Con la forza delle armi

«Imboscata!» urlò qualcuno. I Charlie erano troppi e troppo aggressivi. La compagnia Bravo sarebbe stata spazzata via in un amen. Herbie sparò all’impazzata verso la vegetazione. Il nemico era invisibile. Crepitarono fucili dal nulla. Si beccò una pallottola in testa. Jimmy chiamò aiuto a squarciagola. Herbie morì in un’assolata mattina del 14 novembre 1965.
 
«Ho chiesto al generale Westmoreland che cosa gli servisse per far fronte a questa crescente aggressione. Me lo ha detto. E noi lo accontenteremo.»
 
Herbie scese dall’UH1 e si guardò intorno. La valle, il fiume, la collina. Tutto molto bello. Diede una manata a Jimmy e sorrise spavaldo. «Staneremo quelle pantegane.» Jimmy, il viso orgoglioso e bruciato dal sole, sghignazzò. «Fottuti musigialli.» Sputò ai suoi piedi la cicca che stava masticando rumorosamente. Herbie tirò su il fucile e lo imbracciò. Era pronto a dispensare morte.
 
«Rimarremo in Vietnam!»
 
«Hai paura, Jimmy?» gli chiese Herbie.
«Un po’» rispose lui dall’altra branda.
«Domani è il gran giorno.»
«Cazzo, sì.»
Restarono in silenzio nel rumore della notte selvaggia. Il campo base non si fermava mai.
«E se non tornassimo?» chiese Jimmy sospirando.
«Ce la faremo. Noi siamo l’America, dannazione!» esclamò Herbie.
 
«Non saremo mai sconfitti con la forza delle armi.»
Lyndon Johnson, 28 luglio 1965