leggere mi sono venute in mente le atmosfere dolce amare che a volte finisco per mettere nelle mie storie. Una in particolare, che non ho mai resa pubblica. E questo per dire che se mi è piaciuto è anche perché in qualche modo hai trovato il modo di fare risuonare in me che leggo le sensazioni che volevi. E questo è sempre un successo per chi scrive. Prova positiva e ditone in su per me, quindi.
Che dire? ti ringrazio per il bellissimo commento. Normalmente rifuggo l'autobiografico, ma qui è proprio esploso mentre scrivevo e non ho potuto far nulla. E sono contentissima che questa nota emotiva sia riuscita a far risuonare anche quella di chi ha letto la mia testimonianza. ^^
Grazie ancora e Buona Giorgia D'Aversa Edition!
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Re: Ghiande di Daniela Battistini
Driu_GP&S ha scritto:Ciao Daniela, piacere di leggerti.
Il tema e’ stato centrato, soprattutto nella parte finale. Le Ghiande che il nonno ha consegnato alla nipote, dopo essersele portate al cuore, hanno messo radici proprio nel cuore della nipote, con la speranza di far cresce in lei la forza e luce che in vita il nonno gli ha sempre mostrato.
Ho trovato particolarmente forte la descrizione del lutto della protagonista, soprattutto attraverso il dialogo con la figura del nonno così tangibile da sembrarle un’allucinazione. Buono lo stile, appropriato il lessico e scorrevole il ritmo.
Buona Edition!
Ciao,
grazie per il commento e per aver letto il mio racconto. Sì, le ghiande diciamo che sono una sorta di metafora degli insegnamenti che mio zio ha trasmesso e che hanno attecchito nel mio modo di vedere il mondo. Diciamo che questa figura è stata per me un pochino un jolly: zio, nonno, amico, alle fine anche qualcuno del quale prendersi cura. È stato veramente un bel viaggio e sento le radici di questo bellissimo rapporto che mi sostengono ogni giorno.
Grazie ancora e Buona Giorgia D'Aversa Edition!
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Re: Ghiande di Daniela Battistini
loredana ha scritto:sinceramente non mi hai proprio emozionata, non mi piace "grido belluino" (non so proprio che significa), trovo che il tema avrebbe dato più spazio al coinvolgimento emotivo che, invece, non c'è. Il giorno del funerale non è mai così distante a quello del decesso...come puoi sederti su terra secca quando pioveva addirittura nell'abitacolo dell'auto? (altra incongruenza), se le foglie di vite sono rosse o arancioni non possono essere secchi i tralci privati dai grappoli; sono piccole cose che però hanno reso "pesante" la lettura. So di avere molto da imparare e non riesco a giudicare con competenza tecnica per cui ti lascio un commento di pancia.
Ciao Loredana,
Mi dispiace non aver smosso emozione, ognuno ha il suo grado di sensibilità e lo rispetto molto.
Il racconto è ricco di metafore. il grido belluino è un grido di bestia. Immagina di ricevere la notizia peggiore del mondo e gridare tra le lacrime (ecco perché pioveva dentro l'abitacolo, fuori è sereno, ma la protagonista piange a dirotto).
Dalla notizia al funerale passano i canonici 2/3 giorni massimo.
Per quanto riguarda i tralci secchi, guarda, abbiamo avuto una vigna per tantissimi anni, praticamente ci sono cresciuta dentro. I rami che vengono "toccati" dalla vendemmia si seccano un pochino prima. Conta che di solito noi si vendemmiava la prima settimana di settembre. A ottobre quelle porzioni erano già marroncine, nonostante le foglie degli altri rami non toccati fossero carichi di bellissime foglie color fiamma.
Ti ringrazio comunque per aver letto il mio racconto e per averlo commentato.
Buona Giorgia D'Aversa Edition!
- CristianoSaccoccia
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Re: Ghiande di Daniela Battistini
Ciao Daniela, ammetto che il racconto soffre di molti difetti, tra cui l'uso di aggettivi casuali a mio modo di intendere la scrittura, il che mi ha distratto dal racconto e ammetto che sia una storia un poco zoppicante. La finalità che vuoi trasmettere non mi è arrivata e non ho ottenuto nessun legame empatico col tuo scritto. A mio avviso dovresti rivedere i tuoi obiettivi e poi pensare allo stile. Che secondo me rallenta la potenza evocativa del testo.
Re: Ghiande di Daniela Battistini
Un buon testo che purtroppo non potrò posizionare bene in questo gruppo composto da racconti a mio parere "più completi". Ha ragione chi ha segnalato l'assenza di un qualsivoglia conflitto che, in questo caso, sarebbe dovuto essere con se stessi nel trovare la forza di andare avanti. Ti lascia andare a tutta una serie di informazioni lavorandole poco nel personaggio e comprendo che il fatto che sia un qualcosa di molto personale ti abbia influenzato. Però, ecco, seminare più background, mostrarci l'importanza dello zio nel corso della vita della protagonista mostrandoci episodi chiave che ci facciano capire il perché che fosse così importante, avrebbe aiutato parecchio a immergerci in questo flow mentale che l'ha portata anche a saltare il suo funerale preferendo attendere il passaggio del feretro sotto casa: ecco, questo mi ha colpito parecchi e mi sono chiesto perché, pur continuando lei a ripetersi di essere stata assente agli eventi importanti della vita dello zio non sia ad accompagnarlo verso il cimitero o il forno crematorio prederendo il pelo del sui gatto. Insomma, per me siamo su un pollice tendente al positivo in modo anche solido, ma non brillante, questa volta.
- HandyManny_D
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Re: Ghiande di Daniela Battistini
CristianoSaccoccia ha scritto:Ciao Daniela, ammetto che il racconto soffre di molti difetti, tra cui l'uso di aggettivi casuali a mio modo di intendere la scrittura, il che mi ha distratto dal racconto e ammetto che sia una storia un poco zoppicante. La finalità che vuoi trasmettere non mi è arrivata e non ho ottenuto nessun legame empatico col tuo scritto. A mio avviso dovresti rivedere i tuoi obiettivi e poi pensare allo stile. Che secondo me rallenta la potenza evocativa del testo.
Ciao,
prima di tutto ti ringrazio per aver letto e commentato il racconto. Capisco le tue perplessità sul testo. Diciamo che mi è uscito un lungo lamento, non sono stata molto efficace nel trasmettere il messaggio che avrei voluto far passare. Grazie per i consigli e scusa se ho risposto un po' tardi.
Ci si legge in giro.
- HandyManny_D
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Re: Ghiande di Daniela Battistini
antico ha scritto:Un buon testo che purtroppo non potrò posizionare bene in questo gruppo composto da racconti a mio parere "più completi". Ha ragione chi ha segnalato l'assenza di un qualsivoglia conflitto che, in questo caso, sarebbe dovuto essere con se stessi nel trovare la forza di andare avanti. Ti lascia andare a tutta una serie di informazioni lavorandole poco nel personaggio e comprendo che il fatto che sia un qualcosa di molto personale ti abbia influenzato. Però, ecco, seminare più background, mostrarci l'importanza dello zio nel corso della vita della protagonista mostrandoci episodi chiave che ci facciano capire il perché che fosse così importante, avrebbe aiutato parecchio a immergerci in questo flow mentale che l'ha portata anche a saltare il suo funerale preferendo attendere il passaggio del feretro sotto casa: ecco, questo mi ha colpito parecchi e mi sono chiesto perché, pur continuando lei a ripetersi di essere stata assente agli eventi importanti della vita dello zio non sia ad accompagnarlo verso il cimitero o il forno crematorio prederendo il pelo del sui gatto. Insomma, per me siamo su un pollice tendente al positivo in modo anche solido, ma non brillante, questa volta.
Ciao Antico,
sì, diciamo che, a posteriori, avrei potuto affinare meglio il testo e dargli un senso (ti giuro che per me lo aveva). Mi sono fatta trascinare dal fiume emotivo senza riuscire a dominarlo e a dargli una struttura chiara. Sono d'accordo su tutto, a parte sul funerale (per lo zio non aveva alcun significato, è un rituale che è servito di più alle altre persone. Lui avrebbe voluto essere sepolto in mezzo a un campo ^^. Tutta roba che potevo scrivere, ma non l'ho fatto). Il tuo giudizio è più che giustificato, a mio parere, e va bene così. Lo trovo in linea se confrontato agli altri racconti del gruppo.
La prossima Edition proverò a fare meglio, e se capiterà un altro tema che andrà a toccare l'emotivo, prima mi schiaffeggerò per tornare in me, poi strutturerò un buon racconto! ^^
Grazie mille per la tua valutazione.
Alla prossima Edition!
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