Apex Predator - Daniele Bassanese
Apex Predator - Daniele Bassanese
Ricordava poco di come fosse la sua vita, prima. Gli restavano solo sensazioni nelle ossa e poco più. Echi di un tepore e di pancia piena. Persino di affetto. Non li ricordava, ma era certo fossero stati bei tempi.
Il buio e il caos di un mondo terribile l’avevano investito. Il sole faceva capolino di rado, dalla sommità dell’abisso in cui era precipitato. Una luce fioca e malata si univa a una cacofonia mostruosa, ruggiti vibranti di infiniti esseri scuotevano la terra. Altre creature gigantesche e meno rumorose popolavano quel dedalo sul fondo dell’abisso. Passavano veloci, indifferenti a tutto. Era un ardire sfidare la loro marcia, quelle zampe trafelate potevano calpestarlo senza neanche accorgersene. Poteva solo nascondersi e aspettare.
La notte i mostri si chetavano e il buio portava una calma apparente. I rumori non cessavano mai del tutto, qualche bestia si aggirava comunque, ma era isolata, stanca. Allora quel regno dell’abisso diventava suo. Poteva sfidare quel mondo oscuro e contendersi con gli altri derelitti come lui quel poco di cibo che si riusciva a rimediare.
Niente cooperazione con gli altri. Solo artigli e zanne snudate. Un tempo era stato forte, ma ora… La fame e i miasmi di luogo l’avevano fiaccato. E gli altri, oh sì, ne era certo, si erano alleati contro di lui. Avevano complottato, lo temevano, e l’avevano aggredito.
Vigliacchi.
Pioveva, quella notte. Un’acqua densa, unta, di quelle che se provavi a bere cagavi anche quello che non avevi mangiato. Si era nascosto in un anfratto, a leccarsi le ferite. Odiava quel mondo che l’aveva gettato nell’abisso. Un odio puro, così intenso da coprire il dolore della carne. Zoppicava e senza la sua agilità come poteva cacciare? Sarebbe morto lì. Lui, che un tempo era il migliore tra i predatori.
Ora era solo fame. Nera e profonda, che lo consumava dall’interno. Fame e una rabbia cieca.
Poi, una di quelle creature che vagavano di giorno l’aveva preso. Aveva urlato, dimenato. Ma era così stanco, così dolorante… Solo un verso strozzato era uscito dalla sua gola.
Patetico.
È così che finisce un predatore caduto?
Lo spazio dove l’aveva portato non era piccolo e qualcosa copriva il cielo, ma nessun mostro ruggente girava nei paraggi. Niente più sole slavato, o pioggia puzzolente. Anche gli odori erano diversi, alieni.
Perché lo aveva rapito? Per giocare, stuzzicarlo? Mangiarlo non poteva. Quelli non erano predatori, era lui quello da temere! Non avevano artigli o zanne. Erano lenti e goffi, l’unico vantaggio era la dimensione e gli arti lunghi che lo afferravano ovunque tentasse di scappare. La prima volta che, in preda al terrore, aveva provato a nascondersi in qualche affranto, la creatura l’aveva preso e portato in un angolo.
Un angolo con del cibo.
Aveva guardato con sospetto la carne grassa e succosa. Ma l’orgoglio ebbe vita breve contro la fame.
Mangiò così tanto che la notte vomitò.
La creatura gli dava cibo e acqua due volte al giorno, certo, ma non poteva uscire né allontanarsi da quello spazio in cui l’aveva confinato. Era ampio, caldo, e al sicuro dai mostri là fuori. Ma restava una prigione. La creatura tentava di afferrarlo, di sollevarlo da terra. Le prime volte aveva dovuto lasciarla fare. Ma ora, pasto dopo pasto, riprendeva forza. Snudava gli artigli e colpiva quella creatura gigantesca. Se doveva morire, che almeno lo facesse combattendo. Lei, però, dopo aver assaggiato il suo odio si ritraeva e non lo attaccava mai.
Tornavano finalmente a temerlo.
Quel luogo era curioso, diverso dal fondo dell’abisso. Gli spazi aperti si alternavano a ripari e cunicoli, poteva saltare lungo le pareti su ripiani sempre più alti. Lì osservava ogni cosa. Era il suo regno e lui l’apex predator. Si avvicinava di soppiatto e balzava contro la creatura.
Lei saltava via, evitava gli artigli. Diceva qualcosa nella sua lingua incomprensibile, non parevano mai parole arrabbiate, o spaventate. Ogni volta che gli parlava il suo tono si faceva strano, buffo. Non capiva e questo lo disorientava.
Spesso, quando dormiva, lei veniva a toccarlo. Passava la grande zampa sulla sua testa e sul corpo. Le prime volte aveva provato a morderla, ma poi ci aveva rinunciato. Non serviva a niente, lei tornava dopo un po’ e ora la lasciava fare. Era quasi… piacevole. Non poteva ammetterlo a sé stesso, ma quando lo solleticava sotto il mento gli dava un fremito per tutto il corpo che risuonava vibrante in gola.
Faceva fatica a capire quella creatura. Gli portava il cibo cacciato per lui, ma non mostrava paura o reverenza, non lo venerava. Né ricambiava il suo odio, anzi. La sentiva diversa quando era al suo fianco, quando gli dava da mangiare o provava ad accarezzarlo. Era felice quando lui, scocciato, si lasciava toccare.
Quando con il naso umido le aveva toccato la mano, lei era andata in visibilio e aveva poggiato il grosso muso piatto e senza peli al suo. Fu una sensazione bella. Diversa. Di quelle che aveva dimenticato. Forse poteva lasciare l’odio in fondo all’abisso, nella pioggia e nel buio.
Il buio e il caos di un mondo terribile l’avevano investito. Il sole faceva capolino di rado, dalla sommità dell’abisso in cui era precipitato. Una luce fioca e malata si univa a una cacofonia mostruosa, ruggiti vibranti di infiniti esseri scuotevano la terra. Altre creature gigantesche e meno rumorose popolavano quel dedalo sul fondo dell’abisso. Passavano veloci, indifferenti a tutto. Era un ardire sfidare la loro marcia, quelle zampe trafelate potevano calpestarlo senza neanche accorgersene. Poteva solo nascondersi e aspettare.
La notte i mostri si chetavano e il buio portava una calma apparente. I rumori non cessavano mai del tutto, qualche bestia si aggirava comunque, ma era isolata, stanca. Allora quel regno dell’abisso diventava suo. Poteva sfidare quel mondo oscuro e contendersi con gli altri derelitti come lui quel poco di cibo che si riusciva a rimediare.
Niente cooperazione con gli altri. Solo artigli e zanne snudate. Un tempo era stato forte, ma ora… La fame e i miasmi di luogo l’avevano fiaccato. E gli altri, oh sì, ne era certo, si erano alleati contro di lui. Avevano complottato, lo temevano, e l’avevano aggredito.
Vigliacchi.
Pioveva, quella notte. Un’acqua densa, unta, di quelle che se provavi a bere cagavi anche quello che non avevi mangiato. Si era nascosto in un anfratto, a leccarsi le ferite. Odiava quel mondo che l’aveva gettato nell’abisso. Un odio puro, così intenso da coprire il dolore della carne. Zoppicava e senza la sua agilità come poteva cacciare? Sarebbe morto lì. Lui, che un tempo era il migliore tra i predatori.
Ora era solo fame. Nera e profonda, che lo consumava dall’interno. Fame e una rabbia cieca.
Poi, una di quelle creature che vagavano di giorno l’aveva preso. Aveva urlato, dimenato. Ma era così stanco, così dolorante… Solo un verso strozzato era uscito dalla sua gola.
Patetico.
È così che finisce un predatore caduto?
Lo spazio dove l’aveva portato non era piccolo e qualcosa copriva il cielo, ma nessun mostro ruggente girava nei paraggi. Niente più sole slavato, o pioggia puzzolente. Anche gli odori erano diversi, alieni.
Perché lo aveva rapito? Per giocare, stuzzicarlo? Mangiarlo non poteva. Quelli non erano predatori, era lui quello da temere! Non avevano artigli o zanne. Erano lenti e goffi, l’unico vantaggio era la dimensione e gli arti lunghi che lo afferravano ovunque tentasse di scappare. La prima volta che, in preda al terrore, aveva provato a nascondersi in qualche affranto, la creatura l’aveva preso e portato in un angolo.
Un angolo con del cibo.
Aveva guardato con sospetto la carne grassa e succosa. Ma l’orgoglio ebbe vita breve contro la fame.
Mangiò così tanto che la notte vomitò.
La creatura gli dava cibo e acqua due volte al giorno, certo, ma non poteva uscire né allontanarsi da quello spazio in cui l’aveva confinato. Era ampio, caldo, e al sicuro dai mostri là fuori. Ma restava una prigione. La creatura tentava di afferrarlo, di sollevarlo da terra. Le prime volte aveva dovuto lasciarla fare. Ma ora, pasto dopo pasto, riprendeva forza. Snudava gli artigli e colpiva quella creatura gigantesca. Se doveva morire, che almeno lo facesse combattendo. Lei, però, dopo aver assaggiato il suo odio si ritraeva e non lo attaccava mai.
Tornavano finalmente a temerlo.
Quel luogo era curioso, diverso dal fondo dell’abisso. Gli spazi aperti si alternavano a ripari e cunicoli, poteva saltare lungo le pareti su ripiani sempre più alti. Lì osservava ogni cosa. Era il suo regno e lui l’apex predator. Si avvicinava di soppiatto e balzava contro la creatura.
Lei saltava via, evitava gli artigli. Diceva qualcosa nella sua lingua incomprensibile, non parevano mai parole arrabbiate, o spaventate. Ogni volta che gli parlava il suo tono si faceva strano, buffo. Non capiva e questo lo disorientava.
Spesso, quando dormiva, lei veniva a toccarlo. Passava la grande zampa sulla sua testa e sul corpo. Le prime volte aveva provato a morderla, ma poi ci aveva rinunciato. Non serviva a niente, lei tornava dopo un po’ e ora la lasciava fare. Era quasi… piacevole. Non poteva ammetterlo a sé stesso, ma quando lo solleticava sotto il mento gli dava un fremito per tutto il corpo che risuonava vibrante in gola.
Faceva fatica a capire quella creatura. Gli portava il cibo cacciato per lui, ma non mostrava paura o reverenza, non lo venerava. Né ricambiava il suo odio, anzi. La sentiva diversa quando era al suo fianco, quando gli dava da mangiare o provava ad accarezzarlo. Era felice quando lui, scocciato, si lasciava toccare.
Quando con il naso umido le aveva toccato la mano, lei era andata in visibilio e aveva poggiato il grosso muso piatto e senza peli al suo. Fu una sensazione bella. Diversa. Di quelle che aveva dimenticato. Forse poteva lasciare l’odio in fondo all’abisso, nella pioggia e nel buio.
Re: Apex Predator - Daniele Bassanese
Ciao Daniele e benvenuto nell'Arena! Ti ho inviato una richiesta di amicizia su FB come Maurizio Bertino. Parametri ok, buona STEFANIA TONIOLO EDITION!
Re: Apex Predator - Daniele Bassanese
Ciao Danie'
volevo aprire il commento con qualcosa del tipo "non mi convincerai che questo non sia un retelling di Zanna Bianca" ma mi sono già de-convinto da solo, le dimensioni dell'apex predator sono un po' troppo ridotte. Mi sa che è un gatto insomma.
Cose belle: l'acqua che a berla caghi anche quello che non hai mangiato. Frase che rubo. Il tema rispettato sicuramente alla lettera. La sensazione abbastanza straniante di una creatura di dimensioni ridotte che vive in un mondo di giganti. Il comportamento di un animale - di nuovo, abbastanza sicuro che sia un gatto da diversi dettagli - senza mai ridursi a dire esplicitamente il nome dell'animale, o il nome del gigante. D'altronde un'intelligenza non umana non userebbe le stesse definizioni.
Cose migliorabili: il tono a volte è azzeccato, a volte scade un po', mi riferisco soprattutto ai commenti del tipo:
Il concetto non è sbagliato, ma espresso in questo modo mi sa di estremizzato / sentito decine di volte quando si parla di un pov non umano. La discrepanza ironica tra la sensazione di importanza del predatore e la realtà dei fatti può anche essere esplorata in maniera più sottile.
Ma sono anche io cagacazzo perché lo trovo un tentativo abbastanza onesto.
Spero ti sia utile
volevo aprire il commento con qualcosa del tipo "non mi convincerai che questo non sia un retelling di Zanna Bianca" ma mi sono già de-convinto da solo, le dimensioni dell'apex predator sono un po' troppo ridotte. Mi sa che è un gatto insomma.
Cose belle: l'acqua che a berla caghi anche quello che non hai mangiato. Frase che rubo. Il tema rispettato sicuramente alla lettera. La sensazione abbastanza straniante di una creatura di dimensioni ridotte che vive in un mondo di giganti. Il comportamento di un animale - di nuovo, abbastanza sicuro che sia un gatto da diversi dettagli - senza mai ridursi a dire esplicitamente il nome dell'animale, o il nome del gigante. D'altronde un'intelligenza non umana non userebbe le stesse definizioni.
Cose migliorabili: il tono a volte è azzeccato, a volte scade un po', mi riferisco soprattutto ai commenti del tipo:
Perché lo aveva rapito? Per giocare, stuzzicarlo? Mangiarlo non poteva. Quelli non erano predatori, era lui quello da temere!
Il concetto non è sbagliato, ma espresso in questo modo mi sa di estremizzato / sentito decine di volte quando si parla di un pov non umano. La discrepanza ironica tra la sensazione di importanza del predatore e la realtà dei fatti può anche essere esplorata in maniera più sottile.
Ma sono anche io cagacazzo perché lo trovo un tentativo abbastanza onesto.
Spero ti sia utile
Vuoi leggere il primo* fantasy noir italiano? Un affare per orecchie a punta è disponibile!
Linktree - Goodreads
*viene fuori che ce ne sono altri, comunque il mio vale la pena giuro
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Re: Apex Predator - Daniele Bassanese
ciao Daniele
il tuo racconto mi è piaciuto molto anche se all' inizio devo mettere che ho faticato un po' e seguire.troppo "arzigogolato"
poi da "pioveva quella notte..." tutto fila liscio, ben scritto, mi ha un po' intenerito. che è un gatto mi è stato insinuato piano piano
e questo mi piace, personalmente non amo tante descrizioni. la convivenza forzata con l' umano è descritta molto bene .
perdonami se sono stringato ma spero di averti aiutato. a mio gusto nel gruppo , al nr.1
Baldini Valerio
il tuo racconto mi è piaciuto molto anche se all' inizio devo mettere che ho faticato un po' e seguire.troppo "arzigogolato"
poi da "pioveva quella notte..." tutto fila liscio, ben scritto, mi ha un po' intenerito. che è un gatto mi è stato insinuato piano piano
e questo mi piace, personalmente non amo tante descrizioni. la convivenza forzata con l' umano è descritta molto bene .
perdonami se sono stringato ma spero di averti aiutato. a mio gusto nel gruppo , al nr.1
Baldini Valerio
- BruceLagogrigio
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Re: Apex Predator - Daniele Bassanese
In Terza persona. Tempo verbale: Imperfetto e passato remoto, con qualche incursione nel presente
Ambientazione: ? Genere letterario: Fantastico
Tema centrato: Sì, il tema del contest è ben sviluppato attraverso la trasformazione del protagonista da predatore feroce a essere capace di ricevere e forse ricambiare affetto.
Ciao Daniele, piacere di leggerti.
L’incipit è un ottimo "gancio": la descrizione di un mondo caduto nel caos, visto attraverso gli occhi di un protagonista che lotta per sopravvivere, evoca curiosità e tensione. La scelta di non rivelare l’identità del protagonista (un gatto? Un animale selvatico? Un essere fantastico?) aggiunge mistero, ma d’altra parte potrebbe essere un punto debole. Infatti, porta a una inevitabile mancanza di immedesimazione. Inoltre, l'ambientazione non aiuta molto. È molto caotica (volutamente, sicuramente), ma molto difficile da immaginare.
Lo stile è buonissimo, si legge senza intoppi, peccato solo rimanga un po’ annebbiato nella mente del lettore.
Il racconto centra il tema del contest, mostrando come l’amore possa nascere anche nelle condizioni più disperate. Alla prossima.
Ambientazione: ? Genere letterario: Fantastico
Tema centrato: Sì, il tema del contest è ben sviluppato attraverso la trasformazione del protagonista da predatore feroce a essere capace di ricevere e forse ricambiare affetto.
Ciao Daniele, piacere di leggerti.
L’incipit è un ottimo "gancio": la descrizione di un mondo caduto nel caos, visto attraverso gli occhi di un protagonista che lotta per sopravvivere, evoca curiosità e tensione. La scelta di non rivelare l’identità del protagonista (un gatto? Un animale selvatico? Un essere fantastico?) aggiunge mistero, ma d’altra parte potrebbe essere un punto debole. Infatti, porta a una inevitabile mancanza di immedesimazione. Inoltre, l'ambientazione non aiuta molto. È molto caotica (volutamente, sicuramente), ma molto difficile da immaginare.
Lo stile è buonissimo, si legge senza intoppi, peccato solo rimanga un po’ annebbiato nella mente del lettore.
Il racconto centra il tema del contest, mostrando come l’amore possa nascere anche nelle condizioni più disperate. Alla prossima.
L'uomo prudente, con una frase elegante, si cava fuori da ogni garbuglio, e sa usar la lingua con la leggerezza di una piuma. Umberto Eco
Re: Apex Predator - Daniele Bassanese
Ciao Daniele, Benvenuto nell’arena.
Il tuo racconto è piacevole e ben scritto. Si intuisce presto che il protagonista sia un animale, e poco per volta prende forma anche la razza. Forse non è veramente il predatore apicale, ma le riflessioni del protagonista sono in linea con lo stereotipo del gatto che ritiene di dover essere venerato. La cosa che mi lascia leggermente insoddisfatto è il non capire, nemmeno alla fine, cosa fosse il luogo, l’abisso, in cui si trovava. E’ chiaro che passassero veicoli a motore, ma non ci dai un indizio più chiaro. Forse un qualche impianto industriale?
In ogni caso complimenti e buona gara!
Il tuo racconto è piacevole e ben scritto. Si intuisce presto che il protagonista sia un animale, e poco per volta prende forma anche la razza. Forse non è veramente il predatore apicale, ma le riflessioni del protagonista sono in linea con lo stereotipo del gatto che ritiene di dover essere venerato. La cosa che mi lascia leggermente insoddisfatto è il non capire, nemmeno alla fine, cosa fosse il luogo, l’abisso, in cui si trovava. E’ chiaro che passassero veicoli a motore, ma non ci dai un indizio più chiaro. Forse un qualche impianto industriale?
In ogni caso complimenti e buona gara!
Se non posso ballare, allora non è la mia rivoluzione. (E. Goldman)
gioco - Corrado Gioannini
gioco - Corrado Gioannini
Re: Apex Predator - Daniele Bassanese
Ciao Daniele!
All'inizio facevo fatica a capire il contesto, ho immaginato bestie nella giungla, creature fantastiche nel bosco e dio sa che altro, e ci ho messo un po' a capire che si trattasse di qualcosa di più terra terra. Ad un certo punto iniziavo ad annoiarmi, ma quando finalmente sono riuscito a mettermi nei peli di questo ipotetico gatto mi sono dovuto ricredere. Leggere il tuo racconto è stato come avere per pochi minuti il pov di un videogioco rpg, strey magari! Ed è stato molto interessante, anche moralmente.
Il tema viene rispettato, considerando la bestiola inizialmente diffidente e terrorizzata dal mondo in cui è stata abbandonata che riceve poi l'amore di una nuova casa.
All'inizio facevo fatica a capire il contesto, ho immaginato bestie nella giungla, creature fantastiche nel bosco e dio sa che altro, e ci ho messo un po' a capire che si trattasse di qualcosa di più terra terra. Ad un certo punto iniziavo ad annoiarmi, ma quando finalmente sono riuscito a mettermi nei peli di questo ipotetico gatto mi sono dovuto ricredere. Leggere il tuo racconto è stato come avere per pochi minuti il pov di un videogioco rpg, strey magari! Ed è stato molto interessante, anche moralmente.
Il tema viene rispettato, considerando la bestiola inizialmente diffidente e terrorizzata dal mondo in cui è stata abbandonata che riceve poi l'amore di una nuova casa.
Francesco Michele Forciniti
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Re: Apex Predator - Daniele Bassanese
Ciao Daniele,
Parto dicendo che io normalmente odio lo stile all'imperfetto. Lo trovo una cosa che non funziona quasi mai, alla lunga stanca (ma anche alla breve) e ha una serie di svantaggi insormontabili. "Una di quelle creature l'aveva preso" suona male malissimo. Secondo punto che non normalmente mi infastidisce è il gioco sul difetto informativo, ovvero non dare al lettore informazioni sufficienti per consentirgli di immaginarsi la scena.
E invece qui funzionano entrambi, quindi mi hai costretto a chiedermi: perché? L'imperfetto ti consente di raccontare cosa era prima e cosa è adesso come un enorme fraseggio interiore, e non stanca perché è un racconto breve. Il difetto informativo... funziona perché sei stato bravo a gestirlo, e non è forzato. Hai creato una situazione in cui è credibile che il pov non sia in grado di definirsi, se non come questo fantomatico apex predator. A parte alcune sbavature che ti hanno fatto notare, caratterizzi così bene il pov che io riesco ad essere lui anche senza sapere cosa sono, e la rivelazione che mi arriva pian piano riesce a funzionare come "sorpresa" e non come “l’autore mi voleva ingannare”. Bravo bravo.
Aggiungo che trovo il tema declinato in maniera molto originale, perché la creatura (immagino un micio) ispira effettivamente terrore a qualcuno (le sue prede), è convinta di ispirarlo a tutti, ma per gli umani non è così. E quindi tocchi l'idea che ognuno può essere un "mostro" per qualcuno, e un "cucciolo" per qualcun altro, che mi piace molto.
Insomma, per me hai rischiato tanto, e ha pagato. Decisamente buona prova.
Parto dicendo che io normalmente odio lo stile all'imperfetto. Lo trovo una cosa che non funziona quasi mai, alla lunga stanca (ma anche alla breve) e ha una serie di svantaggi insormontabili. "Una di quelle creature l'aveva preso" suona male malissimo. Secondo punto che non normalmente mi infastidisce è il gioco sul difetto informativo, ovvero non dare al lettore informazioni sufficienti per consentirgli di immaginarsi la scena.
E invece qui funzionano entrambi, quindi mi hai costretto a chiedermi: perché? L'imperfetto ti consente di raccontare cosa era prima e cosa è adesso come un enorme fraseggio interiore, e non stanca perché è un racconto breve. Il difetto informativo... funziona perché sei stato bravo a gestirlo, e non è forzato. Hai creato una situazione in cui è credibile che il pov non sia in grado di definirsi, se non come questo fantomatico apex predator. A parte alcune sbavature che ti hanno fatto notare, caratterizzi così bene il pov che io riesco ad essere lui anche senza sapere cosa sono, e la rivelazione che mi arriva pian piano riesce a funzionare come "sorpresa" e non come “l’autore mi voleva ingannare”. Bravo bravo.
Aggiungo che trovo il tema declinato in maniera molto originale, perché la creatura (immagino un micio) ispira effettivamente terrore a qualcuno (le sue prede), è convinta di ispirarlo a tutti, ma per gli umani non è così. E quindi tocchi l'idea che ognuno può essere un "mostro" per qualcuno, e un "cucciolo" per qualcun altro, che mi piace molto.
Insomma, per me hai rischiato tanto, e ha pagato. Decisamente buona prova.
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Re: Apex Predator - Daniele Bassanese
Tema centrato. Un predatore che ha perso le forze è finito in un abisso dal quale lo tira fuori un’altra creatura. Il lettore lo interpreta così. Un predatore selvatico viene raccolto da un essere umano e portato in una casa. Il lettore ha pensato prima a uno zoo. Dapprima affamato, il predatore riprende le forze e vorrebbe ribellarsi al suo salvatore, ma, complice l’abitudine, finisce per affezionarsi a lui. Storia molto ermetica.
- Stefano Scudeler
- Messaggi: 105
Re: Apex Predator - Daniele Bassanese
Ciao Daniele!
Devo dire che il tuo racconto mi aveva lasciato perplesso in prima.lettura. Non avevo proprio capito nulla dell'inizio, mi ero immaginato anche io bestie strane e un abisso profondo e pieno di mostri.
Quando poi ho letto che si trattava di un gatto, mi sono domandato: perché definisce l'uomo un non predatore?
Cosa ne sa che i gatti non li mangiano? Non è mai stato a Vicenza? :-)
Invece lui, si definisce un Apex Predator. Cioè lui gli umani se li mangia? Quindi è una tigre?
Questo mi ha un po' scombussolato da un lato, divertito dall'altro.
Stilisticamente è ben scritto, anche se avrei preferito sapere un po' di più su queste creature dell'abisso. Se le avessi descritte (un topo, una rana, un qualcosa) forse avresti svelato un po' le carte prima ma ne avresti guadagnato in chiarezza.
Il tema lo hai colto molto bene e questo è un plus visto che secondo me molti altri lo hanno solo sfiorato.
Nel complesso un'ottima prova.
Buona edition!
Devo dire che il tuo racconto mi aveva lasciato perplesso in prima.lettura. Non avevo proprio capito nulla dell'inizio, mi ero immaginato anche io bestie strane e un abisso profondo e pieno di mostri.
Quando poi ho letto che si trattava di un gatto, mi sono domandato: perché definisce l'uomo un non predatore?
Cosa ne sa che i gatti non li mangiano? Non è mai stato a Vicenza? :-)
Invece lui, si definisce un Apex Predator. Cioè lui gli umani se li mangia? Quindi è una tigre?
Questo mi ha un po' scombussolato da un lato, divertito dall'altro.
Stilisticamente è ben scritto, anche se avrei preferito sapere un po' di più su queste creature dell'abisso. Se le avessi descritte (un topo, una rana, un qualcosa) forse avresti svelato un po' le carte prima ma ne avresti guadagnato in chiarezza.
Il tema lo hai colto molto bene e questo è un plus visto che secondo me molti altri lo hanno solo sfiorato.
Nel complesso un'ottima prova.
Buona edition!
Re: Apex Predator - Daniele Bassanese
Ciao a tutti e grazie per i vostri commenti!
È stato il mio primo tentativo di cimentarmi in una prova simile e buttare giu tutto in un'ora e snellire i caratteri di troppo nei successivi 40 minuti è stata sicuro un'impresa interessante.
Una cosa che colpisce sempre è quanto differentemente arrivino le stesse parole a seconda delle persone e del background e della sensibilità di chi legge. Alcuni hanno giustamente immaginato l'ambientazione e i protagonisti del racconto, altri invece hanno interpretato tutto in modo diverso dalla mia intenzione. Sicuro la mannaia dei 5000 caratteri non ha aiutato. Grazie a tutti per i vostri preziosi commenti, ora provo a rispondere un po' nel merito :)
Confermo che no, non è un retelling di Zanna Bianca, romanzo letto troppi anni fa per permettermi di ricordarne qualcosa hahaah Il nostro predatore è un gatto come hai indovinato. È stata una bella prova cercare di raccontare un ambiente estremamente familiare all'uomo ma con la proprietà e la comprensione di un intelligenza non umana. Capisco bene per il tono, purtroppo molte scelte sono state subottimali sempre per il limite maledetto di battute... Avere spazio avrei gestito molti passaggi decisamente meglio ^^ Grazie comunque per i tuoi preziosisismi consigli! :)
Ciao Valerio! Grazie per il tuo commento, l'inizio è volutamente straniante ma sono contento che il contesto e il nostro protagonista ti sia entrato con tenerezza :) Grazie mille!
L'intenzione non era creare un racconto fantastico, ma appunto quella di un gatto abbandonato che qui sì, lotta per sopravvivere :) Avrei voluto sicuramente qualche battuta in più per poter riuscire a raccontare e descrivere meglio l'ambiente visto dal punto di vista di una creatura che umana non è e che per forza di cose deve usare immagini diverse per descrivere una strada con delle macchine o un appartamento. Mi spiace che non sono riuscito ad essere abbastanza chiaro ma sono contento che la prova ti sia comunque piaciuta :)
Ciao! Certo un gatto non è un predatore apicale ma conoscendoli abbastanza immagino possano sentirsi così :) Come dici in linea con lo stereotipo! Sull'abisso... Mi sono immaginato i vicoli tra gli alti grattacieli di una città. Il cielo in altro in fondo a queste altissime pareti impossibili da scalare e alla fine dei vicoli le strade, con i pedoni e le auto sulle carreggiate. Avevo un po' in mente l'immagine classica da vicolo nella tipica metropoli americana, con un po' anche di vibes alla Gotham City, con la pioggia, il degrado ecc. Capisco che non ho messo molti elementi per renderlo chiaro, ma sì, erano le strade strette e malandate di una grande città :)
Stray in effetti potrebbe essere una ispirazione latente, non ci avevo pensato direttamente ma direi proprio che torna come cosa! Sono contento che nonostante l'inizio non ti avesse preso alla fine ti sia piaciuto! Grazie :)
Grazie di cuore per le belle parole, è un grande risultato riuscire a far apprezzarequalcosa che non è nei gusti soliti del lettore! Mi fa davvero molto piacere che sia riuscito a gestire bene questo equilibrio nonostante la tecnica delicata <3
Più che un predatore da uno zoo avevo in mente un gatto, giocando molto su quanto il gatto "se la senta" rispetto al mondo che lo circonda, sentendosi appunto un essere superiore :)
Ahaha ciao Stefano! No, purtroppo, o per fortuna, il nostro gatto non è mai stato a Vicenza! Ho voluto molto giocare come già detto nelle risposte prima sul senso di superiorità dei gatti e su come sono abituati a sentirsi venerati, sopra tutti gli altri. Quindi anche un cosino che pesa qualche kg può sentirsi un predatore migliore e più efficente di un umano grosso 10 volte tanto! Per le altre creature dell'abisso... Immaginavo altri gatti randagi come lui, forse qualche cane. Purtroppo ho dovuto un po' sacrificare la loro descrizione per riuscire a rientrare nei caratteri richiesti... Grazie comunque per le belle parole, ne farò tesoro!
È stato il mio primo tentativo di cimentarmi in una prova simile e buttare giu tutto in un'ora e snellire i caratteri di troppo nei successivi 40 minuti è stata sicuro un'impresa interessante.
Una cosa che colpisce sempre è quanto differentemente arrivino le stesse parole a seconda delle persone e del background e della sensibilità di chi legge. Alcuni hanno giustamente immaginato l'ambientazione e i protagonisti del racconto, altri invece hanno interpretato tutto in modo diverso dalla mia intenzione. Sicuro la mannaia dei 5000 caratteri non ha aiutato. Grazie a tutti per i vostri preziosi commenti, ora provo a rispondere un po' nel merito :)
M.M ha scritto:Ciao Danie'
volevo aprire il commento con qualcosa del tipo "non mi convincerai che questo non sia un retelling di Zanna Bianca" ma mi sono già de-convinto da solo, le dimensioni dell'apex predator sono un po' troppo ridotte. Mi sa che è un gatto insomma.
Cose belle: l'acqua che a berla caghi anche quello che non hai mangiato. Frase che rubo. Il tema rispettato sicuramente alla lettera. La sensazione abbastanza straniante di una creatura di dimensioni ridotte che vive in un mondo di giganti. Il comportamento di un animale - di nuovo, abbastanza sicuro che sia un gatto da diversi dettagli - senza mai ridursi a dire esplicitamente il nome dell'animale, o il nome del gigante. D'altronde un'intelligenza non umana non userebbe le stesse definizioni.
Cose migliorabili: il tono a volte è azzeccato, a volte scade un po', mi riferisco soprattutto ai commenti del tipo:Perché lo aveva rapito? Per giocare, stuzzicarlo? Mangiarlo non poteva. Quelli non erano predatori, era lui quello da temere!
Il concetto non è sbagliato, ma espresso in questo modo mi sa di estremizzato / sentito decine di volte quando si parla di un pov non umano. La discrepanza ironica tra la sensazione di importanza del predatore e la realtà dei fatti può anche essere esplorata in maniera più sottile.
Ma sono anche io cagacazzo perché lo trovo un tentativo abbastanza onesto.
Spero ti sia utile
Confermo che no, non è un retelling di Zanna Bianca, romanzo letto troppi anni fa per permettermi di ricordarne qualcosa hahaah Il nostro predatore è un gatto come hai indovinato. È stata una bella prova cercare di raccontare un ambiente estremamente familiare all'uomo ma con la proprietà e la comprensione di un intelligenza non umana. Capisco bene per il tono, purtroppo molte scelte sono state subottimali sempre per il limite maledetto di battute... Avere spazio avrei gestito molti passaggi decisamente meglio ^^ Grazie comunque per i tuoi preziosisismi consigli! :)
Lupo59 ha scritto:ciao Daniele
il tuo racconto mi è piaciuto molto anche se all' inizio devo mettere che ho faticato un po' e seguire.troppo "arzigogolato"
poi da "pioveva quella notte..." tutto fila liscio, ben scritto, mi ha un po' intenerito. che è un gatto mi è stato insinuato piano piano
e questo mi piace, personalmente non amo tante descrizioni. la convivenza forzata con l' umano è descritta molto bene .
perdonami se sono stringato ma spero di averti aiutato. a mio gusto nel gruppo , al nr.1
Baldini Valerio
Ciao Valerio! Grazie per il tuo commento, l'inizio è volutamente straniante ma sono contento che il contesto e il nostro protagonista ti sia entrato con tenerezza :) Grazie mille!
BruceLagogrigio ha scritto:In Terza persona. Tempo verbale: Imperfetto e passato remoto, con qualche incursione nel presente
Ambientazione: ? Genere letterario: Fantastico
Tema centrato: Sì, il tema del contest è ben sviluppato attraverso la trasformazione del protagonista da predatore feroce a essere capace di ricevere e forse ricambiare affetto.
Ciao Daniele, piacere di leggerti.
L’incipit è un ottimo "gancio": la descrizione di un mondo caduto nel caos, visto attraverso gli occhi di un protagonista che lotta per sopravvivere, evoca curiosità e tensione. La scelta di non rivelare l’identità del protagonista (un gatto? Un animale selvatico? Un essere fantastico?) aggiunge mistero, ma d’altra parte potrebbe essere un punto debole. Infatti, porta a una inevitabile mancanza di immedesimazione. Inoltre, l'ambientazione non aiuta molto. È molto caotica (volutamente, sicuramente), ma molto difficile da immaginare.
Lo stile è buonissimo, si legge senza intoppi, peccato solo rimanga un po’ annebbiato nella mente del lettore.
Il racconto centra il tema del contest, mostrando come l’amore possa nascere anche nelle condizioni più disperate. Alla prossima.
L'intenzione non era creare un racconto fantastico, ma appunto quella di un gatto abbandonato che qui sì, lotta per sopravvivere :) Avrei voluto sicuramente qualche battuta in più per poter riuscire a raccontare e descrivere meglio l'ambiente visto dal punto di vista di una creatura che umana non è e che per forza di cose deve usare immagini diverse per descrivere una strada con delle macchine o un appartamento. Mi spiace che non sono riuscito ad essere abbastanza chiaro ma sono contento che la prova ti sia comunque piaciuta :)
gioco ha scritto:Ciao Daniele, Benvenuto nell’arena.
Il tuo racconto è piacevole e ben scritto. Si intuisce presto che il protagonista sia un animale, e poco per volta prende forma anche la razza. Forse non è veramente il predatore apicale, ma le riflessioni del protagonista sono in linea con lo stereotipo del gatto che ritiene di dover essere venerato. La cosa che mi lascia leggermente insoddisfatto è il non capire, nemmeno alla fine, cosa fosse il luogo, l’abisso, in cui si trovava. E’ chiaro che passassero veicoli a motore, ma non ci dai un indizio più chiaro. Forse un qualche impianto industriale?
In ogni caso complimenti e buona gara!
Ciao! Certo un gatto non è un predatore apicale ma conoscendoli abbastanza immagino possano sentirsi così :) Come dici in linea con lo stereotipo! Sull'abisso... Mi sono immaginato i vicoli tra gli alti grattacieli di una città. Il cielo in altro in fondo a queste altissime pareti impossibili da scalare e alla fine dei vicoli le strade, con i pedoni e le auto sulle carreggiate. Avevo un po' in mente l'immagine classica da vicolo nella tipica metropoli americana, con un po' anche di vibes alla Gotham City, con la pioggia, il degrado ecc. Capisco che non ho messo molti elementi per renderlo chiaro, ma sì, erano le strade strette e malandate di una grande città :)
frafo ha scritto:Ciao Daniele!
All'inizio facevo fatica a capire il contesto, ho immaginato bestie nella giungla, creature fantastiche nel bosco e dio sa che altro, e ci ho messo un po' a capire che si trattasse di qualcosa di più terra terra. Ad un certo punto iniziavo ad annoiarmi, ma quando finalmente sono riuscito a mettermi nei peli di questo ipotetico gatto mi sono dovuto ricredere. Leggere il tuo racconto è stato come avere per pochi minuti il pov di un videogioco rpg, strey magari! Ed è stato molto interessante, anche moralmente.
Il tema viene rispettato, considerando la bestiola inizialmente diffidente e terrorizzata dal mondo in cui è stata abbandonata che riceve poi l'amore di una nuova casa.
Stray in effetti potrebbe essere una ispirazione latente, non ci avevo pensato direttamente ma direi proprio che torna come cosa! Sono contento che nonostante l'inizio non ti avesse preso alla fine ti sia piaciuto! Grazie :)
Frankestissimo ha scritto:Ciao Daniele,
Parto dicendo che io normalmente odio lo stile all'imperfetto. Lo trovo una cosa che non funziona quasi mai, alla lunga stanca (ma anche alla breve) e ha una serie di svantaggi insormontabili. "Una di quelle creature l'aveva preso" suona male malissimo. Secondo punto che non normalmente mi infastidisce è il gioco sul difetto informativo, ovvero non dare al lettore informazioni sufficienti per consentirgli di immaginarsi la scena.
E invece qui funzionano entrambi, quindi mi hai costretto a chiedermi: perché? L'imperfetto ti consente di raccontare cosa era prima e cosa è adesso come un enorme fraseggio interiore, e non stanca perché è un racconto breve. Il difetto informativo... funziona perché sei stato bravo a gestirlo, e non è forzato. Hai creato una situazione in cui è credibile che il pov non sia in grado di definirsi, se non come questo fantomatico apex predator. A parte alcune sbavature che ti hanno fatto notare, caratterizzi così bene il pov che io riesco ad essere lui anche senza sapere cosa sono, e la rivelazione che mi arriva pian piano riesce a funzionare come "sorpresa" e non come “l’autore mi voleva ingannare”. Bravo bravo.
Aggiungo che trovo il tema declinato in maniera molto originale, perché la creatura (immagino un micio) ispira effettivamente terrore a qualcuno (le sue prede), è convinta di ispirarlo a tutti, ma per gli umani non è così. E quindi tocchi l'idea che ognuno può essere un "mostro" per qualcuno, e un "cucciolo" per qualcun altro, che mi piace molto.
Insomma, per me hai rischiato tanto, e ha pagato. Decisamente buona prova.
Grazie di cuore per le belle parole, è un grande risultato riuscire a far apprezzarequalcosa che non è nei gusti soliti del lettore! Mi fa davvero molto piacere che sia riuscito a gestire bene questo equilibrio nonostante la tecnica delicata <3
alexandra.fischer ha scritto:Tema centrato. Un predatore che ha perso le forze è finito in un abisso dal quale lo tira fuori un’altra creatura. Il lettore lo interpreta così. Un predatore selvatico viene raccolto da un essere umano e portato in una casa. Il lettore ha pensato prima a uno zoo. Dapprima affamato, il predatore riprende le forze e vorrebbe ribellarsi al suo salvatore, ma, complice l’abitudine, finisce per affezionarsi a lui. Storia molto ermetica.
Più che un predatore da uno zoo avevo in mente un gatto, giocando molto su quanto il gatto "se la senta" rispetto al mondo che lo circonda, sentendosi appunto un essere superiore :)
Stefano Scudeler ha scritto:Ciao Daniele!
Devo dire che il tuo racconto mi aveva lasciato perplesso in prima.lettura. Non avevo proprio capito nulla dell'inizio, mi ero immaginato anche io bestie strane e un abisso profondo e pieno di mostri.
Quando poi ho letto che si trattava di un gatto, mi sono domandato: perché definisce l'uomo un non predatore?
Cosa ne sa che i gatti non li mangiano? Non è mai stato a Vicenza? :-)
Invece lui, si definisce un Apex Predator. Cioè lui gli umani se li mangia? Quindi è una tigre?
Questo mi ha un po' scombussolato da un lato, divertito dall'altro.
Stilisticamente è ben scritto, anche se avrei preferito sapere un po' di più su queste creature dell'abisso. Se le avessi descritte (un topo, una rana, un qualcosa) forse avresti svelato un po' le carte prima ma ne avresti guadagnato in chiarezza.
Il tema lo hai colto molto bene e questo è un plus visto che secondo me molti altri lo hanno solo sfiorato.
Nel complesso un'ottima prova.
Buona edition!
Ahaha ciao Stefano! No, purtroppo, o per fortuna, il nostro gatto non è mai stato a Vicenza! Ho voluto molto giocare come già detto nelle risposte prima sul senso di superiorità dei gatti e su come sono abituati a sentirsi venerati, sopra tutti gli altri. Quindi anche un cosino che pesa qualche kg può sentirsi un predatore migliore e più efficente di un umano grosso 10 volte tanto! Per le altre creature dell'abisso... Immaginavo altri gatti randagi come lui, forse qualche cane. Purtroppo ho dovuto un po' sacrificare la loro descrizione per riuscire a rientrare nei caratteri richiesti... Grazie comunque per le belle parole, ne farò tesoro!
- CristianoSaccoccia
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Re: Apex Predator - Daniele Bassanese
Questo racconto ha un’idea carina e una scrittura tutto sommato solida: il punto di vista del “predatore caduto” che scopriamo essere un gatto è ben gestito, con un tono epico-paranoico che diverte e crea una tensione surreale. La metafora dell’abisso come condizione di smarrimento funziona, e alcuni passaggi sono davvero efficaci, soprattutto nella prima metà.
Detto questo, il testo si dilunga un po’ troppo, e alcune ripetizioni rischiano di appesantire una narrazione che guadagnerebbe moltissimo con un po’ di asciuttezza e qualche taglio mirato.
Detto questo, il testo si dilunga un po’ troppo, e alcune ripetizioni rischiano di appesantire una narrazione che guadagnerebbe moltissimo con un po’ di asciuttezza e qualche taglio mirato.
Re: Apex Predator - Daniele Bassanese
Ottima prova immersiva, ci hai catapultato dentro il pov di questo gatto senza concederti pause, bravo. L'unico, grosso, problema, è la gestione delle informazioni rigurdante la sua vita precedente poteva essere diversa, manca qualcosa. Non dico che sarebbe stato utile ricordare che una di quelle creature già lo aveva ospitato perché sarebbe stato troppo smaccato, ma lavorare su una semina che portasse il lettore in modo più easy a quella consapevolezza ti avrebbe sicuramente giovato. Bellissimo il passaggio a lui che torna a credersi il predatore dominante. Per me un pollice tendente al positivo in modo solido e decisamente brillante.
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