Cordless

Un’inquietante telefonata notturna in questo racconto di Luca Nesler, quinto classificato nella 126° Edizione del contest principale di Minuti Contati con Sara Bilotti come guest star, scritto sul tema “La finestra sul cortile”.

 
Lisa sciacquò la tazza e la sistemò capovolta sullo scolapiatti. Guardò l’orologio sopra il tavolo: 21,20. Era il momento di mettersi a letto coi racconti di Cornell Woolrich e aspettare il sonno.
Chiuse la finestra della cucina. Nonostante il caldo non era prudente lasciarla aperta.
Passò dall’ingresso e chiuse il chiavistello.
«La prudenza non è mai troppa.»
Un tonfo dal piano di sopra, un grido smorzato dal solaio. Lacrime. I Thorwald stavano di nuovo litigando.
Scosse la testa. Dopo il bagno s’infilò in camera. Levò il lenzuolo dal letto e si sdraiò sul materasso con quel vecchio libretto. Sulla facciata del palazzo di fronte c’era solamente una luce accesa. Forse avevano tutti paura delle zanzare.
Il telefono squillò facendola trasalire. Lisa corse a sollevare il cordless.
«Pronto?»
«Pronto, signora Freemont?»
La voce era quella di un ragazzo.
«Sì, ma chi parla?»
«Mi chiamo Jeff. Abito nel palazzo di fronte al suo.»
«Ma quanti anni hai? Hai visto che ore sono?»
«Lo so, lo so, ma è urgente! Ho chiamato lei perché è l’unica di tutto il condominio ad avere ancora un telefono fisso. Ho trovato il numero usando l’indirizzo!»
Solo ora Lisa notò che il ragazzo sembrava nel panico.
«Cosa succede?»
«Ci sono delle persone che stanno entrando nel suo palazzo.»
«Persone? Chi?»
«Non lo so! Hanno lame, seghe… robe inquietanti.»
«È uno scherzo del cazzo, Jeff?»
«No signora!»
Ora il ragazzo piangeva.
«Come fai a vederli?»
«Ho un binocolo a infrarossi.»
«Cosa sei, un marine?»
«No, un nerd. Sono appassionato di attrezzatura da spionaggio e sto su una sedia a rotelle.»
«Oh, mi dispiace.»
Lisa sentì un tonfo provenire dal giroscale. Sentì la lingua ritrarsi.
«Che cazzo era?” chiese sussurrando al telefono.
«Sono loro. Hanno buttato giù la porta di quello di sotto. Oh mio Dio!»
«Cosa?»
«Lo stanno…»
Lisa sentì gridare. Si voltò verso il balcone. Senza pensare aprì la portafinestra e uscì per guardare di sotto. Mentre osservava le azalee della signora Irene, sentì un ronzio e uno spruzzo rosso imbrattò i fiori e il corrimano. Si sporse un po’ di più e notò una mano grassoccia a terra.
Rientrò immediatamente e chiuse la porta, corse in camera, la chiuse e s’infilò sotto il letto.
«Oh cazzo! È vero, è vero! Hanno ammazzato Irene!»
Le lacrime sgorgavano senza freno.
«Stanno salendo, signora Freemont! Sono al suo piano!»
Lisa cominciò a battere i denti. Sentiva la voce di Jeff lontana e insensata mentre la testa girava.
«Signora! Mi risponda!»
«Sì, sono qui. Sono qui.»
«Deve uscire!»
Lisa uscì e andò alla porta della camera, ma Jeff si mise a gridare:
«Non là!»
«Cosa? E dove?»
«Dalla finestra! Sono in casa sua!»
La ragazza trattenne il respiro. Un leggero scricchiolio fuori dalla porta. Un passo, un bisbiglio divertito.
Erano dentro.
Lisa aprì la finestra e uscì. Senza pensare si appese alla grondaia che correva lì di fianco e guardò giù.
«No, no!» disse Jeff all’apparecchio «Giù c’è un grassone con una circolare. Non scenda! Salga sul tetto!»
Lisa cominciò ad arrampicarsi col telefono stretto tra i denti. In cima prese fiato.
«Ottimo lav… sig…ra!»
«Grazie Jeff. Ti sento male, sono troppo lontana dalla base del telefono.»
Lisa spinse lo sguardo lontano e vide alla finestra di fronte un ragazzino in sedia a rotelle che la salutava.
Dietro di lui entrò un uomo. Le sembrò che avesse un arnese. La luce si spense.