
Tutto mi sarei aspettato dalla vita, tranne che mia figlia mi portasse un laziale dentro casa.
Accompagniamo Tommaso al portone. Glielo apro e sorrido. «È stato un piacere conoscerti, torna quando vuoi.»
«Grazie signor Toddi» balbetta.
Chiara lo spinge via sul pianerottolo e mi guarda di sbieco.
Faccio in tempo a fare un ultimo occhiolino al ragazzo. «E sempre forza Roma!»
«Sempre!» Fa okay con il pollice.
Che coraggio! Come se non lo avessi visto l’adesivo della Lazio attaccato sul portabagagli della macchina quando ha parcheggiato sotto casa. E mi puzza anche il fatto che sia stato tutto il tempo con una maglia a maniche lunghe nonostante il caldo che fa qua dentro. Di sicuro avrà qualche aquilotto biancoazzurro tatuato da qualche parte!
Chiara rientra e si chiude la porta alle spalle. Mi sfila accanto a passi rapidi e con la testa bassa.
L’afferro per un braccio. «Non mi chiedi niente?»
«Che ti devo chiedere?» Si divincola dalla presa.
«Non so. Magari che tipo di impressione mi ha fatto, no?»
«Ok, sentiamo.» Sbuffa.
«Mah, normale.»
«Normale?»
«Beh, avresti potuto trovare di meglio.»
Scuote la testa. «Ma tu sei proprio stronzo!»
In fondo abbiamo ragione tutti e due. È vero che poteva trovare di meglio, ma se ‘sto ragazzo rinnega così i suoi colori, vuol dì che le vuole bene veramente.