
Il tremolio che sento alla base del primo cervello annuncia l’apertura di un canale telepatico. Sarà Luichetocca che sta tornando all’astronave. “Chi pensa?”
Un brivido mi sale fin sulle antenne. Il formicolio diventa pungente: pensiero agitato in arrivo. “Qui pensa Iocheannusa, ho bisogno di supporto. Luichetocca è con te?”
“Mi dispiace Tucheannusa, ci sono solo Iocheascolta. Cosa accade?”
“Non posso spiegartelo a pensieri, devi venire. Non sono distante dalla nave, fai presto.”
Un altro tremolio e il canale si chiude. Cosa sarà successo? Che Luicheannusa sia nei guai? Meglio andare ad ascoltare, sembrava maledettamente serio.
Attraggo a me il meccanismo di discesa e vengo calato sul suolo caldo e compatto del pianeta. Schiocco le antenne e ascolto. Davanti e dietro ci sono centinaia di rocce cave di ferro e carbonio. Le montagne, squadrate come parallelepipedi e anch’esse cave, formano due file ordinate.
Mi secca abbandonare la nave, se Luichetocca dovesse tornare dalla ricognizione avrebbe ragione di adirarsi. Scaricherò la responsabilità su Luicheannusa, in quanto ultimo in grado.
Schiocco di nuovo le antenne. Ecco Luicheannusa, vicino a una parete di roccia dritta e liscia. Cosa starà facendo? Lo raggiungo.
Vibro il cervelletto e apro il canale. “Tucheannusa, eccomi. Pensandomi di venire qui hai disubbidito agli ordini.”
Luicheannusa scrolla le appendici superiori. “Non pensarmi cose che già so. Piuttosto, prova ad ascoltare questo. Più lo annuso e più credo d’ingannarmi.”
“Non ascolto nulla di strano. È solo una parete di roccia verticale.”
La modulazione del pensiero di Luicheannusa è irrequieta. “Ascolta meglio.”
Avvicino le antenne e le schiocco. Davanti a me si riforma la parete: calcare, carbonio, sabbia, silicio. All’interno… “All’interno sembrano esserci lunghi elementi ferrosi intrecciati. C’è qualcosa di strano? Non me ne intendo di geologia aliena.”
“Non dentro, Tucheascolta, sulla superficie. Non posso pensarti nulla o influenzerei il tuo giudizio.”
Schiocco le antenne sulle punte, per concentrarmi al massimo sulla precisione. “Sì… c’è qualcosa.”
“Ebbene?”
Sulla superficie della roccia verticale vi sono come dei segni, più sottili della polvere, poco definiti eppure solidi e duraturi. Un cerchio. Un’orbita estremamente eccentrica. Un altro cerchio. Pianeti in un sistema binario molto familiare. “Tucheannusi, ti prendi gioco di me? Sembra rappresentare Casa.”
Luicheannusa sfiora il segno. “Non mi burlo di te, Tucheascolti. Capisci ora perché di ho pensato qui? Questo cambia tutto. Non può che essere un artifizio.”
“Non può che esserlo. Presto, apri un canale con Luichevede, è qui da molti cicli di stella prima di noi e forse sa qualcosa che non sappiamo.”
Non voglio darglielo ad annusare, ma ho paura. E se anche Luichevede ne rimarrà sorpreso? Se su questo pianeta vivevano creature in grado di conoscere Casa e rappresentarla in semplici iscrizioni, ogni conoscenza di Noichesentiamo dovrà essere rimessa in discussione. E se queste creature fossero ancora qui, così evolute, chi ci pensa che non stiano controllando le nostre mosse? E se avessero cancellato ogni loro traccia a eccezione di questa? Dovremmo prepararci al primo contatto con forme di vita aliena?
“Tucheascolti, non serve sovraccaricare un intero cervello di suggestioni. Ecco Luichevede, è già qui.”
Apro un altro canale telepatico e tutti i miei stomaci si contraggono come stelle in procinto di esplodere. “Tuchevedi, dall’alto dalla sua conoscenza del mondo alieno, osserva l’iscrizione che Luicheannusa ha trovato! Lui ha fiutato e io ho ascoltato, l’artifizio mostra l’orbita di due pianeti. Sono essi Casa? Pensa sinceramente, cosa sono? Riscaldaci con la tua sapienza.”
Schiocco le antenne senza volerlo, il nervosismo mi sta erodendo.
Luichevede si avvicina all’iscrizione aliena sulla parete. Lui vede. Lui sa. Modula il canale per schiarirsi il pensiero. “Il popolo che abitava questo pianeta li chiamava testicoli.”