Maledette lattine parlanti
- Manuel Marinari
- Messaggi: 341
Maledette lattine parlanti
Maledette lattine parlanti
di Manuel Marinari
I primi prototipi vennero introdotti soltanto cinque anni fa. Mi si accappona la pelle soltanto a pensarci. In così poco tempo abbiamo imparato ad amare le macchine e a odiarci tra di noi. In verità ci disprezzavamo già da molto prima. Resta il fatto che io li farei saltare tutti per aria. Meglio finire il boccale di birra e uscire da questa taverna piena di umanoidi che schiamazzano con le loro voci sintetiche, parole metalliche.
Maledette lattine parlanti.
Sbatto il bicchiere vuoto sotto gli occhi di plastica del barista che non accenna un minimo sussulto. In effetti, come potrebbe? Non ha neanche un cuore pulsante sotto quella lastra di lamiera al posto dello sterno. Sembrano cassonetti d’immondizia con gli occhi e la bocca.
Il legno scuro e levigato del bancone dona ancora una parvenza di antico, dei bei vecchi tempi andati, quando a versarmi da bere c’erano persone in carne e ossa, non fantocci dai movimenti lenti che mi fanno venire l’orticaria solo a guardarli.
Manichini di latta che ci rubano il lavoro.
I primi a vedersi togliere un impiego dignitoso sono stati gli addetti alla ristorazione. Ricordo i volti estasiati dei bambini seduti al tavolo dei ristoranti cinesi. Furono loro i primi a utilizzare robottini con le ruote che servivano piatti fumanti al posto dei camerieri. A quel tempo i cuochi erano ancora umani, adesso si sono presi anche i fornelli.
Nel tavolo più appartato all’angolo, oltre due lattine parlanti che sfidano dei tizi a biliardino, un uomo in abito gessato infila le mani sotto il top nero di una biondona. I grossi seni rotondi sono ben in vista e le mani del viscido impiegato d’ufficio sembrano strizzarli come limoni. Il problema delle tette di gomma è che sono davvero troppo morbide. Me lo hanno detto, eh, non che io ne abbia mai toccata una.
Meglio farsi un’altra birra, devo trascorrere ancora un po' di tempo qui dentro, non vorrei destare qualche sospetto.
Sono meticoloso, oppure paranoico, ma ripasso le dita sotto al bancone per controllare se è tutto a posto. Che schifo! Ci sono appiccicate anche delle vecchie gomme da masticare. Eh, anche questo fa parte del mio nuovo mestiere.
Preparo una banconota da cinque da infilare nella fessura sull’addome del barista che asciuga dei bicchieri appena tolti dalla lavastoviglie. I suoi occhi sembrano due torce elettriche, mi scrutano come se mi stesse facendo una radiografia. Ne sono capaci? Ha i capelli neri, finti, pettinati all’indietro, stile John Travolta in Pulp Fiction.
«Un’altra birra per lei, signore?» La sua voce sembra quasi umana, ma nonostante i progressi tecnologici avranno sempre quel timbro metallico che li contraddistingue. C’è poco da fare, non saranno mai come noi.
«Ora sapete leggere anche il pensiero, voi altri?»
«No signore, ha tirato fuori una banconota e ho pensato che volesse consumare ancora.»
«In effetti, sì.» Tra poco leggeranno anche il pensiero. «Avanti, avvicinati, devo infilartela dentro.» La fessura metallica si apre di scatto. «Un’altra birra, rossa.» Infilo la banconota e la spia verde si accende.
«Credito accettato, le riempio subito un altro boccale.» Il barista sembra sorridermi per davvero. Quasi mi disp... ma che mi prende? Nessun ripensamento, oggi è il gran giorno.
Mentre l’umanoide mi spilla la birra, non posso fare a meno di riguardare l’impiegato: che pena che mi fa, la sua lingua si intreccia con quella di silicone della bionda in un amalgama di saliva e xilitolo. Anche le relazioni sono cambiate: ormai tutto si riduce a incontri artificiali che sostituiscono le vibrazioni nel petto, lo strofinare della pelle contro pelle, lo scambio di saliva, sudore e feromoni.
È amore di plastica, questo.
Il barista di latta appoggia il boccale sul bancone con una lentezza disarmante. «La sua birra, signore.» Stringo il manico e lo trascino verso di me. Lo strusciare del vetro sul legno distrae per un attimo l’impiegato con le mani sulle tette di gomma. Riconosco quello sguardo: è quello di chi se ne compiace ma, in fondo, se ne vergogna anche un po'.
Butto giù mezza birra: è fresca, speziata ma soprattutto ha il sapore di chi sta per compiere un estremo atto di coraggio, di chi vuole diffondere speranza, ribellione. Un gesto d’amore di chi non ha più niente da perdere, di uno come tanti che ha già perso tutto.
Lascio il boccale sul bancone e mi avvio fuori. Mi copro la testa col cappuccio della felpa e mi faccio strada nella notte, una macchia d’inchiostro nel buio.
Conto fino a dieci. Sono abbastanza lontano.
Infilo le mani nelle tasche della giacca di jeans. Dove l’ho messo? Ah, eccolo qua.
Click
La deflagrazione dentro la taverna è un’armoniosa sinfonia per le orecchie. Vetri rotti, plastica fusa, umanoidi in fiamme. Ahimè, anche urla strazianti e membra dilaniate, ma era necessario. Qualcuno doveva farlo, prima o poi.
Già immagino i titoli dei giornali domani “terrorista fa esplodere una bomba in una taverna: tre morti e quattro umanoidi distrutti.”
Capiranno che non si tratta di terrore.
È odio mosso da amore.
di Manuel Marinari
I primi prototipi vennero introdotti soltanto cinque anni fa. Mi si accappona la pelle soltanto a pensarci. In così poco tempo abbiamo imparato ad amare le macchine e a odiarci tra di noi. In verità ci disprezzavamo già da molto prima. Resta il fatto che io li farei saltare tutti per aria. Meglio finire il boccale di birra e uscire da questa taverna piena di umanoidi che schiamazzano con le loro voci sintetiche, parole metalliche.
Maledette lattine parlanti.
Sbatto il bicchiere vuoto sotto gli occhi di plastica del barista che non accenna un minimo sussulto. In effetti, come potrebbe? Non ha neanche un cuore pulsante sotto quella lastra di lamiera al posto dello sterno. Sembrano cassonetti d’immondizia con gli occhi e la bocca.
Il legno scuro e levigato del bancone dona ancora una parvenza di antico, dei bei vecchi tempi andati, quando a versarmi da bere c’erano persone in carne e ossa, non fantocci dai movimenti lenti che mi fanno venire l’orticaria solo a guardarli.
Manichini di latta che ci rubano il lavoro.
I primi a vedersi togliere un impiego dignitoso sono stati gli addetti alla ristorazione. Ricordo i volti estasiati dei bambini seduti al tavolo dei ristoranti cinesi. Furono loro i primi a utilizzare robottini con le ruote che servivano piatti fumanti al posto dei camerieri. A quel tempo i cuochi erano ancora umani, adesso si sono presi anche i fornelli.
Nel tavolo più appartato all’angolo, oltre due lattine parlanti che sfidano dei tizi a biliardino, un uomo in abito gessato infila le mani sotto il top nero di una biondona. I grossi seni rotondi sono ben in vista e le mani del viscido impiegato d’ufficio sembrano strizzarli come limoni. Il problema delle tette di gomma è che sono davvero troppo morbide. Me lo hanno detto, eh, non che io ne abbia mai toccata una.
Meglio farsi un’altra birra, devo trascorrere ancora un po' di tempo qui dentro, non vorrei destare qualche sospetto.
Sono meticoloso, oppure paranoico, ma ripasso le dita sotto al bancone per controllare se è tutto a posto. Che schifo! Ci sono appiccicate anche delle vecchie gomme da masticare. Eh, anche questo fa parte del mio nuovo mestiere.
Preparo una banconota da cinque da infilare nella fessura sull’addome del barista che asciuga dei bicchieri appena tolti dalla lavastoviglie. I suoi occhi sembrano due torce elettriche, mi scrutano come se mi stesse facendo una radiografia. Ne sono capaci? Ha i capelli neri, finti, pettinati all’indietro, stile John Travolta in Pulp Fiction.
«Un’altra birra per lei, signore?» La sua voce sembra quasi umana, ma nonostante i progressi tecnologici avranno sempre quel timbro metallico che li contraddistingue. C’è poco da fare, non saranno mai come noi.
«Ora sapete leggere anche il pensiero, voi altri?»
«No signore, ha tirato fuori una banconota e ho pensato che volesse consumare ancora.»
«In effetti, sì.» Tra poco leggeranno anche il pensiero. «Avanti, avvicinati, devo infilartela dentro.» La fessura metallica si apre di scatto. «Un’altra birra, rossa.» Infilo la banconota e la spia verde si accende.
«Credito accettato, le riempio subito un altro boccale.» Il barista sembra sorridermi per davvero. Quasi mi disp... ma che mi prende? Nessun ripensamento, oggi è il gran giorno.
Mentre l’umanoide mi spilla la birra, non posso fare a meno di riguardare l’impiegato: che pena che mi fa, la sua lingua si intreccia con quella di silicone della bionda in un amalgama di saliva e xilitolo. Anche le relazioni sono cambiate: ormai tutto si riduce a incontri artificiali che sostituiscono le vibrazioni nel petto, lo strofinare della pelle contro pelle, lo scambio di saliva, sudore e feromoni.
È amore di plastica, questo.
Il barista di latta appoggia il boccale sul bancone con una lentezza disarmante. «La sua birra, signore.» Stringo il manico e lo trascino verso di me. Lo strusciare del vetro sul legno distrae per un attimo l’impiegato con le mani sulle tette di gomma. Riconosco quello sguardo: è quello di chi se ne compiace ma, in fondo, se ne vergogna anche un po'.
Butto giù mezza birra: è fresca, speziata ma soprattutto ha il sapore di chi sta per compiere un estremo atto di coraggio, di chi vuole diffondere speranza, ribellione. Un gesto d’amore di chi non ha più niente da perdere, di uno come tanti che ha già perso tutto.
Lascio il boccale sul bancone e mi avvio fuori. Mi copro la testa col cappuccio della felpa e mi faccio strada nella notte, una macchia d’inchiostro nel buio.
Conto fino a dieci. Sono abbastanza lontano.
Infilo le mani nelle tasche della giacca di jeans. Dove l’ho messo? Ah, eccolo qua.
Click
La deflagrazione dentro la taverna è un’armoniosa sinfonia per le orecchie. Vetri rotti, plastica fusa, umanoidi in fiamme. Ahimè, anche urla strazianti e membra dilaniate, ma era necessario. Qualcuno doveva farlo, prima o poi.
Già immagino i titoli dei giornali domani “terrorista fa esplodere una bomba in una taverna: tre morti e quattro umanoidi distrutti.”
Capiranno che non si tratta di terrore.
È odio mosso da amore.
Manuel Marinari
Re: Maledette lattine parlanti
Ciao Manuel! Parametri ok, buona STEFANIA TONIOLO EDITION!
Re: Maledette lattine parlanti
Disclaimer: non leggo i commenti altrui prima di postare il mio
Ciao Manuel, bentrovato su MC :)
Il protagonista semina terrore, eccome, ma nella sua visione distorta è amore, quindi semina entrambi. In questo senso il tema mi sembra un po’ forzato.
Il testo si legge ed è coerente.
Mi ha un po’ stranito leggere prima Meglio finire il boccale di birra e uscire da questa taverna e poi Meglio farsi un’altra birra. Insomma, che si decida!
La focalizzazione interna tiene quasi sempre (Mi copro la testa col cappuccio della felpa e mi faccio strada nella notte,una macchia d’inchiostro nel buio.)
I pochi dialoghi che ci sono li ho trovati efficaci.
Punto di forza: Le tematiche di razzismo e IA che si intrecciano nell’immaginare un futuro che probabilmente è più vicino di quanto pensiamo.
Punto di debolezza: è praticamente tutto raccontato. La prima parte in particolare è un grande infodump che serve solo per spiegare al lettore il background della storia.
Ciao Manuel, bentrovato su MC :)
Il protagonista semina terrore, eccome, ma nella sua visione distorta è amore, quindi semina entrambi. In questo senso il tema mi sembra un po’ forzato.
Il testo si legge ed è coerente.
Mi ha un po’ stranito leggere prima Meglio finire il boccale di birra e uscire da questa taverna e poi Meglio farsi un’altra birra. Insomma, che si decida!
La focalizzazione interna tiene quasi sempre (Mi copro la testa col cappuccio della felpa e mi faccio strada nella notte,una macchia d’inchiostro nel buio.)
I pochi dialoghi che ci sono li ho trovati efficaci.
Punto di forza: Le tematiche di razzismo e IA che si intrecciano nell’immaginare un futuro che probabilmente è più vicino di quanto pensiamo.
Punto di debolezza: è praticamente tutto raccontato. La prima parte in particolare è un grande infodump che serve solo per spiegare al lettore il background della storia.
- HandyManny_D
- Messaggi: 144
Re: Maledette lattine parlanti
Ciao Manuel,
è un piacere rileggerti su Minuti Contati.
Il tuo racconto è un cazzotto nello stomaco… e lo dico in senso buono.
Il tema è sovvertito: creerò terrore nel nome dell’amore!
La narrazione graffia, mostra un mondo ormai in frantumi, sempre più schiavo delle “lattine parlanti”, in un disfacimento sociale e relazionare che fa quasi impressione.
E, anche se solo per un istante, vediamo il protagonista che sta per cedere e prova quasi empatia per il barista.
È un racconto crudele, non edulcorato, ma funziona benissimo.
Buona Stefania Toniolo Edition.
Ci si legge in giro!
è un piacere rileggerti su Minuti Contati.
Il tuo racconto è un cazzotto nello stomaco… e lo dico in senso buono.
Il tema è sovvertito: creerò terrore nel nome dell’amore!
La narrazione graffia, mostra un mondo ormai in frantumi, sempre più schiavo delle “lattine parlanti”, in un disfacimento sociale e relazionare che fa quasi impressione.
E, anche se solo per un istante, vediamo il protagonista che sta per cedere e prova quasi empatia per il barista.
È un racconto crudele, non edulcorato, ma funziona benissimo.
Buona Stefania Toniolo Edition.
Ci si legge in giro!
- giulio.palmieri
- Messaggi: 352
Re: Maledette lattine parlanti
Ciao Manuel, piacere di leggerti.
Il racconto affronta una tematica super attuale: l'AI che lentamente ha sostituito l'umanità, e la conseguente ribellione da parte dell'uomo. Già oggi credo si sentono storie simili (soprattutto riguardo ai lavori facilmente automatizzabili). Il ritmo è lento, il raccontato ci sta, soprattutto in una narrazione distopica. A mio avviso, verso metà racconto si capisce dove va a parare, quindi i punti di forza li trovo più sulla costruzione del mondo distopico e sull'impatto sociale della tecnologia, più che sulla costruzione della storia. Cmq una buona prova. A rileggerci, buona edition!
Il racconto affronta una tematica super attuale: l'AI che lentamente ha sostituito l'umanità, e la conseguente ribellione da parte dell'uomo. Già oggi credo si sentono storie simili (soprattutto riguardo ai lavori facilmente automatizzabili). Il ritmo è lento, il raccontato ci sta, soprattutto in una narrazione distopica. A mio avviso, verso metà racconto si capisce dove va a parare, quindi i punti di forza li trovo più sulla costruzione del mondo distopico e sull'impatto sociale della tecnologia, più che sulla costruzione della storia. Cmq una buona prova. A rileggerci, buona edition!
- Andrea Furlan
- Messaggi: 548
Re: Maledette lattine parlanti
Ciao Manuel,
il racconto è discreto, esplora bene la mente e i valori del protagonista, crea un’ambientazione minimale del bar e dei suoi avventori che mi ha ricordato un’atmosfera alla Hopper. Il raccontato ci spiega cosa è accaduto e come l’umanità sia ormai soggiogata dai suoi servitori meccanici. Da un altro punto di vista, però, mi sembra che sia tutto un po’ superficiale e sa di molto classico e già visto. Il tema, infine, non l’ho trovato se non nelle due frasi finali: il terrore in realtà è forse più terrorismo, l’amore immagino sia per l’Umanità, nonostante l’attentato abbia ucciso anche persone e non solo robot
In sintesi, una buona prova che però non mi ha convinto al 100%.
il racconto è discreto, esplora bene la mente e i valori del protagonista, crea un’ambientazione minimale del bar e dei suoi avventori che mi ha ricordato un’atmosfera alla Hopper. Il raccontato ci spiega cosa è accaduto e come l’umanità sia ormai soggiogata dai suoi servitori meccanici. Da un altro punto di vista, però, mi sembra che sia tutto un po’ superficiale e sa di molto classico e già visto. Il tema, infine, non l’ho trovato se non nelle due frasi finali: il terrore in realtà è forse più terrorismo, l’amore immagino sia per l’Umanità, nonostante l’attentato abbia ucciso anche persone e non solo robot
In sintesi, una buona prova che però non mi ha convinto al 100%.
- Manuel Marinari
- Messaggi: 341
Re: Maledette lattine parlanti
Alessio ha scritto:Disclaimer: non leggo i commenti altrui prima di postare il mio
Ciao Manuel, bentrovato su MC :)
Il protagonista semina terrore, eccome, ma nella sua visione distorta è amore, quindi semina entrambi. In questo senso il tema mi sembra un po’ forzato.
Il testo si legge ed è coerente.
Mi ha un po’ stranito leggere prima Meglio finire il boccale di birra e uscire da questa taverna e poi Meglio farsi un’altra birra. Insomma, che si decida!
La focalizzazione interna tiene quasi sempre (Mi copro la testa col cappuccio della felpa e mi faccio strada nella notte,una macchia d’inchiostro nel buio.)
I pochi dialoghi che ci sono li ho trovati efficaci.
Punto di forza: Le tematiche di razzismo e IA che si intrecciano nell’immaginare un futuro che probabilmente è più vicino di quanto pensiamo.
Punto di debolezza: è praticamente tutto raccontato. La prima parte in particolare è un grande infodump che serve solo per spiegare al lettore il background della storia.
Ciao Alessio,
sì, forse quel passaggio di indecisione non mi è riuscito benissimo. Volevo mostrare la sua indecisione, appunto. Infatti poi dopo ha un'esitazione, un minimo ripensamento. Sì, è raccontata la prima parte. Se leggerai altro di mio, noterai che non sono un super fan dell'immersività a ogni costo. Insomma, mi piace mescolare gli ingredienti, ecco.
Ti chiedo una cosa che non ho capito: in che senso la focalizzazione interna tiene quasi sempre? Perchè poi divago sulla metafora dell'inchiostro? Se hai tempo e voglia di aggiungere questa considerazione, mi aiuterebbe a fare meglio.
Grazie, alla prossima.
Manuel Marinari
- Manuel Marinari
- Messaggi: 341
Re: Maledette lattine parlanti
HandyManny_D ha scritto:Ciao Manuel,
è un piacere rileggerti su Minuti Contati.
Il tuo racconto è un cazzotto nello stomaco… e lo dico in senso buono.
Il tema è sovvertito: creerò terrore nel nome dell’amore!
La narrazione graffia, mostra un mondo ormai in frantumi, sempre più schiavo delle “lattine parlanti”, in un disfacimento sociale e relazionare che fa quasi impressione.
E, anche se solo per un istante, vediamo il protagonista che sta per cedere e prova quasi empatia per il barista.
È un racconto crudele, non edulcorato, ma funziona benissimo.
Buona Stefania Toniolo Edition.
Ci si legge in giro!
Ciao Daniela,
ti ringrazio. Sì, era da un pò che mi girava in testa una storia del genere e l'ho buttata giù immaginando un bombarolo moderno ai tempi del sopravvento della IA.
Ti ringrazio per il commento.
Alla prossima, buona edition.
Manuel Marinari
- Manuel Marinari
- Messaggi: 341
Re: Maledette lattine parlanti
giulio.palmieri ha scritto:Ciao Manuel, piacere di leggerti.
Il racconto affronta una tematica super attuale: l'AI che lentamente ha sostituito l'umanità, e la conseguente ribellione da parte dell'uomo. Già oggi credo si sentono storie simili (soprattutto riguardo ai lavori facilmente automatizzabili). Il ritmo è lento, il raccontato ci sta, soprattutto in una narrazione distopica. A mio avviso, verso metà racconto si capisce dove va a parare, quindi i punti di forza li trovo più sulla costruzione del mondo distopico e sull'impatto sociale della tecnologia, più che sulla costruzione della storia. Cmq una buona prova. A rileggerci, buona edition!
Ciao Giulio,
ti ringrazio. Esatto, diciamo che ho esasperato un pò questo sentore di repulsione verso l'introduzione della IA, immaginandomi una rapida sostituzione alle competenze umane. A metà racconto dici che avevi già avuto l'impressione che fosse un attentatore? Sì, ci sta. Diciamo che non ho avevo pensato, infatti, a un vero plot twist. La sua sofferenza verso le macchine la esterna da subito, sul tema sostituzione nel lavoro e sulle relazioni. Ho fatto una semina senza dichiarare mai gli intenti ribellisitici e di bombarolo, ecco.
Ti ringrazio, alla prossima, buona edition.
Manuel Marinari
Re: Maledette lattine parlanti
Ciao!
Hai preso il tema e l'hai rigirato, in una maniera che purtroppo non mi convince del tutto.
L'idea del terrorista/killer di robot in realtà è interessante, tuttavia probabilmente mi sarebbe piaciuta di più se fosse stata inserita in un racconto d'azione, che facesse effettivamente vedere il terrore che il protagonista incute alla società.
Felice scrittura!
Giulia
Hai preso il tema e l'hai rigirato, in una maniera che purtroppo non mi convince del tutto.
L'idea del terrorista/killer di robot in realtà è interessante, tuttavia probabilmente mi sarebbe piaciuta di più se fosse stata inserita in un racconto d'azione, che facesse effettivamente vedere il terrore che il protagonista incute alla società.
Felice scrittura!
Giulia
- Manuel Marinari
- Messaggi: 341
Re: Maledette lattine parlanti
giulia ha scritto:Ciao!
Hai preso il tema e l'hai rigirato, in una maniera che purtroppo non mi convince del tutto.
L'idea del terrorista/killer di robot in realtà è interessante, tuttavia probabilmente mi sarebbe piaciuta di più se fosse stata inserita in un racconto d'azione, che facesse effettivamente vedere il terrore che il protagonista incute alla società.
Felice scrittura!
Giulia
Ciao Giulia, spero di incontrare di più i tuoi gusti la prossima volta.
Buona edition
Manuel Marinari
- Manuel Marinari
- Messaggi: 341
Re: Maledette lattine parlanti
Andrea Furlan ha scritto:Ciao Manuel,
il racconto è discreto, esplora bene la mente e i valori del protagonista, crea un’ambientazione minimale del bar e dei suoi avventori che mi ha ricordato un’atmosfera alla Hopper. Il raccontato ci spiega cosa è accaduto e come l’umanità sia ormai soggiogata dai suoi servitori meccanici. Da un altro punto di vista, però, mi sembra che sia tutto un po’ superficiale e sa di molto classico e già visto. Il tema, infine, non l’ho trovato se non nelle due frasi finali: il terrore in realtà è forse più terrorismo, l’amore immagino sia per l’Umanità, nonostante l’attentato abbia ucciso anche persone e non solo robot
In sintesi, una buona prova che però non mi ha convinto al 100%.
Ciao Andrea, perché dici superficiale? Non mi è sembrato di aver trattato il tema con superficialità, anzi, c’è una critica esistenziale all’introduzione dei robot nella società e alla sostituzione artificiale delle capacità umane e nelle relazioni.
Mi dispiace che tu lo abbia inteso così. Però è la tua percezione, la rispetto.
Per quanto riguarda il già visto, credo che ognuno di noi, autori e autrici qui nel forum, sperimentiamo un certo tipo di scrittura che altrimenti non riusciremo a fare in altri contesti. Se consideriamo MC una palestra, come di solito la intendiamo, bè gli attrezzi del “mestiere” sono questi. Ci mancherebbe che qualcuno prima di me non abbia scritto su robot e di uno che li odia. Ma meno male, dico :D così non sono l’unico a pensarla in questa maniera.
Mi dispiace che il tuo metro di giudizio si soffermi su questo punto. Detto ciò, rispetto la tua opinione e va benissimo che non la pensiamo uguale.
Buona edition
Manuel Marinari
- Emiliano Maramonte
- Messaggi: 1241
- Contatta:
Re: Maledette lattine parlanti
Ciao Manuel!
Raccolgo con piacere il tuo invito... ed eccomi qui!!
Il racconto mi è piaciuto molto per tre motivi: 1 - il tema superattuale; 2 - lo stile pulito, gradevole e coinvolgente; 3 - la birra.
Bella la situazione dell'essere umano ormai circondato dal sintetico. Persino i rapporti carnali sono di plastica, persino i rapporti interpersonali normali. E questo è inquietante, se pensiamo che in questo esatto momento sta accadendo la stessa cosa sotto i nostri occhi!! Calzante il finale, con il gesto terroristico che ha una doppia valenza simbolica, anche ai fini dell'aderenza alla traccia del contest. E, per venire al tuo rilievo al mio racconto, effettivamente anche qui si parla di bombaroli...
Se proprio devo trovare il pelo nell'uovo, è nell'eccesso di "imboccamento" al lettore, spiegando direttamente alcuni retroscena dell'evoluzione robotica e artificiale. Potevi disseminare gli input in maniera un pochino più discreta.
Comunque un lavoro più che discreto!
Buona gara e a presto!
Emiliano.
Raccolgo con piacere il tuo invito... ed eccomi qui!!
Il racconto mi è piaciuto molto per tre motivi: 1 - il tema superattuale; 2 - lo stile pulito, gradevole e coinvolgente; 3 - la birra.
Bella la situazione dell'essere umano ormai circondato dal sintetico. Persino i rapporti carnali sono di plastica, persino i rapporti interpersonali normali. E questo è inquietante, se pensiamo che in questo esatto momento sta accadendo la stessa cosa sotto i nostri occhi!! Calzante il finale, con il gesto terroristico che ha una doppia valenza simbolica, anche ai fini dell'aderenza alla traccia del contest. E, per venire al tuo rilievo al mio racconto, effettivamente anche qui si parla di bombaroli...
Se proprio devo trovare il pelo nell'uovo, è nell'eccesso di "imboccamento" al lettore, spiegando direttamente alcuni retroscena dell'evoluzione robotica e artificiale. Potevi disseminare gli input in maniera un pochino più discreta.
Comunque un lavoro più che discreto!
Buona gara e a presto!
Emiliano.
- Shanghai Kid
- Messaggi: 433
Re: Maledette lattine parlanti
Ciao Manuel,
piacere di averti letto.
Il tuo racconto mi è piaciuto e mi è piaciuta, più che altro, la declinazione che hai dato del tema. A me piace quando qualcuno riesce a prendere il tema da un’angolazione inedita e la tua scelta è originale e, per quanto mi riguarda, abbastanza riuscita. Di per sè non mi appassionano le storie dei robot, ma capisco la scelta. Il finale è molto bello e hai ben seminato prima. Ti segnalo un errore: questo inciso secondo me è sbagliato: “una parvenza di antico, dei bei vecchi tempi andati,”.
In bocca al lupo!
A rileggerci,
Elisa
piacere di averti letto.
Il tuo racconto mi è piaciuto e mi è piaciuta, più che altro, la declinazione che hai dato del tema. A me piace quando qualcuno riesce a prendere il tema da un’angolazione inedita e la tua scelta è originale e, per quanto mi riguarda, abbastanza riuscita. Di per sè non mi appassionano le storie dei robot, ma capisco la scelta. Il finale è molto bello e hai ben seminato prima. Ti segnalo un errore: questo inciso secondo me è sbagliato: “una parvenza di antico, dei bei vecchi tempi andati,”.
In bocca al lupo!
A rileggerci,
Elisa
Re: Maledette lattine parlanti
Ciao Manuel!
Il tuo è un racconto che ho trovato interessante. Il tema l'ho trovato d'impatto, e di grande attualità. Sono un grande fan del discorso che ruota attorno all'Intelligenza Artificiale, all'automazione ecc e ho apprezzato che hai scelto di trattarlo.
L'odio del protagonista ci arriva subito, grazie anche a una veloce introduzione al contesto. Un filo retorica (il riferimento al "abbiamo imparato ad amare le macchine e a odiarci tra di noi" è molto interessante ma è quasi buttato lì, non viene più ripreso all'interno del racconto), ma efficacie. Avrei preferito forse un approfondimento sul perchè il protagonista odia le macchine. Gli hanno portato via il lavoro? È una questione religiosa/spirituale? Un puro disgusto animale verso una forma di vita percepita sia come superiore che come limitata allo stesso tempo?
Nello spezzone centrale abbiamo uno spaccato di questa vita con le macchine. Qui ho trovato il racconto molto anacronistico. Un mondo dove umanoidi sintetici (sono proprie IA, o semplici robot programmati a una funzione? L'interazione con il barista mi fa pensare più questa opzione) trascorrono una serata in un bar. Capisco il cameriere, così come l'escort, ma perchè ci sono macchine... avventrici del bar? Come fossero normali clienti? Ho trovato altresì acronistico che, in un futuro con umanoidi sintetici, il protagonista paghi con una banconota, inserendola nel cameriere come fosse una macchinetta. Non so, mi ha dato vibes da anni '50 con i robot, e la cosa mi ha un po' stranito!
Bene la ripresa alla fine, l'amore di plastica e la bomba. Un po di Jihad Butleriano fa sempre bene contro le macchine pensanti.
Anche il tema per come l'hai ribaltato ho apprezzato, peccato per il contesto in cui si svolge la scena e i retroscena che ho sentito troppo sottintesi (il movente del nostro bombarolo), ma ho apprezzato molto il tema e la declinazione che gli hai dato! Della serie, avrei voluto saperne di più, e mannaggia alle 5000 battute, che qua c'era sì da approfondire!
Buona scrittura,
Daniele
Il tuo è un racconto che ho trovato interessante. Il tema l'ho trovato d'impatto, e di grande attualità. Sono un grande fan del discorso che ruota attorno all'Intelligenza Artificiale, all'automazione ecc e ho apprezzato che hai scelto di trattarlo.
L'odio del protagonista ci arriva subito, grazie anche a una veloce introduzione al contesto. Un filo retorica (il riferimento al "abbiamo imparato ad amare le macchine e a odiarci tra di noi" è molto interessante ma è quasi buttato lì, non viene più ripreso all'interno del racconto), ma efficacie. Avrei preferito forse un approfondimento sul perchè il protagonista odia le macchine. Gli hanno portato via il lavoro? È una questione religiosa/spirituale? Un puro disgusto animale verso una forma di vita percepita sia come superiore che come limitata allo stesso tempo?
Nello spezzone centrale abbiamo uno spaccato di questa vita con le macchine. Qui ho trovato il racconto molto anacronistico. Un mondo dove umanoidi sintetici (sono proprie IA, o semplici robot programmati a una funzione? L'interazione con il barista mi fa pensare più questa opzione) trascorrono una serata in un bar. Capisco il cameriere, così come l'escort, ma perchè ci sono macchine... avventrici del bar? Come fossero normali clienti? Ho trovato altresì acronistico che, in un futuro con umanoidi sintetici, il protagonista paghi con una banconota, inserendola nel cameriere come fosse una macchinetta. Non so, mi ha dato vibes da anni '50 con i robot, e la cosa mi ha un po' stranito!
Bene la ripresa alla fine, l'amore di plastica e la bomba. Un po di Jihad Butleriano fa sempre bene contro le macchine pensanti.
Anche il tema per come l'hai ribaltato ho apprezzato, peccato per il contesto in cui si svolge la scena e i retroscena che ho sentito troppo sottintesi (il movente del nostro bombarolo), ma ho apprezzato molto il tema e la declinazione che gli hai dato! Della serie, avrei voluto saperne di più, e mannaggia alle 5000 battute, che qua c'era sì da approfondire!
Buona scrittura,
Daniele
- Manuel Marinari
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Re: Maledette lattine parlanti
Nessuno ha scritto:Ciao Manuel!
Il tuo è un racconto che ho trovato interessante. Il tema l'ho trovato d'impatto, e di grande attualità. Sono un grande fan del discorso che ruota attorno all'Intelligenza Artificiale, all'automazione ecc e ho apprezzato che hai scelto di trattarlo.
L'odio del protagonista ci arriva subito, grazie anche a una veloce introduzione al contesto. Un filo retorica (il riferimento al "abbiamo imparato ad amare le macchine e a odiarci tra di noi" è molto interessante ma è quasi buttato lì, non viene più ripreso all'interno del racconto), ma efficacie. Avrei preferito forse un approfondimento sul perchè il protagonista odia le macchine. Gli hanno portato via il lavoro? È una questione religiosa/spirituale? Un puro disgusto animale verso una forma di vita percepita sia come superiore che come limitata allo stesso tempo?
Nello spezzone centrale abbiamo uno spaccato di questa vita con le macchine. Qui ho trovato il racconto molto anacronistico. Un mondo dove umanoidi sintetici (sono proprie IA, o semplici robot programmati a una funzione? L'interazione con il barista mi fa pensare più questa opzione) trascorrono una serata in un bar. Capisco il cameriere, così come l'escort, ma perchè ci sono macchine... avventrici del bar? Come fossero normali clienti? Ho trovato altresì acronistico che, in un futuro con umanoidi sintetici, il protagonista paghi con una banconota, inserendola nel cameriere come fosse una macchinetta. Non so, mi ha dato vibes da anni '50 con i robot, e la cosa mi ha un po' stranito!
Bene la ripresa alla fine, l'amore di plastica e la bomba. Un po di Jihad Butleriano fa sempre bene contro le macchine pensanti.
Anche il tema per come l'hai ribaltato ho apprezzato, peccato per il contesto in cui si svolge la scena e i retroscena che ho sentito troppo sottintesi (il movente del nostro bombarolo), ma ho apprezzato molto il tema e la declinazione che gli hai dato! Della serie, avrei voluto saperne di più, e mannaggia alle 5000 battute, che qua c'era sì da approfondire!
Buona scrittura,
Daniele
Ciao Daniele, ti ringrazio per aver argomentato il tuo commento, così che la condivisione delle tue riflessioni possano aiutarmi in futuro. Si, alcune cose che suggerisci sono condivisibili e alcune domande che ti sei fatto, purtroppo, non troveranno risposta. Perché in realtà non lo so neanche io. Certo, con più caratteri si sarebbe potuto ampliare il worldbuilding, ma purtroppo bisogna starci dentro sennò l’Antico ci da il Malus :D
Questa storia potrebbe essere ampliata, indubbiamente.
Ti ringrazio, contento che tu l’abbia trovato interessante.
Alla prossima
Manuel Marinari
- Manuel Marinari
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Re: Maledette lattine parlanti
Emiliano Maramonte ha scritto:Ciao Manuel!
Raccolgo con piacere il tuo invito... ed eccomi qui!!
Il racconto mi è piaciuto molto per tre motivi: 1 - il tema superattuale; 2 - lo stile pulito, gradevole e coinvolgente; 3 - la birra.
Bella la situazione dell'essere umano ormai circondato dal sintetico. Persino i rapporti carnali sono di plastica, persino i rapporti interpersonali normali. E questo è inquietante, se pensiamo che in questo esatto momento sta accadendo la stessa cosa sotto i nostri occhi!! Calzante il finale, con il gesto terroristico che ha una doppia valenza simbolica, anche ai fini dell'aderenza alla traccia del contest. E, per venire al tuo rilievo al mio racconto, effettivamente anche qui si parla di bombaroli...
Se proprio devo trovare il pelo nell'uovo, è nell'eccesso di "imboccamento" al lettore, spiegando direttamente alcuni retroscena dell'evoluzione robotica e artificiale. Potevi disseminare gli input in maniera un pochino più discreta.
Comunque un lavoro più che discreto!
Buona gara e a presto!
Emiliano.
Ciao Emiliano, grazie davvero ti essere passato da queste parti a leggere e commentare. Mi fa un sacco piacere.
Grazie per gli apprezzamenti.
Si, lavorerò meglio sulle semine, è un lavorone ancora per me stare dentro le 4 ore.
Grazie mille, a presto
Manuel Marinari
- Manuel Marinari
- Messaggi: 341
Re: Maledette lattine parlanti
Shanghai Kid ha scritto:Ciao Manuel,
piacere di averti letto.
Il tuo racconto mi è piaciuto e mi è piaciuta, più che altro, la declinazione che hai dato del tema. A me piace quando qualcuno riesce a prendere il tema da un’angolazione inedita e la tua scelta è originale e, per quanto mi riguarda, abbastanza riuscita. Di per sè non mi appassionano le storie dei robot, ma capisco la scelta. Il finale è molto bello e hai ben seminato prima. Ti segnalo un errore: questo inciso secondo me è sbagliato: “una parvenza di antico, dei bei vecchi tempi andati,”.
In bocca al lupo!
A rileggerci,
Elisa
Ciao Elisa, grazie. Contento che ti sia piaciuto. Si il tema robot era da molto che volevo provare a riscriverlo. In passato, quando ero molto acerbo nello scrivere, avevo messo giù racconti orribili sull’argomento. Mi ero promesso di riprovare. Qui è lo spazio più adatto per me, con i feedback ricevuti.
Volevo chiederti, in che senso quell’inciso lo trovi sbagliato? Non ho capito, dici proprio come forma in italiano?
Grazie, alla prossima!
Manuel Marinari
- Luca Moggia
- Messaggi: 238
Re: Maledette lattine parlanti
Ciao Manuel,
prima volta che ti commento in questa Era!
Parto subito con il dirti che il racconto mi è piaciuto. Di sicuro ha giocato a tuo favore il fatto che le storie di umani vs macchine sono tra le mie preferite sia come immaginario sia per le implicazioni che ha questo tema.
E a proposito di temi ecco il primo dei punti deboli del racconto :-)
Non ho trovato attinenza a quello proposto da Stefania. Della storia mi era arrivata solo la volontà del protagonista di causare terrore con un attentato. L’ultima frase svela un altro livello di lettura e così ho capito dove fosse l’amore. In effetti ho apprezzato il modo il cui lo hai inserito nel racconto, specie con la considerazione dell' amore di plastica e con l’attimo in cui il protagonista dubita delle sue azioni verso il robot.
Nonostante questo mi manca un pezzo centrale: il protagonista è tutt’altro che incapace di causare terrore e infatti lo crea con l’attentato. L'ispirare amore ci si può trovare, magari in modo un po' velato, ragionando sul fatto che le persone potrebbero capire il significato profondo del gesto terroristico.
Il secondo aspetto migliorabile è relativo a una questione prosa. La lettura in generale scorre bene e contiene immagini interessanti ma c’è una sorta di effetto rallentamento che penso sia dovuto alle molte riflessioni del personaggio. Riflessioni che si assomigliano fra loro e che, dopo un po', si limitano a ribadire un concetto già chiaro (il protagonista odia decisamente le lattine parlanti) aggiungendo poco alla storia.
Snellire sotto questo aspetto potrebbe aiutare a dare ritmo alla storia.
Mi sono piaciuti, come ti accennavo, gli aspetti che dai sull’ambientazione specialmente quando vengono fuori da riflessioni del protagonista perché aiutano anche a caratterizzarlo mostrando la sua visione del mondo.
Per curiosità, quel “ma dove l’ho messo?” (il detonatore) come ti è venuto?
A me ha ricordato i vari The Snatch, Rocknrolla e compagnia, con i tizi cazzuti ma anche un po’... cazzoni. :-)
In bocca al lupo per la Toniolo Edition e alla prossima!
Luca
prima volta che ti commento in questa Era!
Parto subito con il dirti che il racconto mi è piaciuto. Di sicuro ha giocato a tuo favore il fatto che le storie di umani vs macchine sono tra le mie preferite sia come immaginario sia per le implicazioni che ha questo tema.
E a proposito di temi ecco il primo dei punti deboli del racconto :-)
Non ho trovato attinenza a quello proposto da Stefania. Della storia mi era arrivata solo la volontà del protagonista di causare terrore con un attentato. L’ultima frase svela un altro livello di lettura e così ho capito dove fosse l’amore. In effetti ho apprezzato il modo il cui lo hai inserito nel racconto, specie con la considerazione dell' amore di plastica e con l’attimo in cui il protagonista dubita delle sue azioni verso il robot.
Nonostante questo mi manca un pezzo centrale: il protagonista è tutt’altro che incapace di causare terrore e infatti lo crea con l’attentato. L'ispirare amore ci si può trovare, magari in modo un po' velato, ragionando sul fatto che le persone potrebbero capire il significato profondo del gesto terroristico.
Il secondo aspetto migliorabile è relativo a una questione prosa. La lettura in generale scorre bene e contiene immagini interessanti ma c’è una sorta di effetto rallentamento che penso sia dovuto alle molte riflessioni del personaggio. Riflessioni che si assomigliano fra loro e che, dopo un po', si limitano a ribadire un concetto già chiaro (il protagonista odia decisamente le lattine parlanti) aggiungendo poco alla storia.
Snellire sotto questo aspetto potrebbe aiutare a dare ritmo alla storia.
Mi sono piaciuti, come ti accennavo, gli aspetti che dai sull’ambientazione specialmente quando vengono fuori da riflessioni del protagonista perché aiutano anche a caratterizzarlo mostrando la sua visione del mondo.
Per curiosità, quel “ma dove l’ho messo?” (il detonatore) come ti è venuto?
A me ha ricordato i vari The Snatch, Rocknrolla e compagnia, con i tizi cazzuti ma anche un po’... cazzoni. :-)
In bocca al lupo per la Toniolo Edition e alla prossima!
Luca
"A volte, impazzire è una risposta appropriata alla realtà" - Philip K. Dick
Re: Maledette lattine parlanti
Ciao Manuel,
Ma sì, certo, ognuno ha sensibilità diverse su questo. La questione principale è che il protagonista fa tutta una riflessione da solo al bar su come i robot sono stati introdotti nella società, cosa che è poco verosimile e ha il solo scopo di informare chiunque stia ascoltando quei pensieri (cioè il lettore) sul contesto in cui si svolge la storia. E questo in generale è male, al di là dell'immersività (io lo faccio spesso coi dialoghi, mannaggia a me) :)
Volentieri. L'immagine di lui che si muove come una macchia d'inchiostro nella notte è qualcosa che si può percepire solo dall'esterno, il pov può sentirsi così, ma non può materialmente accorgersi di apparire in quel modo lì. Poi ok, sarà una sensazione del protagonista, però quell'immagine è molto visiva, e quindi io che leggo passo da essere dentro la sua testa a vederlo perdersi nel buio come una specie di zoom out.
Spero di essere stato spiegato :)
Manuel Marinari ha scritto:Se leggerai altro di mio, noterai che non sono un super fan dell'immersività a ogni costo. Insomma, mi piace mescolare gli ingredienti, ecco.
Ma sì, certo, ognuno ha sensibilità diverse su questo. La questione principale è che il protagonista fa tutta una riflessione da solo al bar su come i robot sono stati introdotti nella società, cosa che è poco verosimile e ha il solo scopo di informare chiunque stia ascoltando quei pensieri (cioè il lettore) sul contesto in cui si svolge la storia. E questo in generale è male, al di là dell'immersività (io lo faccio spesso coi dialoghi, mannaggia a me) :)
Manuel Marinari ha scritto:Ti chiedo una cosa che non ho capito: in che senso la focalizzazione interna tiene quasi sempre? Perchè poi divago sulla metafora dell'inchiostro? Se hai tempo e voglia di aggiungere questa considerazione, mi aiuterebbe a fare meglio.
Grazie, alla prossima.
Volentieri. L'immagine di lui che si muove come una macchia d'inchiostro nella notte è qualcosa che si può percepire solo dall'esterno, il pov può sentirsi così, ma non può materialmente accorgersi di apparire in quel modo lì. Poi ok, sarà una sensazione del protagonista, però quell'immagine è molto visiva, e quindi io che leggo passo da essere dentro la sua testa a vederlo perdersi nel buio come una specie di zoom out.
Spero di essere stato spiegato :)
Re: Maledette lattine parlanti
Ciao Manuel, piacere di leggerti.
Il racconto mi è piaciuto anche se non sono riuscito a cogliere lo sviluppo del tema proposto.
Un umano, arrabbiato con le macchine che hanno tolto il lavoro e cambiato i rapporti interpersonali, arriva a commettere un atto terroristico convincendosi di compiere un gesto d’amore. Buono il ritmo e lo stile, con discreta alternanza tra dialogo e descrizione.
Buona Stefania Toniolo Edition.
Il racconto mi è piaciuto anche se non sono riuscito a cogliere lo sviluppo del tema proposto.
Un umano, arrabbiato con le macchine che hanno tolto il lavoro e cambiato i rapporti interpersonali, arriva a commettere un atto terroristico convincendosi di compiere un gesto d’amore. Buono il ritmo e lo stile, con discreta alternanza tra dialogo e descrizione.
Buona Stefania Toniolo Edition.
Re: Maledette lattine parlanti
Un contrasto di fondo: hai brillantemente giocato con il tema dell'edizione per raccontare una storia su una tematica piuttosto classica in cui non, però, ho percepito il brivido della novità. Resta il fatto che il racconto è ben narrato e si fa leggere che è un piacere, tranne che nella primissima parte in cui ho fatto fatica in quanto sembrava ce l'avesse con tutti e non solo con i robot, la sensazione è che ti sia un pelo incartato in quel punto. Sai che c'è? Forse lavorare di più sul suo passato avrebbe permesso di dare una maggiore tridimensionalità alle sue intenzioni mentre qui parti da un assunto e lo mantieni. Detto questo, per me siamo su un pollice tendente al positivo in modo solido e quasi brillante.
- Manuel Marinari
- Messaggi: 341
Re: Maledette lattine parlanti
antico ha scritto:Un contrasto di fondo: hai brillantemente giocato con il tema dell'edizione per raccontare una storia su una tematica piuttosto classica in cui non, però, ho percepito il brivido della novità. Resta il fatto che il racconto è ben narrato e si fa leggere che è un piacere, tranne che nella primissima parte in cui ho fatto fatica in quanto sembrava ce l'avesse con tutti e non solo con i robot, la sensazione è che ti sia un pelo incartato in quel punto. Sai che c'è? Forse lavorare di più sul suo passato avrebbe permesso di dare una maggiore tridimensionalità alle sue intenzioni mentre qui parti da un assunto e lo mantieni. Detto questo, per me siamo su un pollice tendente al positivo in modo solido e quasi brillante.
Grazie mille Antico!
Manuel Marinari
- BruceLagogrigio
- Messaggi: 442
Re: Maledette lattine parlanti
Ciao Manuel, passo da te dopo aver letto quello di Emiliano e cavolo... il tuo commento mi ha anticipato la fine (anche se si intuiva).
Allora: fra i due ho preferito quello di Emiliano come stile di scrittura perché ha tirato fuori delle frasi veramente potenti e di impatto. Però gioca a favore del tuo racconto il worldbuilding ben costruito e l'idea di fondo. Seminare terrore = attentato era abbastanza easy, ma tu hai voluto fargli fare un upgrade aggiungendo la questione androidi. Azzeccato a mio avviso.
L'infodump iniziale per quanto possa starci l'ho trovata anche io un po' ridondante e che poteva essere inserita in modo più presente.
Detto questo, da quando ti leggo noto sempre una costante crescita (con alti e bassi fisiologici), ma comunque verso uno stile sempre più solido.
Alla prossima.
Bruce.
Allora: fra i due ho preferito quello di Emiliano come stile di scrittura perché ha tirato fuori delle frasi veramente potenti e di impatto. Però gioca a favore del tuo racconto il worldbuilding ben costruito e l'idea di fondo. Seminare terrore = attentato era abbastanza easy, ma tu hai voluto fargli fare un upgrade aggiungendo la questione androidi. Azzeccato a mio avviso.
L'infodump iniziale per quanto possa starci l'ho trovata anche io un po' ridondante e che poteva essere inserita in modo più presente.
Detto questo, da quando ti leggo noto sempre una costante crescita (con alti e bassi fisiologici), ma comunque verso uno stile sempre più solido.
Alla prossima.
Bruce.
L'uomo prudente, con una frase elegante, si cava fuori da ogni garbuglio, e sa usar la lingua con la leggerezza di una piuma. Umberto Eco
- Manuel Marinari
- Messaggi: 341
Re: Maledette lattine parlanti
BruceLagogrigio ha scritto:Ciao Manuel, passo da te dopo aver letto quello di Emiliano e cavolo... il tuo commento mi ha anticipato la fine (anche se si intuiva).
Allora: fra i due ho preferito quello di Emiliano come stile di scrittura perché ha tirato fuori delle frasi veramente potenti e di impatto. Però gioca a favore del tuo racconto il worldbuilding ben costruito e l'idea di fondo. Seminare terrore = attentato era abbastanza easy, ma tu hai voluto fargli fare un upgrade aggiungendo la questione androidi. Azzeccato a mio avviso.
L'infodump iniziale per quanto possa starci l'ho trovata anche io un po' ridondante e che poteva essere inserita in modo più presente.
Detto questo, da quando ti leggo noto sempre una costante crescita (con alti e bassi fisiologici), ma comunque verso uno stile sempre più solido.
Alla prossima.
Bruce.
Oh Bruce, vedo solo adesso il commento. Grazie mille per essere passato a leggere. Ti ringrazio per il feedback, preziosissimo. A presto!
Manuel Marinari
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