Un sabato sera che ci segnò la vita

Appuntamento con un tema di Stefania Toniolo, vincitrice del Premio Amazon Storyteller 2024, fissato alle ore 21.00 di lunedì 17 marzo.
loredana
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Un sabato sera che ci segnò la vita

Messaggio#1 » lunedì 17 marzo 2025, 23:52

13 febbraio 2000
Eccoci qui, domenica mattina alle sette in Questura. Mio padre mi farà nero, appena arriverà, lo so già.
Gigi, André, Miki, Frá, Giò, io e mia sorella Nicla chiusi in questa stanza dove ci guardiamo senza parlare.
Stasera i miei avevano concesso a Nicla di venire in discoteca con noi, giacché è carnevale e lei ha pensato bene di portarsi dietro la sua amica Marika che adesso è in ospedale; speriamo non sia in pericolo di vita.
Le abbiamo avute attorno tutta la sera, abbiamo ballato con loro, controllato cosa bevessero, non siamo incoscienti; le abbiamo perse d’occhio due minuti, due fottutissimi minuti!
Quando le abbiamo cercate Nicla mi si è buttata fra le braccia, in lacrime, uscendo dai bagni dei maschi, gli altri si sono fiondati dentro e han fatto a botte, cos’altro potevano fare?
Marika era a terra, mezza nuda e se la stavano passando in tre.
È scoppiata una rissa, sì; pugni, schiaffi, teste sbattute contro il muro… sono usciti due coltelli, Giò è stato medicato in ambulanza, Miki è stato cucito in ospedale, gli altri tre sono lividi che sembrano Rocky alla fine di un incontro!
Solo io ne sono rimasto fuori perché ero con mia sorella, terrorizzata ma per fortuna incolume, a chiamare i buttafuori che stava succedendo qualcosa.
Così adesso siamo tutti qui.
Ci han portati subito in questura, mentre gli altri prima li han portati all’ospedale e poi qui, con noi.
Ad aspettare i genitori e gli avvocati perché uno dei tre delinquenti è in coma avendo sbattuto la testa sullo spigolo del lavandino cadendo per una testata sul naso.
Diciott’anni compiuti da poco e siamo già nei guai.
Voi cosa avreste fatto?
Io, se penso che al posto di Marika poteva esserci Nicla, credo che li avrei proprio uccisi quei bastardi!
Uno ad uno ci stanno chiamando in una stanza dove un poliziotto fa domande e un altro scrive al computer.
Meno male che di solito non ci ubriachiamo! Cioè, non è che siamo dei santi, e solitamente in due non beviamo per poter guidare tranquilli tornando a casa, ma è difficile che perdiamo il controllo; questa sera poi, avendo la responsabilità di due sedicenni, non abbiamo toccato un goccio d’alcool, controllando che non lo facessero neppure le ragazze.

Sono già arrivati il padre di Miki, che è avvocato, con la moglie; lei appena ha visto il figlio con il braccio bendato si è messa a piangere, abbracciandolo.
Io ho paura di cosa farà mio padre; sicuramente non sarà abbracciarmi.
Il tempo sembra essersi fermato; siamo in questa bolla immobile ad aspettare di avere notizie dal nosocomio, se quel bastardo muore l’accusa diventerebbe omicidio volontario.
Tutto per una sera in discoteca con due ragazzine al seguito; tutto per avere aiutato mia sorella a uscire, una volta tanto, la sera, con me e i miei amici!
Ecco, è arrivato, riconosco il passo pesante e svelto e il cuore mi rimbalza in petto
«Disgraziato! Dove hai portato tua sorella? È una bambina! Dove l’hai portata?!?»
Mi aggredisce appena entra nella stanza, mollando un ceffone a me e uno a Nicla.
Il papà di Miki si presenta, cerca di calmarlo, si qualifica come avvocato e assicura che ci penserà lui, che la mia situazione non è grave
«Non è grave?! Mi chiama la polizia alle sei del mattino che i miei figli sono in questura e lei mi dice che non è grave?!»
«Signor Russo, la capisco ma, mi creda, suo figlio è l’unico a non entrarci in questa brutta storia.»
Finalmente hanno sentito tutti; l’avvocato Rosati (il papà di Miki) è disposto a rappresentare tutti se le cose dovessero mettersi male e, alle undici e mezza, finalmente ci lasciano andare a casa.
A casa secondo round con mia madre, urlate nelle orecchie ma lei, almeno, non mena le mani.
Nicla è in punizione per un mese, io per due; niente uscite extra scolastiche, niente feste, niente discoteca.
Per fortuna il balordo non muore, dopo dieci giorni di coma si sveglia da solo; Marika ha preso la droga dello stupro, non ricorda nulla di quella sera.
Noi abbiamo continuato a chiederci da chi e quando abbia preso quella droga, senza capirlo.
Siamo poi tornati in discoteca ma da quella sera con un’attenzione particolare verso le ragazze, soprattutto quelle più giovani; abbiamo fatto ancora a cazzotti ma senza più finire in questura.

01 marzo 2025
«Bene ragazzi, ci vedremo mercoledì giacché lunedì e martedì la scuola sarà chiusa per festeggiare il carnevale, sshhhtt fate silenzio che vi aggiungo dei compiti! Dunque divertitevi, ma con cognizione. Non è ubriacandovi, impasticcandovi e facendo i bulli che vi divertirete, forse farete ridere gli altri, non voi. Ricordatevi di Dante “Fatti non foste a viver come bruti, ma per seguir virtute e canoscenza” che è sempre di moda. Siate esempi e non zimbelli. A mercoledì.»

Non sono mai riuscito a essere un cattivo, adesso insegno italiano in un liceo, mia sorella è psicologa; siamo entrambi sposati, abbiamo figli… ma da quel sabato del 2000 abbiamo sempre cercato di diffondere amore per sé stessi e per il prossimo; in un mondo che ne ha sempre più bisogno.



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antico
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Re: Un sabato sera che ci segnò la vita

Messaggio#2 » lunedì 17 marzo 2025, 23:56

Ciao Loredana! Caratteri e tempo ok, buona STEFANIA TONIOLO EDITION!

alexandra.fischer
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Re: Un sabato sera che ci segnò la vita

Messaggio#3 » martedì 18 marzo 2025, 18:08

Tema centrato. Un sabato sera movimentato segna la vita del protagonista e della sorella. Ma anche quella del resto del gruppo degli amici. Si passa dallo stupro alla rissa e poi in Questura. Crescendo, il protagonista cambia, diventa insegnante in un liceo, mentre la sorella diventa psicologa. Storia cruda, molto ben rese le ambientazioni e i conflitti familiari. Ma, prima del cambiamento, ci sono ancora altre serate con risse. Bene con l’evoluzione dei personaggi.

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Gennibo
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Re: Un sabato sera che ci segnò la vita

Messaggio#4 » martedì 18 marzo 2025, 20:56

Ciao Loredana e piacere di averti letto, interessante il tuo racconto, in certi punti un po' troppo raccontato, in altri funziona bene.
Il salto temporale non mi ha entusiasmato e sa un po' di predica, anche se il lettore sa la ragione per cui il prof lo dice.
Qui mi sono chiesta se sia credibile:
abbiamo ballato con loro, controllato cosa bevessero, non siamo incoscienti; le abbiamo perse d’occhio due minuti sembrano quasi genitori, tanto sono responsabili.
Qui mi è piaciuto:
È scoppiata una rissa, sì; pugni, schiaffi, teste sbattute contro il muro… sono usciti due coltelli, Giò è stato medicato in ambulanza, Miki è stato cucito in ospedale, gli altri tre sono lividi che sembrano Rocky alla fine di un incontro!
Comunque il racconto l'ho trovato simpatico.
Buona edition e alla prossima!

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matt_heels
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Re: Un sabato sera che ci segnò la vita

Messaggio#5 » mercoledì 19 marzo 2025, 14:42

loredana ha scritto:13 febbraio 2000
Eccoci qui, domenica mattina alle sette in Questura. Mio padre mi farà nero, appena arriverà, lo so già.
Gigi, André, Miki, Frá, Giò, io e mia sorella Nicla chiusi in questa stanza dove ci guardiamo senza parlare.
Stasera i miei avevano concesso a Nicla di venire in discoteca con noi, giacché è carnevale e lei ha pensato bene di portarsi dietro la sua amica Marika che adesso è in ospedale; speriamo non sia in pericolo di vita.
Le abbiamo avute attorno tutta la sera, abbiamo ballato con loro, controllato cosa bevessero, non siamo incoscienti; le abbiamo perse d’occhio due minuti, due fottutissimi minuti!
Quando le abbiamo cercate Nicla mi si è buttata fra le braccia, in lacrime, uscendo dai bagni dei maschi, gli altri si sono fiondati dentro e han fatto a botte, cos’altro potevano fare?
Marika era a terra, mezza nuda e se la stavano passando in tre.
È scoppiata una rissa, sì; pugni, schiaffi, teste sbattute contro il muro… sono usciti due coltelli, Giò è stato medicato in ambulanza, Miki è stato cucito in ospedale, gli altri tre sono lividi che sembrano Rocky alla fine di un incontro!
Solo io ne sono rimasto fuori perché ero con mia sorella, terrorizzata ma per fortuna incolume, a chiamare i buttafuori che stava succedendo qualcosa.
Così adesso siamo tutti qui.
Ci han portati subito in questura, mentre gli altri prima li han portati all’ospedale e poi qui, con noi.
Ad aspettare i genitori e gli avvocati perché uno dei tre delinquenti è in coma avendo sbattuto la testa sullo spigolo del lavandino cadendo per una testata sul naso.
Diciott’anni compiuti da poco e siamo già nei guai.
Voi cosa avreste fatto?
Io, se penso che al posto di Marika poteva esserci Nicla, credo che li avrei proprio uccisi quei bastardi!
Uno ad uno ci stanno chiamando in una stanza dove un poliziotto fa domande e un altro scrive al computer.
Meno male che di solito non ci ubriachiamo! Cioè, non è che siamo dei santi, e solitamente in due non beviamo per poter guidare tranquilli tornando a casa, ma è difficile che perdiamo il controllo; questa sera poi, avendo la responsabilità di due sedicenni, non abbiamo toccato un goccio d’alcool, controllando che non lo facessero neppure le ragazze.

Sono già arrivati il padre di Miki, che è avvocato, con la moglie; lei appena ha visto il figlio con il braccio bendato si è messa a piangere, abbracciandolo.
Io ho paura di cosa farà mio padre; sicuramente non sarà abbracciarmi.
Il tempo sembra essersi fermato; siamo in questa bolla immobile ad aspettare di avere notizie dal nosocomio, se quel bastardo muore l’accusa diventerebbe omicidio volontario.
Tutto per una sera in discoteca con due ragazzine al seguito; tutto per avere aiutato mia sorella a uscire, una volta tanto, la sera, con me e i miei amici!
Ecco, è arrivato, riconosco il passo pesante e svelto e il cuore mi rimbalza in petto
«Disgraziato! Dove hai portato tua sorella? È una bambina! Dove l’hai portata?!?»
Mi aggredisce appena entra nella stanza, mollando un ceffone a me e uno a Nicla.
Il papà di Miki si presenta, cerca di calmarlo, si qualifica come avvocato e assicura che ci penserà lui, che la mia situazione non è grave
«Non è grave?! Mi chiama la polizia alle sei del mattino che i miei figli sono in questura e lei mi dice che non è grave?!»
«Signor Russo, la capisco ma, mi creda, suo figlio è l’unico a non entrarci in questa brutta storia.»
Finalmente hanno sentito tutti; l’avvocato Rosati (il papà di Miki) è disposto a rappresentare tutti se le cose dovessero mettersi male e, alle undici e mezza, finalmente ci lasciano andare a casa.
A casa secondo round con mia madre, urlate nelle orecchie ma lei, almeno, non mena le mani.
Nicla è in punizione per un mese, io per due; niente uscite extra scolastiche, niente feste, niente discoteca.
Per fortuna il balordo non muore, dopo dieci giorni di coma si sveglia da solo; Marika ha preso la droga dello stupro, non ricorda nulla di quella sera.
Noi abbiamo continuato a chiederci da chi e quando abbia preso quella droga, senza capirlo.
Siamo poi tornati in discoteca ma da quella sera con un’attenzione particolare verso le ragazze, soprattutto quelle più giovani; abbiamo fatto ancora a cazzotti ma senza più finire in questura.

01 marzo 2025
«Bene ragazzi, ci vedremo mercoledì giacché lunedì e martedì la scuola sarà chiusa per festeggiare il carnevale, sshhhtt fate silenzio che vi aggiungo dei compiti! Dunque divertitevi, ma con cognizione. Non è ubriacandovi, impasticcandovi e facendo i bulli che vi divertirete, forse farete ridere gli altri, non voi. Ricordatevi di Dante “Fatti non foste a viver come bruti, ma per seguir virtute e canoscenza” che è sempre di moda. Siate esempi e non zimbelli. A mercoledì.»

Non sono mai riuscito a essere un cattivo, adesso insegno italiano in un liceo, mia sorella è psicologa; siamo entrambi sposati, abbiamo figli… ma da quel sabato del 2000 abbiamo sempre cercato di diffondere amore per sé stessi e per il prossimo; in un mondo che ne ha sempre più bisogno.


Ciao, Loredana!

Tematica coraggiosa e racconto senz'altro interessante. Difficilissimo da scrivere, immagino, ma hai saputo dosare visceralità a sensibilità. Cosa non da poco.
La voce del protagonista ragazzo è ben resa, anche se, come detto da Isabella, ogni tanto esce qualche commento troppo "genitoriale".
Il vero problema del racconto, a mio parere, è stato l'innesco della rissa, che io avrei abbassato molto di tono, togliendo "giustificazione" ai ragazzi.
Mi spiego meglio: se dei ragazzi entrano in un bagno e assistono a uno stupro, è normale (e auspicabile) che saltino addosso agli stupratori. Poi la rissa è degenerata, ma il gancio della violenza è giustificato, il che non si lega benissimo con la variazione finale, dove si incentiva l'amore per il prossimo. Ma i ragazzi, attaccando gli stupratori, non hanno agito per violenza, ma per salvare una loro amica.
Discorso diverso se l'innesco fosse stato qualcosa tipo: ragazzo fissa la scollatura di Nicla. Uno dei "nostri" lo nota e lo attacca al muro. Da lì, scatta la rissa violenta tra i due gruppi.
Qui il gesto, per quanto spregevole, non giustifica la violenza seguente e pare più un pretesto per "menare le mani", e si lega meglio alla variazione del personaggio.

Si tratta comunque di un buon lavoro, ben scritto, che sei riuscita a gestire nonostante la durezza di quanto mostrato. E questo non è poco.

Buona edition e alla prossima,

Matteo

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julia
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Re: Un sabato sera che ci segnò la vita

Messaggio#6 » mercoledì 19 marzo 2025, 18:21

'sera loredana, piacere di far la tua conoscenza! ~♡

「RACCONTO」
che dire, più di ogni altra cosa volevo comunque ringraziarti per aver cercato di scrivere un racconto su qualcosa di così profondo e delicato, sappi che l'ho apprezzato molto. ti muovi tra il registro drammatico dovuto al trauma e quello riflessivo per la crescita, sul finale, usando un tono sincero e diretto che non è facile rendere a parer mio quando si scrive. ad esempio, in poche parole a descriverlo hai delineato perfettamente il classico "padre padrone", quello che prima mena e poi fa domande, tanto che avevo ansia in prima persona per quando si sarebbe presentato e beh non si è smentito... la violenza sessuale è descritta poco e nulla, forse per non attirare troppo l'attenzione su quello togliendo il focus all'amicizia del gruppetto, o almeno così è la mia interpretazione.

「TEMA」
sul tema... credo di essermi persa un po', o che magari ti sia persa tu nello scrivere, perché non credo che venga rispecchiato molto. il racconto si concentra sull'esperienza del protagonista e brevemente sulle sue conseguenze raggiunta l'età adulta, piuttosto che su una scelta consapevole: esattamente «se non posso seminare terrore, ispirerò amore» come viene rispecchiato? il protagonista né alcuno del suo gruppo ha la possibilità di incutere paura, e ovviamente di redimersi in alcun modo. sono i buoni della storia, impotenti contro la malvagità che dilaga nei cuori di chi si approfitta dei più deboli... forse hai pensato a rendere lo stupro come terrore e il riscatto di loro che nonostante tutto dopo quasi trent'anni hanno una famiglia come ispirare amore, ma per me è troppo tirata. </3

「CONSIGLI」
troppi nomi in pochissimi caratteri, è stato come leggere una pagina di diario di un ragazzo del liceo che cita tutti i suoi amici ma io esterna non posso logicamente... forse per via della limitazione di caratteri e per quanto volevi dire, avrei ridotto quanti sono presenti e mi sarei concentrata su altro. pensaci!
qui e là ci sono scelte di punteggiatura che non mi son piaciute, e mi riferisco all'uso dei punti e virgola un po' aggressivo e i vari «?!?» che ho trovato poco sobri, avrei evitato pure le parentesi e la scrittura di «sshhhtt» in questo modo molto da fumetto.

「FRASI PREFERITE」
loredana ha scritto:ricordatevi di dante “fatti non foste a viver come bruti, ma per seguir virtute e canoscenza” che è sempre di moda. siate esempi e non zimbelli.
«un giorno guarderemo a questi momenti difficili e ne rideremo»
❀❁♡

loredana
Messaggi: 69

Re: Un sabato sera che ci segnò la vita

Messaggio#7 » mercoledì 19 marzo 2025, 18:36

Grazie a tutte/i!
Non ero molto convinta, dopo aver premuto invio (e dopo averlo riscritto di sana pianta dopo quaranta minuti di racconto che non mi piaceva più)."qui" sono abituata a essere lapidata e, non amando i fantasy, questa volta credevo di essere proprio fuori tema pure se c'è desiderio di sopraffazione malevola verso gli stupratori ma messa in atto da persone buone, incapaci di cattiverie. Pochi, ma anche fra i giovani ci sono, per fortuna!.
Grazie per i vostri riscontri e per le critiche di cui tengo sempre molto conto.

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Debora
Messaggi: 232

Re: Un sabato sera che ci segnò la vita

Messaggio#8 » venerdì 21 marzo 2025, 22:32

Ciao Loredana e piacere di leggerti. Apprezzo molto che tu abbia affrontato un argomento così difficile come uno stupro e che tu lo abbia fatto cercando di evidenziare i giovani “buoni”, passami il termine, e il loro slancio a difendere le ragazze in difficoltà. Ma il raccontato questa volta non mi ha convinta. Se tu lo avessi declinato partendo dalla rissa, per esempio, raccontando, con le azioni, poi il seguirsi della vicenda, sarebbe stato tutto più fluido e veloce. Il salto temporale non mi è piaciuto, non era necessario, avresti potuto fermarti proprio sulla contrapposizione dei giovani stupratori e i giovani “salvatori” e il tema sarebbe stato centrato in pieno. Buona edition a te!

Gaia Peruzzo
Messaggi: 421

Re: Un sabato sera che ci segnò la vita

Messaggio#9 » sabato 22 marzo 2025, 15:48

Ciao Loredana. Il messaggio del tuo racconto è davvero molto profondo. Però non mi convincono del tutto alcune cose. La prima è l’uso di quel “Giacché”. I protagonisti del tuo testo sono giovani e la trovo stonata come parola per il contesto.
Ma il problema più grande è che le scene sono calibrate male. Quella finale avrebbe avuto bisogno di più spazio nel testo, e puoi trovarlo limando le parti dove giri intorno allo stesso concetto, tipo sul fatto che il protagonista sia preoccupato per la reazione dei genitori che poi effettivamente viene mostrata, o il dubbio di come avesse potuto prendere la droga l'amica della sorella, dell'attenzione che il gruppo prestava a entrambe le ragazzine. Concordo anche io con chi ti ha detto che la prima parte sembra molto una pagina di diario. E il mio consiglio è quello di concentrarsi effettivamente su cosa avviene in scena, senza andare a spiegarlo troppo prima di mostrarlo. Hai bisogno di concentrarti di più sui giusti dettagli.
Ovviamente questo è un mio consiglio, ma secondo me puoi girare l'ordine degli eventi. Perché il problema principale secondo me è la struttura del racconto.
Per esempio se iniziavi il tutto con un “i miei genitori mi uccideranno” e ci dicevi che il ragazzo era in questura, il lettore già comincia ad avere ansia/curiosità del perché. Mentre come lo hai messo tu quel “eccoci qui” non fa presagire subito ansia, preoccupazione. Poi fai arrivare i genitori, il padre arrabbiato con il protagonista che gli urla contro, e il lettore ancora non sa cosa sia accaduto, quindi ha ancora la spinta per continuare a leggere. Magari la sorella può scoppiare a piangere, con le lacrime che le scendono sulle guance. E grazie a questo dettaglio puoi fai partire come flashback la serata in discoteca, con qualcosa tipo “Nicla aveva pianto anche in discoteca…” e continui con la narrazione a ritroso prima del pezzo finale. Sono d’accordo anche con chi ti ha detto che il tema non è del tutto centrato perché la paura dei ragazzi non proviene da loro, ma dagli stupratori esterni (sono loro a seminare il terrore).
Hai avuto un’idea che comunque valeva la pena di essere scritta, e soprattutto difficile da scrivere, per cui non farti scoraggiare. Sono sicura che col tempo riuscirai a gestirti meglio tra caratteri e scadenze.
In bocca al lupo!

loredana
Messaggi: 69

Re: Un sabato sera che ci segnò la vita

Messaggio#10 » domenica 23 marzo 2025, 11:00

Anche a voi grazie, farò tesoro dei consigli (come sempre). Mi trovo fra voi da poco e soffro ancora il tempo e il numero di battute, che questa volta erano molte! Pian piano perfezionerò alcune cose se ce ne saranno altre su cui mi correggerete. Grazie

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giuseppe.gangemi
Messaggi: 186

Re: Un sabato sera che ci segnò la vita

Messaggio#11 » lunedì 24 marzo 2025, 16:14

Ciao Loredana,
il tuo è un racconto realistico, intenso e commovente, che racconta una trasformazione umana e morale nata da una notte di violenza. Il protagonista, diciottenne all’epoca dei fatti, si trova coinvolto in una rissa in discoteca dopo aver scoperto che una ragazza del gruppo, Marika, era vittima di un’aggressione sessuale. Con altri amici interviene, e la serata finisce in questura, tra denunce, feriti, minacce legali e paura per le conseguenze.
Il racconto si sviluppa su due piani temporali: quello immediato del 13 febbraio 2000, raccontato in prima persona con stile diaristico, e quello del 1° marzo 2025, quando lo stesso ragazzo è ormai adulto, insegnante, e riflette su quella notte con uno sguardo più maturo. La scelta narrativa di usare questa doppia prospettiva dà profondità al testo, e consente di mostrare non solo l’evento traumatico, ma anche le sue conseguenze emotive, esistenziali e professionali.
La scrittura è sobria, diretta, emotivamente coinvolgente. Il tono è coerente, la voce del narratore è credibile e sincera. I personaggi (il padre, la sorella, l’avvocato, l’amico ferito) sono delineati in poche pennellate ma restano impressi. Non ci sono derive melodrammatiche né sensazionalistiche: il racconto si affida alla verità dei fatti, e questa scelta paga.
In relazione al tema del contest “Se non posso seminare terrore, ispirerò amore” il racconto lo affronta in chiave profonda e implicita. Il protagonista e i suoi amici non sono eroi, ma ragazzi che scelgono di non essere spettatori passivi. Da quella notte, imparano a proteggere, ad amare nel senso più alto del termine: prendersi cura. E nella loro vita futura, come insegnante e psicologa, continueranno quella missione.
È un racconto che si distingue per umanità, coerenza, e senso del reale. E che lascia un messaggio forte: scegliere di fare la cosa giusta, anche quando è difficile, è ciò che ci rende adulti.
Alla prossima!

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Manuel Marinari
Messaggi: 341

Re: Un sabato sera che ci segnò la vita

Messaggio#12 » lunedì 24 marzo 2025, 21:12

Ciao Loredana,
se non mi sbaglio, avevo letto un tuo racconto, quello del cagnolino. Il tuo d'esordio qui, vero?
Hai scelto un argomento tosto, tostissimo. C'è davvero bisogno, in narrativa, di scrivere storie di questo tipo. Quindi complimenti per il coraggio e la scelta.
Allora, ti hanno già scritto in diversi, perciò mi accodo agli altri e le altre, soprattutto al commento di Gaia, con cui mi ritrovo.
Non mi ha convinto il salto temporale così estremo e neanche il modo in cui è strutturato. Mi dispiace, arriva molto spiattellato lì.
Vorrei suggerirti, inoltre, di provare degli esercizi di scrittura, provando a scrivere raccontini al tempo presente, in prima persona. Ti aiuterà a scrivere in presa diretta, in modo da far immedesimare i lettori con i protagonisti e le scene descritte. A me ha aiutato moltissimo e credo ti possa aiutare anche a te. Inserisci più dettagli dell'ambiente circostante. Ad esempio, la discoteca è asettica nella tua storia. Mentre leggevo, vedevo tutto bianco. Eppure, in discoteca c'è musica ad altissimo volume, luci colorate, persone che urlano e ballano, caldo, odore di sudore e fumo di sigarette. Insomma, prova a inserire dettagli di questo tipo per far entrare il lettore nel mondo che stai immaginando.
E poi, la resa emotiva. In quel racconto del cagnolino (spero proprio di non fare una gaffe) ti commentai proprio questo, di inserire le emozioni. Manca un pò di senso emotivo: cosa prova il pdv in tutto questo casino? Ecco, più che scrivere che lui non interviene nella rissa perchè era con la sorella, avrei descritto la sua paura, ad esempio. Ma è solo un esempio.
Buona edition.
Manuel Marinari

loredana
Messaggi: 69

Re: Un sabato sera che ci segnò la vita

Messaggio#13 » giovedì 27 marzo 2025, 19:44

Manuel si sono quella del cagnolino. Grazie anche a voi ultimi commentatori. Lo so devo imparare ancora molto, ma ci provo, grazie davvero.

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