
Quinto classificato nella 148° edizione del contest principale dell’Arena di Minuti Contati, un racconto di Maurizio Ferrero scritto sul tema “L’unica verità duratura è il cambiamento”.
Il bozzolo della crisalide ha un sussulto. Un’estremità sottile spinge dall’interno, creando un rigonfiamento simile a una spina.
I fedeli mormorano.
«Sta per nascere…»
«Chissà chi sarà scelto?»
Hanno ragione, non manca molto.
L’Officiante alza le braccia ossute, ricoperte di aculei. I suoi occhi sono piccole biglie bianche infossate all’interno del cranio. La pelle è così pallida che si riescono a vedere le ossa. Mi fanno pena, quelli come loro. Sono stati selezionati, ma per qualche motivo l’Angemorfosi non ha attecchito del tutto.
Destinati a servire Dio in terra, senza poter ascendere al regno dei cieli.
Lucas, tra le mie braccia, piagnucola. Ha fame. Lo spingo contro il mio seno in modo da calmarlo.
La vecchia Clara, alla mia destra, mi sfiora la spalla. «Toccherà a me questa volta, me lo sento.»
Esibisco il mio migliore sorriso di circostanza. Clara non ha mai mancato una funzione in settant’anni, eppure è ancora qui sulla Terra.
La crisalide si squarcia con un suono bagnato. Una cascata di fluidi color crema precipita sull’altare. L’Officiante afferra il calice e lo riempie con i succhi che ruscellano sulla pietra.
Dall’interno del bozzolo fuoriescono due lunghe braccia, simili a quelle di una gigantesca cavalletta. Le zampe afferrano due ganci appesi alle colonne di pietra sui lati dell’altare. Il resto del corpo dell’Angelo esce dal bozzolo.
È pallido e ricoperto di aculei. Le gambe non esistono più, le braccia lunghissime e le ali trasparenti gli sono sufficienti. Il volto brilla di luce propria, simile al ventre di una gigantesca lucciola.
Tutto si è compiuto alla perfezione.
Fino a sette giorni fa era Eliano, il fornaio del paese. Ora non ha più bisogno di un nome.
Egli è vicino a Dio.
L’Officiante si porta il calice alle labbra e beve il succo amniotico come se fosse un vino pregiato.
L’Angelo emana un trillo che mi riempie di calma. Stacca le zampe dalle colonne e le ritrae sul ventre. Le ali si muovono veloci come quelle di un colibrì. Avanza lungo la navata.
Lucas, che stava iniziando a emettere gridolini più vivaci, si zittisce.
È il momento. L’Angelo sta per scegliere chi sarà il prossimo. Si muove sicuro, senza degnarci di uno sguardo. Non ne ha bisogno, sa già chi sta per chiamare. È Dio stesso a guidarlo.
Si ferma davanti alla nostra panca. Clara sussulta e mormora qualcosa di incomprensibile. Sembra che stia guardando me, ma è impossibile dirlo con certezza.
Abbasso lo sguardo.
L’Angelo allunga una zampa e tocca la testolina di Lucas. Emana un trillo e vola verso l’alto, in un grosso foro nel tetto della navata da cui filtrano i raggi del sole.
Mentre l’Angelo scompare nella luce, diretto verso il regno di Dio, fisso le piccole mani di mio figlio.
Questa è la cosa più bella che potesse mai capitarmi.
Allora perché sento il bisogno di urlare?
Il bozzolo è minuscolo. Non credo di averne mai visti di così insignificanti. Non vengono quasi mai scelti bambini, specie se così piccoli.
Le mie mani sono vuote. Il seno mi fa male, è gonfio di latte che non verrà mai bevuto.
Clara mi appoggia la mano sulla spalla. «Tuo figlio è un Angelo, Regina. Sii felice.»
«Sì.» No. Non lo è. È solo una cosa informe dentro il bozzolo. Potrebbe andare male ed essere destinato a diventare un Officiante.
Potrebbe andare peggio. Qualcuno non è mai uscito.
Il bozzolo si muove.
La folla mormora.
Nessuno della mia famiglia è mai stato scelto. Tommaso è morto in guerra, prima di veder nascere suo figlio. Mia sorella sta morendo di consunzione.
Sono sola. L’unica speranza che mi rimane è che Lucas vada con Dio.
Rumore bagnato, fluidi che colano.
Non posso guardare. Fisso il pavimento di pietra. Due gocce salate scivolano sulle mie guance.
È nato. Per la seconda volta in tre mesi.
Intravedo la luce. Il trillo sottile, come il rumore di tanti piccoli campanelli.
La luce mi inonda.
Alzo lo sguardo solo per vedere il mio piccolo Lucas che sfiora la guancia di Clara con la zampa.
«Tuo figlio… mi ha scelta!» La vecchia ride come un’isterica. Mi afferra per le mani e me le scuote. Non riesco a distogliere lo sguardo da Lucas.
Non mi riconosce. Il microscopico Angelo vola via attraverso il buco nel soffitto.
Per la prima volta nella mia vita, mi chiedo cosa ci sia davvero lassù oltre le nubi.