Credito d’amore

Sul pianerottolo, lì, a un metro dalla sua casa e dal meritato riposo, Carlo tirò fuori le chiavi dalla tasca e le fece tintinnare davanti a sé. «Signora Rampoldi, è stato un vero piacere stare qui con lei a parlare di umidità, di tasse e della sventurata gioventù d’oggi, ma adesso, con permesso, dovrei andare a cena.»
«Vai, vai a mangiare Albe—»
«Sono Carlo, signora… Carlo del terzo piano.»
La signora Rampoldi indicò la porta. «Vai, Carlo, vai bello di nonna. Vai a mangiare che stai tutto sciupato.»
Carlo lanciò un’occhiata in basso alla sua pancia che ostruiva persino la vista dei piedi e fece una smorfia. «Arrivederci, signora. Alla prossima.»
L’angolo della rampa di scale risucchio la signora Rampoldi e Carlo poté finalmente rientrare a casa. Già nell’ingresso giunse prepotente al suo naso l’inconfondibile odore di sugo al pomodoro made by Irina. Dopo le ultime modifiche ai settaggi era diventata una cuoca straordinaria.
Carlo si sfilò le scarpe, lasciò cadere lo zaino del lavoro sul pavimento e si incamminò. «Dove sta la mia bella mogliettina? Dove sta?»
In cucina, rivolta ai fornelli, Irina metteva in mostra tutta la sua carrozzeria posteriore accompagnata dai lunghi capelli biondo platino. Si voltò di scatto, con Carlo che spostò lo sguardo, in men che non si dica, dal culo agli occhi.
«Vieni a sederti a tavola, Carlo. La cena è pronta. Il menù di stasera prevede pasta al sugo di pomodoro igp e basilico fresco. A seguire delle polpette di carne macinata di manzo di Voghera. Dolce escluso. Buon appetito.»
«Grazie, tesoro.» Carlo le si avvicinò a per abbracciarla. «Hai un costo mensile un pochino alto, ma ti voglio bene.»
«Anche io ti voglio bene.»
Ecco, se proprio doveva trovarle un difetto, era quell’accento veneto che un po’ lo irrigidiva. Ma si era ripromesso che non appena avesse avuto un attimo di tempo avrebbe sbloccato a 3,99€ il pacchetto optional con la voce di Orietta Berti o Iva Zanicchi.
«Allora, amore.» Carlo si mise a sedere a tavola. «Che hai fatto di bello, oggi? Raccontami.»
«Ho lavato vestiti, stirato, spolverato, rifatto letto, avviato lavatrice e asciugatrice, risintonizzato canali della tv e cancellato la cronologia ambigua del tuo pc.»
«E poi?»
«Basta.»
«Bene, molto bene.» Carlo annuì. «Dai, adesso ceniamo veloce che così andiamo un po’ a divertirci.»
«Sì, nelle vicinanze c’è un maneggio, un ristorante che fa cena con delitto a 39€ a persona, un centro massaggi, un cinema all’aperto, una disco—»
«Ma che hai capito? Divertirci io e te.» Le fece un occhiolino. «Io e te.»
«Sì, nelle vicinanze c’è un maneggio, un ristorante che fa cena con deli—»
«No!» Carlo sbatté le mani sul tavolo. «A letto, ho detto. Io e te. A letto!»
«Vuoi impostare la sveglia per domani mattina?»
«No, cazzo, no. È sabato domani.»
Irina sorrise, mettendo in mostra i denti bianchi come avorio. «Disattiva sveglia.» Un bip seguì quelle parole.
Carlo ingozzò spazientito un paio di bocconi e si alzò dal tavolo. Raggiunse Irina, la prese per mano e la guidò con sé fino alla camera matrimoniale. «Stasera voglio fare qualcosa di nuovo.»
«Sì, nelle vicinanze c’è un mane—»
«No! No! Niente maneggio, cazzo. Voglio stare qua con te, a letto. E vorrei…»
Irina lo fissò con occhi gelidi. «Cosa vorresti?»
Carlo si attorcigliò un po’ su sé stesso. «Sai… l’abbiamo sempre fatto classico, tradizionale. Stasera vorrei…»
«Cosa vorresti?»
«Sai, se è possibile… da dietro.»
«Dietro il letto?»
Carlo sospirò, tenne il fiato un attimo e sparò. «Sesso anale! Ecco sì, l’ho detto.»
«Sì, per sbloccare il pacchetto aggiuntivo bisogna attivare l’ abbonamento. Attivare l’abbonamento mensile al costo di 99€?»
«Ma come l’abbonamento? Un altro? Ma qui così io vado in rovina.»
Irina rimase impassibile. «Vuoi richiedere un prestito? Una società partner ha dei tassi di interesse incredibilmente vantaggiosi. Richiedere prestito?»
Lo sguardo di Carlo si incupì. I suoi pugni si strinsero come a voler strozzare un serpente immaginario. «Dove ti spegni?» Urlò con tutta la voce che aveva in corpo. «Dimmi. Dove. Cazzo. Ti spegni!?»
«Spiacente.» Irina abbozzò uno sguardo triste. «La mia autonomia è ancora di 3 mesi, 18 giorni, 4 ore, 22 minuti.
«Ma ce l’avrai un bottone da qualche parte?»
«Non sono mica come la tua ex che potevi staccarle la batteria.»
«E infatti forse era meglio lei!»
Un cupo e lungo silenzio si impadronì di quella stanza.
Carlo abbassò lo sguardo. «No, dai… non volevo. Scusami, forse ho esagerato. Non lo penso davvero.»
Irina, immobile, continuava a fissarlo.
Carlo le si avvicinò. «Ok, è stata una serata storta. Facciamo finta che non sia successo niente. Io adesso esco e domani ne riparliamo con calma.»
Non le diede nemmeno il tempo di rispondere che era già su per le scale. Si attaccò al campanello della signora Rampoldi, che venne ad aprire in pantofole e vestaglia.
«Signora, per favore… una camomilla.»
«Ma certo, Albe—»
«Carlo, signora, Carlo.»
«Certo, Carlo. Vieni dentro. Per sbloccare la camomilla sono 2,99€. Sbloccare?»
«Eh!?»
«Vieni, scherzo, è che vi ho sentito litigare.»