Maybe you’ll think of me…

Era da mesi che Sonia si sentiva con l’altro. Si erano incontrati per la prima volta in un forum di gioco di ruolo a tema Fallout, nel mezzo di un settembre incredibilmente piovoso. I loro IP erano della stessa città, ma che fortuna.
Avevano fatto un paio di role innocenti assieme, scortando carovane che portavano oro da Redding a Shady Sands. E poi si erano spostati, i piccioncini. Erano volati in una chat room privata su Discord, assieme ad un’altra manciata di loro compagni e amici. Un luogo più appartato, dove togliersi di dosso la polvere della Nuova California e parlare delle loro vite reali.
All’inizio non aveva detto molto al suo nuovo amichetto, un tipo che se ne andava in giro facendosi chiamare V1nc3nz0 F101. Il passare delle settimane, assieme alla sempre più costante frequenza delle loro conversazioni, l’aveva portata a scucire la borsa man mano.
Era fidanzata da alcuni anni. Il suo compagno, che si chiamava Eugenio, era uno a posto, ma anche un po’ noioso. Aveva un lavoro a tempo indeterminato senza lodi e senza infamia in un negozio di Rental, qualche quartiere da casa, dove teneva la corrispondenza, un account Netflix che non aveva mai usato -per fortuna Sonia se n’era appropriata, sarebbe stato un peccato lasciarlo lì a fare la polvere!- e il suo più grande hobby era montare modellini di navi della Guerra Mondiale giù in taverna. Prima o Seconda? Ah, boh! Non è che le importasse davvero saperlo. E poi erano tutte uguali.
Per il suo trentunesimo compleanno gliene aveva regalata una presa a caso da uno scaffale. La memoria di quella chat era vivissima. V1nc3nz0 le aveva chiesto se avesse una foto del regalo e come lui l’avesse presa. Stando alle sue parole, l’aveva adorata, dicendo che mancava alla sua conclusione.
Ah, l’infame. Quella benedetta Caio Duilio già l’aveva, le sarebbe bastato confrontarla con le navi sullo scaffale… E comunque, aveva finto d’aver adorato il regalo per non ferire i suoi sentimenti! Inoltre, montare navi non era affatto noioso!
In ogni caso, Sonia e V1nc3nz0 si erano spostati in una chat privata. I discorsi si erano spostati sul quotidiano, con pochi accenni alla noia della politica, l’ennesimo conflitto in Medio Oriente e una nuova esplosione di Corona Virus. Quella roba era pesante e grigia, la ragione per cui giocavano di ruolo.
E poi, un bel giorno, Sonia gli aveva chiesto di vedersi al Madison per un caffè. Davanti a quella richiesta, V1nc3nz0 aveva tentennato un po’, prima di accettare.
 
«Eugenio, sto uscendo per comprare due cose, che il frigo è vuoto!» esclamò Sonia, prendendo le chiavi della macchina dalla mensola che stava sotto l’attaccapanni. «Torno tra un’oretta, ok?»
«Ok, amore. Io finisco questa e-mail per il capo. Lo sai quanto può scocciare se non ha tutto in tempo. Home-working un paio di p…»
Dopo che Sonia ebbe chiuso la porta, Eugenio spinse indietro la sedia e tirò fuori il cellulare dalla tasca. Già, con il senno di poi quella era stata una stupida, stupida idea. Guardò la chat, scorrendola in basso fino all’ultimo messaggio.
«Allora, al Madison alle quattro?»
Alla sua domanda, quell’idiota di V1nc3nz0 aveva risposto con un vago: “Sì. Sarò lì, mi riconoscerai.”
La gelosia era una brutta bestia, d’accordo. Ma come, come fare quando si era gelosi di sé stessi?