Axa

“Quindici minuti all’approccio finale.”
Jones fu scosso da un brivido. Alzò gli occhi al cielo traboccante di stelle e nebulose e rise di gioia. Subito dopo precipitò nella malinconia. Sapeva che Axa avrebbe provato a trattenerlo.
Non vuoi che me ne vada.
La notte si accese di un’aurora aliena e scintillante. Jones restò a bocca aperta.
Non smetterai mai di stupirmi.
I drappeggi luminosi sopra di lui si disposero in forme morbide e avvolgenti. La luminosità verde smeraldo pennellò di bagliori mutevoli la collina affacciata sullo sconfinato oceano.
«Non ti dimenticherò mai, Axa. Mi hai sentito?»
Per tutta risposta il terreno vibrò, producendo in ogni direzione un borbottio oscillante.
“Dieci minuti all’approccio finale.”
Il conto alla rovescia scorreva inesorabile. «Finalmente mi hanno trovato» urlò Jones al vento. «Prima o poi sarebbe successo! La Terra è la mia casa. Ci sono persone, laggiù, che mi amano e pregano che io sia ancora vivo.»
Le aurore virarono al rosso carminio per poi condensare in globi violacei in picchiata verso il suolo.
«Dopo l’incidente, ti sei presa cura di me e per questo ti sarò grato per sempre.»
I globi si riunirono in uno sciame compatto pervaso da una frenesia sconosciuta. Iniziarono a danzare roteando attorno a un comune centro di massa, potente e invisibile.
«So a cosa stai pensando» proseguì Jones, con tono più basso. «Quello che c’è stato fra di noi è qualcosa di unico nella galassia; in tutto l’universo, forse. Ecco perché durerà in eterno.»
Le sfere luminose pulsarono per alcuni secondi e si fermarono a una cinquantina di metri dal terrestre. Lentamente, conversero l’una verso l’altra fino a fondersi in un grande campo di forza simile a una stella in miniatura.
“Cinque minuti all’approccio finale. Jones, tieni duro, stiamo arrivando.”
Spense la radio della tuta. Si voltò proprio nel momento in cui uno spicchio della volta celeste veniva solcato da un bolide giallo oro.
“Io ho bisogno di te.”
La voce suadente gli invase la mente. Jones si sciolse in un pianto liberatorio. «Lo so, maledizione, lo so! Non rendere l’addio più difficile, ti scongiuro.»
Un suono acuto crebbe d’intensità dietro di lui. La capsula di salvataggio stava atterrando.
La sfera energetica cambiò forma e si avvicinò. Metro dopo metro diventò sempre più nitida, acquisendo sembianze umanoidi. Axa si avvicinò fin quasi a sfiorarlo. Jones si asciugò le lacrime e si perse nell’inatteso fulgore di lei.
Il sibilo dei motori della capsula cessò all’improvviso. Si levarono un ronzio elettrico e delle voci.
Axa accarezzò l’essenza di Jones. Tutto quell’enigmatico pianeta lo stava facendo.
«Jones, allontanati!» gridò qualcuno.
«Devo proprio andare» disse il terrestre, nonostante la sua anima fremesse di attrazione e amore primordiale.
«Ci sono radiazioni dappertutto!»
Jones si girò: due uomini ricoperti da lucide tute spaziali gli rivolgevano gesti urgenti. «Non temete! Axa non ci farà alcun male!»
Qualcosa cambiò. Le emissioni del campo di forza si sprigionarono all’unisono da ogni punto del pianeta. Jones fu abbagliato dallo straordinario splendore iridescente che illuminò il cielo, l’oceano, la terra… ogni cosa. L’energia bramava la materia e la materia un piano d’esistenza superiore.
Jones e Axa si unirono.
La capsula di salvataggio terrestre riprese in fretta la via delle stelle.
Dovevi lasciarmi andare”, comunicò Jones al pianeta.
Ora non più”, rispose Axa.
Jones si tuffò nell’aurora brillante e sorvolò l’oceano, felice come non era mai stato nell’altra vita.