
Clono io, cloni tu, cloniamo tutti insieme. Quarto classificato nella 121° Edizione di Minuti Contati con Danilo Arona come guest star, un racconto di Maurizio Ferrero.
Lavora al tuo posto. Si becca la suocera al tuo posto.
Fa tutto quello che dovresti fare, senza lamentarsi.
Abbonati al servizio MetiClone. Inizia la tua vacanza perenne.
È la decima volta che passano questa pubblicità nell’ultima mezz’ora, sono riusciti convincermi. Il costo annuale non è nemmeno alto. Devo parlarne con Sarah, anche se sono convinto che quella stronza avida preferisca tenersi la grana.
Come volevasi dimostrare. Appena gliel’ho proposto si è messa a urlare che non ho spina dorsale. Fanculo, io lo faccio lo stesso. Ho dei risparmi da parte di cui non sa nulla. Le presenterò il tutto a cose fatte, vada come vada.
Più semplice del previsto, mi hanno solo prelevato un po’ di sangue. Sarà pronto in otto settimane.
Oggi c’è stato un pranzo con i genitori di Sarah. Lei non ha perso occasione per raccontare quanto sono indolente. Mi ha fatto sentire una merda. Avrei voluto piantarle la forchetta nell’orecchio.
Il clone è pronto. Sarebbe il mio cazzo di gemello mancato, se non fosse per quello sguardo vuoto. Chi se ne frega, domani lo mando a sgobbare al cantiere al mio posto, e io passo la mattinata al bar. Dirò a Sarah della novità tra qualche giorno.
Fanculo, Sarah mi ha fottuto. Mi ha preso da parte e ha detto che aspetta un bambino. All’inizio ho reagito un po’ male. Non voglio un moccioso tra i piedi. Costa troppo, richiede troppa fatica. Poi ho pensato Ah, ma c’è il MetiClone! e mi è tornato il sorriso. Sarà un ottimo padre.
Non ho ancora detto a Sarah del MetiClone. Questa cosa del bambino l’ha fatta andare un po’ su di giri, ha cambiato atteggiamento nei miei confronti. Mi tratta con rispetto, incredibile a dirsi. Ma sono convinto che sotto sotto sia rimasta una serpe.
Stasera Sarah mi ha detto che l’altra sera l’ho baciata in un modo che le ha ricordato quando eravamo ragazzi. Ci sono rimasto di merda, io non l’ho baciata per nulla! Poi ho capito. Evidentemente, quello stronzo non se ne sta chiuso in garage tutto il tempo. Poco male, se è contenta non mi scassa i coglioni.
Come volevasi dimostrare, è tornata a essere la merda che è sempre stata. Stasera mi ha chiesto dei soldi per rifarsi il guardaroba, io le ho detto che doveva farsi bastare la roba che ha già e lei ha iniziato a darmi del figlio di puttana rottinculo. Qualche giorno la spacco di botte, gliene do una sfilza tale che se le ricorda per tutta la vita. Fanculo lei e il bambino.
Sono tornato a casa e l’ho trovata stesa sul pavimento della cucina. La faccia ridotta a un cratere privo di denti. Sangue ovunque. Il MetiClone era seduto di fianco al frigorifero, le nocche ancora coperte di sangue.
«Faccio quello che dovresti fare tu», mi ha detto.
Avevo già afferrato la mazza da baseball, pronto a porre fine alla vita di quel mostro, quando ho sentito la porta di casa aprirsi. Sarah è rientrata, ha guardato lo sfacelo in cucina, poi i due me.
«Cazzo, mi era costato un sacco! Dovresti andare ad ammazzarti, brutta merda», ha detto.
Il MetiClone si è alzato e mi ha fissato. Cazzo.