
Il dott. Mirko Lenzerheide uscì dalla Serra Polare del Rifugio.
Stretto tra i guanti felpati, il mangofico era grinzoso e maturo.
Lo liberò dalla brina, lo sbucciò e ne addentò la punta arrotondata.
Tiepido e buonissimo, come sempre. Un boccone di Futuro.
Sorrise.
Mirko percorse l’intero corridoio Nord, lanciando e riprendendo al volo il vegefrutto morsicato.
Entrò nella Sala Controlli, si sfilò il cappotto imbottito e si accomodò sulla sua poltrona.
Quella di Lara era vuota, illuminata dalle decine di monitor affissi alle pareti circolari.
Strano… di solito è puntuale.
Tante belle icone verdi butteravano gli schermi e i grafici schizzavano giulivi verso l’alto .
Buttò l’occhio sul calendario in basso: il primo venerdì del mese.
Oggi era il Giorno del test finale.
Le dita ancora intirizzite corsero sulla tastiera e il programma Censimento Calorico si avviò.
Mirko stirò le gambe e si lasciò andare alla ridarella; ancora due settimane e sarebbero usciti dal rifugio, avrebbero festeggiato con gli altri scienziati e poi via verso Stoccolma a ritirare il Nobel.
Se i calcoli saranno giusti, e lo sono di sicuro, ho abbastanza semi di mangofichi per ogni abitante della Terra!
Tac! Una bella linea sopra la scritta FAME NEL MONDO.
La mente volò a sua nonna, china a spaccarsi la schiena nell’orticello per due ciuffi di insalata. Peccato sia morta prima di assaggiare uno spicchio della sua invenzione…
Bip.
Notifica d’errore.
Mirko sgranò gli occhi: sui monitor galleggiava un numerello anoressico e non l’attesa cifrona elevata alla cinquantesima potenza.
TOTALE FABBISOGNO GIORNALIERO MONDIALE: 5100 cal.
Soltanto? Non capisco!
Lara, in camicia da notte, entrò con la faccia allucinata.
«Sei andata così nella Serra Equatoriale? Rischi un collasso a quelle temperature!»
«Devo parlarti.» bofonchiò.
«Lo so, ho visto! Guarda che cifra assurda!» il dottore puntò il dito sul monitor più vicino «Dev’essere andata male la conta degli attuali abitanti del pianeta coi bioscanner satellitari la fuori! Devo correre in sala server!»
Mirko superò di corsa la sua assistente-amante ed uscì dalla sala controllo; il ricordo della loro gran scopata, ubriachi tra le ceste dei primi mangofichi, veniva appannato ad ogni falcata dall’angoscia che gli divorava le viscere.
Voleva sposarla, una volta incassato l’assegno del Nobel.
Piombò in sala server e avviò ogni procedura di ripristino dati possibile.
Una volta finito, tornò in sala controllo. Lara non c’era più.
Ricalcolò.
Attese.
5100 cal.
Ricalcolò.
Attese.
5100 cal.
Mirko urlò e con una manata fece volare il mouse sul pavimento.
«Dottore, che facciamo?»
Lara era alla porta, vestita di tutto punto. Pareva già conscia dell’unica soluzione possibile: non era scema, ne aveva dato prova per tutti i sei mesi di lavoro chiusi da soli nel Rifugio, dopotutto.
«Lasciamo i mangofichi incustoditi e usciamo prima del termine. È un rischio ma con questi dati sballati ho bisogno dell’aiuto del resto del team che c’è nel QG!»
Aprirono le sei porte blindate del corridoio Est e percorsero la lunga scalinata che portava al Laboratorio.
Per terra, Mirko notò alcune stelle filanti dell’inaugurazione avvenuta sei mesi prima.
La prima cosa che gli fece drizzare i peli del collo fu il colore sangria dei raggi solari che entravano nella Sala Conferenze.
E poi i primi cadaveri.
Mirko fermò l’auto e scese. Lara lo imitò dal lato passeggero.
L’autostrada del Sole era deserta, un’aurora boreale che ghiacciava le vene nonostante il caldo torrido danzava nel cielo nero sopra le loro teste.
Non avevano incontrato nessun essere umano ancora vivo. Tutti…morti.
5100 cal.
L’incomprensibile divenne comprensibile: era poco più del fabbisogno giornaliero di un uomo e di una donna adulti.
E certo, siamo rimasti solo noi… Ma quelle cento calorie in più?
Lara si fece strada tra la sua giacca di pelle e lo abbracciò.
«Mirko…» la voce di lei ruppe il silenzio mondiale «stamattina ho scoperto di essere incinta.»