14 agosto

Un ponte, tante vite, un’intera nazione. Terzo classificato nella 124° Edizione di Minuti Contati con Elisa Emiliani come guest star, un racconto di Andrea Gemignani.

 
Ore 12:30
 
L’aria è umida e sporca. Ha appena smesso di piovere e i raggi del sole sbucano dalla spessa coltre di nubi che aveva avvolto la città.
Mario respira la polvere e tossisce, il sudore gli cola sulla fronte e gli entra negli occhi.
Avrebbe voglia di togliersi il casco e fermarsi un attimo per riprendere fiato ma il cane sta abbaiando e non c’è tempo da perdere.
Avanza ancora, incuneandosi tra le macerie. Da ogni parte altri uomini fanno lo stesso, accompagnati dal frastuono degli elicotteri che girano sopra le loro teste senza sosta.
Il cane ha puntato e scodinzola frenetico.
Mario lo raggiunge: dai calcinacci vede spuntare un pezzo di lamiera bianca, sembra un cofano.
Si volta verso i suoi colleghi e urla di fare presto mentre affonda le mani nel cemento.
In un attimo se ne aggiungono altre, protette da spessi guanti neri. Sono mani che si conoscono da una vita, insieme hanno fatto cose straordinarie e ognuna sa che può contare sull’altra.
C’è qualcosa sotto terra, è a pochi centimetri.
I calcinacci vengono spostati con ferocia.
Dalle rovine spunta un pallone. È rosso e blu, con l’immagine di Spiderman stampigliata sopra.
Mario osserva la ragnatela che spunta dalla mano dell’uomo ragno e prega di essere ancora in tempo.
 
Ore 11: 35
 
La pioggia picchia forte sul parabrezza, vanamente incalzata dai tergicristalli.
Daniele toglie il piede dall’acceleratore e accende l’aria condizionata.
Viene da una serata faticosa ma si è divertito un mondo, come sempre del resto quando gli capita di suonare con il gruppo e poi questa volta ha conosciuto una tipa interessante.
Ci aveva parlato tutta la notte e si erano scambiati i numeri di telefono.
Con la mente ripercorre la serata, quello che si sono detti e prova a ricordare la sua voce.
E’ buffo come delle persone appena conosciute si rammentino dei particolari inutili e si dimentichino invece le cose più importanti.
Poco male, appena arriverà a casa la chiamerà e risolverà tutto.
Un lampo squarcia il cielo. Pochi secondi dopo le macchie rosse dei freni colorano la strada come tante lucciole.
Si sente un rombo sordo ma non si capisce cosa sia, il tuono, forse.
Daniele adesso frena con tutta la forza che ha. Le ruote sbandano sull’asfalto fradicio.
Non c’è il tempo per realizzare.
I tiranti del ponte si sfilacciano uno ad uno con degli schiocchi muti e le auto davanti a lui spariscono, inghiottite dalla nebbia densa. Non può essere vero.
Vorrebbe urlare ma non ci riesce, chiude gli occhi. È finita.
Quando li riapre, vede solo un muro verde con una grande scritta: “Basko”.
È un camion che si è fermato, pochi centimetri prima di lui.
 
Ore 11: 36
 
«Papà, domani a che ora c’è l’aereo?»
«Presto, dobbiamo essere in aeroporto verso le otto».
«Speravo più tardi».
«Eh dai, magari dormi in volo, sempre se non avrai troppa paura».
«Non ho paura.»
«Va bene, ti prendo in giro lo sai».
«Papà?»
«Dimmi».
«A Euro Disney ci posso parlare con Spiderman?»
«Eh questo non lo so, però di sicuro puoi parlare con Paperino».
«Preferisco Spiderman. Ehi papà hai visto che lampo?»
«Pronto per il tuono? Ora arriva!»
Samuele abbassa gli occhi verso il pallone rosso e azzurro. L’uomo ragno ha una mano aperta da cui esce una ragnatela. È l’ultima cosa che vede.
 
 
In memoria delle 43 vittime del Ponte Morandi.