
Secondo classificato nella 149° Edizione di Minuti Contati con il Team di Specularia come guest star, un racconto di Wladimiro Borchi.
Anna era un mostro.
Erano stati gli alieni che vivono dentro la gente a infettarla e poco dopo era iniziata la trasformazione.
Le tettine si erano indurite tutte d’un botto, mentre la sua pancia si era gonfiata ogni giorno di più: di lì a poco sarebbe esplosa in una bolla di acido verdognolo e sarebbero spuntati fuori i denti aguzzi e i tentacoli rosso fuoco.
Gli zii, allora, l’avevano mandata nella casa delle spose di Cristo: dove stanno le ragazze infette che non si devono vedere.
Doveva fare in fretta: alle nove Suor Maria faceva il giro delle camere, se non l’avesse trovata nel letto si sarebbe arrabbiata.
Dì le tue preghiere, fatti il segno della croce e mettiti subito a letto. Gesù ti ama.
«Perché papà è dovuto andare in cielo, mamma?»
In cielo… Tutti dicevano così, ma invece era sdraiato sul letto da solo, col vestito della domenica e il viso colorato come il cero della Santa Pasqua.
«Era troppo buono, Annamore, era un angelo e Gesù lo voleva con se.»
«Ma poi torna?»
«Certo. Presto lo rivedremo»
Mancava solo mezz’ora.
So perfettamente come si fa! Quando hai poco tempo scriviti un elenco, fai una cosa dopo l’altra e solo dopo controlla se va tutto bene. Se non hai tempo per fare una verifica, qualcuno ci penserà al tuo posto. Nessuno invece farà mai le cose che spettano a te.
Anna ravanò nella tasca della camicia da notte e tirò fuori il biglietto che si era scritta dopo il refettorio.
Prendere il coltello con la croce bianca.
Accendere la candela.
Passare la lama sul fuoco.
Ammazzare il mostro.
Gesù ti ama.
«Mamma non mi lasciare. Io voglio stare con te.»
«Annamore, devi essere forte, vado da Gesù.»
«Ma io non voglio restare sola!»
«Ci penserà zia a te e io ti proteggerò dal cielo.»
Poi aveva iniziato a tossire forte e le era uscito un fiotto di vomito rosso dalla bocca, così gli zii l’avevano fatta uscire dalla camera e mamma aveva potuto morire senza vergognarsi.
La croce bianca sul coltello col manico rosso non aveva nulla a che fare con Gesù. «È la bandiera della svizzera.» Le aveva spiegato zia.
Anna lo prese dalla tasca dello zainetto e lo appoggiò a terra davanti allo specchio.
Doveva tenere tutto sotto controllo.
Coltello, accendino e candela. Accendi la fiamma, brucia la lama per ammazzare i microbi e SPLAT! Via le budella del mostro che crepa!
Gli alieni dentro la gente non avrebbero vinto. Lei non si sarebbe trasformata, le sarebbe bastato tagliare via il veleno che le avevano spruzzato dentro la pancia.
Accese la candela.
Andrà tutto bene, Gesù ti ama!
«Guarda guarda, una fanciulla tutta sola. Dove vai di bello, splendore?»
«Fabrizio, finiscila, non lo vedi che è una ritardata.»
L’alieno dentro al ragazzo biondo aveva preso quello moro per il collo. «Perché le spastiche non ce l’hanno la figa?» Poi si era girato di nuovo girato verso di lei. «Come ti chiami, bellezza?»
«Anna.»
«Adesso ti faccio un po’ di coccole» Le aveva sussurrato all’orecchio e le aveva girato il braccio dietro la schiena fin quasi a romperglielo.
Si sfilò la camicia da notte e si sedette davanti allo specchio. La pancia era talmente gonfia che le tettine ci stavano appoggiate sopra.
Passò un paio di volte la lama sulla fiamma.
Doveva guarire: appena guarita sarebbe tornata a casa dalle persone che l’amavano.
I virus ora sono abbastanza morti! Si infilò il coltello nella carne, poco sotto l’ombelico. Sentì un dolore simile a quando mamma la bruciava con la sigaretta, mille volte più forte, ma con lo stesso sapore di sangue nella bocca. Le uscì un sacco di liquido giallognolo, come se il buco si fosse messo a fare la pipì. Non si arrese e, nonostante ogni movimento le facesse esplodere la testa, riusci a fare un bello squarcio.
Ancora la bolla di acido verde non era esplosa, c’era solo un sacco di sangue: non si vedeva più il bianco delle mutandine per quanto ne era uscito a sporcarle.
Alla fine il mostro buttò fuori un tentacolo, Anna lo afferrò e lo tirò forte per farlo uscire. Il dolore le appannò gli occhi.
Il mostro era lì, ma non aveva tentacoli e denti: sembrava un coniglio spellato e zuppo di rosso.
Ce l’aveva fatta, presto sarebbe tornata a casa!
Le forze l’abbandonarono e scivolò nel nero.
Vedi: Gesù ti ama!