
«Pronto, mi sente? Riesce a sentirmi?» grido nel cellulare. Mi pare di udire una risposta, il frastuono sovrasta ogni tentativo di comunicare. Io ci provo ugualmente, sperando che l’addetto del call center, esternalizzato in Albania, mi comprenda. «Il sistema ha un guasto!» continuo. «Non prende la modifica delle impostazioni! Non riesco neppure a resettarlo!»
Mi sembra di sentire una voce, credo mi chieda di essere più specifica. Non capisco tutte le parole, alcune le immagino per dare un senso alla risposta, riempiendo i vuoti. Provo a spiegarmi.
«Il sistema di domotica è impazzito! Il riscaldamento è al massimo, l’aspirapolvere centralizzato è acceso, lo stereo spara musica a volume da stadio, le televisioni fanno zapping da sole e persino il proiettore delle costellazioni si accende e si spegne da solo! Tutte le porte di casa sono bloccate! Aiutatemi, non riesco a resettare il sistema!»
Dall’altro capo parole indistinguibili dal crepitio dell’elettricità statica sembrano accennare a un messaggio di errore che il display della centralina domotica dovrebbe mostrare. Poi la linea cade e io urlo di frustrazione, ma col casino che c’è non se ne accorge nessuno.
Vado a vedere, e in effetti un messaggio c’è, ma non lo capisco. Lo schermo retroilluminato di blu dice: stelle insufficienti. Guardo il planetario giocattolo. E ok, l’ho preso in un negozio da due soldi e le costellazioni sono approssimative, ma a meno che non sia infestato dagli spettri non c’è motivo di causarmi tutto sto caos in casa.
«Jarvis!» grido con quanto fiato ho in gola, sperando di riuscire a richiamare l’assistente virtuale. Per un paio di secondi, il tempo necessario al software per rispondermi, tutto quanto si zittisce.
«Ti ascolto, parla» mi dice. Mi pare di cogliere un tono vagamente saccente. Immediatamente dopo la baraonda riprende assordante.
«Jarvis, che accidenti significa “stelle insufficienti”?» grido. Sto iniziando a perdere la voce, oltre all’udito.
«Lo sai benissimo cosa significa.» Questa volta giurerei di aver percepito una lieve minaccia nella voce. «Le stelle sono insufficienti.»
Riprende il casino, anche più forte di prima. Mi sembra di sentire battere, e non so se sia alla porta di casa, o se siano i vicini di sopra o di sotto. Io sono sempre bloccata nello studio, non posso fare niente per spegnere il rumore, neppure staccare la luce.
Griderei di nuovo, ma a questo punto inizia a farmi male la gola.
Non riesco a concentrarmi con il fracasso, e la frustrazione sta montando. So che probabilmente non è quello, ma su qualcosa devo sfogarmi, così strappo dalla presa la spina del piccolo planetario, che si spegne d’improvviso. Lo stringo in mano con rabbia, ma i rumori continuano.
«Acqua.» sibila Jarvis, ora nettamente perfido.
«Ma che cacchio… Jarvis, che diavolo devo fare? Dai, dammi un indizio prima che mi denuncino!»
Si spengono tutte le luci dello studio. L’unica cosa illuminata è lo schermo del portatile.
Capisco. E rivedo la recensione: cinque stelle.