
«Tutti in riga» Urla la maestra.
Sobbalzo. Che è successo questa volta? Ero così preso da quello che leggevo che non mi sono accorto di nulla. La storia di Romolo e Remo è fantastica. Anche a me sarebbe piaciuto essere allevata da una lupa.
Mi alzo controvoglia e cerco di capire cosa ha fatto arrabbiare la maestra questa volta. Savoini è calmo. No, non è colpa sua. Colpa, poi, a far arrabbiare la megera basta uno starnuto, ma di solito il colpevole sa di essere stato lui, e glielo si legge in faccia.
Vediamo un po’, chi altri potrebbe essere stato? Bettagno no, lei è tutta perfettina, figurati. Al massimo potrebbe essersi gratta il naso. La maestra è convinta che se uno si gratta il naso, lo fa solo per poter guardare l’orologio. E l’orologio nella sua classe non si guarda, punto.
Raggiungo i miei compagni davanti ai banchi della prima fila e guadagno una posizione strategica, dopo Guglielmetti e Caron, due perfette canaglie. Di solito non superano l’ispezione nemmeno quando non hanno fatto nulla. Per cui dovrei cavarmela.
La Ragazzoni si posiziona dopo di me, seguita a ruota da Besozzi, che chiude la fila. Non sono le preferite della maestra, ma non si sono mai beccate più di due o tre punizioni l’anno. Ci ho messo un po’ a capire la loro strategia, ma quando ci sono riuscito ho mercanteggiato e siamo giunti a un accordo molto semplice. Facciamo a turno.
La maestra ha già superato Cesarin, quinta posizione e sta valutando Bairati. Lei la salta di sicuro, è la sua preferita. Dove si mette, si mette, non viene mai beccata, neanche quando è stata lei a far cascare il righello.
Si capisce che è la sua preferita. Quando è lei che deve essere punita, vien sempre fuori che è stato il compagno di banco. A me non frega niente, tanto non sarò mai suo compagno di banco, ma mi dispiace per Cerutti. Ormai fanno coppia fissa. E siccome la Bairati è sempre distratta e fa cadere di tutto dal banco…
Il cuore comincia a martellarmi nel petto, anche la decima posizione ha superato l’esame, ne restano solo otto prima di me. Dai, dai, dai… scegli Zagato, scegli Zagato.
La maestra si ferma proprio davanti a lui. Stringe gli occhi e avvicina il viso. Ci siamo.
«Zagato!»
Tiro un sospiro di sollievo e chiedo mentalmente scusa al povero Christian. Non se lo meritava. Ma tanto non se lo merita mai nessuno.
«Alla lavagna.» La maestra torna alla cattedra, prende il registro e si mette gli occhiali. «Vediamo… vediamo…»
Guardo il poveretto fermo la, davanti alla lavagna, la schiena leggermente ingobbita, quante punizioni ha preso quest’anno?
«Siamo già a nove, Zagato.» La maestra abbassa gli occhiali sul naso e gli lancia un’occhiataccia. «La prossima volta dovrò chiamare i tuoi genitori.»
Christian spalanca gli occhi e il volto di si fa bianco come la polvere di gesso che sporca la lavagna. Il labro superiore ha uno spasmo e si solleva uno, due, tre… perdo il conto e un brivido mi percorre la schiena. Non sopravviverà a un’altra punizione.
La prossima volta, Christian. Ti cedo il mio posto.