Lorely
Lorely
Elmer trovò un piccione sul balcone e se ne innamorò a prima vista. Non era grigio come gli altri, era bianco e aveva le zampette rosa. Quando lo mostrò al nonno ci rimase male perché quello uscì fuori come un matto e lo cacciò via. Così Elmer imparò che al nonno non piacevano i piccioni così come non gli piacevano le persone del palazzo, né i suoi amici.
Dopo la morte della mamma, il nonno era l’unico parente e anche se aveva un pessimo carattere, Elmer gli voleva bene e aveva imparato a convivere con le sue manie. Niente televisione né computer, però aveva il permesso di giocare a pallone, ma solo quando il nonno era via per fare la spesa.
Quando non andava a scuola, Elmer trascorreva il tempo a ritagliare le figure dei giornali e incollarle sull’album. Non aveva giocattoli a parte le biglie che teneva nascoste e il pallone. Tutto dava fastidio al nonno e gli provocava le crisi che lo facevano urlare con le vene del collo che si gonfiavano e gli occhi che parevano voler schizzare via dalle orbite. A parte questo, il nonno gli voleva bene; doveva volergli bene per forza perché Elmer era il suo unico parente.
Il piccione non aveva il permesso di avvicinarsi al balcone, almeno fino a che il nonno non andava a dormire. Elmer preparava un intruglio di mele e biscotti che al piccione piacevano tanto e lo metteva da parte fino a che tutte le luci della casa non si spegnevano. Allora, sgattaiolava sul balcone con il pigiama a righe di qualche taglia più grande e aspettava che il piccione venisse a trovarlo.
Quando il candido uccello atterrava sulla ringhiera, Elmer tendeva la mano con l’intruglio che aveva preparato per lui e cercava di fare amicizia. Il piccione però non si fidava e se lui si avvicinava troppo, si allontanava o volava via. Allora Elmer gli gettava i bocconcini e lo guardava mangiare ed era così felice di avere un amico che si sarebbe messo a danzare o a fare il matto, come il nonno.
Trascorse l’estate e arrivò l’autunno. A scuola le maestre avevano cominciato a chiedere del nonno. Volevano incontrarlo, parlargli, conoscerlo. Vennero persino delle assistenti sociali ma fu tutto vano: il vecchio non voleva vedere nessuno, meno che mai persone che “vogliono portarti via da me”.
Elmer sapeva che c’era qualcosa che non andava nel suo nonnino e che un giorno o l’altro le cose sarebbero cambiate e più il tempo passava, più certe manie andavano peggiorando, come ad esempio il fatto di parlare da solo o di grattarsi fino a che non usciva il sangue.
Per fortuna c’era Lorely il piccione bianco che gli faceva visita ogni notte e gli teneva compagnia fino all’alba. Con il tempo il bambino aveva guadagnato la sua fiducia e il piccione gli permetteva di avvicinarsi e di accarezzarlo.
Una notte arrivò la neve e il piccione volò via prima del solito. Il bambino tese la mano verso quel puntino bianco che si allontanava nel buio fino a diventare piccolo come un fiocco di neve.
Fu la notte in cui il nonno morì.
Il piccione non tornò più.
Dopo la morte della mamma, il nonno era l’unico parente e anche se aveva un pessimo carattere, Elmer gli voleva bene e aveva imparato a convivere con le sue manie. Niente televisione né computer, però aveva il permesso di giocare a pallone, ma solo quando il nonno era via per fare la spesa.
Quando non andava a scuola, Elmer trascorreva il tempo a ritagliare le figure dei giornali e incollarle sull’album. Non aveva giocattoli a parte le biglie che teneva nascoste e il pallone. Tutto dava fastidio al nonno e gli provocava le crisi che lo facevano urlare con le vene del collo che si gonfiavano e gli occhi che parevano voler schizzare via dalle orbite. A parte questo, il nonno gli voleva bene; doveva volergli bene per forza perché Elmer era il suo unico parente.
Il piccione non aveva il permesso di avvicinarsi al balcone, almeno fino a che il nonno non andava a dormire. Elmer preparava un intruglio di mele e biscotti che al piccione piacevano tanto e lo metteva da parte fino a che tutte le luci della casa non si spegnevano. Allora, sgattaiolava sul balcone con il pigiama a righe di qualche taglia più grande e aspettava che il piccione venisse a trovarlo.
Quando il candido uccello atterrava sulla ringhiera, Elmer tendeva la mano con l’intruglio che aveva preparato per lui e cercava di fare amicizia. Il piccione però non si fidava e se lui si avvicinava troppo, si allontanava o volava via. Allora Elmer gli gettava i bocconcini e lo guardava mangiare ed era così felice di avere un amico che si sarebbe messo a danzare o a fare il matto, come il nonno.
Trascorse l’estate e arrivò l’autunno. A scuola le maestre avevano cominciato a chiedere del nonno. Volevano incontrarlo, parlargli, conoscerlo. Vennero persino delle assistenti sociali ma fu tutto vano: il vecchio non voleva vedere nessuno, meno che mai persone che “vogliono portarti via da me”.
Elmer sapeva che c’era qualcosa che non andava nel suo nonnino e che un giorno o l’altro le cose sarebbero cambiate e più il tempo passava, più certe manie andavano peggiorando, come ad esempio il fatto di parlare da solo o di grattarsi fino a che non usciva il sangue.
Per fortuna c’era Lorely il piccione bianco che gli faceva visita ogni notte e gli teneva compagnia fino all’alba. Con il tempo il bambino aveva guadagnato la sua fiducia e il piccione gli permetteva di avvicinarsi e di accarezzarlo.
Una notte arrivò la neve e il piccione volò via prima del solito. Il bambino tese la mano verso quel puntino bianco che si allontanava nel buio fino a diventare piccolo come un fiocco di neve.
Fu la notte in cui il nonno morì.
Il piccione non tornò più.
Uno scrittore è un mondo intrappolato in una persona (Victor Hugo)
- Flavia Imperi
- Messaggi: 316
- Contatta:
Ciao Angela,
la tua storia suscita molta tenerezza, è delicata, e narrata con un ritmo che trovo perfetto per la trama. Scorre bene ed è narrata in modo chiaro, forse l'unica cosa che mi ha lasciata un po' perplessa è la verosimiglianza della situazione (un bambino lasciato con un nonno mentalmente malato... possibile che nessuno se ne sia accorto?) e il finale aperto, poetico ma che lascia con dubbi fastidiosi (e ora che fine farà?).
Qualche accorgimento:
Così sembra che urli tramite le vene del collo. Scriverei: "con tanto di vene al collo" oppure staccherei i due periodi in qualche altro modo.
attenta all'infodump, che ci attende sempre dietro l'angolo.
Ho apprezzato parecchio l'immagine del bimbo nel pigiama più grande, molto realistica ed evoca quel leggero senso di trascuratezza che in altri punti è raccontato.
Il tema mi sembra abbastanza preso. Nel complesso una buona prova.
la tua storia suscita molta tenerezza, è delicata, e narrata con un ritmo che trovo perfetto per la trama. Scorre bene ed è narrata in modo chiaro, forse l'unica cosa che mi ha lasciata un po' perplessa è la verosimiglianza della situazione (un bambino lasciato con un nonno mentalmente malato... possibile che nessuno se ne sia accorto?) e il finale aperto, poetico ma che lascia con dubbi fastidiosi (e ora che fine farà?).
Qualche accorgimento:
gli provocava le crisi che lo facevano urlare con le vene del collo
Così sembra che urli tramite le vene del collo. Scriverei: "con tanto di vene al collo" oppure staccherei i due periodi in qualche altro modo.
doveva volergli bene per forza perché Elmer era il suo unico parente.
attenta all'infodump, che ci attende sempre dietro l'angolo.
Ho apprezzato parecchio l'immagine del bimbo nel pigiama più grande, molto realistica ed evoca quel leggero senso di trascuratezza che in altri punti è raccontato.
Il tema mi sembra abbastanza preso. Nel complesso una buona prova.
Siamo storie di storie
- maria rosaria
- Messaggi: 687
Ciao Angela.
Racconto molto delicato, in cui il piccione bianco è utilizzato per rappresentare il processo di crescita del piccolo Elmer. Mi è piaciuto molto il modo in cui hai descritto il rapporto che lega il bambino al nonno, un uomo burbero in cui ho ritrovato le figure dei miei nonni.
La scrittura fila tranquilla, non ci sono sbavature, però ho trovato tutto molto raccontato. Ho avuto come la sensazione che tu ci stessi raccontando una fiaba. Che va bene, beninteso, però avrei preferito una storia con qualche dialogo, giusto per empatizzare di più con i personaggi.
E poi anche il finale mi ha lasciato un po’ male: il nonno muore e il piccione se ne va? Non so, mi sarei aspettata che il nonno in punto di morte avesse accettato il piccione, oppure che Lorely non se ne fosse andato lasciando solo il piccolo Elmer. Però queste sono mie elucubrazioni personali che lasciano il tempo che trovano perchè la storia è la tua e anche il finale è il tuo.
Ad ogni modo, brava. :)
Racconto molto delicato, in cui il piccione bianco è utilizzato per rappresentare il processo di crescita del piccolo Elmer. Mi è piaciuto molto il modo in cui hai descritto il rapporto che lega il bambino al nonno, un uomo burbero in cui ho ritrovato le figure dei miei nonni.
La scrittura fila tranquilla, non ci sono sbavature, però ho trovato tutto molto raccontato. Ho avuto come la sensazione che tu ci stessi raccontando una fiaba. Che va bene, beninteso, però avrei preferito una storia con qualche dialogo, giusto per empatizzare di più con i personaggi.
E poi anche il finale mi ha lasciato un po’ male: il nonno muore e il piccione se ne va? Non so, mi sarei aspettata che il nonno in punto di morte avesse accettato il piccione, oppure che Lorely non se ne fosse andato lasciando solo il piccolo Elmer. Però queste sono mie elucubrazioni personali che lasciano il tempo che trovano perchè la storia è la tua e anche il finale è il tuo.
Ad ogni modo, brava. :)
Maria Rosaria
Grazie ragazze per i commenti. Ciò che l'autore ha ben chiaro in mente, a volte non passa, a volte sì. Mi rendo conto di essere abbastanza ermetica nei messaggi che voglio comunicare, quasi sfidassi il lettore a scendere in campo e trovare il bandolo della matassa.
Il piccione bianco potrebbe essere una delle tante maschere della morte. Il vecchio sente che il piccione è lì per lui e lo caccia. Quando il vecchio muore, la morte se ne va perché ha esaurito il suo compito.
Il piccione potrebbe essere anche la madre di Elmer che è lì a dargli supporto e se ne va quando il bambino sarà ormai al sicuro (si presume dato in adozione).
In un racconto così breve diventa diventa difficile inserire i dialoghi e nel contempo dire tutto quello che si vorrebbe (questo per rispondere a Maria Rosaria). Concorso sulla sua analisi, il racconto ha il sapore di una fiaba.
Ringrazio anche Flavia per i complimenti. Il finale aperto è il mio preferito anche se non è apprezzato da tutti. La scena del pigiama piace tanto anche a me.
A presto.
Il piccione bianco potrebbe essere una delle tante maschere della morte. Il vecchio sente che il piccione è lì per lui e lo caccia. Quando il vecchio muore, la morte se ne va perché ha esaurito il suo compito.
Il piccione potrebbe essere anche la madre di Elmer che è lì a dargli supporto e se ne va quando il bambino sarà ormai al sicuro (si presume dato in adozione).
In un racconto così breve diventa diventa difficile inserire i dialoghi e nel contempo dire tutto quello che si vorrebbe (questo per rispondere a Maria Rosaria). Concorso sulla sua analisi, il racconto ha il sapore di una fiaba.
Ringrazio anche Flavia per i complimenti. Il finale aperto è il mio preferito anche se non è apprezzato da tutti. La scena del pigiama piace tanto anche a me.
A presto.
Uno scrittore è un mondo intrappolato in una persona (Victor Hugo)
Ciao Angela! Nella tua storia ho ritrovato per certi versi, il sapore di un tuo racconto più vecchio. Quello dove il prete tornava in paese per cercare un bambino che aveva perduto. Noto quindi che ti sono care le vicende dove qualcuno in un certo senso ha bisogno di essere guidato o aiutato a trovare la sua strada. Mi piace il tono quasi sognante della storia, anche se il finale sinceramente l'ho trovato un po' banale e stridente con i fatti raccontati.
A presto!
A presto!
- eleonora.rossetti
- Messaggi: 553
Ciao Angela!
Il tuo è un racconto molto delicato, di un bambino che, nonostante il difficile rapporto con il nonno, non smette di essergli affezionato e accetta ogni sua mania come solo un bambino sa fare. A lettura finita, anche io ho interpretato il piccione come messaggero di morte, un po' come i corvi delle antiche leggende, concetto tra l'altro ben in contrasto col suo aspetto rassicurante (bianco e zampette rosa). Forse il finale è un po' "troncato", ma magari era tua intenzione dare questo taglio netto come a sottolineare la chiusura del capitolo della vita del bambino (almeno, è l'interpretazione che gli ho dato io). Bel lavoro ;)
Il tuo è un racconto molto delicato, di un bambino che, nonostante il difficile rapporto con il nonno, non smette di essergli affezionato e accetta ogni sua mania come solo un bambino sa fare. A lettura finita, anche io ho interpretato il piccione come messaggero di morte, un po' come i corvi delle antiche leggende, concetto tra l'altro ben in contrasto col suo aspetto rassicurante (bianco e zampette rosa). Forse il finale è un po' "troncato", ma magari era tua intenzione dare questo taglio netto come a sottolineare la chiusura del capitolo della vita del bambino (almeno, è l'interpretazione che gli ho dato io). Bel lavoro ;)
Uccidi scrivendo.
Eleonora, sono molto contenta che tu abbia interpretato il volatile in chiave mistery. Sul finale concordo, se avessi avuto più caratteri a disposizione sarei stata meno brusca. A presto e ancora grazie per il parallelo piccione/messaggero di morte. ♥
Uno scrittore è un mondo intrappolato in una persona (Victor Hugo)
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- Messaggi: 584
Ciao Angela,
racconti una storia tenera, abbastanza attinente al tema, e con uno stile che mi fa venire in mente le vecchie favole.
Credo che con qualche carattere in più avresti potuto inserire qualche dialogo che avrebbe un po' movimentato il racconto che, in pratica, è quasi solo raccontato.
Il finale in effetti è un po' frettoloso. Io non avevo colto il parallelo piccione/messaggero di morte fino a che non ho letto i commenti.
racconti una storia tenera, abbastanza attinente al tema, e con uno stile che mi fa venire in mente le vecchie favole.
Credo che con qualche carattere in più avresti potuto inserire qualche dialogo che avrebbe un po' movimentato il racconto che, in pratica, è quasi solo raccontato.
Il finale in effetti è un po' frettoloso. Io non avevo colto il parallelo piccione/messaggero di morte fino a che non ho letto i commenti.
ciao Fernando, penso anch'io che qualche dialogo avrebbe spezzato il racconto, ma caratteri non ne avevo. Quanto al parallelo piccione/messaggero di morte è solo una mia fantasia, nel racconto non c'è nulla che faccia pensare a una cosa del genere :D
Grazie ancora per il commento.
Grazie ancora per il commento.
Uno scrittore è un mondo intrappolato in una persona (Victor Hugo)
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- Messaggi: 291
Lorely di Angela Catalini
Questo racconto è molto intimo e delicato, tutto è descritto in modo chiaro e ordinato. Bello il rapporto tra nonno e nipote anche se la cosa che davvero mi è piaciuta è che il racconto lascia molti interrogativi al lettore. Per me questo è un bene l'intera vicenda è molto sfocata per cui sta al lettore riempire di significato ciò che legge. Mi piace l'idea che ti spinge ad "accendere il cervello" e a sbizzarrirti con le possibili interpretazioni. Mi piacciono molto i racconti così, che non possono essere letti con superficialità ma che accendono la fantasia. Una pecca e che per i miei gusti la vicenda è troppo raccontata. Lo stile si abbina bene con il contenuto, ma, per gusto personale nient'altro, non mi soddisfa al cento per cento.
Questo racconto è molto intimo e delicato, tutto è descritto in modo chiaro e ordinato. Bello il rapporto tra nonno e nipote anche se la cosa che davvero mi è piaciuta è che il racconto lascia molti interrogativi al lettore. Per me questo è un bene l'intera vicenda è molto sfocata per cui sta al lettore riempire di significato ciò che legge. Mi piace l'idea che ti spinge ad "accendere il cervello" e a sbizzarrirti con le possibili interpretazioni. Mi piacciono molto i racconti così, che non possono essere letti con superficialità ma che accendono la fantasia. Una pecca e che per i miei gusti la vicenda è troppo raccontata. Lo stile si abbina bene con il contenuto, ma, per gusto personale nient'altro, non mi soddisfa al cento per cento.
Grazie per il commento, Giulio. Sono pochi i lettori che apprezzano questo tipo di narrazione e che hanno voglia di mettere del loro per completare gli spazi che l'autore lascia deliberatamente vuoti. Giusta anche la critica, forse se avessi avuto più caratteri a disposizione me la sarei cavata meglio introducendo dialoghi. A presto.
Uno scrittore è un mondo intrappolato in una persona (Victor Hugo)
Ciao Angela,
ben ritrovata!
Hai scritto un racconto delicato, con una bella analogia tra il volatile e l’anima del nonno del bimbo. Il ritmo è buono e il tema è centrato. La lettura procede fluida anche se ogni tanto rallentata da qualche “raccontato” di troppo. Il finale l’avrei costruito diversamente, così è un po’ scontato. Comunque complimenti, buon lavoro!
Alcune note:
Suona strana la frase: “…Quando lo mostrò al nonno ci rimase male perché quello uscì fuori come un matto e lo cacciò via…” Uscì non mi sembra il termine più adeguato da usare, rende difficoltosa la comprensione.
Uhm, “…Quando il candido uccello atterrava sulla ringhiera,...”, un piccione candido è quasi un ossimoro…
Ciao
A presto
Adriano
ben ritrovata!
Hai scritto un racconto delicato, con una bella analogia tra il volatile e l’anima del nonno del bimbo. Il ritmo è buono e il tema è centrato. La lettura procede fluida anche se ogni tanto rallentata da qualche “raccontato” di troppo. Il finale l’avrei costruito diversamente, così è un po’ scontato. Comunque complimenti, buon lavoro!
Alcune note:
Suona strana la frase: “…Quando lo mostrò al nonno ci rimase male perché quello uscì fuori come un matto e lo cacciò via…” Uscì non mi sembra il termine più adeguato da usare, rende difficoltosa la comprensione.
Uhm, “…Quando il candido uccello atterrava sulla ringhiera,...”, un piccione candido è quasi un ossimoro…
Ciao
A presto
Adriano
Ciao Angela,
il questo tuo racconto riesci a far capire bene il punto di vista del bambino, le sue sensazioni riguardo al nonno particolare con cui si trova a vivere, il "perdonare" quasi automatico dei piccoli riguardo le imperfezioni e le pecche degli adulti.
Quello che mi è piaciuto meno è lo stile con cui hai scelto di esporre i fatti che ci tiene un po' a "distanza" dalle emozioni. Le capiamo, ma le viviamo poco. Rimane comunque una storia bella e molto delicata. Spero di essere riuscita a spiegarmi. Alla prossima!
il questo tuo racconto riesci a far capire bene il punto di vista del bambino, le sue sensazioni riguardo al nonno particolare con cui si trova a vivere, il "perdonare" quasi automatico dei piccoli riguardo le imperfezioni e le pecche degli adulti.
Quello che mi è piaciuto meno è lo stile con cui hai scelto di esporre i fatti che ci tiene un po' a "distanza" dalle emozioni. Le capiamo, ma le viviamo poco. Rimane comunque una storia bella e molto delicata. Spero di essere riuscita a spiegarmi. Alla prossima!
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- Messaggi: 59
Ciao,
il racconto mi è complessivamente piaciuto. Sullo stile fiabesco hai fatto una scelta simile alla mia. Mi piace il fatto che il piccione sia giunto per il nonno e che lui lo scacci, come a sapere che il suo tempo è quasi finito, e trovo molto dolce che un ragazzino solo si attacchi a un animale per sentire meno la mancanza dei genitori, o di un amico. Mi sono chiesta se i genitori fossero morti, ma probabilmente non è importante. Sei brava a descrivere le situazioni delicate, come quando il bambino crea l'intruglio per il piccione.
C'è forse qualcosa che mi manca, forse un ultimo sguardo o incontro prima che il nonno muoia.
E' stato un piacere leggerti! alla prossima!
il racconto mi è complessivamente piaciuto. Sullo stile fiabesco hai fatto una scelta simile alla mia. Mi piace il fatto che il piccione sia giunto per il nonno e che lui lo scacci, come a sapere che il suo tempo è quasi finito, e trovo molto dolce che un ragazzino solo si attacchi a un animale per sentire meno la mancanza dei genitori, o di un amico. Mi sono chiesta se i genitori fossero morti, ma probabilmente non è importante. Sei brava a descrivere le situazioni delicate, come quando il bambino crea l'intruglio per il piccione.
C'è forse qualcosa che mi manca, forse un ultimo sguardo o incontro prima che il nonno muoia.
E' stato un piacere leggerti! alla prossima!
Ho trovato il tuo solito stile assai rifinito e controllato, ma mi sembra sia mancato il finale, troppo veloce, manca qualcosa. Il simbolismo legato al piccione mi mette in crisi, difficile arrivarci, sembra più un angelo che accompagna il bambino fin quando ne ha bisogno, ma dev'essere più contestualizzato. Inoltre qualche riga di dialogo ci sarebbe stata bene. Per il momento è un pollice NI, nel labo direi che devi partire proprio da una definizione migliore del trio bambino/nonno/piccione.
Condivido gli appunti sul finale frettoloso e la mancanza di dialogo, che poi sono più o meno gli stessi che hanno fatto tutti. L'unica cosa che vorrei ribadire è il simbolismo legato al piccione che in realtà non c'è mai stato. Nel testo non c'è neppure un particolare che facesse pensare a una cosa del genere. Un piccione sparisce per tanti motivi, non necessariamente legati a eventi soprannaturali. Sono io che li vado cercando con il lanternino ;D
Logicamente, se trovo un lettore che ha lo stesso legame con il mondo dell'ignoto non posso che esserne felice, ma non lo pretendo, ci mancherebbe :P
Logicamente, se trovo un lettore che ha lo stesso legame con il mondo dell'ignoto non posso che esserne felice, ma non lo pretendo, ci mancherebbe :P
Uno scrittore è un mondo intrappolato in una persona (Victor Hugo)
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