L'erede dei grandi felini

Appuntamento con un tema di Stefania Toniolo, vincitrice del Premio Amazon Storyteller 2024, fissato alle ore 21.00 di lunedì 17 marzo.
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Mauro Bennici
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L'erede dei grandi felini

Messaggio#1 » martedì 18 marzo 2025, 0:47

Mi sveglio. L'alba entra dalla finestra. Uscire dalla tana è ormai un incubo. Salto sui gommini? O rotolo giù come una salsiccia? Comunque vada farà male.
Lecco i gommini e salto. Distendo le zampe per anticipare il terreno. Piego la schiena per tenere in linea il busto e poi… no! Sederata sul marmo ghiacciato. Ahia.
Ma perché non dormo per terra?

La casa è un ghiacciaia. Il ticchettio delle unghie riecheggia nell’oscurità. Il metallo sulle pareti è spento. Gli umani fanno strane fusa dietro la porta a vetri della loro tana.
«Sveglia!» Miagolo a squarciagola. «Ho fame!»
Niente da fare. Non mi ascoltano più. Meglio dare una sistemata al mio splendido manto bianco e nero.

Passeggiata per i possedimenti. Un giro per lo studio dell’umana. Odore di oli e carta. Rappresentazioni di umani macellati e gettati alla rinfusa. Pronuncia sempre un certo Picasso, ma è il terrore che incuto a sconvolgerle i pensieri. Da quando le ho quasi aperto il collo non mi rincorre più.
La cucina. Croce e delizia del mio palato. Magnifiche essenze di carne insozzate dall’acre odore del caffè. Il tavolo del soggiorno, un tempo punto di osservazione, è una collina dei ricordi. Quanto era bello stare lassù e farsi le unghie sull’enorme ragnatela al centro. E le loro urla. Quanto le adoravo. Ormai non mi urlano più come una volta.

Infine, il bagno e la terra per carcerati. Giusto due schizzi liberatori. Ci volevano. Ricopriamo il tutto come capita. Due colpi alla vaschetta blu. Una decina per terra. Sei al muro. Ancora uno a terra e un paio al muro.
«Piantala!» L’umano sospira al pensiero di un altro giorno con me.
Mi appropinquo piatto piatto alla porta della sua tana e aspetto, la caccia sta per cominciare.

#

L’umano corre avanti e indietro. Sguardo fisso sulla plastica nera che non devo mordere o finisco in punizione. Illusi. L’umana bisbiglia sulla sua plastica. Non stanno fermi un attimo. L’umano infila il giubbotto. Mi acquatto sotto il tavolo della cucina. Orecchie tese. Cosa stanno combinando? Odio quando rompono la mia routine! Qualcosa non quadra, qualcosa non quadra.
Il rumore dell’armadio della loro tana che si spalanca. Metallo che picchia per terra. Per la barba di Osiride! Il trasportino! Si salvi chi può. Dove mi nascondo? Che faccio? Salto su… Buona notte. Ma dove salto. A malapena sollevo la pancia per non portare in giro le briciole. Trovato! Sotto il frigorifero.
Prima la testa, poi il collo. Spingi, spingi. Le zampe davanti. Ancora un po’. Stringo i denti. Allungo la coda e… cado sulla trippa, ansimante. Speriamo di essere nascosti abbastanza.
«Ciao, Silvestro.»
«Io mi chiamo, Amenhotep IV!» Scemo! Adesso sanno dove sono. Sono l’erede dei grandi felini… e scappo.
Rumore di passi che si avvicinano. Il cigolio della porta della prigione che si apre e si chiude.
La casa piomba nel silenzio.
Pensano davvero che funzioni ancora il trucco del silenzio? Che salti fuori per farmi smontare da quel cretino con il camice bianco?
Io non esco. Anzi, faccio pure un pisolino.

La gola è secca e la pancia brontola. Striscio per venir fuori dal nascondiglio. Però, gli umani sono usciti davvero. La porta della prigione è ben chiusa, maledetti. Meglio rimettersi in forze per quando tornano.
Perché devo fare pipì non appena mi sdraio?

#

Il vociare degli umani si fa più vicino. Sono dietro la porta. Il tintinnio delle chiavi. Zampetto lesto a un baffo dall’apertura. Ancora un attimo. Zampe a molla. Sculettata al primo spiraglio.
Via. Parto per il pianerottolo, infilando le gambe dell’umana. Libertà!
«Miao.» Un accenno di miagolio mi colpisce come un tuono di capodanno. Le zampe si irrigidiscono. Non riesco a muovermi.
«Vieni qua tu.» L’umano mi solleva senza troppi complimenti.
«Lasciami stare!» Gli tirerei un perfetto fendente sulla mano, se servisse a qualcosa.
«Miao.»
Ho le allucinazioni. Ho sentito un miagolio provenire dal mio trasportino. Che brutta cosa la vecchiaia.
Mi poggia davanti alla gabbia di metallo. Mi conviene andare dal Vet questa volta. Intuisco anche una palletta arruffata al suo interno.
L’umano apre la gabbia. Entro e la palletta di pelo mi viene incontro.
«Per la barba di Osiride!» Rizzo il pelo. «Sei vero?»
La palla si rotola mostrandomi la pancia. Come guerriero vale meno di un grillo. «Sì.»
«Benvenuto in prigione.»
«Tu sei Silvestro?»
Sospiro. Un’ombra oscura l’ingresso. Salto per attaccare, ma la schiena si contorce e scricchiola. Sono quei due, a quattro zampe, con lo sguardo da pesce lesso. Sibilo. «Non fidarti, mai.»
Palla di pelo cammina a malapena dritto verso di loro. «Perché? Sembrano affettuosi.»
Il vuoto si impossessa del mio basso ventre. «Sicuro. Ti ameranno, ti sfameranno, ti coccoleranno. E poi… ti taglieranno i gioielli.»
Il piccoletto si volta di scatto verso di me e cade secco. «Cosa?»
«Proprio così.» È così ingenuo, così pronto a lottare. Eppure c’è qualcosa in lui. «Forse…» Borbotto. «Forse ho sbagliato tutto. Lottare non serve a nulla.» Chiudo gli occhi. Forse è il momento di cambiare.
Allungo una zampa e avvolgo il mini me.



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antico
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Re: L'erede dei grandi felini

Messaggio#2 » martedì 18 marzo 2025, 0:50

Ciao Mauro! Parametri ok, buona STEFANIA TONIOLO EDITION!

alexandra.fischer
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Re: L'erede dei grandi felini

Messaggio#3 » martedì 18 marzo 2025, 15:29

Tema centrato. Storia narrata dal punto di vista di un gatto un po’ dispettoso che tuttavia si fa amare dal Lettore. E’ una prova molto complessa e ben gestita. Straziante il momento in cui il gatto vede il trasportino con un micetto al quale elenca le rinunce da fare per avere una casa non appena vede i padroni umani. Molto bella l’ambientazione gelida della casa con i quadri cubisti della padrona. Indovinata la scelta del vero nome del gatto, Amenhotep IV. E commovente il finale, con il gatto più vecchio che stringe a sé il piccolino.

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julia
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Re: L'erede dei grandi felini

Messaggio#4 » mercoledì 19 marzo 2025, 16:10

buongiorno mauro, piacere di conoscerti ♡
che dolce amenhot- silvestro!

「RACCONTO」
il punto di vista di gatto anziano e burbero, che ce l'ha con i suoi padroni perché lo hanno ... beh, ci siamo capiti, la trovo davvero interessante. non me l'aspettavo, anche se un po' tutti tendono a dare al gatto questa figura di guardare agli umani con una certa stizza. ;3
ad ogni modo non solo scrivi bene in generale, ma hai pure descritto con successo quelle che immagino siano le emozioni di un protagonista del genere: nella sua posizione chiunque ce l'avrebbe con i propri schiavi umani, e chi dice il contrario mente sapendo di mentire! sì, va bene che è antropomorfizzazione, però ci sta eccome. il rapporto con la nuova palla di pelo offre un contrasto, senza rendere il tutto banale.
... ehi, ma poi perché si chiama amenhotep iv? voglio la lore, la LORE!


「TEMA」
per il tema credo tu ci abbia preso, ma provo ad essere un po' meno concisa sulle motivazioni che mi fanno pensare che sia stata una scelta azzeccata: nel racconto hai fornito in maniera piacevole e poco scontata l'arco evolutivo che passa dal «se non posso seminare terrore», con silvestro che è solito rendere difficile la vita ai suoi genitori umani, al «ispirerò amore» quando avvolge con la zampa il nuovo arrivato. ❀

「CONSIGLI」
sei al limite dei caratteri, quindi forse hai tagliato corto per quel motivo, ma potevi magari rendere meno brusco il finale! la reazione del micio alle parole di silvestro sono magari un po' meno innocenti di quanto mi sarei aspettata, ecco.

「FRASI PREFERITE」
Mauro Bennici ha scritto:passeggiata per i possedimenti. un giro per lo studio dell’umana. odore di oli e carta. rappresentazioni di umani macellati e gettati alla rinfusa. pronuncia sempre un certo picasso, ma è il terrore che incuto a sconvolgerle i pensieri.

Mauro Bennici ha scritto:«io mi chiamo, amenhotep iv!» scemo! adesso sanno dove sono. sono l’erede dei grandi felini… e scappo.
«un giorno guarderemo a questi momenti difficili e ne rideremo»
❀❁♡

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Gennibo
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Re: L'erede dei grandi felini

Messaggio#5 » mercoledì 19 marzo 2025, 22:43

Ciao Mauro e piacere di averti letto. Un racconto molto interessante il tuo, con picchi brillanti in alcuni punti, ma che in altri mi hanno fatto storcere il naso.
Inizierei subito con: «Sveglia!» Miagolo a squarciagola. «Ho fame!»
Perché la difficoltà a decifrare chi fosse l'animale all'inizio mi ha impedito di immaginare la scena in modo ottimale.
Mancherebbe anche un punto che ci faccia capire come mai un gatto voglia chiamarsi Amenhotep IV, una qualsiasi giustificazione, per esempio, in casa potrebbero esserci tomi che parlano dell'antico Egitto.
Oppure qui, quando dici: ma è il terrore che incuto a sconvolgerle i pensieri. , mi sono chiesta come faccia il gatto a sapere che lei ha i pensieri sconvolti.
Qui invece funziona molto bene: Orecchie tese. Cosa stanno combinando? Odio quando rompono la mia routine! Qualcosa non quadra, qualcosa non quadra.
Una delle difficoltà dei racconti scritti con un punto di vista così limitato è che si corre il rischio di scrivere frasi che descrivono oggetti "normali" in modo "creativamente criptico" e che hanno bisogno di un tempo di decifrazione maggiore della quantità di attenzione media di un lettore.
Comunque, una buona prova.
Buona edition e alla prossima!

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Debora
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Re: L'erede dei grandi felini

Messaggio#6 » venerdì 21 marzo 2025, 0:32

Ciao Mauro, piacere di leggerti! Ma sai che anch’io ho scelto un gatto come protagonista? Anche se declinato in modo diverso ma abbiamo pensato alla stessa cosa! Il racconto mi è piaciuto e hai reso perfettamente tutti i particolari: hai dei gatti? Credo di sì e se così non fosse sei doppiamente bravo. Mi sono divertita, non ho difetti da rilevare, per ora il tuo racconto è sul mio podio personale, buona edition!

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Mauro Bennici
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Re: L'erede dei grandi felini

Messaggio#7 » venerdì 21 marzo 2025, 15:56

alexandra.fischer ha scritto:Tema centrato. Storia narrata dal punto di vista di un gatto un po’ dispettoso che tuttavia si fa amare dal Lettore. E’ una prova molto complessa e ben gestita. Straziante il momento in cui il gatto vede il trasportino con un micetto al quale elenca le rinunce da fare per avere una casa non appena vede i padroni umani. Molto bella l’ambientazione gelida della casa con i quadri cubisti della padrona. Indovinata la scelta del vero nome del gatto, Amenhotep IV. E commovente il finale, con il gatto più vecchio che stringe a sé il piccolino.


Ciao Alexandra,
Grazie mille per il tuo commento. Sono contento che il gattone ti sia arrivato :)

Alla prossima!
Ultima modifica di Mauro Bennici il venerdì 21 marzo 2025, 16:02, modificato 1 volta in totale.

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Mauro Bennici
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Re: L'erede dei grandi felini

Messaggio#8 » venerdì 21 marzo 2025, 16:02

julia ha scritto:buongiorno mauro, piacere di conoscerti ♡
che dolce amenhot- silvestro!


Ciao Julia,

Felice ti sia piaciuto il racconto.

Il vero nome di Silvestro richiedeva ahimè troppi caratteri, così come il finale.
Ho tagliato quasi metà racconto per farcelo stare :D
All'inizio era solo un pensiero. Il mio gattone maschio lo abbiamo chiamato Mochi, ma il primo affidatario aveva scelto un altro nome. L'allevamento (e il pedigree) riporta il nome Graffio. Mi sembrava divertente pensare a Silvestro che "ricordava" il suo nome di "battesimo" felino giocando inoltre sul fatto che quando noi "umani" chiamiamo i nostri gatti o ci ignorano o ci rispondono "male" XD

Ho dovuto rinunciare anche una mega freddura, ma mi riservo di aggiungerla in seguito (dipende da come andrà il girone).

Alla prossima!
Ultima modifica di Mauro Bennici il venerdì 21 marzo 2025, 16:24, modificato 1 volta in totale.

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Mauro Bennici
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Re: L'erede dei grandi felini

Messaggio#9 » venerdì 21 marzo 2025, 16:11

Gennibo ha scritto:Ciao Mauro e piacere di averti letto. Un racconto molto interessante il tuo, con picchi brillanti in alcuni punti, ma che in altri mi hanno fatto storcere il naso.
Inizierei subito con: «Sveglia!» Miagolo a squarciagola. «Ho fame!»
Perché la difficoltà a decifrare chi fosse l'animale all'inizio mi ha impedito di immaginare la scena in modo ottimale.
Mancherebbe anche un punto che ci faccia capire come mai un gatto voglia chiamarsi Amenhotep IV, una qualsiasi giustificazione, per esempio, in casa potrebbero esserci tomi che parlano dell'antico Egitto.
Oppure qui, quando dici: ma è il terrore che incuto a sconvolgerle i pensieri. , mi sono chiesta come faccia il gatto a sapere che lei ha i pensieri sconvolti.
Qui invece funziona molto bene: Orecchie tese. Cosa stanno combinando? Odio quando rompono la mia routine! Qualcosa non quadra, qualcosa non quadra.
Una delle difficoltà dei racconti scritti con un punto di vista così limitato è che si corre il rischio di scrivere frasi che descrivono oggetti "normali" in modo "creativamente criptico" e che hanno bisogno di un tempo di decifrazione maggiore della quantità di attenzione media di un lettore.
Comunque, una buona prova.
Buona edition e alla prossima!


Ciao Gennibo,

Grazie per i commenti.

Vado in ordine sugli appunti.
1) Ho messo nelle prime due/tre frasi (e il titolo) un bel po' di indizi per fare arrivare che il personaggio sia un gatto senza dire che è un gatto (esce dalla tana, ha i gommini, si lecca i gommini). Credevo fosse sufficiente. Cosa ti ha dato fastidio? [così miglioro ;)]
2) La spiegazione del nome del gattone ci stava, ma era troppo lunga da spiegare (e non mi piaceva piazzare un generico: Non mi chiamo, Silvestro).
3) Silvestro non può leggere nel pensiero, ovvio. Ma è un gatto dispettoso e da "signorino altezzoso" crede di sapere cosa pensa l'umana. È il suo modo di vedere la cosa. Il suo punto di vista, e come tale è una supposizione.

Alla prossima!

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Mauro Bennici
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Re: L'erede dei grandi felini

Messaggio#10 » venerdì 21 marzo 2025, 16:20

Debora ha scritto:Ciao Mauro, piacere di leggerti! Ma sai che anch’io ho scelto un gatto come protagonista? Anche se declinato in modo diverso ma abbiamo pensato alla stessa cosa! Il racconto mi è piaciuto e hai reso perfettamente tutti i particolari: hai dei gatti? Credo di sì e se così non fosse sei doppiamente bravo. Mi sono divertita, non ho difetti da rilevare, per ora il tuo racconto è sul mio podio personale, buona edition!


Ciao Debora,

Wow, grazie mille. Così divento rosso :D

Devo leggere il tuo racconto! A questo giro siamo del team gattoni.

Ho passato tante estati in campagna e vissuto con gli animali (dalle galline ai cavalli).
A casa, due gattoni siberiani enormi e con un ego più grande di loro allietano le mie giornate.

Alla prossima!

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Ultima modifica di Mauro Bennici il venerdì 21 marzo 2025, 16:37, modificato 1 volta in totale.

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Gennibo
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Re: L'erede dei grandi felini

Messaggio#11 » venerdì 21 marzo 2025, 16:24

Grazie a te della spiegazione, Mauro!
Riguardo l'inizio, capisco il tuo punto, però la tana mi ha fatto pensare a un topo o a un animale selvatico. Perché ci starebbe che lui chiami il suo posto tana ma per me Tom e Jerry sono quelli nella tana e Silvestro è quello appostato fuori. ;)
E i gommini e la salsiccia boh, non li ho proprio associati al gatto.

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Mauro Bennici
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Re: L'erede dei grandi felini

Messaggio#12 » venerdì 21 marzo 2025, 16:34

Gennibo ha scritto:Grazie a te della spiegazione, Mauro!
Riguardo l'inizio, capisco il tuo punto, però la tana mi ha fatto pensare a un topo o a un animale selvatico. Perché ci starebbe che lui chiami il suo posto tana ma per me Tom e Jerry sono quelli nella tana e Silvestro è quello appostato fuori. ;)
E i gommini e la salsiccia boh, non li ho proprio associati al gatto.


"Cuccia" al posto di "tana" in effetti è una riflessione che ho fatto. Alla fine ho lasciato tana perché rendeva più netto il distacco tra il suo disprezzo felino e la vita da animale "domestico". E con il tempo che scorre ho preso la prima strada, ma capisco il tuo punto di vista.

Eheh, qui ho la moglie che stravede per i "gommini" rosa dei gatti. Ho dato per scontato che fosse lo stesso per tutti.

Grazie ancora!

Gaia Peruzzo
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Re: L'erede dei grandi felini

Messaggio#13 » sabato 22 marzo 2025, 15:25

Ciao Mauro, il destino vuole che legga spesso anche te. Intanto voglio farti i complimenti perché ho notato un miglioramento dei tuoi testi, e poi anche per la scelta di scrivere da un pdv di un animale che non è mai semplice.
Secondo me, questo gatto in parte è un po’ troppo umano e hai ottenuto un effetto molto “cartone animato”, ma credo che sia anche voluto.
Ho riscontrato tuttavia quello che per me è un leggero problema di coerenza nel modo in cui vede gli oggetti della casa, perché lui parla di “plastica” riferendosi a qualcosa che penso siano i cellulari, ma poi sa un sacco di parole umane. Tipo carta, metallo, caffè, capodanno, e tante altre invenzioni umane, e non ha mai imparato il nome di un oggetto che si tiene sempre in mano? Capisco di più magari il centrino sul tavolo che è una ragnatela. Però è una piccolezza.
Il finale è un po’ meccanico e ho fatto fatica a visualizzarlo. Forse al posto di “gabbia di metallo” avrei usato la parola “trasportino”. Il gattino riesce a rotolarsi dentro, e io come spazio lo avevo immaginato piccolo, e Silvestro nota gli umani di nuovo che si accucciano come ombre davanti alla porta di questo trasportino. Quindi mi da il senso che sia coperto sul tettuccio, mentre la parola gabbia mi fa pensare più a qualcosa con le sbarre ovunque anche sul tetto, ecco. Oltre al fatto che prima Silvestro sta guardando il gattino e poi per attaccare gli umani dovrebbe girarsi… Però non è molto atletico e anche grosso da quanto ho immaginato prima. Poi alla fine il gattino supera Silvestro per raggiungere i nuovi padroni… Ma loro sono ancora dentro alla gabbia! Almeno da quanto ho capito io. Secondo me è da rendere un attimo un po’ più fluido questo passaggio proprio come azioni dei due gatti e dello spazio in cui si stanno muovendo.
In ogni caso l'ironia che viene fuori dal testo è contagiosa e mi ha fatto sorridere. E il gatto risulta ben caratterizzato. Per cui penso che tu sia stato bravo, devi solo fare più attenzione alla gestione dello spazio.
Continua così e in bocca al lupo!

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Mauro Bennici
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Re: L'erede dei grandi felini

Messaggio#14 » sabato 22 marzo 2025, 15:37

Gaia Peruzzo ha scritto:Ciao Mauro, il destino vuole che legga spesso anche te. Intanto voglio farti i complimenti perché ho notato un miglioramento dei tuoi testi, e poi anche per la scelta di scrivere da un pdv di un animale che non è mai semplice.
Secondo me, questo gatto in parte è un po’ troppo umano e hai ottenuto un effetto molto “cartone animato”, ma credo che sia anche voluto.
Ho riscontrato tuttavia quello che per me è un leggero problema di coerenza nel modo in cui vede gli oggetti della casa, perché lui parla di “plastica” riferendosi a qualcosa che penso siano i cellulari, ma poi sa un sacco di parole umane. Tipo carta, metallo, caffè, capodanno, e tante altre invenzioni umane, e non ha mai imparato il nome di un oggetto che si tiene sempre in mano? Capisco di più magari il centrino sul tavolo che è una ragnatela. Però è una piccolezza.
Il finale è un po’ meccanico e ho fatto fatica a visualizzarlo. Forse al posto di “gabbia di metallo” avrei usato la parola “trasportino”. Il gattino riesce a rotolarsi dentro, e io come spazio lo avevo immaginato piccolo, e Silvestro nota gli umani di nuovo che si accucciano come ombre davanti alla porta di questo trasportino. Quindi mi da il senso che sia coperto sul tettuccio, mentre la parola gabbia mi fa pensare più a qualcosa con le sbarre ovunque anche sul tetto, ecco. Oltre al fatto che prima Silvestro sta guardando il gattino e poi per attaccare gli umani dovrebbe girarsi… Però non è molto atletico e anche grosso da quanto ho immaginato prima. Poi alla fine il gattino supera Silvestro per raggiungere i nuovi padroni… Ma loro sono ancora dentro alla gabbia! Almeno da quanto ho capito io. Secondo me è da rendere un attimo un po’ più fluido questo passaggio proprio come azioni dei due gatti e dello spazio in cui si stanno muovendo.
In ogni caso l'ironia che viene fuori dal testo è contagiosa e mi ha fatto sorridere. E il gatto risulta ben caratterizzato. Per cui penso che tu sia stato bravo, devi solo fare più attenzione alla gestione dello spazio.
Continua così e in bocca al lupo!


Ciao Gaia,

Grazie mille per le tue parole :)

Per i termini che conosce Silvestro ho provato a capire quali parole non sente praticamente mai il mio gattone e per quanto possa sembrare strano cellulare è una di queste, ma mettere cellulare avrebbe penso reso il testo più scorrevole.

Sul trasportino, hai ragione. Non ho usato in quel caso la parola diretta perché ha una connotazione irrealistica in casa mia e ho difficoltà a pensarlo "-ino". Il mio Mochi è dalla punta del naso alla punta della coda 103CM di siberiano! La femmina, Sakura, è 92CM. Il loro "trasportino" è una sleppa, per cani, di un metro e passa per quaranta centimetri chiuso sopra e sotto: dentro ci entrano in due, ci dormono, si combattono. Praticamente una casa in miniatura.
MA questo il lettore non può saperlo. E dovevo rifletterci di più.

Alla prossima!

Lupo59
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Re: L'erede dei grandi felini

Messaggio#15 » sabato 22 marzo 2025, 15:59

ciao Mauro
finché hai descritto l' ambientazione tutto ok, poi a mio parere un vecchio gatto con ancora velleità mi fa bello e no allo stesso tempo.Perchè è giusto non arrendersi mai ma è anche giusto capire quando non bisogna combattere anche se hai una famosa dinastia alle spalle. Per me scorre bene, non mi sono annoiato ed ero lì
Scusa le mie elucubrazioni personalissime; mi è sembrato un finale frettoloso, tema centrato ma un po' leggero e non avrei dato per scontato alcuni passaggi : erano insieme nella gabbietta non ho visto il semino di quando sono usciti. Penso che tra quello che si ha in testa e quello che va nel foglio si perdano questi semini.
Pensieri personalissimi...

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Mauro Bennici
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Re: L'erede dei grandi felini

Messaggio#16 » sabato 22 marzo 2025, 16:12

Lupo59 ha scritto:ciao Mauro
finché hai descritto l' ambientazione tutto ok, poi a mio parere un vecchio gatto con ancora velleità mi fa bello e no allo stesso tempo.Perchè è giusto non arrendersi mai ma è anche giusto capire quando non bisogna combattere anche se hai una famosa dinastia alle spalle. Per me scorre bene, non mi sono annoiato ed ero lì
Scusa le mie elucubrazioni personalissime; mi è sembrato un finale frettoloso, tema centrato ma un po' leggero e non avrei dato per scontato alcuni passaggi : erano insieme nella gabbietta non ho visto il semino di quando sono usciti. Penso che tra quello che si ha in testa e quello che va nel foglio si perdano questi semini.
Pensieri personalissimi...


Ciao e grazie per essere passato da qui :D

Nella mia testa, pensando ai "trasportoni" che ho in casa, i gatti non sono mai usciti. Ma hai ragione, dovevo esplicitare meglio o il passaggio o la dimensione della "gabbia".

Alla prossima!

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matt_heels
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Re: L'erede dei grandi felini

Messaggio#17 » domenica 23 marzo 2025, 16:18

Mauro Bennici ha scritto:Mi sveglio. L'alba entra dalla finestra. Uscire dalla tana è ormai un incubo. Salto sui gommini? O rotolo giù come una salsiccia? Comunque vada farà male.
Lecco i gommini e salto. Distendo le zampe per anticipare il terreno. Piego la schiena per tenere in linea il busto e poi… no! Sederata sul marmo ghiacciato. Ahia.
Ma perché non dormo per terra?

La casa è un ghiacciaia. Il ticchettio delle unghie riecheggia nell’oscurità. Il metallo sulle pareti è spento. Gli umani fanno strane fusa dietro la porta a vetri della loro tana.
«Sveglia!» Miagolo a squarciagola. «Ho fame!»
Niente da fare. Non mi ascoltano più. Meglio dare una sistemata al mio splendido manto bianco e nero.

Passeggiata per i possedimenti. Un giro per lo studio dell’umana. Odore di oli e carta. Rappresentazioni di umani macellati e gettati alla rinfusa. Pronuncia sempre un certo Picasso, ma è il terrore che incuto a sconvolgerle i pensieri. Da quando le ho quasi aperto il collo non mi rincorre più.
La cucina. Croce e delizia del mio palato. Magnifiche essenze di carne insozzate dall’acre odore del caffè. Il tavolo del soggiorno, un tempo punto di osservazione, è una collina dei ricordi. Quanto era bello stare lassù e farsi le unghie sull’enorme ragnatela al centro. E le loro urla. Quanto le adoravo. Ormai non mi urlano più come una volta.

Infine, il bagno e la terra per carcerati. Giusto due schizzi liberatori. Ci volevano. Ricopriamo il tutto come capita. Due colpi alla vaschetta blu. Una decina per terra. Sei al muro. Ancora uno a terra e un paio al muro.
«Piantala!» L’umano sospira al pensiero di un altro giorno con me.
Mi appropinquo piatto piatto alla porta della sua tana e aspetto, la caccia sta per cominciare.

#

L’umano corre avanti e indietro. Sguardo fisso sulla plastica nera che non devo mordere o finisco in punizione. Illusi. L’umana bisbiglia sulla sua plastica. Non stanno fermi un attimo. L’umano infila il giubbotto. Mi acquatto sotto il tavolo della cucina. Orecchie tese. Cosa stanno combinando? Odio quando rompono la mia routine! Qualcosa non quadra, qualcosa non quadra.
Il rumore dell’armadio della loro tana che si spalanca. Metallo che picchia per terra. Per la barba di Osiride! Il trasportino! Si salvi chi può. Dove mi nascondo? Che faccio? Salto su… Buona notte. Ma dove salto. A malapena sollevo la pancia per non portare in giro le briciole. Trovato! Sotto il frigorifero.
Prima la testa, poi il collo. Spingi, spingi. Le zampe davanti. Ancora un po’. Stringo i denti. Allungo la coda e… cado sulla trippa, ansimante. Speriamo di essere nascosti abbastanza.
«Ciao, Silvestro.»
«Io mi chiamo, Amenhotep IV!» Scemo! Adesso sanno dove sono. Sono l’erede dei grandi felini… e scappo.
Rumore di passi che si avvicinano. Il cigolio della porta della prigione che si apre e si chiude.
La casa piomba nel silenzio.
Pensano davvero che funzioni ancora il trucco del silenzio? Che salti fuori per farmi smontare da quel cretino con il camice bianco?
Io non esco. Anzi, faccio pure un pisolino.

La gola è secca e la pancia brontola. Striscio per venir fuori dal nascondiglio. Però, gli umani sono usciti davvero. La porta della prigione è ben chiusa, maledetti. Meglio rimettersi in forze per quando tornano.
Perché devo fare pipì non appena mi sdraio?

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Il vociare degli umani si fa più vicino. Sono dietro la porta. Il tintinnio delle chiavi. Zampetto lesto a un baffo dall’apertura. Ancora un attimo. Zampe a molla. Sculettata al primo spiraglio.
Via. Parto per il pianerottolo, infilando le gambe dell’umana. Libertà!
«Miao.» Un accenno di miagolio mi colpisce come un tuono di capodanno. Le zampe si irrigidiscono. Non riesco a muovermi.
«Vieni qua tu.» L’umano mi solleva senza troppi complimenti.
«Lasciami stare!» Gli tirerei un perfetto fendente sulla mano, se servisse a qualcosa.
«Miao.»
Ho le allucinazioni. Ho sentito un miagolio provenire dal mio trasportino. Che brutta cosa la vecchiaia.
Mi poggia davanti alla gabbia di metallo. Mi conviene andare dal Vet questa volta. Intuisco anche una palletta arruffata al suo interno.
L’umano apre la gabbia. Entro e la palletta di pelo mi viene incontro.
«Per la barba di Osiride!» Rizzo il pelo. «Sei vero?»
La palla si rotola mostrandomi la pancia. Come guerriero vale meno di un grillo. «Sì.»
«Benvenuto in prigione.»
«Tu sei Silvestro?»
Sospiro. Un’ombra oscura l’ingresso. Salto per attaccare, ma la schiena si contorce e scricchiola. Sono quei due, a quattro zampe, con lo sguardo da pesce lesso. Sibilo. «Non fidarti, mai.»
Palla di pelo cammina a malapena dritto verso di loro. «Perché? Sembrano affettuosi.»
Il vuoto si impossessa del mio basso ventre. «Sicuro. Ti ameranno, ti sfameranno, ti coccoleranno. E poi… ti taglieranno i gioielli.»
Il piccoletto si volta di scatto verso di me e cade secco. «Cosa?»
«Proprio così.» È così ingenuo, così pronto a lottare. Eppure c’è qualcosa in lui. «Forse…» Borbotto. «Forse ho sbagliato tutto. Lottare non serve a nulla.» Chiudo gli occhi. Forse è il momento di cambiare.
Allungo una zampa e avvolgo il mini me.


Ciao, Mauro!

Proprio un bel racconto. Mi è piaciuto lo stile, l'immersione nel punto di vista felino e la declinazione del tema: il gatto che pensa di spaventare il mondo e poi diventa una figura di riferimento per il cucciolo, nuovo arrivato.

I riferimenti egizi non mi hanno disturbato, come fossero una sorta di riferimento "atavico" per il gatto. Se avessi aggiunto un papiro srotolato sul muro con qualche gatto stilizzato sarebbe stato perfetto, ma anche così non intacca il valore del racconto. Il ritmo a mitraglia di frasi brevissime si adatta a un animale che scatta e guarda da tutte le parti. Avrei giusto ammorbito qualcosa nel finale, per mostrare la variazione anche emozionale del protagonista, ma il limite dei caratteri è un nemico insidioso!

Ti rinnovo i complimenti, ottimo lavoro!

Buona edition e alla prossima,

Matteo

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Mauro Bennici
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Re: L'erede dei grandi felini

Messaggio#18 » domenica 23 marzo 2025, 18:39

matt_heels ha scritto:Ciao, Mauro!

Proprio un bel racconto. Mi è piaciuto lo stile, l'immersione nel punto di vista felino e la declinazione del tema: il gatto che pensa di spaventare il mondo e poi diventa una figura di riferimento per il cucciolo, nuovo arrivato.

I riferimenti egizi non mi hanno disturbato, come fossero una sorta di riferimento "atavico" per il gatto. Se avessi aggiunto un papiro srotolato sul muro con qualche gatto stilizzato sarebbe stato perfetto, ma anche così non intacca il valore del racconto. Il ritmo a mitraglia di frasi brevissime si adatta a un animale che scatta e guarda da tutte le parti. Avrei giusto ammorbito qualcosa nel finale, per mostrare la variazione anche emozionale del protagonista, ma il limite dei caratteri è un nemico insidioso!

Ti rinnovo i complimenti, ottimo lavoro!

Buona edition e alla prossima,

Matteo


Ciao Matteo,

Grazie mille :D

Non male l'idea del papiro. Nella bozza avevo messo una statuina della dea Bastet (la dea gatto) ma era un'idea troppo cervellotica e rubava troppi caratteri (sempre loro, come nel finale).

Alla prossima!

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julia
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Re: L'erede dei grandi felini

Messaggio#19 » lunedì 24 marzo 2025, 11:12

Mauro Bennici ha scritto:Ciao Julia,

Felice ti sia piaciuto il racconto.

Il vero nome di Silvestro richiedeva ahimè troppi caratteri, così come il finale.
Ho tagliato quasi metà racconto per farcelo stare :D
All'inizio era solo un pensiero. Il mio gattone maschio lo abbiamo chiamato Mochi, ma il primo affidatario aveva scelto un altro nome. L'allevamento (e il pedigree) riporta il nome Graffio. Mi sembrava divertente pensare a Silvestro che "ricordava" il suo nome di "battesimo" felino giocando inoltre sul fatto che quando noi "umani" chiamiamo i nostri gatti o ci ignorano o ci rispondono "male" XD

Ho dovuto rinunciare anche una mega freddura, ma mi riservo di aggiungerla in seguito (dipende da come andrà il girone).

Alla prossima!


mauro, grazie per la risposta!
che dire, carino tu abbia associato l'esperienza con mochi (tra l'altro, nome adorabile... ♥) e abbia reso più profondo il personaggio con questa piccola chicca. leggendo la tua spiegazione ho pure associato il tutto ai meme dei gattini che hanno nomi lunghissimi/assurdi. adorerei leggere il finale che hai dovuto purtroppo tagliare MA, come ho letto un po' in giro,
Off Topic
è tutta colpa dell'antico che ci costringe a stare in poco spazio

perciò aspetto con ansia tu possa farlo. cosa intendi con "dipende da come andrà il girone"? sono nuova e sicuramente mi sfugge qualcosa.
...per la freddura, ecco, un po' meno... aaarrgrhh i dad jokes

spero di ri-leggerti presto <3
«un giorno guarderemo a questi momenti difficili e ne rideremo»
❀❁♡

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giuseppe.gangemi
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Re: L'erede dei grandi felini

Messaggio#20 » lunedì 24 marzo 2025, 15:49

Ciao Mauro,
il tuo è un racconto che coniuga ironia, affetto e introspezione in un ritratto vivacissimo di un gatto anziano che, attraverso il filtro del proprio delirio di onnipotenza, racconta il mondo domestico come se fosse un impero. La voce narrante è un vero gioiello: sarcastica, regale, tragicomica. La struttura episodica accompagna il lettore in una giornata qualunque che diventa una parabola di cambiamento.
Il protagonista è irresistibile nella sua arroganza e tenero nella sua fragilità. I piccoli fallimenti fisici, la difficoltà a saltare giù dal letto, la fuga grottesca dal trasportino, lo scontro con l’ineluttabilità della vecchiaia: tutto viene raccontato con ironia e leggerezza, ma lascia una traccia malinconica e autentica.
Il racconto affronta indirettamente il tema del contest (il passaggio dal terrore all’amore) attraverso una parabola tutta interna al personaggio. Il “terrore” che incuteva un tempo viene progressivamente sostituito da una forma di tenerezza non voluta, quasi inconsapevole. Alla fine, l’incontro con il cucciolo è uno specchio e una soglia: nel piccolo felino, il protagonista rivede sé stesso e forse per la prima volta cede, abbraccia, accoglie.
Il linguaggio è brillante, controllato, ricco di trovate felici. L’universo narrativo è solido e coerente. I dialoghi, ridotti al minimo, sono efficacissimi. Il ritmo è ottimo, e il finale emoziona senza forzature. È un racconto che riesce a divertire, intenerire e riflettere con una voce tutta sua.
Alla prossima!

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Manuel Marinari
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Re: L'erede dei grandi felini

Messaggio#21 » martedì 25 marzo 2025, 11:08

Ciao Mauro,
quando leggo racconti immaginati descritti attraverso un pdv animale o comunque non umano ma di nostra familiarità apprezzo tantissimo. Non ci ho mai provato ma credo che troverei difficoltà.
Credo di aver capito dopo il senso dell'inizio del racconto. Lui è un gatto anziano, per questo ha difficoltà a muoversi giusto? Forse avrei da subito reso esplicito questo elemento. Nell'umanizzazione del gatto, non mi avrebbe stranito leggere di artrosi o che ne so, che si sentisse molto simile al nonnino dei suoi umani e una frase del tipo "quanto vorrei saper stringere un bastone in una zampa come fa il nonno x quando cammina". Te la butto lì, la prima cosa che mi viene in mente. Per quanto mi riguarda, è l'unico suggerimento che mi sento di darti. Il resto fila tutto, il finale mi è piaciuto.
Una buona prova. Buona edition.
Complimenti per il gattone che hai adottato, stupendo!
Manuel Marinari

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Mauro Bennici
Messaggi: 175

Re: L'erede dei grandi felini

Messaggio#22 » martedì 25 marzo 2025, 20:29

julia ha scritto:perciò aspetto con ansia tu possa farlo. cosa intendi con "dipende da come andrà il girone"? sono nuova e sicuramente mi sfugge qualcosa.
...per la freddura, ecco, un po' meno... aaarrgrhh i dad jokes

spero di ri-leggerti presto <3


Niente di serio. Rivedo con calma i racconti che non passano il girone (e non vengono pubblicati) e quasi mai quelli che lo passano (rarissimi…).

La battuta del piccolo a demolire l'arroganza di Silvestro me la riservo per dopo :D
Richiede un'adeguata preparazione. Il figlio e la moglie sono rotolati giù dalla sedia, quindi direi che ci sta.

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Mauro Bennici
Messaggi: 175

Re: L'erede dei grandi felini

Messaggio#23 » martedì 25 marzo 2025, 20:30

giuseppe.gangemi ha scritto:Ciao Mauro,
il tuo è un racconto che coniuga ironia, affetto e introspezione in un ritratto vivacissimo di un gatto anziano che, attraverso il filtro del proprio delirio di onnipotenza, racconta il mondo domestico come se fosse un impero. La voce narrante è un vero gioiello: sarcastica, regale, tragicomica. La struttura episodica accompagna il lettore in una giornata qualunque che diventa una parabola di cambiamento.
Il protagonista è irresistibile nella sua arroganza e tenero nella sua fragilità. I piccoli fallimenti fisici, la difficoltà a saltare giù dal letto, la fuga grottesca dal trasportino, lo scontro con l’ineluttabilità della vecchiaia: tutto viene raccontato con ironia e leggerezza, ma lascia una traccia malinconica e autentica.
Il racconto affronta indirettamente il tema del contest (il passaggio dal terrore all’amore) attraverso una parabola tutta interna al personaggio. Il “terrore” che incuteva un tempo viene progressivamente sostituito da una forma di tenerezza non voluta, quasi inconsapevole. Alla fine, l’incontro con il cucciolo è uno specchio e una soglia: nel piccolo felino, il protagonista rivede sé stesso e forse per la prima volta cede, abbraccia, accoglie.
Il linguaggio è brillante, controllato, ricco di trovate felici. L’universo narrativo è solido e coerente. I dialoghi, ridotti al minimo, sono efficacissimi. Il ritmo è ottimo, e il finale emoziona senza forzature. È un racconto che riesce a divertire, intenerire e riflettere con una voce tutta sua.
Alla prossima!


Ciao Giuseppe,

Grazie mille, contento che Silvestro Amenhotep IV ti sia piaciuto :D

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Mauro Bennici
Messaggi: 175

Re: L'erede dei grandi felini

Messaggio#24 » martedì 25 marzo 2025, 20:36

Manuel Marinari ha scritto:Ciao Mauro,
quando leggo racconti immaginati descritti attraverso un pdv animale o comunque non umano ma di nostra familiarità apprezzo tantissimo. Non ci ho mai provato ma credo che troverei difficoltà.
Credo di aver capito dopo il senso dell'inizio del racconto. Lui è un gatto anziano, per questo ha difficoltà a muoversi giusto? Forse avrei da subito reso esplicito questo elemento. Nell'umanizzazione del gatto, non mi avrebbe stranito leggere di artrosi o che ne so, che si sentisse molto simile al nonnino dei suoi umani e una frase del tipo "quanto vorrei saper stringere un bastone in una zampa come fa il nonno x quando cammina". Te la butto lì, la prima cosa che mi viene in mente. Per quanto mi riguarda, è l'unico suggerimento che mi sento di darti. Il resto fila tutto, il finale mi è piaciuto.
Una buona prova. Buona edition.
Complimenti per il gattone che hai adottato, stupendo!


Ciao Manuel,

Grazie! Ho messo la nota sul file per la revisione ;)

E se ti dicessi che sono allergico alla saliva del gatto (che poi si lecca…). Gattoni siberiani, tanta preparazione, depuratori d'aria, cortisone quanto basta e voilà!

Cosa non si fa per amore :D

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