
La Brigida mi sfila davanti con il tacco dodici. Che è, si è ossigenata? Quest’anno non c’è storia: il premio Ragazza della Porchetta sarà mio.
Mi sono pure allenata di fronte allo specchio. Appena l’insaccato andrà su e partirà la riffa, farò la mossa: una mano al fianco, l’altra in alto, polso piegato all’indietro e palmo al cielo. E via di sopracciglia. Importa poco che a penzolare sia una porchetta o un cervo d’oro: è come lo si presenta.
S’è alzato il vento. La Brigida sorride a destra e a manca, la stupida; ma quest’anno non ce la farà.
Sulla pista attaccano il liscio: la Ramonda inizia a ballare da sola, sarà anche pazza ma guarda che volteggi, nemmeno andasse sui pattini.
Dal megafono la voce metallica sputa: «E siamo all’atteso momento, siore e siori. Tutti pronti per la riffa finale con la porchetta del Paliniii!» Prende fiato. «Due euro a biglietto, siore e siori. E un grazie alle nostre bellissime ragazze, guardatele bene che poi si vota.»
“Ragazza” la Brigida? Tutta da ridere.
Ci disponiamo ai lati. La gente appoggia i gomiti alle transenne e guarda me, la Brigida, la porchetta. Ora un bel sorriso.
Accosto la mano al fianco, pronta alla mossa. I braccialetti d’oro della nonna faranno un figurone. Eccoci.
Un lampo.
No.
La Brigida mi tira un’occhiata.
Un colpo di tuono.
La gente guarda su. Pioggia vien giù diritta, scava nella polvere davanti allo stand.
«Al tendone! Via via!»
La folla si dilegua. Uno si ferma, prende in braccio il bambino e corre.