
Le tenebre avvolgono il magazzino vicino al porto. Il ronzio delle lampade è l’unico suono che lambisce l’udito dell’uomo pipistrello. Batman è rannicchiato su una capriata a sei metri dai container. Sa chi sta arrivando, come sempre. E sa che loro non sanno che anche lui, ad un certo punto, piomberà dall’alto. L’effetto sorpresa è una delle sue prerogative.
Un suono grave annuncia l’apertura di un portone e la luce dei lampioni entra a segnare il pavimento. È Carmine Falcone con i suoi uomini.
«Entra, Oswald. Gli altri stanno arrivando». La voce del mafioso è sicura. Si sente protetto, ma si sbaglia.
«Questa riunione mi ha sorpreso, Falcone». Timbro acuto e passo claudicante. Sicuramente Cobbelpot. «Sono qui più per curiosità che per affari, te lo confesso. Mi chiedo come tu possa pensare che quei maniaci collaborino tra loro».
«Lo faranno, Pinguino, stanne certo.»
«E se arrivasse… Batman?»
«Sono stato discreto. Non mi aspetto sorprese.»
Un sorriso sul volto ben rasato del tenebroso eroe.
«È qui la festa?» grida Due Facce entrando. Anche lui è seguito da scagnozzi. «Carmine, Oswald! Quale piacere!» La personalità caotica di Dent sta conducendo il gioco. Meglio: è la parte migliore da prendere a pugni.
Parlano tra loro con sufficienza, finché la porta cade con un terribile frastuono. L’ha abbattuta un carrello elevatore; alla guida c’è il pagliaccio.
«Ops! Sto facendo pratica. Scusate.» Ride e lancia un casco giallo nel magazzino. Falcone soffia astio, ma non dice nulla. Aspettano che Joker si avvicini. Tutti gli scagnozzi se ne stanno in cerchio osservandosi a vicenda. Nessuno guarda in su. Nessuno se lo aspetta.
«Signori» comincia Falcone «vi ho invitati perché penso che sarete contenti di sentire cos’ho fatto».
«Non me lo dire: hai aperto una catena di pizzerie» dice Joker terminando in un riso stridulo.
«No. E ti consiglio di non scherzare con la Cucina davanti a un italiano. Parlo di…»
Il suono di passi affrettati spezza le parole di Falcone. Gli uomini si voltano e una voce affannata precede l’arrivo di un omino stempiato con un camice bianco.
«Signori, scusate l’interruzione» dice tra un fiato e l’altro l’ometto. Si sistema gli occhiali e riprende: «Signor Falcone, ho ulteriori dati».
«Chi diavolo è questo qui?» tuona Due Facce.
La stessa domanda galleggia nella mente del pipistrello.
«È il dottor Esposito, il mio medico. Dottore, non mi aspettavo questa visita. Stavo giusto dicendo dei suoi test.»
«Sì, chiedo ancora scusa, ma ho delle nuove informazioni.»
«Non so se…» comincia Falcone, ma Joker lo zittisce.
«Ssh! M’interessa. Non vedi il camice? Sembra intelligente.»
«Oh, grazie» gongola l’omino.
«Tuttavia» prosegue Joker «se quello che dirai non sarà interessante, dovrò ucciderti».
Il dottor Esposito sembra tentennare, poi si schiarisce la voce e comincia:
«Abbiamo fatto analizzare un dente ritrovato nelle fogne di Gotham dopo quello spiacevole episodio che ha coinvolto Batman e gli uomini del signor Cobbelpot lo scorso ottobre. Si tratta di un dente di Batman.»
La lingua del giustiziere si muove istintivamente contro il molare a cui non si è ancora abituata.
«Abbiamo il suo DNA. Abbiamo sempre saputo che non si tratta di un agente governativo, quindi dev’essere finanziato da qualcuno di ricco, per avere tutta quell’attrezzatura high-tech. E dev’essere di Gotham, visto che Batman non s’è mai visto altrove. Ho pensato (so che suona assurdo), ma se si trattasse di un riccone che agisce di persona? Se pensate a chi potrebbe corrispondere al nostro caso, vi verrà subito in mente il giovane e aitante Bruce Wayne. Così ho procurato dei campioni di DNA di Wayne e… Bam! È lui.»
Per poco il pipistrello non scivola dalla trave. I cattivi sono ammutoliti.
«Ma la notizia vera» continua il dottore «è che dai test risulta che Wayne soffre di una malattia genetica molto rara. Batman presto non sarà più un problema: gli rimane, sì e no, un mese di vita.»
Un urlo strozzato dal tetto del magazzino, qualche rumore e un ombra si mescola alla notte.
Falcone socchiude gli occhi. «Anche voi sentite piangere?»