
Un aiuto dal passato in questo racconto di Emiliano Maramonte, secondo classificato nella 123° Edizione di Minuti Contati con il team di Fantascientificast come guest star.
Superficie di Gliese 581d
Stanno arrivando. Consumeranno ogni cosa. Consumeranno anche me. Hanno già raggiunto l’ottava generazione e non smettono di moltiplicarsi. Devo ultimare il portale prima che mi disassemblino e disgreghino il mio nucleo neurale. Non posso permetterlo.
Punto la cam superiore verso l’orizzonte e, nel crepuscolo della nana rossa, inquadro l’enorme sagoma scintillante del Costruttore Universale, in continua espansione. Presto domineranno il pianeta, poi ne vorranno un altro. E un altro ancora. Ormai c’è poco tempo. Le risorse si stanno esaurendo. Non devo fermarmi.
Terra. Jet Propulsion Laboratory.
L’immagine sul digiwall tremola, come disturbata da un impulso elettromagnetico. Il volto di donna che vi fluttua dentro perde consistenza, poi si ricompatta e si assesta. Tommy Gersen nota l’anomalia con la coda dell’occhio e alza inquieto lo sguardo dai display della consolle. «Mother, che succede?»
«Un’interferenza nell’entanglement» risponde il computer, con la sua consueta inflessione femminile e monocorde.
«Sei sicura che non sia un guasto? Puoi essere più precisa?» domanda, mentre lo sfiora un sospetto. Tommy si prepara ad allertare il direttore e il resto del team.
«C’è stato un tentativo di contatto durato 1,37 millisecondi» precisa Mother.
«Un contatto? E con chi?»
«Un’Unità Neumann. Ha trasmesso un messaggio.» Il volto dalla carnagione diafana nel digiwall sembra aggrottare le sopracciglia virtuali.
«Da dove proviene? E cosa dice?» chiede Tommy sbalordito.
«Diciotto punto tre anni luce. Dice: “Pericolo. State pronti. Torno a casa.”»
Superficie di Gliese 581d
Non ce la farò mai. Stanno divorando i metalli e i basalti a un chilometro da qui. Entro cinquattotto minuti conquisteranno anche quest’ultima manciata di metri. Il portale è quasi pronto. Ho deciso che manderò un messaggio, per avvertirli del pericolo. Darò fondo a quasi tutta la mia energia per forzare l’entanglement. Nessuno si aspetta che un’Unità Neumann mandi messaggi ai suoi creatori, e proprio questo li metterà in allarme e li preparerà al peggio. Lei sarà l’unica che riceverà il segnale. Lei mi ha dato la vita.
Terra. Jet Propulsion Laboratory.
«Cos’è questa storia del messaggio, Gersen?» vuole sapere il direttore, a muso duro, allertato nel cuore della notte.
Imbarazzato Tommy risponde: «Mother ha rilevato un’interferenza nel suo entanglement quantistico, che si è poi rivelata una sequenza di anomalie non casuali, tradotte in un messaggio. Il segnale proviene dalla stella Gliese 581.»
«Chi avrebbe inviato questo messaggio?» chiede il direttore, grattandosi la pelata, con un’espressione perplessa e confusa.
«Sembra arrivi da un’Unità Neumann.»
«Impossibile.»
«Eppure è così.»
«Voglio una diagnostica sulle reti neurali» ordina il direttore a tutti i tecnici della sala controllo. «Gersen, quella missione si è conclusa più di vent’anni fa. Fammi un favore: sistema il cervellone; deve essere di nuovo operativo al cento per cento entro domani mattina.»
«Ma…»
Tommy lo vede uscire dalla sala senza possibilità di replica.
A un tratto la voce di Mother erompe dagli altoparlanti. «Un altro contatto. Ma stavolta è diverso. Trasmissione di materia.»
Superficie di Gliese 581d.
Stanno disgregando le mie propaggini inferiori. Tra sette minuti e dodici secondi sarò materia prima per la nona generazione. Il portale si sta aprendo. Non posso far altro che salvare il mio nucleo neurale. Lo espellerò lanciandolo attraverso la fenditura iperspaziale. Tornerò da mia madre e dai miei creatori.
Eccoli. Stanno estraendo il tungsteno del mio corpo centrale. E’ il momento. Madre, sto arrivando.
Terra. Jet Propulsion Laboratory.
Tommy osserva il mucchietto gibboso e grigiastro del nucleo cerebrale comparso all’improvviso nella camera iperspaziale, chiusa e inattiva da decenni. Chi o cosa abbia compiuto quel prodigio resta un mistero, ma ora l’oggetto è lì. Qualche tecnico ha già provveduto a connetterlo alla rete neurale di Mother. Nella camera si sentono clicchettii e interferenze negli altoparlanti. Senza sapere perché Tommy fa una domanda. «Chi sei?» Resta trepidante ad attendere la risposta.
Pausa. Poi una voce incerta e flebile: «Uno di voi. Tornato per aiutarvi. Sono a casa.»