Tocca a te

«Quando la tua Bussola si avvicina a un tesoro, il dischetto gira grazie al magnetismo e lo sfiatatoio manda una fumata. Il primo che arriva conquista la monetina. Una caccia al tesoro metropolitana! Parola mia, ieri un lord s’è litigato un gettone con un ragazzino.»
La panchina dava sul verde di Covent Garden. Ciotole automatizzate si aprivano a intervalli regolari, attirando gli scoiattoli e creando uno spettacolo di corse e squittii a uso e consumo di chi passeggiava. Il sole del mattino inondava alberi e sentieri, e una volta tanto i meteorometri piantati in terra non mostravano la famigerata goccia di pioggia.
Sulla panchina sedevano un giovane con un quotidiano in grembo e un anziano infilato malamente in giacca e pantaloni, con gli occhi, fissi nel vuoto. Il ragazzo sorrideva a suo nonno con tutta l’onestà che riusciva a fabbricare.
Attese cinque secondi di silenzio, poi voltò pagina per continuare a scorrere la rubrica sulla tecnologia.
«Ingegneria navale, veicoli bellici, mappe tattiche automatizzate… Ah! Romanzi interattivi! Una macchinetta da collegare al grammofono, con una fessura e una tastiera, e un disco per storia. Una voce registrata legge un poliziesco; se indovini il colpevole puoi digitarne il nome entro la fine del primo ascolto. Se è corretto, la scatola sputa un cartellino da spedire all’editore per vincere un libro autografato!»
Silenzio.
Le nocche del ragazzo erano sbiancate. Il giornale rischiava di strapparsi da un momento all’altro.
Suo nonno era stato un inventore amatoriale di giocattoli e passatempi, e si era sempre tenuto aggiornato… Prima di ammalarsi. Da tre anni non usciva da solo, da due non comprava il giornale. Da tre mesi non parlava più: ringhiava agli sconosciuti e sbavava.
Suo nipote lo trascinava fuori ogni domenica per leggergli degli ultimi gingilli sputati dall’industria del divertimento. Le prime volte, lui sorrideva.
Ormai neanche spostava lo sguardo.
Un impianto d’ottone aiutava il suo udito, e un collare strideva se il suo respiro si faceva troppo irregolare, ma nessuna strabiliante novità, sul suo corpo o sul quotidiano, gli muoveva gli occhi.
Due signore in passeggiata trattennero il respiro. Il giovane le vide fissare la vestaglia che sporgeva da sotto la giacca dell’anziano, le macchie di catarro di cui il tessuto era impregnato, i denti marci, gli occhi appannati. Sentì il nonno sospirare col rumore di uno sfiatatoio otturato e il proprio cuore spezzarsi.
Scattò in piedi, accartocciò le ultime pagine della rubrica per la frustrazione… E le gettò verso il cestino più vicino, senza neanche centrarlo. Le donne si allontanarono in fretta, lui fece per risedersi.
Quasi perse l’equilibrio per lo stupore.
Suo nonno, in piedi, lo fissava con un’attenzione predatoria. Alzò il mento con arroganza, prese una pagina di giornale, l’appallottolò con metodo e la lanciò con un grugnito: centro! Un sorriso infantile si fece strada sulla ragnatela di rughe che era la sua faccia.
«Uno» rantolò «a zero. Tocca a te.»