
Ma che diavolo è successo? Perché mi sento così… pesante e lento?
La vista mi ritorna, poco alla volta.
Dove sono?
Una stanza illuminata da delle candele. Scaffali pieni di libri, un tavolo invaso da oggetti… il mondo terreno? Sono nel piano materiale? Ma cosa…?
«Demone, mi senti?»
Chi sta parlando?
«Demone, rispondimi.»
«Chi sei?»
«Oh, mi senti. Molto bene. Sono Uzael, il tuo nuovo padrone.»
Il mio corpo si sposta attraverso la stanza, ma non lo comando io. Sono lento e goffo. Mi fermo davanti a uno specchio.
L’immagine riflessa è quella di un umano. Non ha i capelli, ma una lunga barba sbiadita che gli arriva al petto. Ha le spalle curve, si appoggia a un bastone, deve essere oltre la metà del suo ciclo vitale. È coperto con una veste logora tenuta in vita da una corda.
Muove le labbra. «Ti piace il tuo nuovo corpo?»
«Di cosa stai parlando?» Non dirmi che…
«Tu vivi dentro di me, adesso. Ho legato la tua essenza a una parte della mia mente.»
«Non è possibile. Nessun umano può contenere un demone!»
«Non un demone potente.» Ridacchia. «Ma tu sei un Tyf, un abitante del primo abisso. E a quanto pare, ci sono riuscito.»
Ruggisco. «Misero mortale! Liberami, o ti distruggerò. Ti renderò un’ameba farfugliante di follia! Ti_»
La vista mi sparisce. Ogni senso scompare. Grido di rabbia, intrappolato nel nulla più assoluto.
Gli istanti trascorrono, nel vuoto.
All’improvviso mi ritrovo davanti allo specchio.
«Come vedi, demone, posso zittirti in qualunque momento. E posso anche punirti.» Allunga la mano verso il tavolo, afferra qualcosa, una parte di me esplode in un vortice di dolore. Sento il braccio andare a fuoco ma non riesco a controllarlo, mi dimeno ma non ho un corpo.
Solo dolore.
Si affievolisce.
Si allontana.
Il vecchio fissa il suo sguardo nello specchio. È come se mi guardasse negli occhi, anche se sono i suoi. Fa ondeggiare una catenina con una grossa pietra all’estremità. «Quarzite mischiata con piombo. Un banale sasso per noi umani, ma è come brace per voi. E visto che sei mio ospite, vedi di non farmi più arrabbiare.»
«Che intenzioni hai?»
Sorride. «Bene. Ho un sacco di progetti, e mi servono i tuoi poteri. Ora ti spiego, con calma…»
Che razza inferiore, gli umani. Hanno un ciclo vitale che dura un battito d’ali e passano metà del loro tempo sdraiati con gli occhi chiusi. Com’è che lo chiamano? Sonno?
E adesso dovrò stare qui, nel vuoto, ad aspettare che questo si svegli. Che situazione assurda.
Però c’è del movimento. Cosa sta succedendo, nella testa di questo bastardo?
Immagini vaghe scorrono intorno a me, come un ruscello. Sensazioni, colori… sta sognando.
Altre immagini, più concrete, fluttuano alla deriva. Ne guardo una, un uomo sta picchiando un bambino. Un grande alone di paura la circonda.
In un’altra c’è una donna morta, l’aura emana disperazione e dolore.
Questi non sono sogni, sono ricordi. Ricordi brutti, che ha nascosto nel ripostiglio della mente.
Proprio dove ha relegato anche me.
Quindi, mentre lui dorme, io percepisco le sue emozioni? Bene. Voglio provare una cosa.
Mi concentro sull’immagine della donna morta. La assorbo completamente e la riverso nel flusso dei sogni. Sarò anche un demone della prima cerchia, ma non serve certo Azathoth per manipolare la mente di una creatura tanto inferiore.
Il flusso di sogni si agita. Funziona.
Cerco un altro ricordo brutto. A farci caso, ce ne sono parecchi. Che vita deprimente, che si è fatto.
Se osservo un’immagine abbastanza a lungo la vedo muoversi, come se rivivessi la scena. Un vecchio in tonaca sbraita contro un giovane. Gli dice di andarsene e non farsi mai più vedere. Senti qui, che ondata di delusione e rabbia, devono averlo cacciato da qualche accademia.
Mischiamo questo ricordo con… ah, giusto, l’amore perduto. Tutti gli umani ne hanno uno.
Il flusso di sogni si contorce, come il tentacolo di una piovra agonizzante.
Se avessi un corpo, sorriderei. Chissà quanto ci metto a farlo impazzire.
Sarò un inquilino indimenticabile.