Te lo ricordi?

La rete del canestro, le suole di gomma che cigolano sul pavimento. Palleggiando, dai indicazioni agli altri.
 
Sono le nostre squadre ad affrontarsi. Qualche ora fa mi hai detto che non ti saresti risparmiato per niente, neanche se ero una ragazza.
«Neanch’io mi risparmierò» ho risposto.
 
Mi sa che c’è un motivo se durante la partita ho dato il 100% e anche se siamo agli ultimi minuti non sono per niente stanca. C’entra una cosa che mi hai detto un sacco di tempo fa. Te la ricordi? Mi sa di no.
 
Era il primo anno di liceo e me ne stavo appollaiata sugli spalti. Tutte le mie compagne di classe facevano il tifo per te perché eri il ragazzo più popolare, ma a me interessava più sapere come facevi a vincere sempre. Avrei voluto chiedertelo subito, ma mi ci è voluto un bel pezzo per buttarmi.
 
«Basta divertirsi» mi avevi risposto tu alzando le spalle.
«Divertirsi? Cioè?»
«Non sai di cosa sto parlando, eh?»
«Impegnarsi in vista di un obiettivo. Conta solo questo.»
«Dovresti giocare, invece. Altrimenti non capisci.»
 
Infatti all’inizio non ci avevo capito niente. Mi avevano sempre detto che se non avessi studiato come una matta non sarei mai riuscita a combinare nulla. Era l’unico modo che conoscevo per dimostrare quanto valevo.
 
Adesso però è diverso. Voglio giocare.
 
Ricevo la palla… è un tiro da tre, per forza. La palla entrerà? Mancano quattro secondi.
 
E sai che c’è? Voglio vincere.
 
Due secondi.
 
Voglio vincere perché mi sto divertendo.
 
Uno.
 
Mi sto divertendo davvero molto.