Il cerchio della vita

Vivere nella natura e per la natura in questo racconto di Stefano Pastor, primo classificato nella 128° Edizione del Contest principale del Mondo di Minuti Contati.

 
Callie si guardò intorno: il panorama era stupendo.
Un fitto bosco copriva la montagna, diradandosi man mano che si avvicinava alle rive del lago. L’acqua era limpida e il cielo azzurro. L’aria tiepida, primaverile.
«Le piace?», chiese l’agente immobiliare. «È quello che stava cercando?».
Callie annuì. Molto lentamente. Ormai parlava pochissimo, non si muoveva quasi più.
L’agente, un uomo sovrappeso dal sorriso bonario, cercò di nascondere il suo imbarazzo. «Ci sono altri di voi, qui intorno. È una zona assai ricercata. Molti altri. Sempre che le possa interessare, a quanto ho sentito non vi frequentate molto».
Lui non poteva capire, ma Callie li sentiva. Presto si sarebbe unita a loro, li avrebbe conosciuti. La loro comunione sarebbe stata completa.
Riuscì ad articolare due parole. «Lo compro».
Non era certo di aver capito. «Quale appezzamento?».
Intervenne Patricia. Era più giovane, in apparenza la sua assistente. Ma qualcosa di più profondo le legava, Callie per lei era una guida. «Lasci che sia lei a scegliere, poi provvederemo a redigere il contratto».
Cercò di aiutarla, ma Callie respinse il contatto. Poteva farcela da sola. Era una donna matura, ormai, pronta a sbocciare.
Avanzò con grande lentezza lungo un prato fiorito. Nessuno la seguì.
«Che coraggio!», disse l’agente immobiliare.
La stessa cosa stava pensando Patricia. «Un giorno lo farò anch’io».
«Non la spaventa fare un passo del genere?».
Un po’ di timore c’era ancora. «È un ritorno alle origini. Allo stato primario».
«Un’involuzione», borbottò l’uomo.
«Si sbaglia, questo è il cerchio della vita. Un ciclo infinito».
«Se ne è convinta…».
«Solo un secolo fa mangiavamo ancora gli animali, lo sa?».
«L’ho sentito dire».
«Anche i vegetali sono esseri viventi».
L’uomo sospirò. «Di qualcosa bisogna pur vivere, non crede?».
«Le piante vivono senza nuocere a nessuno. È la terra stessa a nutrirle. Anche noi possiamo essere così».
«È un passo troppo drastico comunque. Io non ne sarei mai capace».
«Callie sì. E anche io un giorno lo farò. Quando sarò pronta. Matura. Siamo sempre di più».
«Non fa per me, mi dispiace».
«È naturale, anche se non riesce a rendersene conto. Ciò a cui l’umanità ha sempre aspirato».
Sorrise e allargò le braccia. «Tra cent’anni gli alberi saranno ovunque, avranno circondato il lago. Sarà bellissimo».
L’uomo non si pronunciò. Preferì guardare Callie, che si era fermata.
Doveva essere stata bellissima, in un recente passato, ma ormai la trasformazione aveva avuto inizio. La sua pelle aveva cambiato colore, si era inspessita. Era diventata rugosa.
Ancora non aveva capito come ci riuscissero, ma erano sempre di più le persone che acquistavano quella capacità.
Quello che all’inizio era sembrato un culto bizzarro stava colonizzando il mondo intero.
Callie s’inginocchiò. Quel punto era perfetto, il terreno fertile, pieno di minerali indispensabili.
Infilò le dita nel terreno, assaporando il tepore. Poi anche le mani, e le braccia fin quasi al gomito. A quel punto i suoi movimenti cessarono.
La guardarono a lungo, prima di accettare che non si sarebbe più mossa.
«Occorreranno un paio di settimane prima che le radici la ancorino al suolo in maniera definitiva. Dopo si espanderanno, Si uniranno alle altre, fino a creare una rete sotterranea».
L’uomo sospirò. «Presto si impossesseranno dell’intera montagna».
Patricia sorrise. «Del mondo intero».
Lui tossicchiò. «È… è già diventata un vegetale?».
«Non ancora. Quando accadrà se ne renderà conto. Muterà il suo aspetto. Non ci vorrà molto».
L’uomo indicò gli alberi della foresta. «Anche lei diventerà come loro?».
Patricia annuì. «Potrà vivere senza dover più nuocere a nessun essere vivente. Riesce a immaginare nulla di più bello?».
L’uomo preferì non ribattere. Si schiarì la voce. «Allora, se ha deciso, ci sarebbero alcune carte da firmare. Immagino che abbia lei la procura».
Patricia gettò un ultimo sguardo alla sua guida. Uno sguardo di puro amore. Era felice per lei, anche se le sarebbe mancata moltissimo. Ma un giorno sarebbero state di nuovo insieme.
«Sì, andiamo. Qui abbiamo finito».