Abusivi

Un futuro condiviso con il passato in questo racconto di Alexia Bianchini, terzo classificato nella 120° Edizione di Minuti Contati con Enrico Pandiani come guest star.

 
Fino a tre anni fa nella mia zona non c’era nessuno. Solo io che uscivo dalla mia abitazione e che mi recavo con la metropolitana in centro, nella zona di ricerca.
Ormai la stazione 6400 è affollata ogni mattina. Il vociare assordante degli altoparlanti si mischia alle grida dei passanti, alle loro bocche che costantemente ruminano la colazione mentre di fretta corrono attraverso un fiume umano.
Raggiungere il convoglio è un’impresa.
Mi siedo, stremato. Non sono ancora arrivato a lavoro e già mi sento madido e sudicio.
Mi guardo intorno, tra queste facce sconosciute, per vedere se fra i volti identifico qualcuno, ma c’è il solito marasma.
La città è diventata un posto invivibile da quando hanno acceso il portale temporale. Prima eravamo in pochi, ma almeno ci conoscevamo tutti.
Ma il passo era diventato inevitabile se non volevamo estinguerci.
Sono arrivati in decine di migliaia. Hanno riempito i vuoti, ho perso ogni contatto che avevo, tutti troppo impegnati nell’accoglienza. In pochi mesi i “nuovi” hanno edificato, modificato, distrutto e ricostruito.
Di Delta 7 non è rimasto nulla, solo il portale temporale da cui hanno fatto risorgere parte del mondo antico, un vecchio monumento lasciato in pace per rappresentare il nuovo inizio.
Tutta questa gente sconosciuta mi spintona, mi ignora, occupa il mio spazio vitale.
Doveva essere morta. Invece abbiamo dovuto vestire i panni dei salvatori e adesso manco ci degnano di attenzione. Siamo diventati superflui.
Eppure è solo grazie a noi che sono vivi.
Dopo l’olocausto i pochi superstiti hanno lavorato per tornare indietro nel tempo.
Sono passati quasi 500 anni ma ci sono riusciti.
Mi chiedo se ne sia valsa la pena.
Chi diavolo sono queste persone?
Sono così diverse da noi, e persino fra loro. Parlano in modo strano, si vestono in modo strano.
Era così tranquillo prima. Nessuna complicazione, tutto a portata di mano. Il mondo era così facile, così pulito, ordinato, tranquillo… eppure il primo cittadino continuava a dirci che stavamo diminuendo drasticamente. L’umanità secondo lui si stava spegnendo.
Cosa ne è stato di noi? Di quelli che abitavano questa città? Stiamo soffocando lentamente e spariremo in pochi anni, lasciando spazio a chi non si merita nulla.
Il mondo è collassato per colpa loro già una volta. Non sono stati capaci di integrarsi, di aiutarsi, di condividere. I popoli si sono accalcati nelle grandi città pretendendo il dominio senza capire che solo l’integrazione poteva salvarli.
Ma non hanno capito allora… e non capiranno nemmeno adesso.
È per questo che ho deciso di accendere il portale e tornare indietro al giorno in cui lo abbiamo aperto.
Lo farò saltare. Cancellerò tutte queste facce sconosciute dalla mia vista.
Non sono come me. Non hanno nessun diritto a stare qua, a respirare quest’aria, godere del mio cielo azzurro, occupare le case che abbiamo costruito… sono abusivi.
Non hanno nemmeno imparato la nostra lingua.