
Luigi era mediamente soddisfatto, ne aveva viste di epidemie e catastrofi nella sua vita. Negli anni ottanta era scampato agli uomini viola, nonostante la pubblicità ingannevole con cui li avevano circondati, perché col cavolo che si riconoscevano dall’alone come volevano farti credere. Aveva passeggiato indenne per i boschi della Tuscia, con circospezione certo, ma indenne, nonostante i “verdi” avessero reintrodotto i lupi, nonostante i cacciatori avessero riprodotto cinghiali e scrofe, creando dei mostri da centocinquanta chili con zanne tanto lunghe da far invidia agli elefanti africani. Soprattutto nonostante le migliaia di vipere lanciate dagli elicotteri per una non meglio nota campagna di ripopolamento. Che poi si era sempre chiesto come diavolo avessero potuto agganciar loro i paracadute, perché è vero che i serpenti son tutto stomaco, altrimenti perché mai quelli domestici si stenderebbero accanto al proprietario, se non per saggiarne le dimensioni, ma comunque un cappio o un anello avrebbe fatto loro del male, o ne sarebbero scivolate fuori.
Era stato abbastanza accorto da sopravvivere: non aveva mangiato cani evitando i ristoranti cinesi e si era salvato dai parassiti intestinali evitando quelli giapponesi. Aveva mantenuto il suo lavoro strappandolo con le unghie e con i denti alla massa di immigrati muscolosi e bellissimi e di certo più ricchi di lui, visti i cellulari che sfoggiavano e il fatto che loro, almeno, un viaggio potevano permetterselo, arrivati da ogni parte dell’Africa per rubarglielo. Era riuscito a mantenere il lavoro anche per sua moglie, nonostante le procacissime ragazze arrivate dall’est. Per un po’ almeno, perché poi con Gina era finita male, così vite e lavori separati, non è possibile lavorare nello stesso negozio con la tua ex moglie. Per fortuna che Floris, la sua nuova compagna aveva già fatto la commessa a Bukarest. Ed è vero che ‘ste tipe ti sposano solo per i soldi, ma non lei: lei lo amava davvero.
Insomma se l’era sfangata tutta la vita, aveva superato anche l’aviaria. Certo aveva dovuto ammazzare i polli del nonno, ma solo per precauzione e comunque li aveva congelati e se li erano mangiati lo stesso, aveva superato indenne l’ebola! Nonostante fosse passato un paio di volte davanti allo Spallanzani e nonostante avesse, suo malgrado, stretto la mano al prete africano che gli aveva benedetto casa a Pasqua. Ma ora: il “corna” virus era lì, a due passi, e lui alla Gina gliene aveva messe di corna! Una minaccia vera, più pericolosa di tutte le altre, più terrificante perché non basta stare alla larga dai cinesi, non basta non mangiare nei loro ristoranti, che poi lui, non ci mangiava nemmeno prima. Le loro merci erano ovunque, loro erano ovunque. Avevano comprato mezza Africa per ripopolarla una volta mandato tutti gli africani in Europa. Avevano il monopolio dei tessuti, dei prodotti per la casa e, in minor misura, dell’allevamento del pollame. E lui che aveva fatto fuori tutte le galline del nonno.
Come poteva un uomo comune proteggersi? Si era informato su internet, aveva rifiutato il vaccino antinfluenzale perché chissà che cazzo ci mettono dentro, poi alla fine aveva deciso: a mali estremi estremi rimedi. Avrebbe evitato accuratamente ogni prodotto cinese per i prossimi mesi, per fortuna i negozi sono pieni di merci Made in PRC.