Tutto bene

La finestra della navetta fa da cornice a un cielo nero e stellato. Inseguire la Swift-Tuttle è un lungo lavoro, ma qualcuno deve farlo, per il bene di tutti.
Rupert picchietta con un pennello sottile, rapidi colpi con le morbide setole impiastricciate di verde; posa la tempera in un puzzle di grumi, come un antico mosaico. Si allontana di un paio di passi, con lo sguardo va dal quadro allo schermo piatto e luminoso del tablet, osserva la donna e le due bambine nella foto, intinge il pennello nel verde della tavolozza e lo avvicina di nuovo alla tela.
Il tablet lampeggia di rosso, una scritta annuncia che il tempo è scaduto.
“Alba, stop.”
La scritta non va via e nulla sembra cambiare. Rupert alza la testa, rivolto al soffitto fa salire appena il tono della voce.
“Alba. Stop!”
“Secondo timer, eliminato” una voce femminile ma metallica, diffusa dalle casse sparse per la stanza, conferma che l’ordine è stato eseguito. L’uomo lascia a terra l’attrezzatura da artista, droni bianchi con la scritta A.L.B.A. ormai sbiadita sul dorso escono dall’alloggiamento, prelevano tutto e scompaiono in pochi secondi. Si portano via perfino l’odore delle tempere diluite. Resta solo il quadro sul cavalletto a testimoniare le attività degli ultimi novanta minuti.
Rupert si sposta nella zona cucina, gli apparecchi sono già in funzione, qualcosa tenta di abbandonare un colore smorto dentro il fornetto, non un olezzo sfugge allo sportello.
L’uomo fa una smorfia, aveva piacere a cucinare, era bravo e le figlie passavano a salutarlo. Anche ora lo farebbero, se potessero.
“Rupert, ti ricordo che prima del pasto è previsto il check-up, ti prego di recarti nel modulo e assumere la posizione prevista.”
“Non mi va, lo faccio dopo.”
“Impossibile, i prelievi richiedono il digiuno e l’invio richiede il corretto timing per non mancare la consegna.”
La notte di San Lorenzo e delle stelle cadenti, l’appuntamento annuale per la trasmissione dei dati.
“Ti prego di avviarti alla camera di misurazione.”
“D’accordo, d’accordo, vecchia brontolona!”
Rupert si infila nella bara imbottita che fa da modulo medico.
“Ma non farmi diventare una mummia!” scherza.
La porta scorre, parte il sibilo di decompressione, i valori cominciano a comparire sullo schermino interno.
“Non ho abbastanza Canopi e unguenti.”
“Alba, stai imparando l’ironia?”
“È solo una risposta standard memorizzata nei miei circuiti.” ma ha tutta l’aria di volersi schernire.
Il piccolo monitor mostra valori normali, a parte la pressione sanguigna e i battiti del cuore. In lieve ma costante calo.
La porta si sblocca, l’uomo esce e il tavolo è imbandito. Come programmato.
“Hai 45 minuti, a partire da questo momento. Buon appetito.”
Dovrebbe dire che il gusto è perfetto e il sapore altrettanto, se non fosse la solita perfezione, il solito sapore.
Si avvia al dispositivo per la videochiamata prima di aver terminato il piatto, non c’è fame che potrebbe indurlo a continuare a mangiare. Si ferma davanti alla telecamera, aspetta tranquillo che il dispositivo si accenda, senza l’urgenza delle prime volte. Appena un sussulto quando il timer suona, lo lascia squillare.
“Il primo timer sta suonando.”
“D’accordo Alba, d’accordo. Stop! Avvia la chiamata.”
Il monitor si illumina, si riempie del volto di lei.
Rupert forza il sorriso, quanti anni sono che si vedono così, da uno schermo?
“Anna. Ciao, come state? Com’è andata quest’anno?”
Lei esita “Bene.” una pausa troppo lunga prima che aggiunga “Ci manchi, lo sai.”
Rupert increspa lo sguardo, si agita sulla sedia, vorrebbe poter sbirciare alle spalle di lei.
Lei capisce “Mi dispiace. Le ragazze non ci sono. Ormai… hanno la loro vita.” Guarda alla sua destra, Rupert sa che lì c’è un orologio, lei sta guardando l’ora. Hanno ancora trenta minuti prima che la linea cada, ma questa volta è già l’ora di chiudere.
“Va pure. Salutamele. Alla prossima.”
Spegne tutto senza attendere risposta, si lascia andare sullo schienale.
Lo schermo ha un glitch, si riaccende per un istante.
“Papà? Papà!”
Rupert si riscuote.
“Sono qui, sono io. Mi sentite?”
L’immagine non ricompare.
“Alba, cos’era? Falle tornare!”
“Chi vuoi che ritorni?”
“Loro. Le mie figlie. Falle tornare. Puoi?”
“Entra nel modulo di check-up, per favore.”
“Non voglio fare un altro stupido test. Voglio loro! Erano lì.”
“Entra nel modulo di check-up, per favore. E vedrò cosa posso fare.”
Rupert esegue, sbuffando. Entra, misura, riesce; lo schermo ha un nuovo glitch, questa volta l’immagine rimane, sfarfalla e non è nitida, ma loro sono là, è la loro voce, può parlare con loro.
A.L.B.A. invia il rapporto ai referenti a Terra mentre è ancora a distanza di trasmissione.
«Valori medici dell’unità umana normali. Tutti.»