
Il ronzio del motore riempiva l’abitacolo dell’auto. Fabio ingranò la terza, ridacchiò e scosse il capo. Monica sbuffò senza levare lo sguardo dal finestrino. «Che cazzo ridi?»
«Mi fai ridere tu. Sei la solita esagerata.»
«Esagerata un cazzo.»
«Dai, è uno dei festival del cinema più importanti d’Europa.»
«Una volta forse. Ora ci caga in testa anche la Lettonia.»
«Razzista.»
«Coglione.»
Fabio rise di nuovo. «E comunque ci pagano, che ti frega?»
Monica soffiò di fronte a sé lanciando un gridolino. «Queste stronzate non le voglio sentire, cazzo! Cosa vuol dire “ci pagano”? Ci avrebbero pagato uguale anche per un servizio sui vecchi al parco che si lamentano della scomparsa dei piccioni! Per un’intervista al sindaco sulle misure anti-siccità! Su… su… sulle nuove teorie terrapiattiste!»
«Ah, le ho sentite! Quelle che i governi hanno fatto sciogliere i ghiacciai artici per le loro pressioni?»
«Quelle» la ragazza raccolse la borsetta e prese a frugarci dentro. «Si stanno preparando coi gommoni per andare a visitare i nuovi continenti. Sono gli unici che hanno festeggiato per la più grande catastrofe climatica della storia.» Monica sollevò un pacchetto di sigarette sgualcito «Ma avrei intervistato loro piuttosto che sto… sto megalomane deficiente».
«Chi, Salvietti?»
«Già lo odiavo come politico, ora che fa il regista…»
Monica portò una sigaretta alla bocca.
«Beh, questo è il suo film d’esordio. Non puoi ancora giudicarlo.»
La ragazza si bloccò prima di accendere e spalancò le braccia. «Fabio, ma che cazzo! Che problemi hai? Non me ne sbatte una fava del film! È questa nuova moda degli ex politici che si danno al cinema che mi fa schifo!»
Stavolta fu Fabio a sbuffare, mentre l’auto usciva dalla tangenziale per infilarsi nel traffico della città. «Quindi immagino che tu non abbia votato per lui alle simulazioni.»
Monica abbassò il finestrino, aspirò la fiamma dell’accendino attraverso la sigaretta e sbuffò una voluta di fumo nell’aria metropolitana. «Io non voto alle simulazioni».
«Eccone un’altra.»
«Ma vaffanculo, Fabio. Simulazioni di voto non vincolanti? E che cazzo di senso hanno?»
«Beh, almeno il Presidente si può fare un’idea delle preferenze popolari prima di scegliere i governanti.»
Monica aspirò ancora e soffiò il fumo in faccia al collega che prese a tossire corrugando la fronte. La ragazza tirò fuori il cellulare e bofonchiò con la sigaretta appesa alle labbra: «Sta’ zitto che prendo due appunti per ‘sta intervista.»
Il viaggio proseguì in silenzio fino al parcheggio. Monica scese sbattendo la portiera, mentre Fabio scaricava la videocamera dal bagagliaio.
Per strada le persone si voltavano a guardarli: lei, elegante, giovane e attraente, lui alto e con un’attrezzatura sofisticata appesa ad una spalla. I giornalisti suscitavano ancora un po’ di curiosità.
Entrarono nel palazzo del festival e mostrarono il badge alla reception. Una ragazza li portò al loro posto ed entrambi si sedettero aspettando l’inizio della premiere. Qui e là colleghi si salutavano e scambiavano commenti.
Finalmente, dopo i discorsi dei politici locali e dei veterani dell’ambiente, le luci scesero e la proiezione cominciò.
Quando comparve il titolo “Apocalypse New” Monica si morse un labbro e pizzicò il braccio di Fabio che sussultò. Le si accostò bisbigliando «Ahia, Monica! Che cazzo!»
«Scusa, ma avevo bisogno di fare male a qualcuno.»
Il film era cominciato.
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Nubi temporalesche coprivano l’orizzonte e, in mezzo a queste, un uomo vagava con espressione smarrita. Una voce dal timbro grave chiamò alle sue spalle e l’uomo si voltò per vedere un ragazzo possente con la barba curata, biondi capelli lunghi e occhi di un surreale azzurro Gatorade. Questo sfoderò una spada enorme guardandolo con intensità e disse: «Non devi avere paura».
L’uomo sgranò gli occhi e cadde a terra. «Ma tu chi sei?»
«Io sono l’immortale. Sono quello che ha le chiavi dell’inferno, amico.»
«Sei Satana?»
«No, cazzo! Sono Cristo!»
Monica si sentì male. Si alzò e s’infilò in bagno. Bevve un sorso d’acqua, poi si accese una sigaretta seduta sul water. Ne fumò tre e uscì solo quando avvertì lo scrosciare degli applausi dalla sala. Le girava la testa mentre rigirava tra le mani il microfono aspettando il suo turno. Fabio face per parlarle, ma lei lo zittì con un gesto. Infine arrivò il momento dell’intervista.
«Buongiorno a tutti. Abbiamo con noi l’ex premier Mattia Salvietti, ora regista di questo film: Apocalypse new. Buongiorno Salvietti.»
«Buongiorno.»
Il sorriso entusiasta di quell’uomo le dava ai nervi.
«Ci dica di cosa parla questo film e come le è venuta l’idea.»
Salvietti accavallò le gambe e sorrise trasognato. «Apocalypse new è, sostanzialmente, un adattamento dell’apocalisse di Giovanni. Io sono sempre stato un appassionato di letteratura classica e circa un anno fa ero con la famiglia a guardare uno di quei film che chiamano post apocalittici. Mio figlio ne va pazzo e, mentre guardavo questo film, ho avuto un’epifania: cosa può essere più post apocalittico dell’apocalisse? Ho googelato “film sull’apocalisse” e ho visto che l’ultimo sulla vera apocalisse l’avevano fatto tanto tempo fa e pure male. Così mi sono detto: Mattia, questo è quello giusto!»
«Un’altra domanda, onorevole, ehm, cioè, signor Salivietti.»
«Dica.»
«Cosa ne pensa di questa nuova tendenza del cinema italiano di affrancare alla regia ex personaggi politici come lei?»
Salvietti rise e sospirò. «Cosa vuole che le dica: siamo stati tanto in tv, che alla fine ci viene voglia di fare spettacolo anche a noi» una risata bonaria concluse la frase e Monica decise di tagliare la corda.
«Bene, grazie, Salvietti e auguri per la sua carriera.»
«Grazie, cara. Ma ora le faccio io una domanda.»
Il sorriso di Monica vacillò. «Certo».
«Cosa ne pensa del finale?»
Questa volta le labbra di Monica si appiattirono mentre gli occhi tratteggiavano un’espressione atterrita.
«Su, avanti» la incalzò Salvietti, «me lo dica senza paura. Io sono stato premier, ho subito critiche di ogni genere».
«Beh, a me è piaciuto molto» mentì la ragazza sperando di andarsene al più presto.
«Ecco, brava! E questo lo dedichiamo a tutti quei professoroni che diranno che, quel povero ignorante di Salvietti, ha sbagliato a cambiare il finale dell’apocalisse di Giovanni!»
«Lei ha…»
Monica si accorse troppo tardi di aver ripreso a parlare. Incrociò lo sguardo di Fabio, poi scrollò il capo: ormai era fatta. «Lei ha cambiato il finale dell’apocalisse?»
«Eccerto! Era troppo scontato. Così ho pensato di dare alla storia una nuova fine.»
«Una nuova fine?»
«Non l’ha capito? Alla fine vince Satana. Per una volta vincono i cattivi!»
La risata di Salvietti si allontanò con lui, mentre veniva preteso da altri giornalisti.
Monica si avvicinò al collega e lo fissò.
«Che c’è?»
«Dimmi la verità: a te è piaciuto.»
Il ragazzo sorrise e annuì.
«Cazzo, Fabio» scosse la testa senza smettere di guardarlo e aggiunse «ti piacciono i fiori?»
«Non particolarmente. Perché?»
«Da domani faccio la fioraia. Portami a casa.»
«Perché la fioraia?»
«Portami a casa e basta.»