
Vincitore della 149° Edizione di Minuti Contati con il Team di Specularia come guest stars, un racconto di Davide Mannucci.
Il pompiere paura non ne ha.
Le fiamme che mi mordono il culo mi stanno dicendo un’altra cosa e un po’ comincio ad averne.
Ma sono un pompiere e paura non ne ho.
Sospeso nel vuoto, con questo cazzo di ferro che mi perfora la mano come un pezzo di lombata allo spiedo, sono uno che del pompiere ha bisogno. Ma sono morti tutti. Non c’è rimasto nessuno. Alfio stava dicendo qualcosa sulla sorella del macellaio, quando il pavimento ha iniziato a scricchiolare.
Stamattina aveva portato cornetti ripieni per tutti e la squadra sembrava davvero felice.
Un bel giorno per salvare una vita, come dice Patrick Dempsey in Grey’s Anatomy.
Un bel giorno bel salvare vite, ragazzi. Lo avevo appena finito di dire, quando abbiamo saputo dell’incendio. E allora, neanche il tempo di finire i cornetti e siamo volati appena è arrivato l’allarme.
Perché siamo vigili del fuoco. No, cazzo, siamo pompieri e paura non ne abbiamo.
Rumore.
Cos’è stato?
Sono passi?
Forse qualcuno sta salendo e viene ad aiutarmi. Salendo da dove? Magari le scale non sono crollate.
Se almeno potessi girarmi e dare un’occhiata. Non so cosa mi impedisca di muovere il collo e anche la schiena sembra bloccata. Un momento, da questa parte riesco a muovermi, anche se un dolore tremendo mi attraversa le scapole. Credo che sia questo il lancinante di cui parlano quelli che sanno scrivere.
Fa male, cazzo.
Ma, quello? Oddio, Winnie the Pooh mi sta guardando. È della bambina che abbiamo trovato. Sofia piangeva e ripeteva che il suo orsacchiotto si era perso.
Anche Agata ha un peluche come quello. Ricaccio questa sensazione schifosa di magma che risale l’esofago. Non devo vomitare e neanche piangere. La rivedrò, così come quell’uomo che urlava per la strada, ha rivisto la sua piccola Sofia. “Salvate la mia bambina, è rimasta dentro!”. Missione compiuta.
L’ho salvata, cazzo. Sì, ce l’ho fatta e, prima che la terra se li inghiottisse tutti, anche i ragazzi non vedevano l’ora di uscire da questo inferno per godersi lo spettacolo della salvezza. Salvare vite è uno spettacolo. E ce l’ho fatta; ce l’abbiamo fatta, ragazzi.
Ma non sono riuscito a salvare Pooh, mi dispiace.
L’immagine riflessa nello specchio attaccato al muro è annerita dal fumo e ne nasconde mezzo volto, ma si vede che è triste, povero Pooh. Mi dispiace, non ce l’abbiamo fatta. Ma abbiamo salvato Sofia.
Si vince o si perde, amico mio, dipende da come la vedi.
Noi, bocconcini di carne abbruciacchiata sospesi nel nulla, potremmo dire che la vita fa schifo e che non è giusto, perché io meritavo di vedere Agata diventare una donna.
Ma quell’uomo in strada, in questo momento, sta abbracciando la sua bambina e la vita a lui sembrerà tutt’altro che schifosa.
Merda, che male. La mano sta per esplodere, lo so.
Ma non c’era un corrimano da questa parte?
È lì che Sergio si è appoggiato quando abbiamo sentito quelle botte. Dopo qualche secondo il pavimento è come sparito. Lui è rimasto aggrappato finché non mi ha bisbigliato “Non ce la faccio più” ed è andato giù.
La moglie di Sergio sta per partorire. La vita è una merda.
Ma Sofia è viva e la vita è meravigliosa.
Non è così Pooh? Eh, amico mio?
Mi guarda e sembra capirmi.
«Lasciati andare, è l’unico modo per salvarsi».
Chi cazzo ha parlato? Non riesco a muovermi, devo avere qualcosa anche alla schiena. Mi brucia tutto.
«Ho parlato io, sono Pooh. Non puoi girarti, hai un ferro di due metri che ti passa da parte a parte. Come quella volta in cui Tigro è saltato giù dall’albero. Che ridere. O forse non fa molto ridere.
Continua a guardarmi dallo specchio e poi lasciati andare. Se ti spingi con i piedi al muro, anche il ferro si staccherà. Solo così puoi salvarti».
Sono impazzito, sto morendo. Pooh non può parlare.
Anche l’uomo che morì tra le mie braccia due anni fa, prima di vomitare sangue, mi disse che vedeva una lepre sul divano augurargli buona fortuna.
«Ma certo che parlo. Dai, buttati. Tanto che vuoi che succeda? Dopo arriva Christopher Robin e ci mette nella cesta dei giocattoli. Non succede niente. O forse sì. C’è chi rimbalzerà, chi si adagerà e chi forse non ce la farà. Dipende da come la vedi, non è così amico mio?».
Forse ha ragione lui, dipende da come la guardi.
Spingo le gambe contro il muro.
Ha ragione Pooh.
E poi, un pompiere paura non ne ha.