Bentornato all’Inferno

Utopia o eterna dannazione? Quarto classificato nella 119° Edizione di Minuti Contati, un racconto di Mario Pacchiarotti.

 
L’Inquisitore scuote la testa. Può leggere negli occhi dell’uomo l’istinto omicida.
Se non fosse legato mi ucciderebbe con le sue mani.
«Che orribili sentimenti. Tuttavia coerenti con i tuoi comportamenti.»
L’uomo gli sputa contro, senza colpirlo.
«Quale sarebbe la mia colpa, sentiamo?» sussurra. «Avere idee che contrastano con la linea di governo?»
L’Inquisitore gli rivolge una smorfia di scherno.
«Pover’uomo. Qualcosa è andato storto nella tua testolina. Sai, non esiste colpa più grave. Questa comunità sopravvive grazie alla coesione, all’impegno costante e coordinato di tutti, all’adesione agli ideali della Colonia.»
L’uomo scuote i legacci, senza risultato.
«Propaganda. La vita qui è un Inferno, lavoriamo tutto il giorno nelle miniere e riceviamo il minimo per sopravvivere. Non possiamo decidere nulla, neanche con chi accoppiarci e fare figli. Ma non basta… Persino i pensieri controllate con le vostre macchine del cazzo.»
«Restrizioni necessarie. La vita è dura per tutti, siamo Colonizzatori.»
«Davvero? E dove vive lei? Sentiamo? E come?»
«Ne ho abbastanza, eseguite la sentenza!»
«Meglio morire!» urla il prigioniero mentre aghi letali penetrano le sue carni.
Pochi spasmi ed è tutto finito.
«Pulizia memoria e riciclo» ordina l’Inquisitore.
Due tecnici prelevano l’uomo e lo adagiano su un lettino medico, collegano elettrodi, aghi, flebo.
Pochi minuti dopo l’uomo si scuote, sbarra gli occhi.
«Do… dove sono?»
L’Inquisitore sorride.
«È tutto a posto, tranquillo» gli dice.
Bentornato all’Inferno.