L'ultima domanda di Emiliano Maramonte
- Emiliano Maramonte
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L'ultima domanda di Emiliano Maramonte
1 - Il dubbio
Il Sommo Karel lo attendeva nel chiostro del Santuario del Silenzio. I piedi scalzi sul marmo, le mani giunte dietro la schiena.
Egon restò immobile, all’ingresso, nella penombra dell’alba, il mantello ancora umido di rugiada notturna.
«Mi hanno riferito che sei sofferente» disse Karel. «Dormi male? Fai strani sogni?»
Silenzio. Un passo avanti. Egon inspirò. Gli tremavano le mani.
«Non credere alle parole che ti illudi di udire» lo ammonì il Sommo. «Ciò che chiami libertà è solo fame, disordine, annientamento. Al Monolito non importa il dubbio, esige l’obbedienza.»
Egon si fece più vicino. Parlò per la prima volta.
«E se volesse qualcosa di diverso?»
Karel gli rivolse una smorfia d’insofferenza. Il suo volto era un’antica mappa di rughe e certezze. «Il Monolito non vuole. Risponde. E noi siamo la sua eco.»
Egon tornò al silenzio. E scomparve nel buio.
2 - La domanda
Il Monolito è lì, immobile, più nero del buio. I raggi del sole si spezzano sulla superficie senza riflessi. Nessuna ombra. Nessun suono.
Egon oltrepassa il confine, conta dieci passi e si ferma. Il mantello si gonfia nel vento. La sabbia gli raschia le gambe, le labbra, gli occhi. Non si muove.
Dietro di lui migliaia di persone, sedute, inginocchiate, in piedi. Immobili anche loro. un popolo intero, inchiodato nell’attesa. Non parlano… non devono. Nessuno parla al Portavoce.
LA DOMANDA è incisa al centro dei suoi pensieri.
“Dobbiamo conservare il nostro ordine?”
È sempre così: una domanda, una risposta, un suono…
Acuto: sì.
Grave: no.
E tutto cambia, per cento anni.
Egon tira un profondo respiro. Le mani tremano, ma non per il freddo, è qualcosa che brucia dentro. Sogni. Sogni strani, per notti intere. Non immagini, sensazioni, un calore che preme sotto la pelle, un sussurro senza lingua.
“Chiedi per scelta, non per obbedienza.”
La sabbia si alza in rapidi mulinelli. Il vento fischia. Egon chiude gli occhi, poi arrivano le parole, le sue, per la prima volta dopo diciannove anni.
3 - Il battito
Era sgattaiolato al tramonto fuori dal Santuario. Desiderava vedere il Monolito, anche se era vietato.
Si fermò davanti al muro orientale. Spiò attraverso una delle fenditure. La sagoma rettangolare vegliava da lontano, al centro del deserto.
Egon chiuse gli occhi.
“Mi senti?”
Non lo disse ad alta voce. Fu un pensiero intimo, eppure intenso come un grido.
E qualcosa rispose. Non un suono, ma una pressione nel petto. Un battito che non era il suo. Un calore, poi il vuoto. E paura.
Spalancò le palpebre. Il Custode Luar lo fissava contrariato.
«Che cosa credevi di fare?» La voce era una lama di ghiaccio.
«L’ho sentito» sussurrò Egon.
Luar si avvicinò. Gli afferrò il polso. «Che cosa hai sentito?»
«Il Monolito. Mi ha…»
Uno schiaffo. Forte, preciso.
«Ricorda: lui non parla. Mai.»
Lo ricondussero al Santuario. Gli tolsero la voce per tre giorni, con l’amaro di piombo sulla lingua. Gli dissero che era necessario, che era per il suo bene, ma Egon non dimenticava. Il battito non era un sogno. Non lo raccontò mai più, neppure a se stesso.
4 – Il Rito
Ora il vento è forte. La sabbia taglia la pelle come schegge di vetro. Egon si stringe nel mantello. La domanda gli arde nella bocca, ma qualcosa dentro si è spezzato. Non può più farla. Nei sogni, sempre la stessa voce. Una brusio costante.
Il popolo attende. Il cielo è gravido e protesta.
Egon alza la testa. Sospira. Ha deciso. «Non chiederò nulla.»
Calma fragorosa, poi un rumore mai udito prima, né acuto, né grave.
Un battito.
Un cuore.
Il Monolito vibra, si screpola. Dalle fessure cola luce, un bagliore antico. Primordiale. Si dissolve in fiocchi neri, leggeri come cenere.
Egon indietreggia, lo sguardo vuoto, disorientato.
Il popolo è un oceano di pietra, muto, immoto.
5 – Pioggia
La pioggia scende impetuosa.
Karel ha una luce feroce in fondo agli occhi. «Cosa ti aspetti adesso?»
Egon non risponde.
«Sei pronto a pagarne il prezzo?»
«Non io.»
Un lampo squarcia il cielo. Egon si incammina nel deserto, mentre Karel urla il suo nome.
Il Sommo Karel lo attendeva nel chiostro del Santuario del Silenzio. I piedi scalzi sul marmo, le mani giunte dietro la schiena.
Egon restò immobile, all’ingresso, nella penombra dell’alba, il mantello ancora umido di rugiada notturna.
«Mi hanno riferito che sei sofferente» disse Karel. «Dormi male? Fai strani sogni?»
Silenzio. Un passo avanti. Egon inspirò. Gli tremavano le mani.
«Non credere alle parole che ti illudi di udire» lo ammonì il Sommo. «Ciò che chiami libertà è solo fame, disordine, annientamento. Al Monolito non importa il dubbio, esige l’obbedienza.»
Egon si fece più vicino. Parlò per la prima volta.
«E se volesse qualcosa di diverso?»
Karel gli rivolse una smorfia d’insofferenza. Il suo volto era un’antica mappa di rughe e certezze. «Il Monolito non vuole. Risponde. E noi siamo la sua eco.»
Egon tornò al silenzio. E scomparve nel buio.
2 - La domanda
Il Monolito è lì, immobile, più nero del buio. I raggi del sole si spezzano sulla superficie senza riflessi. Nessuna ombra. Nessun suono.
Egon oltrepassa il confine, conta dieci passi e si ferma. Il mantello si gonfia nel vento. La sabbia gli raschia le gambe, le labbra, gli occhi. Non si muove.
Dietro di lui migliaia di persone, sedute, inginocchiate, in piedi. Immobili anche loro. un popolo intero, inchiodato nell’attesa. Non parlano… non devono. Nessuno parla al Portavoce.
LA DOMANDA è incisa al centro dei suoi pensieri.
“Dobbiamo conservare il nostro ordine?”
È sempre così: una domanda, una risposta, un suono…
Acuto: sì.
Grave: no.
E tutto cambia, per cento anni.
Egon tira un profondo respiro. Le mani tremano, ma non per il freddo, è qualcosa che brucia dentro. Sogni. Sogni strani, per notti intere. Non immagini, sensazioni, un calore che preme sotto la pelle, un sussurro senza lingua.
“Chiedi per scelta, non per obbedienza.”
La sabbia si alza in rapidi mulinelli. Il vento fischia. Egon chiude gli occhi, poi arrivano le parole, le sue, per la prima volta dopo diciannove anni.
3 - Il battito
Era sgattaiolato al tramonto fuori dal Santuario. Desiderava vedere il Monolito, anche se era vietato.
Si fermò davanti al muro orientale. Spiò attraverso una delle fenditure. La sagoma rettangolare vegliava da lontano, al centro del deserto.
Egon chiuse gli occhi.
“Mi senti?”
Non lo disse ad alta voce. Fu un pensiero intimo, eppure intenso come un grido.
E qualcosa rispose. Non un suono, ma una pressione nel petto. Un battito che non era il suo. Un calore, poi il vuoto. E paura.
Spalancò le palpebre. Il Custode Luar lo fissava contrariato.
«Che cosa credevi di fare?» La voce era una lama di ghiaccio.
«L’ho sentito» sussurrò Egon.
Luar si avvicinò. Gli afferrò il polso. «Che cosa hai sentito?»
«Il Monolito. Mi ha…»
Uno schiaffo. Forte, preciso.
«Ricorda: lui non parla. Mai.»
Lo ricondussero al Santuario. Gli tolsero la voce per tre giorni, con l’amaro di piombo sulla lingua. Gli dissero che era necessario, che era per il suo bene, ma Egon non dimenticava. Il battito non era un sogno. Non lo raccontò mai più, neppure a se stesso.
4 – Il Rito
Ora il vento è forte. La sabbia taglia la pelle come schegge di vetro. Egon si stringe nel mantello. La domanda gli arde nella bocca, ma qualcosa dentro si è spezzato. Non può più farla. Nei sogni, sempre la stessa voce. Una brusio costante.
Il popolo attende. Il cielo è gravido e protesta.
Egon alza la testa. Sospira. Ha deciso. «Non chiederò nulla.»
Calma fragorosa, poi un rumore mai udito prima, né acuto, né grave.
Un battito.
Un cuore.
Il Monolito vibra, si screpola. Dalle fessure cola luce, un bagliore antico. Primordiale. Si dissolve in fiocchi neri, leggeri come cenere.
Egon indietreggia, lo sguardo vuoto, disorientato.
Il popolo è un oceano di pietra, muto, immoto.
5 – Pioggia
La pioggia scende impetuosa.
Karel ha una luce feroce in fondo agli occhi. «Cosa ti aspetti adesso?»
Egon non risponde.
«Sei pronto a pagarne il prezzo?»
«Non io.»
Un lampo squarcia il cielo. Egon si incammina nel deserto, mentre Karel urla il suo nome.
Re: L'ultima domanda di Emiliano Maramonte
Ciao Emiliano! Tutto ok con i parametri, buona MASSIMO TIVOLI EDITION!
- Emilio Campo
- Messaggi: 14
Re: L'ultima domanda di Emiliano Maramonte
Ciao Emiliano!
Questa è la mia prima edizione, quindi mi scuso in anticipo se il mio commento potrebbe non essere di massima utilità.
Il racconto mi è piaciuto moltissimo. Ho apprezzato il modo in cui “la scelta” è stata messa in scena.
A livello di interesse mi ha tenuto costantemente agganciato, anche se alle volte sono dovuto tornare indietro per ri-visualizzare alcune scene che non avevo compreso al cento per cento.
Ad esempio cosa accade esattamente alla fine? Non è chiaro.
O almeno, lui “guadagna” la libertà?
Cosa che ritengo da segnalare, ma poi realisticamente credo che sia soggettivo in base al gusto personale è lo spezzettamento delle frasi in frasi brevi e corte col punto. Oppure ad esempio quando c’è la costruzione con soggetto-verbo-aggettivo, aggettivo.
A volte avrei messo una “e” invece della virgola per rendere più colloquiale la lettura. Ma sono minuzierie!
Bel racconto complimenti!
Questa è la mia prima edizione, quindi mi scuso in anticipo se il mio commento potrebbe non essere di massima utilità.
Il racconto mi è piaciuto moltissimo. Ho apprezzato il modo in cui “la scelta” è stata messa in scena.
A livello di interesse mi ha tenuto costantemente agganciato, anche se alle volte sono dovuto tornare indietro per ri-visualizzare alcune scene che non avevo compreso al cento per cento.
Ad esempio cosa accade esattamente alla fine? Non è chiaro.
O almeno, lui “guadagna” la libertà?
Cosa che ritengo da segnalare, ma poi realisticamente credo che sia soggettivo in base al gusto personale è lo spezzettamento delle frasi in frasi brevi e corte col punto. Oppure ad esempio quando c’è la costruzione con soggetto-verbo-aggettivo, aggettivo.
A volte avrei messo una “e” invece della virgola per rendere più colloquiale la lettura. Ma sono minuzierie!
Bel racconto complimenti!
- Emiliano Maramonte
- Messaggi: 1254
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Re: L'ultima domanda di Emiliano Maramonte
Emilio Campo ha scritto:Ciao Emiliano!
Questa è la mia prima edizione, quindi mi scuso in anticipo se il mio commento potrebbe non essere di massima utilità.
Il racconto mi è piaciuto moltissimo. Ho apprezzato il modo in cui “la scelta” è stata messa in scena.
A livello di interesse mi ha tenuto costantemente agganciato, anche se alle volte sono dovuto tornare indietro per ri-visualizzare alcune scene che non avevo compreso al cento per cento.
Ad esempio cosa accade esattamente alla fine? Non è chiaro.
O almeno, lui “guadagna” la libertà?
Cosa che ritengo da segnalare, ma poi realisticamente credo che sia soggettivo in base al gusto personale è lo spezzettamento delle frasi in frasi brevi e corte col punto. Oppure ad esempio quando c’è la costruzione con soggetto-verbo-aggettivo, aggettivo.
A volte avrei messo una “e” invece della virgola per rendere più colloquiale la lettura. Ma sono minuzierie!
Bel racconto complimenti!
Ciao Emilio, piacere di conoscerti e benvenuto nell'infernale Arena!
Certo che il tuo commento mi è utilissimo!!!
Hai ragione sull'eccesso di frasi sincopate. Devo essere sincero: è uno stile che mi piace molto, e proprio per questo a volte esagero, senza rendermene conto.
Sul finale hai intuito bene: Egon risponde al Sommo "Non io", in relazione alla sua domanda, e poi se ne va nel deserto, a simboleggiare il fatto che lui ha guadagnato la libertà con la sua scelta e ha lasciato il popolo troppo legato all'ordine precostituito a ripetere sempre gli stessi errori e a pagare il prezzo di quell'oscurantismo.
Buona Edition e grazie per le belle parole!
Emiliano
- MatteoMantoani
- Messaggi: 1228
Re: L'ultima domanda di Emiliano Maramonte
Ciao Emiliano,
ho letto il racconto un paio di volte per comprenderlo al massimo delle mie possibilità, da quello che ho capito si tratta di un mondo in cui un culto verso una specie di oracolo ha creato una casta di sacerdoti che detiene il potere. Uno dei monaci si ribella, in un modo originale e simboleggiato dal monolito che si decompone, e così dona la libertà a tutto il popolo mettendo fine al culto.
Sì, c'è ancora qualche elemento qua e là che non mi è del tutto chiaro, ma va bene così, il racconto è particolare e l'idea mi è piaciuta, la lore che hai creato è affascinante e la vedrei molto bene espansa in un'opera che la possa valorizzare al di là dei limiti di spazio imposti su Minuti Contati
ho letto il racconto un paio di volte per comprenderlo al massimo delle mie possibilità, da quello che ho capito si tratta di un mondo in cui un culto verso una specie di oracolo ha creato una casta di sacerdoti che detiene il potere. Uno dei monaci si ribella, in un modo originale e simboleggiato dal monolito che si decompone, e così dona la libertà a tutto il popolo mettendo fine al culto.
Sì, c'è ancora qualche elemento qua e là che non mi è del tutto chiaro, ma va bene così, il racconto è particolare e l'idea mi è piaciuta, la lore che hai creato è affascinante e la vedrei molto bene espansa in un'opera che la possa valorizzare al di là dei limiti di spazio imposti su Minuti Contati
- GiulianoCannoletta
- Messaggi: 544
Re: L'ultima domanda di Emiliano Maramonte
Ciao Emiliano, è sempre un gran piacere leggerti.
Un racconto dove emergono la tua padronanza stilistica e la tua abilità nel creare mondi e situazioni. La storia nel complesso mi ha preso e i personaggi e le motivazioni del protagonista sono ben costruite ma credo che la complessità del wordbuilding si sia rivelata eccessiva rispetto allo spazio a tua disposizione. L'affresco di insieme mi è chiaro e mi ha convinto ma alcuni dettagli mi sono risultati poco chiari anche dopo una rilettura.
A rileggerci presto,
Giuliano
Un racconto dove emergono la tua padronanza stilistica e la tua abilità nel creare mondi e situazioni. La storia nel complesso mi ha preso e i personaggi e le motivazioni del protagonista sono ben costruite ma credo che la complessità del wordbuilding si sia rivelata eccessiva rispetto allo spazio a tua disposizione. L'affresco di insieme mi è chiaro e mi ha convinto ma alcuni dettagli mi sono risultati poco chiari anche dopo una rilettura.
A rileggerci presto,
Giuliano
“Uno scrittore argentino che ama molto la boxe mi diceva che in quella lotta che si instaura fra un testo appassionante e il suo lettore, il romanzo vince sempre ai punti, mentre il racconto deve vincere per knock out.”
Julio Cortázar
Julio Cortázar
- Emiliano Maramonte
- Messaggi: 1254
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Re: L'ultima domanda di Emiliano Maramonte
MatteoMantoani ha scritto:Ciao Emiliano,
ho letto il racconto un paio di volte per comprenderlo al massimo delle mie possibilità, da quello che ho capito si tratta di un mondo in cui un culto verso una specie di oracolo ha creato una casta di sacerdoti che detiene il potere. Uno dei monaci si ribella, in un modo originale e simboleggiato dal monolito che si decompone, e così dona la libertà a tutto il popolo mettendo fine al culto.
Sì, c'è ancora qualche elemento qua e là che non mi è del tutto chiaro, ma va bene così, il racconto è particolare e l'idea mi è piaciuta, la lore che hai creato è affascinante e la vedrei molto bene espansa in un'opera che la possa valorizzare al di là dei limiti di spazio imposti su Minuti Contati
Ciao Matteo! Mi fa sempre molto piacere ricevere feedback da te!
Grazie per le belle parole.
Eh sì, mi rendo conto che l'idea eccedeva i limiti imposti dal contest, ma mi piaceva e ho provato a comprimerla nei 4000 caratteri concessi.
Più o meno hai afferrato i contorni della vicenda, ma ho fatto di più: ho costruito la trama su alcune allegorie sul potere, sullo scontro generazionale, sull'ordine precostituito e sul concetto di libertà. Magari dopo qualche altro commento, spiegherò tutto.
Grazie ancora e buona gara!
- Emiliano Maramonte
- Messaggi: 1254
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Re: L'ultima domanda di Emiliano Maramonte
GiulianoCannoletta ha scritto:Ciao Emiliano, è sempre un gran piacere leggerti.
Un racconto dove emergono la tua padronanza stilistica e la tua abilità nel creare mondi e situazioni. La storia nel complesso mi ha preso e i personaggi e le motivazioni del protagonista sono ben costruite ma credo che la complessità del wordbuilding si sia rivelata eccessiva rispetto allo spazio a tua disposizione. L'affresco di insieme mi è chiaro e mi ha convinto ma alcuni dettagli mi sono risultati poco chiari anche dopo una rilettura.
A rileggerci presto,
Giuliano
Ciao Giuliano, sono felice di rivederti nell'infernale Arena. Grazie per gli apprezzamenti e, come già detto a Matteo, purtroppo l'idea era molto più ampia dei limiti imposti dal contest e gestire gli input, come ben sai, è cruciale oltreché complesso. Ma mi fa piacere che il senso generale sia arrivato.
Grazie ancora e buona gara!
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