P&S alla fine del mondo

Per partecipare alla Sfida basta aver voglia di mettersi in gioco.
Le fasi sono quattro:
1) I partecipanti dovranno scrivere un racconto a TEMA e postarlo sul forum. Questo GAME il racconto dev'essere dedicato agli zombie.
2) Gli autori leggeranno e classificheranno i racconti che gli saranno assegnati.
3) I migliori di ogni girone approderanno alla finale.
4) Il vincitore verrà pubblicato nell'antologia curata da Anna Pullia e Francesco Nucera, edita da Gainsworth Publishing.
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Em Idra
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P&S alla fine del mondo

Messaggio#1 » domenica 2 febbraio 2025, 14:53

P&S alla fine del mondo
di Emma Idra
La casa è invasa.
C’è gente spaparanzata sul pavimento che ansima a bocca aperta nel tentativo di rinfrescarsi. Un tizio in giacca elegante apre e richiude lo sportello del frigo, come se ci potesse comparire per magia il salamino se ci crede abbastanza. Un trio di vecchietti ha ripescato un mazzo di carte e ora eccoli lì, a tirarsi bestemmie più che a giocare.
Quasi quasi mi rifaccio tutta la strada al rovescio e torno a Torino. Entrambe le mie coinquiline sono crepate la settimana scorsa, erano a manifestare per i diritti degli zombi e quegli ingrati hanno pensato bene di attaccare il corteo. Beh, a pensarci bene è un loro diritto anche mangiare. Comunque sia, almeno avrei avuto l’appartamento tutto per me: invece mi è saltato in mente di tornare a casa dai miei.
«Chi li ha fatti entrare, questi?»
Mio padre si scrocchia le dita e lancia una lunga occhiata soddisfatta intorno.
«P&S»
«Che?»
«P&S, Pavimento & Sopravvivenza», dice come se fossi scema. «Nessuno vuole più stare in città, e se questi ricconi vogliono invadere il nostro paese, tanto vale che ci paghino.»
«Mi sembra approfittarsene delle disgrazie altrui.»
«Sembra anche a me. Sono 100 euro a notte per il pavimento, 150 per il divano, 200 per il letto. Con sconto famiglie, bonus di 25 euro se si portano il sacco a pelo da casa, una notte in regalo ogni due battute di caccia in cui ci aiutano senza morire nel processo.»
Ammetto che la sua idea ha del geniale, anche se non brilla per moralità. In un buco da 400 abitanti sperduto nel Monferrato, non è che la vita sia molto cambiata, Apocalisse o non Apocalisse. Le strade sono sempre state deserte, il bar ha chiuso l’anno scorso e nei miei ventisei anni di vita non ho mai testimoniato l’esistenza di un alimentari. Insomma, nessuno zombi con un minimo di buonsenso si spingerebbe fin qui.
Camagna Monferrato, sopravvivenza resort.
Mio padre, intanto, si è lanciato nella spiegazione del funzionamento della sua nuovissima azienda. Le sue mani tracciano ampi cerchi nell’aria e per poco non mi becco uno schiaffo.
«Con i ricavi abbiamo comprato le pistole per me, la mamma, il Nello e i volontari, e ci paghiamo il Renato per le consegne a domicilio. Pensavo quasi quasi di prendere una barricata relax angolare, che non si sa mai…»
Papà mi guida fino alla porticina nel sottoscala, armeggia con un mazzo di chiavi arrugginite, qualche sana imprecazione e stiamo scendendo le scale, scivolose di muffa, che portano all’infernot. Le candele infilate in bottiglie di vino vuote danno un tocco artistico, quasi ci stessimo preparando per una visita turistica e non per la fine del mondo.
La stanza tonda di pietra da cantoni è stata scavata dai nostri antenati più di un secolo fa per tenere al fresco i cibi, per poi diventare bersaglio di allegre gite fuori porta, cene romantiche, video di travel influencer e altre cazzate. Ora ha riacquistato il suo glorioso compito: le nicchie strabordano di sottaceti, scatolette di tonno e legumi, gallette e persino qualche pezzo di selvaggina. Dio, ho talmente fame che mi staccherei una coscia a morsi. E dire che dovrei essere vegana.
«Ovviamente noi stiamo qua sotto, e quegli idioti schiattano di caldo al piano di sopra. Pagando.» Papà mi rivolge un ghigno diabolico, poi si gira a salutare il quartetto che ci attende: mia madre, i miei nonni e il Nello, il vicino, per il semplice motivo che nemmeno durante l’Apocalisse sa farsi i fatti suoi. Io ne approfitto per tamponarmi il correttore sulla guancia: ho un brutto eczema e non vorrei la mamma si preoccupasse.
«Ciao tesoro!» Nonna porta pantaloni militari, un fazzoletto rosso intorno al braccio e la maglietta del Bagna Cauda Day. Sempre stilosa, anche se non penso abbia messo piede fuori casa dall’inizio di questo casino. «Fatto buon viaggio?»
«Buonissimo.» Non è il caso di informarla del controllore-zombi sull’autobus che da Barriera mi ha portato fino in stazione. Si sa come sono, i parenti: sempre pronti a farsi paranoie al minimo inconveniente.
«Senti, meno male che sei arrivata. Io e tua madre non sappiamo più come cucinare tutti questi fagioli, oltretutto siamo in cinque con la flatulenza in otto metri quadrati ed è un problema. Davvero non so come fai a mangiare solo verdura tutti i giorni.»
In circostanze normali mi lancerei in un’appassionata eulogia della dieta vegetale, che è economica, a basso impatto ambientale, versatile, e non comprende solo verdure. Ma al momento l’idea di rinunciare alla coscia di lepre di prima mi addolora. Cazzo, se le mie coinquiline fossero qui mi darebbero della traditrice della causa.
«I fagioli non sono verdure.»

***

Sono sicura che siano i fagioli.
Da tre giorni mi sforzo di buttarli giù, e da tre giorni resisto un’ora al massimo. Poi vomito tutto. L'eczema si è allargato al collo e alla tempia.
Infilo un dito tra le sbarre del trasportino, ma Lucifero non mi calcola: è troppo impegnato a tirare zampate al suo stesso occhio, che gli penzola davanti al muso. Neppure da vivo ha mai brillato per intelligenza.
Spingo il dito fino a grattarlo tra le orecchie. «Povero micetto.» Lui fa schioccare le mascelle con il risucchio umido della carne che sbatte contro la carne. Diciotto anni, sdentato e asmatico, la trasformazione gli ha fatto quasi bene.
«Amici, questo è un divano che ne vale tre: penisola, braccioli con mitragliatrice XM250 e tanto, tanto relax a 799 euro! Avete capito bene: divani comodissimi, che ammazzano benissimo e costano pochissimo! Barricate Sofà, solo divani di qualità.»
Da qua sotto riusciamo a prendere una sola frequenza, e neanche a dirlo è quella che passa solo pubblicità. La solita sfiga.
«Barricate Sofà è sponsor officiale di Zombibus! Non perdetevi i prossimi passaggi!»
«Picio quàder.» commenta mio nonno. Se ne sta stravaccato su una pila di cuscini e si passa uno stuzzicadenti tra gli incisivi. «Da sì a-i passa nen, el bastardun!»
In un buco da 400 abitanti sperduto nel Monferrato, non è che la vita sia molto cambiata, Apocalisse o non Apocalisse. I trasporti pubblici sono inesistenti, e questo vale anche per un fantomatico autobus della salvezza: chi abita in provincia ha solo da arrangiarsi.

***

Non sono i fagioli, è il maledetto controllore.
È salito in Via Po. Sei anni da fuorisede mi hanno allenato a catapultarmi giù dall’autobus non appena un tizio vestito da postino inizia a chiedere il biglietto, che lui avesse la mascella staccata e le budella all’infuori era solo un problema in più.
Mi aveva solo graffiato la spalla, poi le porte si erano richiuse e il braccio colpevole era rimasto sul marciapiede. E io, sul treno, avevo seguito tutti i ventisette step della meditazione depurativa completa con riallineamento dei chakra. Pensavo di essere a posto.
Infilo le scale che portano al piano di sopra. Se non mangio qualcosa subito, muoio. O qualcosa del genere. La dieta vegana non è un’opzione. In fondo, bisogna accettare tutti i cambiamenti del proprio corpo come una benedizione, questo è il solo modo per raggiungere la pace dell’anima, lo dice "Apocalisse mindful". È un bestseller in cinquanta Paesi, qualcosa vorrà pur dire.
Il tizio in giacca elegante è di nuovo lì a fissare il frigorifero. Il bello è che la giacca se la cambia tutti i giorni, oggi ne porta una giallo senape molto graziosa, con camicia a motivi di felci abbinata.
«Alla location ho dato otto: la struttura ha una meravigliosa vista sulle colline del Monferrato e sulla cupola del paese. Purtroppo alla camera ho dovuto dare un tre: non si può ignorare la mancanza di privacy e del topper.» borbotta tra sé. Chiude lo sportello. Riapre lo sportello. È un vero peccato, 4 Hotel è sempre stato uno dei miei programmi preferiti.
Papà mi ringrazierà, sto liberando spazio per i nuovi clienti. Nessuno vuole più stare in città, e i ricconi non mancano neppure alla fine del mondo. Se vogliono invadere il nostro paese, tanto vale che ci paghino.
«Signor Barbieri? Tutto a posto, spero.»
Com’è che si dice? Eat the rich?


cerco di combattere l'ansia da confronto ma non sta andando molto bene :)

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Em Idra
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Re: P&S alla fine del mondo

Messaggio#2 » domenica 2 febbraio 2025, 14:59

Ciao! È la primissima volta che sottopongo qualcosa di mio a pubblico giudizio (i lettori freddi, grande terrore) quindi spero di aver fatto tutto bene, insomma :')

Per quanto riguarda i bonus, punto a entrambi: il malandato gatto Lucifero come animale-zombi, e Bruno Barbieri come celebrità.

Danny R.R. Travis
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Re: P&S alla fine del mondo

Messaggio#3 » martedì 4 febbraio 2025, 22:21

L'ambientazione è l’highlight del racconto: restituisce un'impressione viva e locale ma connette anche con qualunque lettore di periferia in modo viscerale e ampio. Le trovate più surreali - la pubblicità con lo sponsor dello zombiebus - mi farebbero torcere il naso altrove, ma funzionano immerse nel tono di questa storia.
I personaggi da tragicommedia - il padre di famiglia imprenditore improvvisato dell'apocalisse, il nonno che passa il tempo insultando la TV - sono immediati ed efficaci, dal sapore forte, in generale.
Offre una conclusione cinica senza passare per una storia grigia e immobile. Indicare la futura trasformazione praticamente dall'inizio è la scelta giusta, spezia l'umorismo del resto del racconto.
Nota dolente: la protagonista, le coinquiline e tutta la parodia macchiettistica dei “fricchettoni” d'altri tempi. Sembra un omaggio a Britta di Community, ma senza le prime stagioni e le ragioni extra-personaggio che l'hanno portata dov'è.
Il padre e il nonno sono parodistici a loro volta, ma molto vicini a persone reali, persone che almeno suonano vive: sì, in un contesto assurdo che include zombie, pubblicità e un'economia di mercato relativamente simile alla nostra, ce li vedo, altroché. A confronto, lei sembra uscita da “Natale a Zombiebus” (sto esagerando, ma tutto il resto mi piace molto di più).
Nel complesso un'ottima prova, che personalmente mi ha fatto divertire parecchio.
Il Crocicchio è un punto tra le cose. Qui si incontrano Dei e Diavoli e si stringono patti. Qui, dopo aver trapassato i vampiri e averli inchiodati a terra, decapitati, bruciati, si gettano al vento le loro ceneri.
Il Crocicchio è un luogo di possibilità.

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GiuliaSilvestri
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Re: P&S alla fine del mondo

Messaggio#4 » mercoledì 5 febbraio 2025, 15:50

Ciao! :)
Allora, devo ammettere che con questa storia ho fatto un po’ di fatica a entrare in sintonia. Mi piace l’idea un po’ parodica che gioca anche con persone stereotipate appositamente (o almeno, è quello che è arrivato a me), inserendo in scene di vita quotidiana l’apocalisse che cambia un po’ il tutto, ma senza stravolgerlo completamente perché in quella cittadina le cose non è che sarebbe state diverse senza apocalisse, e come ci fa capire la pubblicità di Barricate Sofà (che ammetto, potrebbe sembrare un po’ cringe in altri contesti, ma qui ci si sposa bene e mi ha fatto sorridere). Anche il tono ironico dello stile non mi è dispiaciuto, però ci ho fatto fatica perché non è pulito, ci sono molte frasi lunghe e arzigogolate che se scritte in altra maniera avrebbero reso il testo più scorrevole. Soprattutto l’ultimo stacco l’ho dovuto rileggere due volte, perché non capivo e poi è arrivato il lampo “ahh, ma è contaminata!” Diciamo che non si capisce nell’immediato (o sono scema io che non l’ho capito).
I bonus ci sono entrambi (un altro gatto? Li amo, però di tanti animali domestici… su quattro è il terzo racconto con un gatto ahahahah) e ho trovato geniale l’apparizione di Bruno Barbieri. Lì ho riso davvero.
Tutto sommato, un buon racconto dai!

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Manuel Marinari
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Re: P&S alla fine del mondo

Messaggio#5 » mercoledì 5 febbraio 2025, 18:33

Ciao Em Idra
In prima lettura ho fatto un po' di fatica a entrare dentro la storia. La seconda lettura è andata meglio della prima.
Secondo me, il problema principale del racconto è l’incipit. Praticamente, il tizio in giacca elegante che apre il frigo è Barbieri, lo scopriamo alla fine. Poteva essere un ottimo gancio per il finale se lo avessi descritto un po' meglio: che ne so, tipo, avrei aggiunto che porta gli occhiali e ha quel taglio di capelli da bambino delle elementari stile anni ‘90. Senza nominarlo, non l’avrei capito, ma alla fine, avrei detto… ahhhh ecco chi era. Invece passa un po' in sordina, così come gli altri vecchietti che giocano a carte mi sembra, o le coinquiline che sono state ammazzate alla manifestazione per i diritti zombi (molto interessante questo elemento). Avrei avrei anche ampliato questo aspetto, inserendo magari qualcosa che ci parlasse del personaggio. Come la pensa, quali sono i suoi valori politici, il suo pensiero critico sullo società. Una caratterizzazione completa ci poteva stare perché la frase finale ce lo svela, eat the rich. E anche perché lei è vegana. Mi sembra un po' poco però. Avrei reso più corposo questo aspetto, ecco: sulla tridimensionalità del pdv.
L’altro aspetto che non mi è tanto chiaro è sullo zombibus. È solamente citato vero? Non è l’autobus che prende lei dove incontra il controllore zombi? Mi è sembrato un po' poco come utilizzo. Così come gli zombi, speravo di trovarne un po' di più. Forse, visto che lo zombi diventa lei, accentuerei un po' di più i sintomi: scrivi di eczema e di fame. Aggiungi qualche scena, di lei che si guarda allo specchio e nota più segnali di decadimento. O che si vuole mangiare la nonna, più che la propria gamba. Anzi, se la nonna a un certo punto sparisce e iniziano a cercala per tutta casa e poi alla fine, la trova Barbieri nel frigo o nell'armadio, sai che bello che era?
Gli inserimenti delle pubblicità mi sono piaciute e il racconto è scritto piuttosto bene, non ho trovato grossi problemi da evidenziare.
Il racconto ha molte potenzialità: userei altri caratteri per migliorarlo, che di spazio a disposizione ne hai molto.
Manuel Marinari

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Em Idra
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Re: P&S alla fine del mondo

Messaggio#6 » mercoledì 5 febbraio 2025, 18:44

GiuliaSilvestri ha scritto:Ciao! :)
Allora, devo ammettere che con questa storia ho fatto un po’ di fatica a entrare in sintonia. Mi piace l’idea un po’ parodica che gioca anche con persone stereotipate appositamente (o almeno, è quello che è arrivato a me), inserendo in scene di vita quotidiana l’apocalisse che cambia un po’ il tutto, ma senza stravolgerlo completamente perché in quella cittadina le cose non è che sarebbe state diverse senza apocalisse, e come ci fa capire la pubblicità di Barricate Sofà (che ammetto, potrebbe sembrare un po’ cringe in altri contesti, ma qui ci si sposa bene e mi ha fatto sorridere). Anche il tono ironico dello stile non mi è dispiaciuto, però ci ho fatto fatica perché non è pulito, ci sono molte frasi lunghe e arzigogolate che se scritte in altra maniera avrebbero reso il testo più scorrevole. Soprattutto l’ultimo stacco l’ho dovuto rileggere due volte, perché non capivo e poi è arrivato il lampo “ahh, ma è contaminata!” Diciamo che non si capisce nell’immediato (o sono scema io che non l’ho capito).
I bonus ci sono entrambi (un altro gatto? Li amo, però di tanti animali domestici… su quattro è il terzo racconto con un gatto ahahahah) e ho trovato geniale l’apparizione di Bruno Barbieri. Lì ho riso davvero.
Tutto sommato, un buon racconto dai!

Ciao! Grazie mille davvero, diciamo che mi rendo conto anche io che questa sfida l'ho presa come esperimento per cimentarmi con un genere e un tono che non uso mai. Quindi ecco, si sapeva che il risultato sarebbe stato caracollante. E sì, non c'è scampo dal gatto ahaha :')

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Em Idra
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Re: P&S alla fine del mondo

Messaggio#7 » mercoledì 5 febbraio 2025, 18:49

Manuel Marinari ha scritto:Ciao Em Idra
In prima lettura ho fatto un po' di fatica a entrare dentro la storia. La seconda lettura è andata meglio della prima.
Secondo me, il problema principale del racconto è l’incipit. Praticamente, il tizio in giacca elegante che apre il frigo è Barbieri, lo scopriamo alla fine. Poteva essere un ottimo gancio per il finale se lo avessi descritto un po' meglio: che ne so, tipo, avrei aggiunto che porta gli occhiali e ha quel taglio di capelli da bambino delle elementari stile anni ‘90. Senza nominarlo, non l’avrei capito, ma alla fine, avrei detto… ahhhh ecco chi era. Invece passa un po' in sordina, così come gli altri vecchietti che giocano a carte mi sembra, o le coinquiline che sono state ammazzate alla manifestazione per i diritti zombi (molto interessante questo elemento). Avrei avrei anche ampliato questo aspetto, inserendo magari qualcosa che ci parlasse del personaggio. Come la pensa, quali sono i suoi valori politici, il suo pensiero critico sullo società. Una caratterizzazione completa ci poteva stare perché la frase finale ce lo svela, eat the rich. E anche perché lei è vegana. Mi sembra un po' poco però. Avrei reso più corposo questo aspetto, ecco: sulla tridimensionalità del pdv.
L’altro aspetto che non mi è tanto chiaro è sullo zombibus. È solamente citato vero? Non è l’autobus che prende lei dove incontra il controllore zombi? Mi è sembrato un po' poco come utilizzo. Così come gli zombi, speravo di trovarne un po' di più. Forse, visto che lo zombi diventa lei, accentuerei un po' di più i sintomi: scrivi di eczema e di fame. Aggiungi qualche scena, di lei che si guarda allo specchio e nota più segnali di decadimento. O che si vuole mangiare la nonna, più che la propria gamba. Anzi, se la nonna a un certo punto sparisce e iniziano a cercala per tutta casa e poi alla fine, la trova Barbieri nel frigo o nell'armadio, sai che bello che era?
Gli inserimenti delle pubblicità mi sono piaciute e il racconto è scritto piuttosto bene, non ho trovato grossi problemi da evidenziare.
Il racconto ha molte potenzialità: userei altri caratteri per migliorarlo, che di spazio a disposizione ne hai molto.

Grazie mille! Ho preso questo tema più come sfida personale per scrivere qualcosa di completamente diverso da quello a cui sono abituata, quindi penso proprio che prenderò tutti i tuoi spunti per lavorare sulla storia. Magari se non esce uno schifo completo la posto anche su "Laboratorio" per avere dei feedback. E sì, i caratteri erano pochissimi, ma fun fact mi ero convinta fossero 10 000...invece quelli erano per un altro racconto che stavo scrivendo. Alé, viva le idee, poche ma confuse.

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Manuel Marinari
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Re: P&S alla fine del mondo

Messaggio#8 » mercoledì 5 febbraio 2025, 19:05

Grazie mille! Ho preso questo tema più come sfida personale per scrivere qualcosa di completamente diverso da quello a cui sono abituata, quindi penso proprio che prenderò tutti i tuoi spunti per lavorare sulla storia. Magari se non esce uno schifo completo la posto anche su "Laboratorio" per avere dei feedback. E sì, i caratteri erano pochissimi, ma fun fact mi ero convinta fossero 10 000...invece quelli erano per un altro racconto che stavo scrivendo. Alé, viva le idee, poche ma confuse.[/quote]

Mannaggia! Mi dispiace per i caratteri. Si, sono sicuro che potrai aggiungere tanta roba interessante. La base su cui costruire è buona.
Manuel Marinari

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Andrea Furlan
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Re: P&S alla fine del mondo

Messaggio#9 » lunedì 10 febbraio 2025, 0:37

Ciao Emma,
Benvenuta su Minuti Contati, vedrai che imparerai molto su queste pagine.
Il tuo racconto per quanto mi riguarda ha luci e ombre: ho apprezzato la dimensione locale, di provincia, che forse avresti potuto rendere più interessante descrivendo il paese invece della sola casa. Il registro ironico è piacevole e anche alcune trovate, come il cuoco Barbieri che ricompare alla fine e il gatto zombie che gioca col suo occhio.
Meno riuscita la caratterizzazione dei personaggi, che sembrano un po' delle macchiette senza sviluppo dei loro caratteri e personalità. La stessa cosa è valida per la protagonista, di cui non ho avvertito le emozioni e il carattere.
Tema e bonus sono centrati, ma forse i bus, pur presenti, sono un po' sullo sfondo.
In sintesi: buona l'atmosfera generale e alcune idee, avrei lavorato di più sull'ambientazione e i personaggi, inclusa la protagonista.

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