
Sesto classificato nella Livio Gambarini Edition, 146° All Time, un racconto di Wladimiro Borchi.
Francesca fissava le onde da almeno un’ora, quando Virginia le passò davanti.
D’acchito ebbe la sensazione che ci fosse qualcosa fuori posto.
«Ciao!»
Ecco cos’era!
«Ciao, Vi’. Ma tu non dovresti essere…»
L’amica la interruppe. «Morta, già. Due anni fa, incidente in motorino tornando da lezione di Procedura Penale.» Sorrise sorniona e le appoggiò l’indice su una tetta «Per cui se mi vedi, tu sei… Fatti una domanda e datti una risposta!»
Ahimè, ce n’era solo una razionale.
«Cazzo, sono morta anch’io!»
«Esatto!» Virginia suonò un gong immaginario. «DANG! Grazie di aver partecipato al nostro gioco!»
«Cristo Santo, come è successo?»
«E io cosa cavolo ne so! Comunque non nominerei il “Principale” se fossi in te. Sono cose che tende a notare e…» Le sussurrò il seguito piano all’orecchio «Beh, dicono che su certe cose sia permaloso!»
Mentre Francesca ascoltava, ancora frastornata, un’onda arrivò a lambirle i piedi, lasciandole una sensazione viscida. Abbassò lo sguardo e si accorse di averli ricoperti di una patina biancastra.
«Che cos’è questa roba?»
«Ah, vuoi che ti faccia da Cicerone!» Virginia si profuse in un inchino «Bene, lascia che ti mostri una delle più suggestive attrazioni dell’aldilà; quello in cui hai appena inzuppato i piedi è il “Mare dello Sperma Sprecato”. Tutte le volte che dall’altra parte qualcuno non ha utilizzato il proprio seme a fini procreativi, viene convogliato in questo oceano schiumoso. Non lo trovi suggestivo?».
Francesca si fissò i piedi sconcertata: «Oddio, mi viene da vomitare!»
«Aridanghete! Ma come te lo devo dire? Lascia stare l’Uno e Trino, se s’incazza combina un casino.» La prese per un polso e se la tirò dietro, lungo la spiaggia, «E poi il vomito non va qui. C’è apposta il “Lago delle Sbronze Colossali”. Lassù» indicò la sommità di un promontorio rossastro e bitorzoluto «In cima alla montagna dei feti abortiti.»
«Questo posto fa schifo, ma che diamine è…» Francesca aveva quasi paura a pronunciarla quella parola. «l’Inferno?»
Correndole davanti l’amica colpì ancora il suo gong invisibile «DANG! Risposta esatta!»
«Aspetta!» Non le sembrava per niente giusto. Non aveva ammazzato nessuno, non aveva mai rubato, né fregato il ragazzo a una amica. «Non sono d’accordo. Io non ho fatto niente di male!»
«Perché, io si?»
Si ricordava bene della vecchia Vi’, fino a quel tragico incidente, era stata la sua compagna di avventure. Avevano dato tutti gli esami insieme ed erano uscite tutti i venerdì per quasi quattro anni. Neanche lei si meritava quel posto.
«Ma infatti. Ci sarà un modo di farsi sentire. Io sono laureata in legge e a te mancavano solo due esami. Possiamo fondare un comitato, far aderire altre anime nelle nostre condizioni. Fare pressioni a livelli alti!»
«Non servirebbe a niente! Hai mai fatto un lavoretto a qualche ragazzo, anche solo di mano? Ti sei fatta scopicchiare? Lo hai mai fatto da sola? Ti è mai passato per la testa il fidanzato di una tua amica? Beh, a te non sembrano cose gravi. Ma per la nostra religione ne basta anche solo una per ritrovarsi qua!»
Francesca abbassò la testa, sconsolata.
«Dai, Fra’, alla fine non è così male! Possiamo fare lo stesso lavoro che facevamo in Italia, o in alternativa il “rider” per la Glovo; una volta che ti abitui al panorama è come essere sulla Terra.» Le si avvicinò ancora una volta all’orecchio «E poi, ogni due mesi, ci mandano a fare le settantadue vergini nel paradiso degli islamici. Alle volte ti capitano certi figaccioni…»
Virginia le fece un occhiolino complice, ma Francesca non era affatto convinta.
«Guarda che dall’altra parte non è roba per noi. Stanno tutto il tempo a fissare una luce, in adorazione. Sai che palle!»
L’amica l’aveva quasi convinta, quando, d’un tratto, il suo corpo iniziò a perdere consistenza.
«Che mi succede, Vi’?»
«Oh, cazzo! Tua madre ti sta facendo dire una Messa in suffragio. Pensa a qualcosa di zozzo, altrimenti ti ritrovi a fissare un lumino per l’eternità!»
Francesca fu combattuta per un secondo: dannazione o eterna contemplazione? Pensò, quindi, a quella volta con Sergio nel parcheggio del Pub.
«Brava! Andiamo, vedrai che è tutto uguale alla Terra! Ti porto a vedere il “Tribunale dei Giudici Disonesti”.»